mercoledì 7 giugno 2017

pc 7 giugno - NE' LIBRI NE' SOLDI A NADIA LIOCE E SE PROTESTA PROCESSO... mentre stanno per scarcerare il "capo dei capi" Riina

UNA LETTERA DA UNA COMPAGNA DEL MFPR AD UN GIORNALE DE L'AQUILA 
CHE AVEVA PARLATO DELLA VICENDA.


Spett.le Redazione
Voglio innanzitutto ringraziarVi per l’articolo, pubblicato su Il Centro del 30.05.2017, a firma di 
Giampiero Giancarli, dal titolo “Fa chiasso in cella: processo alla brigatista Lioce”. 
http://www.ilcentro.it/l-aquila/fa-chiasso-in-cella-processo-alla-brigatista-lioce-1.1576807
Mi offre l’occasione per riaccendere il dibattito intorno alla questione del 41 bis applicato ai 
prigionieri politici e alle condizioni inumane e degradanti di questo regime speciale, anche alla 
luce dei recenti accadimenti. Ritengo perciò necessario fare alcune precisazioni.
In 10 anni, il materiale cartaceo conservabile nelle celle della sezione femminile destinata al 
41-bis presso il carcere dell'Aquila è passato da 30 a 3 riviste, da 20 a 3 quaderni, agli atti 
giudiziari dell'ultimo anno e a un solo dizionario. 
I reati che oggi si contestano a Nadia Lioce, oltraggio a pubblico ufficiale e Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone”, sono 
relativi a battiture di protesta che la detenuta avrebbe messo in atto dopo l’applicazione delle 
circolari del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria e la pronuncia della Cassazione del 
2014. Sentenza che ha stabilito il potere assoluto delle circolari ministeriali, per le quali la 
prigioniera politica, detenuta in regime di 41 bis, non può detenere più di 2 libri in cella, né 
ricevere libri o riviste se non acquistandoli tramite il carcere e previa autorizzazione.
Tra il 2014 e il 2015 Nadia Lioce è stata oggetto di ripetuti sequestri di libri, quaderni, riviste 
e materiali da cancelleria. Le fu sottratto anche l'elastico di una cartellina porta-documenti e 
buste ricavate da carta di quotidiani, utilizzate per archiviare corrispondenze e atti giudiziari 
(tutto materiale cartaceo già sottoposto a censura e non eccedente la quantità massima detenibile 
con le varie restrizioni), e ora la si vuole processare per aver esercitato una legittima protesta, 
utilizzando per la battitura l’unica cosa disponibile in cella: una bottiglia di plastica con cui 
avrebbe disturbato il “quieto vivere” di un carcere che l’ha sepolta viva, condannandola al 
silenzio, a una condizione d’isolamento totale e perenne, all’inaccettabile sacrificio della dignità 
umana! 
Contro il divieto ai detenuti in 41 bis di ricevere libri è nata la campagna  “Pagine contro 
la tortura”, cui le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno aderito, 
rilanciando all’Aquila la manifestazione del 25 giugno scorso, in difesa delle condizioni di vita di 
Nadia Lioce e più in generale dei prigionieri rivoluzionari. Le condizioni più restrittive di questo 
regime speciale, infatti, non affliggono certo i veri capi mafiosi, gli amici impresentabili di 
questo marcio sistema capitalistico-mafioso, ma soprattutto detenute e detenuti politici e proletari 
che protestano nelle carceri.
Per aggirare il problema della ricezione di libri dall’esterno, abbiamo inviato alla Lioce 2 vaglia 
per acquistarseli tramite il carcere, scrivendo, come causale, soltanto "contributo acquisto libri". 
Ma Nadia non ha ricevuto nessuno dei 2 vaglia e ha fatto reclamo. Ci sono prigionieri in 41 bis, che 
si sono laureati, hanno scritto libri e sono diventati persone migliori, mentre Nadia e gli altri 
prigionieri rivoluzionari in 41 bis non possono neanche ricevere 2 soldi per sopravvivere e studiare.
Con la sentenza della Corte Costituzionale dell’8.02.17, n° 122, questa sorta di tortura bianca è 
stata dichiarata legittima e definitiva, nonostante il parere contrario della Commissione 
straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato. D’altra parte 
l’approvazione di un testo di legge sul reato di tortura, completamente stravolto da quello 
originario, tanto da renderlo di fatto inapplicabile e incompatibile con la Convenzione 
internazionale contro la tortura (che l’Italia ha ratificato 28 anni fà), è il segno evidente che 
quella che il 2 giugno abbiamo festeggiato, non è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, 
ma uno Stato di polizia fondato sulla repressione e sull’imperialismo, sulla guerra interna ed esterna; 
quella guerra che oggi ci torna a casa e come un cane che si morde la coda e che continuiamo ad 
alimentare.

Luigia De Biasi per il MFPR

Nessun commento:

Posta un commento