lunedì 12 giugno 2017

pc 12 giugno - L'imperialismo italiano nel Sahel

"Italia s’è desta". E’ tornato un posto al sole del Niger


Nel Sahel c’è davvero posto per tutti. I militari francesi per diritto coloniale, gli americani coi droni, i tedeschi con un campo militare e con tutta probabilità gli italiani. L’elmo di Scipio con le prime colonie in Eritrea, Etiopia, la nota sconfitta di Adua e la Somalia. L’impero annunciato dell’Italia fascista di Mussolini con la Libia, il posto al sole più vicino dopo che la Francia aveva occupato la Tunisia. Ma ora nel Sahel c’è posto per tutti: militari, cappellani, ONG, migranti illegittimi, clandestini, irregolari, profughi,
combattenti, resistenti, nullafacenti e trasportatori d’armi e di cocaina per far girare l’economia. Arriviamo anche noi, perché l’Italia s’è desta e dell’elmo militare si è cinta l’ambasciata. Già, l’ambasciata italiana a Niamey, pure quella ci mancava per rendere effettiva, duratura e garantita la caccia ai migranti fuori delle dune stabilite.
C’è stata la prima festa della repubblica italiana nel Niger. Si ripudia la guerra quando è lontana e nel frattempo si fabbricano, vendono e commerciano armi e morti da esse provocate. Malgrado la costituzione che della guerra impone un ripudio permanente, l’Italia spende decine di milioni di euro al giorno per assicurare efficacia alle operazioni militari e perpetuità alle forze armate. E questo è ancora nulla. Si passerà, senza colpo ferire, al due per cento del Pil destinato alle spese degli armamenti. L’ambasciata del Niger non entra nel conto.
Lo ricorda il primo ambasciatore che il Niger abbia mai avuto. Di stanza nella capitale Niamey l’Italia che si vuole come… un sostegno al Niger nella sua politica di sviluppo, nel miglioramento delle condizioni economiche e nel rafforzamento delle relazioni con un paese strategicamente importante. E ciò tanto per stabilizzare lo spazio del Sahel che sul piano del controllo dei flussi migratori

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