domenica 22 ottobre 2017

pc 22 ottobre - Napoli contro il G7 e contro Minniti - una manifestazione non all'altezza delle necessità per linea e partecipazione

Un migliaio circa in corteo. Migranti come la rumena Veronica – “Dieci anni fa, quando arrivai a Napoli, era diverso, ma oggi stento a vivere facendo le pulizie” – e Mama, quarantenne senegalese , in Italia da 15 anni. Ancora: attivisti dell’ex Opg occupato, esponenti del comitato per il diritto all’abitare, studenti, sindacalisti dell’Usb ed altre realtà. Sfila anche Alex Zanotelli, il comboniano da anni in prima fila al fianco degli ultimi. Apre lo striscione: “No G7, per un mondo senza confini”.
Cartelli contro il ministro degli Interni Minniti, equiparato al Kossiga con la cappa che fu il bersaglio dei cortei dei padri e forse perfino dei nonni dei ragazzi che oggi sono in piazza, e cartelli che invitano a restare umani ed a respingere razzismo e xenofobia. Suonatori di tamburo, sventolio di bandiere e musica. Il corteo arriva in Prefettura in serata e conclude senza alcun incidente la tre giorni degli antagonisti contro il vertice internazionale sull’isola verde.Un corteo ordinato e pacifico è quello che ha sfilato da piazza Garibaldi fino a piazza Plebiscito, sotto il palazzo della Prefettura. Esponenti dei centri sociali, di associazioni, movimenti per il diritto all’abitare, sono scesi in strada  contro “l’Europa dei muri e dell’Italia che ha paura dell’immigrato”.
La manifestazione è stata organizzata all’indomani del vertice G7 dei ministri dell’Interni, conclusosi nell’isola di Ischia, che ha visto la partecipazione di diverse persone che l’altro ieri hanno preso parte al corteo sull’isola verde. In testa al corteo anche padre Alex Zanotelli.
“Non sono gli immigrati che toglieranno lavoro ai giovani o ai disoccupati”, urlavano a gran voce i manifestanti. Al termine della marcia una delegazione di manifestanti ha consegnato al prefetto di Napoli Carmela Pagano una lettera appello con le indicazioni delle emergenze, sia a livello locale che nazionale, che sono giudicate più gravi: dal lavoro alla casa, all’integrazione degli immigrati.

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