giovedì 28 dicembre 2017

pc 28 dicembre - BRASILE: La denuncia della borghesia compradora e assassina e le dure lotte del popolo nell’editoriale di fine anno del settimanale rivoluzionario A Nova Democracia

EDITORIALE L'imperialismo crea disordini, ma la lotta dei popoli non si ferma

ANNO XVI, Nº 202 - 2 ° QUINZENA DI DICEMBRE E PRIMO QUINDICESIMO GENNAIO 2018
Alla fine di un altro anno si conviene di fare il punto della situazione politica internazionale e nazionale, seguendo il cammino della storia nel suo sviluppo ineguale tra progresso e battute d'arresto, vittorie e sconfitte, ma con la certezza che, per il popolo, non c'è una sconfitta definitiva.
Possiamo dire che l'anno 2017, a livello internazionale, è stato caratterizzato dall'aumento del processo di reazionarizzazione dello stato spinto dall'imperialismo in tutto il mondo. Processo in accordo con le leggi stabilite da Lenin, in continuità e sviluppo diretto delle leggi del capitale scoperte da Karl Marx, secondo cui l'imperialismo è il capitalismo nella sua fase più alta e particolare, è il capitale monopolistico, parassitario e decadente e agonizzante, reazione su tutta la linea.
Per mantenere il vecchio ordine di dominio, la borghesia imperialista può farlo solo attraverso la sottomissione del popolo, continuamente aumentando l'oppressione per estrarre il tasso massimo di plusvalore della forza-lavoro, energia e materie prime a prezzi impoveriti e per assicurare alle loro
società i mercati conquistati per la loro merce. Per fare ciò, aumentano la guerra di rapina su intere nazioni e promuovono una nuova divisione del mondo tra le loro superpotenze e potenze.

Il mondo è in guerra, una guerra condotta dall'imperialismo al territorio delle colonie e semi-colonie, soprattutto nella zona conosciuta come Medio Oriente Esteso, concentrata principalmente in Siria, Iraq, Afghanistan, Iran, Yemen, Palestina e provocazioni in Estremo Oriente, come il caso della Corea del Nord. Anche in Africa, sia nel nord che nella zona sub-sahariana. In America Latina, l'imperialismo lancia forze armate e di repressione degli stati fantoccio in una guerra reazionaria, guerra di sterminio contro il popolo povero.
Tutti questi disturbi, tuttavia, non sono rimasti privi di risposta violenta. Le resistenze nazionali, ciascuna secondo i propri limiti ideologici, hanno imposto pesanti perdite all'imperialismo, nello stesso momento in cui hanno portato la guerra nelle proprie case.
Gli errori apparenti di Trump servono a mascherare il tentativo degli Stati Uniti come unica superpotenza egemonica, di sottomettere completamente la Russia, superpotenza nucleare, e quindi aprire la strada a un dominio totale del mondo. A tal fine, è necessario mettere il Medio Oriente sotto il suo controllo assoluto. Questa illusione che Trump ha venduto al suo elettorato, essendo unilaterale, sottovaluta la resistenza dei popoli oppressi, e in particolare la nuova ondata di rivoluzioni sotto la bandiera del marxismo-leninismo-maoismo, con guerre il Popolo in Perù, India, Filippine e Turchia, dimostrando di essere la via più avanzata e inconciliabile con la dominazione imperialista, dal momento che è il prodotto della direzione della classe più rivoluzionaria, il proletariato.
La situazione rivoluzionaria che si sviluppa in modo diseguale in tutto il mondo e in particolare in America Latina, ha messo in luce il carattere semi-coloniale e semi-feudale dei loro paesi e stati decrepiti, corrotti e genocidi sia sotto la direzione di opportunisti come Luiz Inácio, Morales e Maduro o di tipi dichiaratamente reazionari come Macri e Kuczynski, che hanno continuato a mantenere e mantengono i loro paesi in una situazione di sottomissione nazionale all'imperialismo, principalmente Yankee.
In Brasile, il fallimento dell'opportunismo del PT ha creato le condizioni per un attacco travolgente del latifondo e della grande borghesia, sia per quella compradora che burocratica, attraverso un "fantoccio" dell'imperialismo, che in sella a un parlamento venale, ha calpestato i diritti dei lavoratori e le terre libere, i territori indigeni e dei quilombola.
Tali iniziative hanno contribuito solo ad alimentare la rabbia dei lavoratori che resistono in forma sempre più violenta, come hanno dimostrato i casi di Humaitá (AM) e Correntina (BA), che, anche se ancora isolate, hanno dato inizio a una nuova ondata di proteste popolari che continuano con blocchi di autostrade, viali, strade e occupazioni di terre del latifondo.

Tutto indica che le provocazioni di Trump contro la Palestina e la Corea del Nord a livello internazionale, e i maneggi della banda di Temer e Meirelles per prendere d’assalto la Previdenza Sociale in Brasile, saranno materiale altamente infiammabile in modo che il 2018 inizi sotto il segno della bellicosa protesta popolare.

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