giovedì 8 giugno 2017

pc 8 giugno - FORMAZIONE OPERAIA: RESTITUIRE GRAMSCI AL MOVIMENTO OPERAIO, COMUNISTA ITALIANO E INTERNAZIONALE

Nelle scorse settimane, la Formazione Operaia è stata centrata, nell'80° anniversario della sua morte, sulla figura di Antonio Gramsci, capo effettivo del PCI.

Quello che abbiamo pubblicato dal 4 maggio al 1 giugno, sulla vita di Gramsci, sulla sua battaglia per un vero partito comunista dirigente del proletariato, sulla sua battaglia nella classe operaia, nelle grandi fabbriche, sull'organizzazione sindacale e sulla nascita dei consigli di fabbrica, embrione dei soviet, è per fornire i primi elementi di conoscenza.
Si tratta di un lavoro di formazione appena iniziato. Che riprenderemo in futuro per restituire al proletariato, alle masse popolari, ai rivoluzionari, comunisti del nostro paese, quello che è stato realmente il pensiero, il ruolo, i contributi teorici, politici e pratici di Gramsci, perchè vengano assunte e innovate le importanti lezioni che servono oggi alla costruzione del partito comunista di tipo nuovo e alla strategia e tattica della rivoluzione in Italia.

La Formazione operaia di questa settimana, che dà dei cenni sul percorso storico che ha avuto il riferimento a Gramsci in Italia e pone la necessità di riprendere lo studio di Gramsci, chiude, quindi, per il momento, questo ciclo.
Dopo questo testo la Formazione Operaia viene sospesa per il periodo estivo.

La FO riprenderà con più slancio a settembre, con un nuovo, grande e importante ciclo: su LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE, di cui quest'anno cade e celebreremo in varie forme il suo centenario!



La figura di Antonio Gramsci è la più grande che il movimento operaio e comunista nel nostro paese abbia prodotto nella sua storia.
Non c'è un angolo del mondo in cui Gramsci non sia celebrato e non escano le sue opere; dall'India al Brasile, a tanti paesi dell'America Latina, milioni di copie delle opere di Gramsci vengono vendute.
Tocca a noi togliere la “polvere” che ha voluto nel nostro paese coprire Gramsci: quella dello Stato, del regime che al massimo lo ricorda una volta ogni tanto, ma come “italiano”, come “padre della patria”; la polvere del revisionismo che lo celebra ma per farne espressione delle tesi revisioniste, e quindi in realtà per affossarlo.
Da questa “polvere” si sono staccate pochissime voci di intellettuali, di compagni.
In generale, chi usa Gramsci è di destra, stravolge il pensiero e le innovazioni di
Gramsci nell'applicazione del marxismo leninismo, per porle a supporto di tesi antirivoluzionarie.

Fino agli anni '60 è come se esistono due Gramsci: quello dei suoi scritti, compreso i “Quaderni dal carcere” e il Gramsci interpretato (vi è una grande produzione di materiale divulgativo del Pci).
Con l'affermarsi della linea di Togliatti, dopo il '56, bisogna quindi fare una selezione che metta in discussione le premesse, le introduzioni ai libri di Gramsci, ne spiega lo scopo effettivo, per combattere tutti coloro, in Italia e nel mondo, che utilizzano concetti di Gramsci per affermare concetti revisionisti.

L'assoluta incompatibilità tra Gramsci e revisionismo va cercata non nelle frasi ma nell'interpretazione agente.
Gramsci applica il marxismo leninismo alla realtà del nostro paese e arriva ad un risultato: Le Tesi di Lione, che sono la corretta applicazione del ml nei paesi imperialisti, come l'Italia.
Ma Gramsci deve combattere e liquidare, nel fuoco della lotta di classe, la corrente dominante nel PCI, Bordiga, che aveva una serie di addentellati nel movimento comunista internazionale. Gramsci all'atto della nascita del Pci era una delle correnti, ma il partito era saldamente nelle mani di Bordiga.
Questa battaglia ha a che fare con la scienza del materialismo storico dialettico: un pensiero si afferma attraverso la lotta. E non c'è nessun dirigente comunista che abbia prodotto una lotta come quella di Gramsci nel 1926.
Ma è importante anche chi era Gramsci. Non c'è stato nessuno, nei paesi imperialisti, che sia diventato dirigente di un partito comunista dopo essere stato il capo riconosciuto del movimento operaio. 
Gramsci è l'inventore della parola: facciamo come in Russia, occupiamo le fabbriche, e gli operai lo fanno. Gramsci dice che gli operai devono studiare e gli operai lo ascoltano - la formazione agli operai è Gramsci che l'ha inventata, ecc. E questo intreccio tra classe e partito fa sì che Gramsci sia l'unico erede effettivo di Lenin nei paesi imperialisti.
E Lenin riconosce a Gramsci di essere il referente chiave in Italia, guida sul campo.

In Italia negli anni '70 intorno a Gramsci avviene una lotta decisiva. I movimenti comunisti, i gruppi rivoluzionari assumono Gramsci come riferimento, tranne quelli non marxisti leninisti; mentre a livello internazionale si afferma il maoismo. E non ci sono contraddizioni tra Mao e Gramsci. I testi che vengono prodotti dal Partito comunista cinese di lotta al togliattismo sono un oggettivo riconoscimento della figura di Gramsci.
In questo periodo esce una rivista “Lavoro politico” che conduce una critica radicale a tutte le correnti che cercano di deviare il mci, e assume due riferimenti: Gramsci e Mao Tsetung e la Rivoluzione culturale proletaria.

Ma ricomincia una nuova divaricazione sull'interpretazione di Gramsci. Si ripresenta il problema del dopo guerra, quando tutto il Pci si dichiara seguace di Gramsci ma diretto da Togliatti interpreta Gramsci a proprio uso e consumo. Questo fenomeno si ripete nel movimento marxista leninista, dove comincia un nuovo uso di Gramsci contro le componenti rivoluzionarie del movimento: si riprende Gramsci ma per condannare i partiti maoisti e le organizzazioni combattenti.
Quindi non basta riferirsi, dirsi seguaci di Gramsci. Diventa necessario la distinzione dalle interpretazioni di destra di Gramsci. Dal finire degli anni '60 non si può essere gramsciani senza dire che esiste un uso di Gramsci revisionista, e, d'altra parte, senza separare le lezioni giuste e verificate dai contributi non verificati di Gramsci. Guardando criticamente dentro il pensiero di Gramsci, con la concezione e la scienza del marxismo, leninismo, maoismo, e secondo il metodo materialistico storico dialettico.

Il marxismo dice che la prassi dimostra la verità e la vera sostanza del pensiero, uno non è quello che dice di essere ma è la sua prassi che dice cosa è. Il problema di Gramsci non può essere affrontato senza mettere in corrispondenza teoria e prassi.
La categoria scientifica del pensiero incompiuto è per dire che non è stata possibile la verifica nella prassi dell'insieme del pensiero di Gramsci.

Quindi nel riprendere Gramsci per il cammino dei comunisti oggi, occorre guardare più in là del puro pensiero. Lenin non giudica Gramsci per le cose che scrive, ma per il rapporto tra quello che dice e quello che fa.

Gramsci ha sollevato vari problemi. La via dell'Ottobre – che Gramsci appoggiava – era più complicata nei paesi imperialisti, poi ogni paese nasce nella sua storia, nella sua cultura. Chi in Italia fa la giusta analisi del fascismo, del populismo è Gramsci. Esiste compatibilità tra le posizioni di Gramsci e la guerra popolare. Gramsci si “inventa” la fabbrica come l'università, decenni prima della Grande rivoluzione culturale proletaria; così come il rapporto posto da Gramsci tra egemonia e forza nel contesto storico della dittatura del proletariato, va analizzato alla luce della Grcp, che sviluppò, rese scientifico e mise in pratica quel rapporto. Gramsci dice che la rivoluzione è anche una profonda riforma morale e intellettuale, con Mao parliamo di “lotta ideologica attiva”, trasformazione, ecc. ecc.

Gramsci affronta e comincia a dare delle risposte a tutti questi problemi e a tanti altri. Ma non si può isolare un problema, una frase che ha detto Gramsci, slegandola dalla visione generale. Nè si può applicare meccanicamente ogni concetto di Gramsci alla realtà, facendone una “categoria” su cui costruire una teoria o per giustificare tutto e il contrario di tutto.
I comunisti marxisti leninisti maoisti oggi devono prendere da Gramsci quello che corrisponde al mlm, alla realtà del nostro paese, al bilancio del movimento comunista in Italia.
Questo permetterà di dire che il pensiero di Gramsci è marxista leninista.
Dobbiamo restituire a Gramsci ciò che è suo. Dobbiamo restituirlo al movimento operaio, comunista italiano e internazionale.

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