giovedì 11 gennaio 2018

pc 11 gennaio - SULLE ELEZIONI - Appunti da un intervento al recente seminario - 1

Ogni elezione ha le sue caratteristiche, e ai comunisti tocca analizzare la singola elezione.
I comunisti non si astengono mai dal prendere sempre posizione.
Il partito rivoluzionario utilizza le elezioni in alcune fasi.
Oggi servirebbe una polarizzazione sociale e politica. Questa condizione non è ancora presente.

In questa fase la borghesia imperialista cerca il suo governo, non lo trova a e ha paura del buio.
Di conseguenza, tutte le cose che vuole fare le fa male, senza convinzione, fa fatica a portare a casa risultati su economia, questione istituzionale, questione imperialista, questione della stabilità del sistema.
In questa situazione, Gentiloni, Minniti e Calenda le vanno bene, ma questi non sono pronti ad essere il governo che deve uscire dalle elezioni. La borghesia non è convinta che ci debba mettere la faccia direttamente, quindi, si deve accontentare di ciò che "offre il convento".
Il PD è in calo di consenso, si avvicina ad essere il morto che cammina e che non può  resuscitare. può finire terzo, perchè comunque il centrodestra sarà unito ed è in crescita di consenso.
Berlusconi il giorno dopo tiferà per il governo di grande coalizione, senza i grillini... Se il governo di grande coalizione non si può fare, si stanno predisponendo ad un governo di scopo, temporaneo e possono essere buoni Gentiloni, Minniti e Calenda.
La borghesia, avanza nella sua arroganza, ma è preoccupata della crisi di consenso sistemica, dell’astensione. Ma non vuol dire che si preoccupa abbastanza, perché le masse non hanno votato ma non è successo niente.

Ci sono le condizioni per  far irrompere i proletari nella lotta politica, ma la strada non è quella elettorale.
Noi comunisti abbiamo due problemi:
l’astensione deve uscire dal silenzio assordante del ‘non voto’. Dobbiamo dare voce, si deve vedere chi non vota. L'area proletaria del non voto deve visibilizzarsi e fare incursioni nella lotta ai fascisti e nella contestazione attiva della campagna elettorale del nemico di classe.
Un nuovo insidioso ostacolo a questo cammino è "Potere al popolo".
Con questa lista vecchi rottami si mettono il ‘vestito nuovo’, e questi neoriformisti vanno a pescare voti di chi ha già votato. Questa lista dà una versione giovane di argomenti vecchi, per cui è già “il morto che si è già mangiato il vivo”.
Ma il collettivo che l'ha lanciata, Jsp, è impermeabile alle critiche. Non hanno fatto un bilancio dell'appoggio a De Magistris. O meglio lo hanno fatto e lo tengono per sè e non hanno il coraggio di parlarne apertamente. Jsp ha fatto un’operazione efficace, grazie ad uno sforzo concentrato, chiarezza di linea, combattività . Ma questa operazione è stata preceduta da un cambio di natura, hanno cambiato identità e dicono cose che la giustificano. A questo si aggiunge un elemento di furbizia: es. il programma di Potere al popolo, fatto "perché si doveva fare" e pieno di una serie eclettica di copia e incolla... Questo elemento di furbizia va smascherato, perchè al di là delle 'buone intenzioni' è un politicantismo per ingannare le masse. 

Noi dobbiamo fare una nostra "campagna elettorale", di boicottaggio attivo e  di organizzazione delle masse. tra gli operai e le masse popolari dei quartieri, importante anche per fare inchiesta e verificare le nostre posizioni. 
La lotta contro il carovita, la  lotta per il salario sono dei temi che devono stare al centro in questa campagna elettorale. Una campagna breve e concentrata. Noi dobbiamo dare voce a chi non vuole votare.
La trasformazione di coloro che non votano in soggetti attivi dell’astensionismo è anche la migliore critica a “Potere al popolo”. Il discorso di "potere al popolo" aiuta per spiegare e delimitare chi sono i rivoluzionari veri e chi gli 'amici del popolo' opportunisti-riformisti.

fine prima parte

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