sabato 3 giugno 2017

pc 3 giugno - Emozione e commozione anche in Italia per la morte della compagna turca uccisa a Rojava

Ce lundi 29 mai, Ayşe Deniz Karacagil est tombée en martyre dans l’opération pour libérer Raqqa. Elle combattait dans les rangs du MLKP et de l’International Freedom Battalion. Les combattantes et combattants des QSD (Forces Démocratiques Syriennes) sont dans la dernière phase d’approche de Raqqa, la capitale auto-proclamée de l’Etat Islamique. Les Forces approchent à présent par le sud de la ville. Ayşe Deniz Karacagil

pc 3 giugno - India - La salute del prof. Saibaba peggiora - Intensificare la mobilitazione - Milano 19 giugno Consolato Indiano

Inde : La santé de G.N. Saibaba se détériore
Une délégation portée par la femme de G.N. Saibaba a, ce jeudi, demandé à ce qu’intervienne la National Human Rights Commission afin que le prisonnier puisse être suivi médicalement. Le professeur de la Delhi University, condamné à la prison à perpétuité il y a quelques semaines, est lourdement handicapé et selon ses proches, sa santé se détériore jour à après jour. Détenu à la Nagpur Central Jail, il est dans l’impossibilité d’uriner et ses maux d’estomac se sont amplifiés ces derniers jours. Dans le courrier adressé à la NHRC, les signataires affirment "son état de santé est très préoccupant et se détériore jour après jour. Avant son arrestation, Saibaba suivait un lourd traitement médical au Rockland Hospital de Delhi", ajoutant que les médecins avaient conseillé qu’il soit opéré afin de subir une ablation de la vésicule biliaire. "Cela fait maintenant dix semaines qu’il a été ré-arrêté le 7 mai. Les autorités pénitentiaires ne lui ont apporté aucun soin médical depuis" a déclaré sa femme.
G.N. SaibabaG.N. Saibaba
L’un de nos contacts sur place s’est rendu à Nagpur la semaine dernière, mais s’est vu refusé toute visite au prisonnier. Un courrier va être adressé aux autorités afin de dénoncer cette violation des droits du prisonnier. Il a néanmoins pu rencontrer son avocat qui travaille actuellement l’audience en appel de la condamnation à la prison à vie de Saibaba.
secours rouge

pc 3 giugno - Libertà per Mumia Abu-Jamal

 

Hay un cambio monumental en el caso de Mumia Abu-Jamal. Por primera vez en muchos años hay una oportunidad de llevarlo a casa.
El martes 30 de mayo habrá una conferencia de prensa y mitin afuera de la Fiscalía de Filadelfia para exigir todos sus archivos sobre el caso de Mumia Abu-Jamal. Luego habrá una marcha a las oficinas

pc 3 giugno - Alle elezioni comunali del 11 giugno proletari comunisti/PCm Italia invita al boicottaggio

Le prossime elezioni amministrative vedono in campo candidati e partiti che non rappresentano gli operai, i precari, i disoccupati, le masse popolari - ma una pletora di candidati vecchi e nuovi, legati ai partiti parlamentari o a liste civiche che sono ancora peggio, a caccia di poltrone per sè e a difesa degli interessi di industriali, affaristi, speculatori, ceti politici corrotti e malavitosi.
Per questo è necessario che i proletari e le masse popolari li boicottino tutti, non andando a votare o votando nullo e bianco.
Qualunque saranno le nuove amministrazioni, contro di esse bisognerà lottare in particolare per il lavoro, ma anche per case, sanità, servizi sociali e nei siti inquinanti per la difesa della salute contro la devastazione del territorio. 

Per questo bisogna che consolidiamo e sviluppiamo le nostre forme di autorganizzazione sindacale, sociale e i nostri centri di aggregazione politica - perchè questi sono i reali strumenti che ci rappresentano e che ci servono, ora e ancor più nel futuro.

Sul piano politico siamo per la sconfitta di Renzi-Gentiloni PD e del fascio razzismo alla Salvini
e consideriamo il Movimento 5 Stelle non una alternativa ma una alternanza per fare in forme diverse le stesse cose che fanno e farebbero PD e fasciorazzisti alla Salvini.

Serve costruire l'alternativa politica in questo paese, ma essa passa per la costruzione del partito politico rivoluzionario del proletariato, passa per il fronte unito di tutte le masse popolari, passa per la costruzione della forza combattente che ci permetta di dare forza oggi alle nostre lotte, difendendoci e attaccando lo Stato borghese, le forze dello stato di polizia, le realtà fasciste, e di lavorare per la rivoluzione socialista che li spazzi via. 
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Noi siamo sicuri che il boicottaggio elettorale incoraggerà questa strada.

proletari comunist/PCm Italia
giugno 2017

pc 3 giugno - A Catania come a Taranto chi contesta Renzi viene denunciato e processato

 Pioggia di denunce per la manifestazione anti-Renzi

La Questura di Catania ha dato notizia di 39 provvedimenti emessi a seguito della manifestazione di contestazione al premier Matteo Renzi a Catania l'11 settembre scorso.

Ci appare quindi necessario ritornare su quella giornata che ha visto scendere in piazza contro Matteo Renzi e il Partito Democratico non di certo i 39 denunciati di cui la questura parla ma migliaia di persone, cittadini e cittadine catanesi e dal Sud Italia, che hanno espresso la propria contrarietà alle politiche messe in campo dal premier e dal partito di governo.    Il percorso verso la manifestazione ha visto assemblee partecipate da centinaia di persone, nonostante la stagione estiva, che hanno costruito all'unisono la manifestazione e l'11 settembre a Catania si è rivendicato il diritto di cacciare

pc 3 giugno - I massacri “calibrati” dei bombardamenti Usa in Siria e Iraq

 Antonio Mazzeo segnala - da contropiano


Il sempre attento Antonio Mazzeo segnala l’ennesima dimostrazione di doppia morale delle potenze esportatrici della civiltà liberale nel mondo. La strana narrazione secondo cui i bombardamenti Usa – diversamente da quelli russi – sarebbero sempre chirurgici, selettivi, mirati, viene continuamente smentita dai fatti. Ecco uno dei passaggi-chiave del documento finale del G7 dei ministri degli esteri (Lucca): “i bombardamenti nei primi giorni di aprile da parte degli Stati Uniti d’America in Siria sono una risposta attentamente calibrata e limitata nella sua portata, ad un crimine di guerra, con lo

pc 3 giugno - Migliaia in corteo a Cagliari contro l’occupazione militare della Sardegna

(da Contropiano)


A Foras Fest, la giornata contro l’occupazione militare, è iniziata con un corteo che ha raccolto migliaia di persone arrivate da tutta l’isola stamane a Cagliari per manifestare contro l’industria della

pc 3 giugno - G7 Taormina - editoriale 6 - ultimo - speciale proletari comunisti

Il G7 dei grandi è fallito, l'anti/G7 dei “piccoli” è sostanzialmente riuscito. Questo è il giudizio di fondo da cui bisogna partire, se si vuol dare una valutazione serena e precisa su quello che è avvenuto nell'asse Taormina-Giardini Naxos.
La nostra parola d'ordine, che sin dal primo momento abbiamo portato in tutte le forme e in tutti i luoghi in cui siamo riusciti ad essere, è stata “rompiamo la vetrina dell'imperialismo”. Una parola d'ordine elaborata nella linea generale di proletari comunisti dai compagni di Palermo che avevano un ruolo di trincea rispetto a questa mobilitazione. E questo è avvenuto, come lo stesso comunicato finale, che pubblichiamo, degli organizzatori del corteo ha rilevato.
Per essere sereni, la prima rottura l'ha prodotta lo Stato imperialista italiano che in maniera un po' strumentale, ma anche prendendolo sul serio, ha scatenato la più clamorosa, finora, campagna di criminalizzazione preventiva a cui il nostro paese abbia assistito – ricordando in tante forme quelle del famigerato G8 del 2001 a Genova, solo che qui la prevenzione è stata molto più determinata da parte dello Stato, perchè si è concentrata nel voler impedire la realizzazione di ogni manifestazione, anche la più innocua e di impedire l'arrivo materiale alla manifestazione.
In questa maniera, lo Stato imperialista non ha fatto altro che auto affermare che il G7 era una fortezza assediata, che i 7 erano davvero 7, che bisognava preservare anche da una scritta o da una protesta simbolica. Sono arrivati quindi a sequestrare Taormina e i Giardini Naxos e a mettere i loro check point sin dalla Calabria.

Ma, come dice Marx, quando il potere borghese vede in ogni stormir di fronda un pericolo, allora ogni stormir di fronda diventa un pericolo.
Tenacemente l'opposizione al G7, quella sul territorio e quella che dalle altre città l'ha sostenuta, ha resistito e ha reagito, in questa condizione in certi momenti allucinante – a Taormina non si poteva entrare, anzi gli stessi abitanti dovevano o uscire o considerarsi 'prigionieri in casa', ai Giardini Naxos il sindaco ha ordinato di chiudere tutto, quasi a voler desertificare la città e prendere per fame i manifestanti considerati tout court “terroristi”, “sfascia vetrine” (uno slogan ironico gridato da gruppi di giovani diceva: “ci credevate terroristi siam meglio dei turisti” - ed è arrivata a migliaia ai Giardini Naxos, superando controlli, posti di blocco e ogni tipo di intimidazione. E si è presa prima il concentramento, in un clima di allegria, combattivo, ognuno che arrivava veniva accolto dall'entusiasmo e portava entusiasmo, il concentramento si è riempito di rosso e i manifestanti si sono fusi comunque in un tutt'uno, aspettando che i compagni fermati arrivassero; poi ha dato vita a quel lungo serpentone che si è ripreso Giardini Naxos e che ha chiamato la popolazione a partecipare dai lati, dai balconbi, entrando nel corteo, esprimendo in tutti i microfoni che gli venivano posti dallo sterminato esercito di giornalisti, operatori, fotografi, tutta la propria solidarietà ai manifestanti e tutta la propria denuncia, per mille e svariati motivi, del G7, dei sindaci, dei politici e di tutta l'oscena accozzaglia che da Roma a Giardini aveva vessato, violentato, imperversato fino alla manifestazione.

E così a Giardini i 7 sono diventati ridicoli, impegnati a scannarsi di parole, mentre le grottesche mogli davano tutta l'immagine della “Grande bellezza” Sorrentino style.
Mentre il corteo strada facendo guadagnava entusiasmo, il camion alla testa fondeva bene musica, slogan e un'infinità di interventi, ognuno dei quali aggiungeva una parola di denuncia, portava la sua lotta e si armonizzava.

In questo spiccava il contingente maoista, che con striscioni e parole d'ordini portati da una fusione proletaria, femminista, rivoluzionaria, dava il senso di questa manifestazione,
Era del tutto naturale che questo corteo non potesse, non si dovesse fermare laddove la sbirraglia di Minniti lo voleva bloccato, e che comunque una parte della manifestazione, quella più viva, quella più determinata e anche, permetteteci di dire, quella più organizzata allo scopo, mentalmente attrezzata, non ci stesse a non dare un segnale che i divieti non vanno accettati ma vanno sfidati con coraggio e autodeterminazione, facendo il passo necessario perchè si restasse comunque avanguardia di tutta la manifestazione, perchè tutti vi hanno partecipato allo scopo di rendere forte l'opposizione.
Certo che l'ultima sfida è quella che segna il tempo, perchè non è solo una conclusione, ma un'indicazione su come combattere lo stato di cose esistente nel tempo del fascio-imperialismo, da Trump a Minniti, il segno del tempo che loro hanno torto e noi ragione, e che è necessaria la forza per affermare le ragioni e i diritti dei proletari, dei popoli, da Taormina al Medio Oriente, all'America Latina, dal cuore dei paesi imperialisti alla Turchia, all'India, ecc.

Un altro mondo è possibile! Oggi più che mai dobbiamo fare nostra questa parola d'ordine. E dall'arma della critica di questo mondo, impugnata a Giardini Naxos, così esemplarmente rappresentato dal G7 di Taormina, occorre passare alla critica delle armi impugnata dai proletari e dalle masse.

ANCHE QUESTO E' POSSIBILE E NECESSARIO ED E' SCIENTIFICAMENTE INEVITABILE!

NOTA AGGIUNTIVA
Noi l'abbiamo detto fin dall'inizio: chi nel nostro campo non è venuto è un opportunista di destra o al massimo un opportunista di sinistra. La sfida di Taormina andava accettata. Nessuno può giustificarsi né con le lotte che vi erano nel proprio territorio né per il fatto di aver partecipato al proprio piccolo “Vertice” in casa.
Ma come, compagni, il G7, lo Stato, Minniti ci sfida e noi rispondiamo: “ma quante glien'è abbiamo dette!” - come nella scenetta di Totò?
Certo Taormina è lontana, portare in quelle condizioni compagni, proletari è difficile, costoso. Ma era quello da fare. I compagni siciliani e i compagni che si sono organizzati per andarci non potevano essere lasciati soli. Non esiste che quando c'è la propria lotta, , si chiami a raccolta, e quando la sfida è difficile e complessa, quando c'è il conflitto che non sia il proprio, si diserta.
E che una diserzione opportunista sia stata è chiaramente evidenziata dal fatto che nella maggiorparte dei casi non ci si è posti neanche l'idea di esserci, si è dato per scontato che non si poteva esserci.
Pensate se da tutte le città avessimo provato, in centinaia in qualche occasione in decine in altre, ad esserci, quante sfide avremmo portato e affrontato insieme su tutto il territorio nazionale e dove sarebbe finito il piano Minniti, bersagliato nei fatti in ogni territorio del nostro paese. Non è stato fatto per pochezza politica e opportunismo pratico. E per varie realtà per paura della repressione.
Chi a Taormina ci voleva andare ci è arrivato, e questo lo possono testimoniare alcune centinaia di compagni che dalle altre città non siciliane c'erano.
Un velo pietoso va steso verso quei compagni inclini al verbalismo rivoluzionario, al lancio di campagne ma che poi in occasioni come queste non li trovi.
Abbiamo imparato a conoscere in questi anni a volte pacifisti coerenti che non demordono, sia pur nei limiti della loro concezione e visione; questi meritano più rispetto di numerosi antagonisti e rivoluzionari a parole.

A Taormina non si partecipa per delega, non si manda come “messo imperiale” il proprio rappresentante a parlare, come alcuni sindacati di base e associazioni hanno fatto, non si strilla “sciopero generale” e poi non si organizza una rappresentanza reale di lavoratori.
Onore a chi c'era, vergogna per chi non c'era. Tutto il resto sono parole.

Infine, compagni, e questo vale anche per chi alla manifestazione c'era, i comunisti e i partiti comunisti non sono quelli della domenica che col vestito buono si presentano imbandierati alle manifestazioni; le bandiere rosse ci vogliono ma devono essere usate come “armi” laddove il conflitto si accende, laddove hanno ragione di stare, di rappresentare la rottura, la ribellione, la prospettiva della rivoluzione.
Allora, per cortesia, non si gridano parole roboanti quando il tutto ha il solo fine di esistere sulla “scheda”. 

pc 3 gugno - G7 Taormina - editoriale 5 - speciale proletari comunisti

Sia Federico Rampini su Repubblica, sia una nota, peraltro puntuale e interessante, di Sergio Cararo su Contropiano, concordano che quello che è fallito non è solo il G7 di Taormina ma l'idea stessa dei G7.
Rampini: “L'idea stessa di una governance globale, di una cabina di regia per affrontare le sfide planetarie appartiene ad un'altra era”. In questa affermazione c'è del vero, è un modo di dire che l'acutizzazione delle contraddizioni interimperialiste che covano da diversi anni si sono accentuate e l'ingresso dell'elefante nella “sala dei cristalli”, Trump l'ha messo a nudo.
Ma questa non è che la norma nell'era dell'imperialismo. Costantemente i paesi imperialisti cercano questa governance globale, questo “nuovo ordine mondiale” come fu chiamato negli anni passati, in cui possano essere garantiti gli interessi “globali” dell'imperialismo. Nei confronti di chi, però? Dei proletari e dei popoli delle nazioni oppresse nel mondo, mentre cercano una soluzione alle contraddizioni tra di loro. Ma gli imperialisti sono una banda di predoni e lo sviluppo diseguale fa il resto, e si arriva sempre al fatto che le contraddizioni tra di loro non sono componibili e contano i rapporti di forza.
Ed è sui rapporti di forza che c'è il primo problema, su cui a nostro giudizio sbagliano sia Rampini che Sergio Cararo. Essi danno per morto sostanzialmente l'imperialismo americano e il suo ruolo di superpotenza egemonica, non considerano che l'imperialismo in crisi è una belva ferita, e Trump è l'espressione di questo.

Il secondo dato, su cui costoro sbagliano è la sopravvalutazione dei fattori economici che, è vero, spingono l'Europa ad unirsi e la Germania, come paese imperialista principale, ad assumere un ruolo guida che, a fronte dell'azione fascio-imperialista di Trump, spinge verso un polo imperialista europeo, ma i paesi imperialisti europei sono tra di loro, a loro volta, una banda di predoni in lotta, in cui la volontà di unirsi fa a pugni con gli interessi divergenti. Così come è del tutto evidente che un riequilibrio dei rapporti di forza tra imperialismo Usa e l'imperialismo europeo non è possibile; così come un'alleanza Europa/Russia è altrettanto ora improbabile.
Circa poi quello che avviene in superficie come nel sottosuolo delle relazioni Usa, Russia, Cina e contraddizioni in Asia, circa quello che avviene all'esterno e all'interno di alcuni paesi divenuti chiave e anelli deboli del sistema mondiale in senso leninista, in primis India e Brasile, sono questioni da affrontare a parte e l'occasione del G20 ne offrirà l'opportunità.

Rampini da un lato, Cararo dall'altro, quindi, si propongono lo stesso scopo, sia pure verso interlocutori diversi: per Rampini, l'imperialismo italiano, il suo Stato, il suo governo che viene invitato, come vuole la frazione della borghesia rappresentata da Repubblica, a stabilizzarsi all'interno e a rafforzare il suo legame con la Germania; per Cararo, e la piattaforma Eurostop, di fatto è l'imperialismo italiano che viene invitato a fare in proprio liberandosi dell'egemonia tedesca e dell'euro.

Il movimento di opposizione proletaria e antimperialista ha invece un'altra strada da percorrere: colpire il nemico principale nella sua crisi e nel suo smascheramento fascio-imperialista, su scala internazionale e in ogni paese del mondo, sostenendo con forza le lotte di liberazioni e le guerre popolari e, nel “ventre della bestia”, gli Usa, sostenendo con forza la lotta rivoluzionaria e antifascista e antimperialista; lottare per rovesciare il proprio imperialismo, il proprio Stato il proprio governo – e questo vale in Russia come in Cina, in Germania come in Italia.


In questo senso alla manifestazione contro il Vertice G7 abbiamo colto un sentire comune in questa direzione, sia pure dentro le illusioni pacifiste e la non consapevolezza che per tradurre in fatti le parole d'ordine sviluppate nella manifestazione serve necessariamente il Partito comunista rivoluzionario, il fronte unito popolare, la forza per combattere lo Stato di polizia, moderno fascista che è il cemento programmatico oggi del decreto Minniti, visto all'opera. 

pc 3 giugno - Bologna - Mostra documentaria e fotografica - Millenovecento77



Quarant’anni dopo: documenti dagli archivi e dalle biblioteche bolognesi

Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio – Ambulacro dei Legisti

2 maggio - 25 giugno 2017

lunedì - sabato ore 9-19 | domenica e festivi ore 10-19


Mostra documentaria e fotografica promossa dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica

pc 3 giugno - QUALE REPUBBLICA SI E' FESTEGGIATA - "Mio figlio, come tanti ragazzi disabili, è stato abbandonato da questa Repubblica "della condivisione"

Lettera che la mamma di Ivan Schiera ha inoltrato oggi allo Slai Cobas s.c. Palermo

Oggi, 2 giugno 2017, mio figlio Ivan compie 19 anni... mio figlio fa il compleanno in un giorno che le Istituzioni definiscono speciale, un giorno di festa, di celebrazione, un giorno in cui si festeggia "la Repubblica italiana", quella Repubblica che come ha detto oggi in TV il Presidente della Repubblica Mattarella deve essere ricca di valori di "condivisione".
Ma oggi ad una madre di un ragazzo disabile grave come la sottoscritta questa festa della Repubblica della condivisione non ha alcun senso, perchè non corrisponde affatto alla realtà che come genitore si vive.
Mio figlio è stato abbandonato da questa Repubblica "della condivisione", mio figlio è stato dimenticato dalle Istituzioni tutte che oggi festeggiano e celebrano in Italia, mio figlio così come tanti altri figli disabili di Palermo e Provincia non rientrano in questi valori di "condivisione" di cui ho sentito nei telegiornali.
Ivan è stato cacciato dalla scuola insieme a tanti altri ragazzi e ragazze disabili da gennaio, perchè le istituzioni che oggi festeggiano la "Repubblica della condivisione" non hanno voluto, non potuto!, ma non hanno voluto risolvere il problema dei servizi di assistenza, come il trasporto, rimasti bloccati per mesi... Quante parole hanno speso tutti, dalla Regione di Crocetta alla Città Metropolitana di Orlando, quanto falsi impegni dinnanzi alle continue proteste che la sottoscritta con Ivan ha messo in campo insieme alle precarie e ai precari assistenti organizzate in un sindacato, lo Slai Cobas s.c.,  che da anni si batte per i diritti dei ragazzi come mio figlio e per chi li deve assistere.
Perfino da Mattarella siamo andati, quando è venuto a Palermo in occasione della commemorazione di Pio La Torre, e abbiamo bloccato anche la ministra Fedeli al Comune di Palermo... " si lo sappiamo che c'è questo problema" hanno detto tutti ma il PROBLEMA E' RIMASTO! in modo assolutamente vergognoso e fuori da ogni logica!
Oggi 2 Giugno mio figlio Ivan fa il compleanno e abbiamo saputo che perderà l'anno scolastico, che non sarà ammesso alla classe successiva, come se fosse colpa sua avere fatto tutte queste assenze e non avere frequentato la scuola... ma nella "Repubblica della condivisione" del Presidente Mattarella accade anche questo...
Come madre il cui figlio è stato leso in modo gravissimo dalla Istituzioni tutte che oggi festeggiano questa giornata, oggi non è affatto la festa della "Repubblica della condivisione" , ma è solo la giornata del compleanno di mio figlio che in questi mesi ha combattuto sempre con il sorriso sulle labbra...
Una cosa è certa... io e mio figlio continueremo a lottare insieme all'organizzazione che  porta avanti sinceramente la battaglia per i diritti di questi ragazzi e dei precari assistenti, perchè l'obiettivo è conquistare la vera "condivisione" sociale e non quella falsa di cui si riempiono la bocca le Istituzioni di questo Stato.

Rosalia Tripi mamma di Ivan Schiera che oggi 2 giugno compie 19 anni e che sarà bocciato dopo 6 mesi che non va a scuola e non per colpa sua!

venerdì 2 giugno 2017

pc 2 giugno - Torino, la sindaca grillina Appendino va da Minniti e concorda con lui la repressione

Appendino al Viminale: con Minniti per parlare di Moi, malamovida e G7 a Torino

L’esplosiva questione dell’ex Moi, le palazzine occupate dell’ex villaggio olimpico, è stata al centro dell’incontro al Viminale tra la sindaca Chiara Appendino e il ministro dell’Interno Marco Minniti, nel quale si è parlato anche del campo nomadi abusivo di via Germagnano e della cosiddetta “malamovida”. Tra i temi del confronto l’organizzazione dell’ambizioso appuntamento che vedrà Torino ospitare a settembre una tappa del G7 dei ministri dell’Industria, della Scienza e del Lavoro.
«Ringrazio il ministro Minniti per la disponibilità dimostrata nell’affrontare le questioni più rilevanti, a cominciare dalla sicurezza delle periferie» è stato il commento soddisfatto della sindaca torinese che ha ringraziato il prefetto di Torino Renato Saccone, commentando a fine incontro come «la collaborazione e il confronto quotidiano fra istituzioni siano il modo migliore per affrontare i problemi». Tornando sulla questione Moi la prima cittadina ha ricordato come proprio ieri la sua Giunta abbia dato il via libera alle firme del protocollo d’intesa con Prefettura, Regione Piemonte, Città Metropolitana, Compagnia di San Paolo e Diocesi, come base per le imminenti iniziative.

pc 2 giugno - L'intervento al controvertice G7 dell'operaio della Dalmine di Bergamo dello Slai Cobas sc che ha portato la voce e la lotta dei lavoratori della logistica in corso a Brignano proprio in quelle ore

pc 2 giugno - UN ALTRO PROCESSO IL 7 LUGLIO A NADIA LIOCE, CHE NON PUO' RICEVERE NEANCHE I LIBRI DI FANTASCIENZA...

Il 7 luglio Nadia Lioce, prigioniera politica, tenuta in 41bis, sarà processata all'Aquila per Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone (Art. 659 c .p.) per aver fatto una battitura di protesta 3 anni fà e per oltraggio a pubblico ufficiale (http://www.ilcentro.it/l-aquila/fa-chiasso-in-cella-processo-alla-brigatista-lioce-1.1576807)

A L'Aquila questa estate, dove è detenuta Nadia Lioce, come in tante altre carceri in cui vige il regime del 41bis (non certo applicato ai veri e capi mafiosi, ma soprattutto ai detenuti e detenute politiche o verso chi protesta nelle carceri), era stata fatta un'iniziativa di "Pagine contro la tortura" - presenti le compagne del Mfpr, anche da Palermo, Milano e il Soccorso rosso proletario - per denunciare il divieto anche di ricevere libri; ora veniamo a sapere che anche i libri di fantascienza

pc 2 giugno - ALTRI INTERESSANTI ARTICOLI SULL'ILVA DI TARANTO

Ilva - USB: paroloni, enfatizzazione, ma poi firma tutto con Fim, Fiom e Uilm - La linea della "nazionalizzazione" è in realtà la difesa corporativa, socialsciovinista della "propria industria" e del "proprio paese" 

http://tarantocontro.blogspot.it/2017/06/ilva-usb-paroloni-enfatizzazione-ma-poi.html

LO SLAI COBAS SC LO AVEVA DETTO DA TEMPO – MA I SINDACATI CONFEDERALI SMENTIVANO O SMINUIVANO 

http://tarantocontro.blogspot.it/2017/06/ilva-lo-slai-cobas-sc-lo-aveva-detto-da.html

Le proposte concrete dello Slai cobas per il sindacato di classe (portate già da tempo) - Perchè "25 anni bastano"

http://tarantocontro.blogspot.it/2017/06/ilva-le-proposte-concrete-dello-slai.html

pc 2 giugno - GLI OPERAI ILVA SCIOPERANO E PRESIDIANO LA DIREZIONE - I SINDACATI COME ERANO ANDATI A ROMA COSI' RITORNANO: A MANI VUOTE...Il

Il secondo incontro di ieri al Mise, è stato di fatto una fotocopia dell'incontro di martedì scorso; Calenda e i commissari hanno ripetuto quello che già avevano detto, e nessuna concessione neanche sui tempi di aggiudicazione è stata data ai sindacati, che se ne sono tornati con ancora generiche parole (sia del governo e commissari, sia da parte loro) - VEDI IL COMUNICATO DI FIOM, FIOM, UILM SULL'INCONTRO - e non sono riusciti ad ottenere neanche che l'aggiudicazione venisse fatta dopo il confronto sindacale nel merito dei piani. Una sorta di "pesci in faccia", ma perchè governo, commissari e nuovi padroni sanno di poterlo fare...
"Il Governo - come è scritto su Sole 24 ore - ha spiegato il quadro generale, annunciato l’arrivo del decreto di aggiudicazione entro il 5 giugno e ribadito l’impegno sia a vigilare sulle cose, che a garantire gli ammortizzatori sociali che accompagneranno la ristrutturazione dell’Ilva. Le trattative, è stato spiegato al Mise, dovranno chiudersi entro il 30 settembre. Data entro la quale arriverà anche il Dpcm relativo al nuovo piano ambientale che nei prossimi 30 giorni gli assegnatari dovranno formalizzare – sarà, in sostanza, la nuova Aia dell’Ilva"
Il presidio di ieri alla Direzione

Da parte dei sindacati Fim – Fiom – Uilm – Usb solo parole generiche: "respingono con forza i numeri degli esuberi presentati da entrambe le cordate nei loro piani, che risultano così non negoziabili. Si dichiarano indisponibili a negoziare sui piani industriali presentati, poiché vanno riscritti garantendo salute, ambiente occupazione e salari"; non fanno una proposta, una piattaforma che sia una per difendere posti di lavoro, e contratti; ma di fatto accettano di trattare al massimo su alcune modifiche sui numeri presentati da ArcelorMittal e sugli ammortizzatori sociali del governo. 

Per questo lo Slai cobas sc ieri non ha aderito alla mobilitazione dei sindacati, mentre i coordinatori dello Slai cobas sono andati al presidio a parlare con gli operai.

Questo rende assolutamente necessario dire perchè si lotta, per quali obiettivi e risultati. Altrimenti è una lotta perdente, il cui esito è già noto: qualche riduzione del numero degli esuberi complessivi (qualche operaio ieri diceva, non senza qualche verità, che sono stati presentanti dei numeri ma già sapendo di ridurli un poco, facendo passare questo come "vittoria dei sindacati confederali"). 
Occorre lottare fuori dalla linea dei sindacati - che ipocritamente si dicono "sorpresi" di questi esuberi annunciati, come dei contratti peggiorativi che vogliono fare; quando tutto questo era già noto da tre anni; e che neanche pochi giorni fa hanno firmato i primi 200 licenziamenti "volontari", aprendo la strada agli accordi sugli altri licenziamenti.
Occorre da parte degli operai autonomia organizzativa e di obiettivi, e su modalità e tempi della lotta. 
Occorre che gli operai più coscienti della situazione, la smettano di fare solo i critici dell'andazzo in fabbrica e comincino a riorganizzare dal basso le fila degli operai. 

pc 2 giugno - La Formazione operaia arma indispensabile oggi per le nuove leve di operai e lavoratori - Una lezione su L'Imperialismo

pc 2 giugno - ILVA Taranto - manifesto cittadino

pc 2 giugno - Tunisia in ebollizione… Leggi il blog tunisieresistant



Più passano i giorni e più nuove regioni e settori sociali del paese entrano in uno stato di semi-rivolta più o meno accesa che potrebbe scoppiare all’unisono da un momento all’altro come successo all’inizio dell’anno scorso con la rivolta di Kasserine.

Si conta che solo nel mese di Marzo vi siano state oltre 1.025 manifestazioni cosi suddivise per governatorati come mostra questa cartina:
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Guardando la legenda, i governatorati con più proteste sono Tataouine, Gafsa e Kairouan seguiti da Tunisi e da Jendouba, Kasserine e Sfax.
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Resistono i blocchi stradali in tutta la regione petrolifera e frontaliera meridionale di Tataouine. Dopo il grande sciopero della settimana scorsa (vedi nostro reportage su questo blog) gli incontri con i rappresentanti del governo e quanto annunciato dal consiglio dei ministri straordinario e dal primo ministro Chahed sono stati giudicati insufficienti. L’assemblea popolare degli abitanti ha quindi deciso piuttosto di intensificare i blocchi stradali fintanto che non riceveranno delle risposte concrete.
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Alla regione di Tataouine si è unita un’altra storica regione ribelle, quella del bacino minerario di Gafsa, anche qui la popolazione ha chiesto maggiore sviluppo per la regione e maggiori posti di lavoro nelle miniere dei fosfati per i tanti disoccupati. Dopo una settimana di manifestazioni pacifiche nel capoluogo a Gafsa, ieri i manifestanti mentre si dirigevano verso la sede della Compagnia dei Fosfati sono stati caricati dalla polizia che ha usato anche gas lacrimogeni.

Sempre nel centro sud, seppur con minore intensità vi sono stati proteste e blocchi stradali nella

giovedì 1 giugno 2017

pc 1 giugno - Solidali con i compagni turchi in sciopero della fame


ACCEPT THE DEMANDS OF YUSUF TAS, NURIYE GULMEN AND SEMIH OZAKCA!
LET US SUPPORT YUSUF TAS, NURIYE GULMEN AND SEMIH OZAKCA BY WRITING TO THEM!

in via da traduzione

We came out of the well of life
Avenging our breath that smelled of hunger
From the anger of shantytowns pulled down
With the longing for a disrespected God
From the grief of deaths without death
We came out of the well of life
To share the blessings of labour
Umit Ilter
The hunger of the people is where where the imperialist attacks are used up...
Imperialism, together with its collaborators, attacks the peoples of the world with the weapon of

pc 1 giugno - G7 Taormina - Un commento da una lavoratrice di Palermo

(stralci)

Al G7 di Taormina  lavoratrici dello SLAI Cobas  e del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno portato, con grande determinazione e combattività, la voce, la ribellione e la lotta delle lavoratrici e delle donne contro i governi imperialisti e i potenti del mondo
Armate di strìscioni,bandìere e megafoni,  ìn rappresentanza delle lavoratrici e delle donne ìtaliane e dí quelle di tutto íl mondo,... contro íl sistema, i governi ímperialísti e ì potentí della terra, Trump in testa,che semínano sistematícamente guerre, migrazíoni,disoccupazione,mìseria e morte, e che fanno pagare soprattutto e doppíamente alle donne i costi delle guerre, delía crísi e deí loro profitti

ROVESCIAMO IL SISTEMA DEL CAPITALE, TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE CAMBIARE!
Queste donne (precarie, disoccupate, commesse,lavoratrici della scuola, dei comuni, della sanità ecc.), provenienti dal sud e dal nord del Paese - Palermo, Taranto, L'Aquila, Milano ecc. - sono state una parte importante della manifestazione, gridando la doppia necessità per le donne dl portare avanti una lotta di classe e di genere, per rovesciare questa società barbara e maschilista, che considera le donne l'ultimo chiodo della carrozza, incubatrici, serve della famiglia e schiave dei padroni, buone solo per essere supersfruttate, precarizzate, sottopagate,discriminate,oppresse. Per non parlare della violenza sessuale e del femminicidío, principalmente all'interno del focolare domestico, che oramai sono all'ordine del giorno,
La loro rabbia, determinazione e combattività ha attratto morbosamente la curiosità della marea di giornalisti/giornaliste provenienti da diversi paesi (Italia, Germania, Francia, Giappone,Gran Bretagna, USA ecc.), che hanno voluto intervistarle ripetutamente...

..una lavoratrice del Policlinico di Palermo dello SLAI Cobas sc ha espresso la ferma opposizione anche di tutte le lavoratrici del settore, alle politiche antipopolari, della macelleria sociale, dei governi imperialisti, da quello USA, guidato dal maschilista, razzista e macellaio,TRUMP, a quello moderno fascista italiano di Gentiloni/Renzi. Governo che scarica soprattutto sulle lavoratrici i costi e gli effetti più gravi e devastanti della crisi, della militarizzazione del territorio, delle guerre e dei profitti di padroni e banche. Infine, la giornalista, dopo avere chiesto notizie in merito alle condizioní di lavoro delle dipendenti del Policlinico, condizioni ampiamente denunciate dall'intervistata,
ha inoltre domandato se le lavoratrici e donne, quando parlano di rivoluzione, parlano della necessità della violenza per trasformare radicalmente la società. A tale domanda, la lavoratrice del Polìclímco ha risposto in maniera secca e chiara: "Purtroppo questo sistema non è riformabile, come invece vorrebbero farci credere le ministre, le femministe in carriera e il femminismo borghese e piccolo borghese, il cui scopo è solo quello di ritagliarsi un posto comodo in questa misogina e barbara società, sulla pelle delle lavoratrici e delle masse popolari femminili. Lo stesso fatto che chiediamo diritti (lavoro, servizi sociali, scuola, sanità ecc.) e gli stati, così come lo stato italiano e i suoi governi, rispondono con lo stato di polizia, con la repressione e la criminalizzazione delle lotte sociali, accanendosi, peraltro, ancor più sulle donne, né è un esempio inconfutabile. Perciò parliamo della necessità del rovesciamento del sistema, e di certo la rivoluzione non potrà essere - come dice il grande Mao - un pranzo di gala".

pc 1 giugno - Contro la repressione delle operaie dell'8 marzo a Pomigliano - solidarietà dello Slai cobas per il sindacato di classe

Quando la questione di genere diventa una questione politica e sociale interna alla contraddizione capitale-lavoro  OTTO MARZO CONTRO IL MODELLO-MARCHIONNE: NOI CI SAREMO !  Perché siamo di fronte non solo ad un gravissimo episodio di repressione antisindacale ma sopratutto ad una ‘mirata repressione di genere’: un vero e proprio oltraggio alla ricorrenza internazionale dell’Otto marzo ed alla libertà di espressione delle donne!

La vicenda è relativa allo sciopero di 3 ore dello scorso 8 marzo al reparto-confino WCL di Nola ed alla concomitante assemblea  del Comitato Mogli Operai in occasione della  giornata internazionale della donna dove le operaie FCA di Pomigliano e Nola denunciarono pubblicamente il modello-Marchionne “prefigurante il dominio del capitale sul lavoro e la trasformazione in tal senso dell’intera società con la progressiva eliminazione della democrazia sindacale e politica e dei diritti dei lavoratori, nonché di quelli sociali, civili e costituzionali”: info www.comitatomoglioperai.it

 I fatti: all’indomani dell’8 Marzo la FCA cambiò senza motivazione i turni di Antonietta e Carmela

pc 1 giugno - FORMAZIONE OPERAIA - GRAMSCI E I CONSIGLI DI FABBRICA - 2° parte

In questo testo, riprendiamo alcuni stralci dagli scritti di Gramsci, con commento, su:
- i consigli di fabbrica come embrione dei soviet, scuola del "potere operaio";
- il ruolo dei comunisti nel movimento sindacale.
Occupazione delle fabbriche nel 1920
Il Sindacato e i Consigli di fabbrica
Gramsci: “I rapporti che devono intercorrere tra sindacato e consiglio di fabbrica devono essere considerati dal giudizio che si dà sulla natura e il valore della legalità industriale.
Il consiglio è la negazione della legalità tende ad annientarla in ogni istante, tende incessantemente a condurre la classe operaia alla conquista del potere...
Il sindacato è un elemento della legalità... è responsabile verso gli industriali ma in quanto è responsabile verso i suoi organizzati: esso garantisce la continuità del lavoro e del salario...
Il consiglio vorrebbe uscire in ogni momento dalla legalità industriale, il consiglio è la massa sfruttata e tiranneggiata, costretta al lavoro servile, e perciò tende ad universalizzare ogni ribellione...
Il sindacato come ufficio responsabile in solido della legalità, tende a universalizzare e perpetuare la legalità...
Se la concezione che fa del consiglio un mero .strumento di lotta sindacale si materializza in disciplina formale e in facoltà di controllo diretto del sindacato sul consiglio, il consiglio si insterilisce come espansione rivoluzionaria...
Poìchè il consiglio è una necessità storica della classe operaia il tentativo di subordinarlo gerarchicamente al sindacato determinerebbe prima o poi un cozzo fra le due istituzioni..

Gramsci concepisce il sindacato - come un'organizzazione con una grande massa di iscritti e una stabile direzione, formata dagli elementi attivi, che proclama le lotte e gestisce la mediazione locale o nazionale con gli imprenditori. E concepisce il Consiglio di fabbrica come un organismo a cui partecipano tutti gli operai per ogni decisione da adottare, e che quindi misura il polso delle masse e prepara la ribellione e la lotta politica e per il potere al momento giusto, mentre quotidianamente appoggia l'azione sindacale e sviluppa la crescita politica degli operai.
Quindi li vede come due organismi distinti: il Consiglio come supremo organo della fabbrica; il sindacato come apparato esterno che riunisce i dirigenti sindacali di ogni fabbrica e che disciplina
l'ampia mobilitazione unitaria dei lavoratori in tutto il paese.

Il partito e il sindacato
I comunisti vogliono che la lotta rivoluzionaria sia frutto di un movimento cosciente, vogliono che le larghe masse provino per propria esperienza pratica, attraverso lo sviluppo conseguente delle

pc 1 giugno - APPELLO CONTRO LA REPRESSIONE DELLE LOTTE SOCIALI E POLITICHE ED IN DIFESA DELLE LIBERTA’ DEMOCRATICHE


Con questo appello intendiamo lanciare un serio segnale di allarme sullo stato delle libertà democratiche e dell’agibilità politica e sociale nel nostro paese.
Stiamo verificando sempre più spesso l’uso di misure repressive contro attivisti sindacali, sociali, politici, semplici lavoratori impegnati nei conflitti che investono la società.
Si tratta di misure unilaterali di polizia, eredità perdurante del codice penale del ventennio fascista, tese ad annullare l’agibilità in un territorio, una città, un terreno di lotta vertenziale.

In particolare vengono utilizzati sempre più spesso provvedimenti repressivi –

pc 1 giugno - Santanchè e fascio razzisti - lanciargli pietre, aggredirli, spaccargli la faccia è giusto e necessario, è rispettare la sostanza anche di leggi antirazziste e della Costituzione contro i mostri e gli sciacalli

Roma, a volte le prendono. Daniela Santanché aggredita a Stazione Termini in diretta tv

Si moltiplicano le reazioni contro i guardoni del degrado
La deputata di Forza Italia, Daniela Santanché è stata oggetto del lancio di alcune pietre, mentre si trovava in diretta dalla Stazione Termini di Roma per la trasmissione di Rete4 “Dalla vostra parte”.

Impegnata nel “documentare il degrado dell'area e i problemi di sicurezza” è stata aggredita da alcune persone che si trovavano sul posto. Due i denunciati a piede libero da parte della polizia di stato per  questo episodio. E in tutta Italia più di una persona sembra non voler essere più intenzionata d farsi additare come “degrado” da giornalisti e ricchi parlamentari, poco prima sempre a Roma un inviato della trasmissione di Belpietro era stato malmenato da alcuni mercatari a stazione Tiburtina mentre a Torino dei rifugiati dell’ex-moi hanno sequestrato la telecamera della troupe di Quinta colonna che si era introdotta nella palazzina senza chiedere il permesso ai suoi abitanti. Qualche settimana fa, invece, quando Matteo Salvini era venuto a farsi selfie con un codazzo di giornalisti alla stazione centrale di Milano, una guida turistica straniera additata dal segretario leghista aveva cordialmente indicato a Salvini come arrivare a piazzale Loreto, a suo dire collocazione naturale di tutti i fascisti.

Non si può che salutare questa vivace accoglienza riservata ai guardoni del degrado, ignobili speculatori che campano sulle miserie della gente che cerca di arrangiarsi come può in un contesto di crisi e povertà dilagante.

pc 1 giugno - IL DASPO E' ILLEGITTIMO PER LE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA

Genova, il Tar dà ragione ai manifestanti: «Il Daspo non è legittimo se non legato agli eventi sportivi»

Genova - Il Daspo non è legittimo se non è legato al contesto degli eventi sportivi. Con questa motivazione il Tar della Liguria ha accolto la richiesta di sospensiva presentata da due persone denunciate per reati di pericolosità sociale commessi durante le manifestazioni di protesta contro un raduno di Forza Nuova a Genova.
Ai due ricorrenti la Questura di Genova aveva notificato il provvedimento di Daspo, il divieto di partecipare alle manifestazioni sportive. «Nei casi in questione non emergono legami tra un avvenimento sportivo e i fatti reato ascritti ai ricorrenti - spiega il Tar -. Pare difettare, ad un primo esame, il presupposto che giustifica l’applicazione della contestata misura di prevenzione».

pc 1 giugno - Ilva Taranto - contro i piani di esuberi di massa di padroni e governo la battaglia è in corso - dal blog tarantocontro

ILVA - Renzi la carogna al servizio dei padroni indiani e del taglio del lavoro e la salute. Abbiamo invitato alla rivolta quando è venuto a Taranto - abbiamo fatto la nostra parte il 29 luglio, e ci criminalizzano e processano per questo.

Ma avevamo ragione - i sindacati confederali sono andati ad omaggiarlo - gli operai tranne un folto gruppo se ne sono stati fermi e ora ne vedono le conseguenze - solo con lo Slai cobas

pc 1 giugno - G7 Taormina - editoriale 4 - speciale proletari comunisti

Nel G7, anche se non erano esattamente all'ordine del giorno, sono entrate di forza una serie di altre questioni, quali il rilancio della contrapposizione con la Russia sulla questione Ucraina, dove però dietro l'unità di facciata si acuisce la divergenza tra gli interessi degli imperialisti di avere buone relazioni economiche con la Russia e la necessità di contenerne l'azione politico-militare in alcuni scacchieri importanti, come appunto l'Ucraina.
Il più chiaro su questa divergenza è stato il neo presidente francese Macron che ha anticipato al G7 la posizione che poi ha sostenuto nell'incontro nei giorni successivi con Putin: “nessuna concessione sull'Ucraina... ma considero indispensabile parlare con la Russia perchè ci sono molti temi che non si risolvono senza la Russia”.
Su questo non è diversa nella sostanza la posizione della Germania, anche se ha interessi economici nell'Est Europa più conflittuali con la Russia di quanti ne abbia la Francia.

Obiettivamente la questione immigrazione incombeva sul G7. Su essa l'imperialismo Usa è stato abbastanza freddo, perchè essenzialmente Trump non voleva mettere in discussione la linea con cui ha conquistato la presidenza Usa, fondata su “muri”, “confini”.
Per questo dal G7 non è assolutamente venuto niente di nuovo, e perfino sulla Libia sono state sostanzialmente deluse le “tirate della giacca” dell'imperialismo italiano che richiedeva un maggior sostegno degli Usa alla missione imperialista sulla quale l'Italia conta di ritagliarsi un ruolo più corrispondente ai suoi interessi.
Qui, però, il disimpegno Usa ha spinto la Merkel ad inserire nella sua agenda post G7 questi temi che poi ha esposto nel suo discorso: “Non possiamo contare sull'America”, le cui linee di programma sono state anticipate dalla stampa tedesca. La Germania sostiene chiaramente che anche con la Libia bisogna fare un accordo tipo quello firmato con la Turchia. Con una differenza, però, attualmente sostanziale, che a Tripoli siamo ben lontani da uno Stato e un governo che abbia la forza politico materiale e militare per garantire l'applicazione di un accordo. Se la linea è questa, è prevedibile un maggior impegno tedesco e quindi europeo in direzione della creazione in Libia di tale Stato e di tale governo.
Questo, se può coincidere come obiettivo con le intenzioni del governo italiano, non è esattamente quello che l'imperialismo italiano auspicava, che a questo obiettivo corrispondesse un ruolo economico, politico, militare dominante in Libia.
La copertura politica della posizione italiana poteva essere assicurata meglio dall'imperialismo americano. Il viaggio di Minniti in Libia ha come obiettivo di fermare i migranti nei campi di concentramento nel Sud del Sahara, in Niger, e Chad, ma questa scelta neocoloniale non ha possibilità reali di realizzarsi senza l'appoggio Usa, e quindi si può ben dire che il fallimento del Vertice porta con sé il fallimento dell'azione dell'imperialismo italiano. Questo non vuol dire che l'imperialismo italiano fermerà la sua azione, ma solo che potremmo trovarci di fronte a un'avventura italiana che affonderà nel mar di Libia.

Questo richiama l'urgenza di contrastare all'interno del nostro paese questa linea e questa azione e a sostenere con forza la lotta per minare all'interno l'azione dell'imperialismo.

pc 1 giugno - G7 Taormina - editoriale 3 - speciale proletari comunisti

Al G7 si è rilevato il dissenso tra i sei paesi e gli Stati Uniti in relazione agli accordi sul clima, che tra i disaccordi è stato quello più vistoso. Non è una novità dato che Trump aveva già caratterizzato in questo senso la sua campagna elettorale, ma certo la forma di contrapposizione assunta è stata .
Sono gli interessi economici delle multinazionali del carbone, del petrolio e dell'energia che sono dietro la posizione degli Usa, così come in un quadro di guerra commerciale l'imperialismo Usa vuole le mani libere da ogni vincolo che possa venire da questi accordi. Ed è altrettanto evidente che non è certo per ragioni ambientaliste che gli altri paesi presenti al G7, in particolare i paesi europei, utilizzano questa carta, ma per contenere ed evitare gli effetti pesanti sulla produzione e il commercio mondiale della posizione della presidenza Usa.

Dal punto di vista dei proletari, dei popoli e nazioni oppresse, le cose stanno, però, un po' diversamente. Gli accordi di Parigi sull'ambiente sono stati un'arma che ha lo scopo di preservare lo sviluppo dei paesi imperialisti e contenere lo sviluppo dei paesi dipendenti dall'imperialismo. Come sempre in questione di ambiente, per i popoli del mondo si uniscono i danni dei disastri ambientali provocati dall'imperialismo all'ulteriore peggioramento e divaricazione tra il dominio dei paesi imperialisti e condizioni economiche dei paesi oppressi o dipendenti.
Proletari e popoli del mondo non vogliono gli accordi di Parigi, vogliono il rovesciamento del sistema che produce la devastazione climatica, ambientale. Quindi, se pè ben chiara la politica dell'imperialismo Usa, con Trump che ne rappresenta la faccia feroce, altrettanto chiara deve essere la denuncia degli imperialismi europei e in generale dell'ambientalismo imperialista.

E' senz'altro vero che l'approfondirsi dell'imperialismo come sistema conduce a un punto di non ritorno le grandi questioni ecologiche, ma questo non può che sollecitare l'urgenza della lotta contro l'imperialismo.

Questo G7 anche su questo tema va considerato una tappa importante per tracciare una netta demarcazione tra gli interessi dei proletari e dei popoli e quelli delle classi dominanti e loro alleati dei paesi imperialisti.

pc 1 giugno - G7 Taormina - commenti al corteo - il comunicato finale degli organizzatori

Comunicato finale degli organizzatori

...è stata una giornata straordinaria. Un corteo numeroso, colorato, rumoroso e composito ha attraversato le vie di Giardini, dimostrando che il clima di paura creato dalle istituzioni locali era irresponsabile; un corteo partecipato da tantissimi giardinesi, cittadine e cittadini, che hanno sfilato con noi mescolandosi tra spezzoni, striscioni e bandiere. Sicuramente ha pagato la scelta di essere qui, a Giardini Naxos, a presidiare la zona rossa come chiara risposta di un movimento che non intende indietreggiare, né farsi intimidire dalla logica repressiva e securitaria delle smart city e del controllo urbano delle recenti leggi Minniti/Orlando. Non è stato facile resistere ad un apparato repressivo molto duro. Fisicamente quasi ogni donna e uomo presente al corteo  è stato fermato, controllato e identificato; moltissimi sono stati i compagni e le compagne che non hanno potuto raggiungere la piazza perché bloccati prima, in una delle tante neonate frontiere inventate per l'occasione, da Villa San Giovanni a Tremestieri, e allontanati con fogli di via. A tutti loro va il nostro sincero ringraziamento ed il nostro più fraterno abbraccio. Ci dispiace per il Ministro Minniti, ma i controlli, i fogli di via e

la militarizzazione del territorio non sono bastati. Ieri le donne e gli uomini che hanno sfilato al corteo hanno dimostrato di non essere per nulla intimiditi, in più di tremila hanno riempito le strade di Giardini Naxos, determinati a sfidare il clima di repressione e paura costruito per depotenziare la partecipazione. C'erano tutti: i comitati territoriali che combattono ogni giorno la devastazione della

pc 1 giugno - G7 Taormina - commenti al corteo...

(Stralci da Resistenze)
Taormina, in migliaia contestano il vertice dei G7
Circa 5.000 persone hanno contestato il vertice G7 di Taormina, manifestando nel comune confinante di Giardini Naxos (Me) nonostante il forte allarmismo mediatico creato dalla questura e dai media nei giorni precedenti che ha portato i commerciati a barricare letteralmente i propri esercizi commerciali e la militarizzazione messa in campo con lo schieramento di migliaia di agenti di polizia e limitazioni in aggiunta alla zona rossa che ha interessato l'intero territorio di Taormina. L'obiettivo della criminalizzazione preventiva della mobilitazioni contro il G7 per offuscarne le ragioni non è stato raggiunto come dimostrano le centinaia di abitanti di Giardini Naxos (Me) che hanno accolto con un lungo applauso il corteo che ha percorso il lungomare della cittadina jonica ai bordi della strada e dai balconi di casa esprimendo in più occasioni gesti di consenso alla contestazione e di sostegno alle migliaia di manifestanti giunti da tutta la Sicilia e in 

parte anche dal resto d'Italia.

Un risultato non scontato, viste anche le difficoltà logistiche, che ha dimostrato la correttezza della scelta di tutte quelle realtà che hanno spinto per rompere questo clima di divieti, paura e repressione che miravano a impedire ogni forma evidente di dissenso nelle vicinanze di uno degli eventi internazionali più importanti che riunisce ogni anno i capi di stato e di governo delle 7 maggiori potenze imperialistiche....





pertanto del tutto diversa dalle false quanto gravi affermazioni del capo della polizia Gabrielli il cui operato insieme a quello di Minniti in realtà non ha fatto altro che creare e alimentare tensioni con diverse provocazioni nei confronti di manifestanti e attivisti oltre le enormi vessazioni subite dalla popolazione locale che ha visto il proprio territorio letteralmente invaso e sequestrato da settimane. Il livore dimostrato da Gabrielli nei confronti della manifestazione, cercando di sminuirne la portata e significato politico, non è altro che la reazione ad uno schiaffo ricevuto in primis dalla popolazione locale per continuare nella strategia Minniti di impedire e delegittimare ogni forma di dissenso delle forze di classe.

Ad essersi dimostrato invece un "simulacro" – per riprendere le parole di Gabrielli nei confronti della manifestazione – è stato proprio il Vertice dei maggiordomi del capitalismo che si sono messi in una blindata vetrina per discutere di problemi che hanno la loro origine nell'anacronistico sistema che rappresentano, alla ricerca di accordi per regolare le dispute interimperialiste per la spartizione del mondo tra i rispettivi monopoli nella competizione globale per l'egemonia politica, economica e strategica dove l'unica certezza è la direttrice con cui la classe dominante di ciascun paese capitalista sta affrontando la crisi e la crescente competizione inter-imperialista, cioè approfondendo il processo di concentrazione del capitale e ricercando una maggiore competitività a spese della forza lavoro che si riflette in più sfruttamento, disuguaglianza sociale, devastazione ambientale, guerre imperialiste e saccheggio economico che sono anche causa dell'emigrazione. Un vecchio mondo in putrefazione quello rappresentato dal G7 che come sempre ha cercato di far sfoggio di potenza finendo per mostrare solo arroganza e privilegio lontani dalla vita reale dei lavoratori e del popolo, ma soprattutto di esser sempre più impantanato nelle sue insanabili contraddizioni come dimostra la mancanza di accordo generale nei lavori del vertice.....



pc 1 giugno - Per il Centenario - La rivoluzione d'Ottobre e i diritti dei lavoratori

stralci da Resistenze

maggio 2017

L'impatto della Rivoluzione d'Ottobre ha sconvolto il mondo, come ha dichiarato il giornalista nord americano John Reed nel titolo del suo noto libro, riferendosi ai suoi primi dieci giorni.

Tuttavia, si può affermare che la rivoluzione russa del 1917, con la sua ideologia e politica di solidarietà internazionalista e l'onda d'urto delle sue realizzazioni  in tutte le sfere della società, ha continuato a scuotere il mondo per molti decenni e a innescare profondi progressi nella storia dell'umanità, fino alla sconfitta del socialismo in URSS nel 1991.

Non è possibile parlare della conquista dei diritti dei lavoratori in Russia con la rivoluzione e nei paesi che successivamente intrapresero la costruzione del socialismo, e dei diritti conquistati dai

mercoledì 31 maggio 2017

pc 31 maggio - La stampa Indiana scrive: i maoisti hanno una base di massa di 200.000 quadri e 10.000 armati - mentre si celebra pubblicamente il 50° anniversario della rivolta di Naxalbari

India: Maoists have mass base of 200.000 cadres and 10.000 guns...


Hyderabad: Maoists still have a mass base of 200.000 cadres spread over 35 districts and possess nearly 10,000 firearms, 4,000 of them company-made and the rest countrymade, according to a report of the Special Intelligence Branch, the anti-Maoist wing of the Telangana State police.

50th of Naxalbari - Varavara Rao speech


pc 31 maggio - USA - red gards Austin - appello a tutti gli antifascisti per il 10 giugno

Calling All Antifascists!


in via di traduzione
Islamophobes plan to hold a rally at the state Capitol in Austin on June 10th against “sharia law”. We must first and foremost defend the people against these organized fascist hate groups. We have recently seen fascists converge on Austin in an attempt to make our city the Berkeley of the south. The far right sees Austin as a crown jewel which it wishes to capture; they want to be able to hold open hate rallies and move without being impeded. To do this, they need to go through the organized antifascists and the people of Austin. They see this city as a liberal oasis and like Berkeley they wish to combat this with uncompromising violence to go with their hateful rhetoric.18118515_1109982529107060_6037858318241985464_n
They have recently been known to ship fascists into town from all over the state to better carry out their reactionary agenda. This is the only chance they have at giving local antifascists a run for our money. This call can been seen from some of Houston’s most outspoken Neo-Nazis like William

pc 31 maggio - IL CAPORALATO CONTRO I LAVORATORI IMMIGRATI STA ANCHE NELLA LOGISTICA - E ANCHE QUI SONO IL BRACCIO SPORCO DEI PADRONI DELLE COOPERATIVE, SU CUI LE ISTITUZIONI SANNO E TACCIONO

PADOVA
"Il caporalato formato Nord Est si chiama grande distribuzione. Da lustri, è la “nicchia” del profitto sussidiario che sperimenta (e anticipa) mini jobs nelle scatole cinesi societarie utili soprattutto a cancellare diritti.
Ieri mattina gli agenti della questura hanno condotto in carcere Floriano Pomaro, 53 anni, e notificato gli arresti domiciliari a Riccardo Bellotto, 36 anni, e Mario Zecchinato, 62 anni. Secondo i risultati dell’inchiesta condotta fin dal 2013 anche dalla Digos per la Procura della Repubblica di Padova, la “cricca della logistica” imponeva ai lavoratori bengalesi delle coop un sistema collaudato: intimidazioni, minacce, ricatti. In sostanza, i contratti a tempo determinato (indispensabili per il permesso di soggiorno) non solo venivano sottoscritti in cambio di una sorta di “tangente”, ma comportavano anche orari… flessibili e il silenzio-assenso sindacale...
«Il caporalato è criminale, quanto il meccanismo legale del cambio di appalto a scapito dei soci-lavoratori... E in questi anni abbiamo sempre denunciato, in prefettura e non solo, le complicità. I committenti e le piattaforme come Interporto ne sono più che consapevoli» scandisce Gianni Boetto di Adl Cobas, che non dimentica la richiesta di risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro in occasione dei blocchi ai cancelli..." (Da Il Manifesto).

BERGAMO
Che questa realtà venuta alla luce con gli arresti a Padova non è affatto un'eccezione o una "mela marcia", lo dimostra quanto succede per esempio al magazzino Kamila di Brignano (Bergamo), dove da tempo lo Slai cobas per il sindacato di classe ha denunciato il sistema da "caporale" che vige nelle cooperative:
"...recentemente decine di lavoratori iscritti allo Slai cobas sc del magazzino Kamila (Consorzio Cisa) di Brignano (BG) sono stati lasciati senza lavoro per quasi due ore in mezzo al magazzino fino a quando i capi sono passati a sceglierne qualcuno e mandare a casa, senza alcuna spiegazione nè ragione, gli altri. Mentre contemporaneamente venivano comandati altri lavoratori da altre piattaforme prima e dopo il loro normale turno, ad andare a Brignano per coprire i “buchi...".
Questo sistema sta diventando la normalità. Esso è utilizzato, direttamente o indirettamente, dalle cooperative per instaurare un clima di sottomissione degli operai, che non sanno quando e quanto devono lavorare; per discriminare i lavoratori tra quelli che non si ribellano ai carichi di lavoro e quelli che non piegano la testa; per "punire" chi si autorganizza e lotta per difendere i propri diritti. 
Ma anche a Bergamo, finora, nonostante le tante denunce pubbliche alla Prefettura, nulla succede...