giovedì 1 giugno 2017

pc 1 giugno - G7 Taormina - editoriale 4 - speciale proletari comunisti

Nel G7, anche se non erano esattamente all'ordine del giorno, sono entrate di forza una serie di altre questioni, quali il rilancio della contrapposizione con la Russia sulla questione Ucraina, dove però dietro l'unità di facciata si acuisce la divergenza tra gli interessi degli imperialisti di avere buone relazioni economiche con la Russia e la necessità di contenerne l'azione politico-militare in alcuni scacchieri importanti, come appunto l'Ucraina.
Il più chiaro su questa divergenza è stato il neo presidente francese Macron che ha anticipato al G7 la posizione che poi ha sostenuto nell'incontro nei giorni successivi con Putin: “nessuna concessione sull'Ucraina... ma considero indispensabile parlare con la Russia perchè ci sono molti temi che non si risolvono senza la Russia”.
Su questo non è diversa nella sostanza la posizione della Germania, anche se ha interessi economici nell'Est Europa più conflittuali con la Russia di quanti ne abbia la Francia.

Obiettivamente la questione immigrazione incombeva sul G7. Su essa l'imperialismo Usa è stato abbastanza freddo, perchè essenzialmente Trump non voleva mettere in discussione la linea con cui ha conquistato la presidenza Usa, fondata su “muri”, “confini”.
Per questo dal G7 non è assolutamente venuto niente di nuovo, e perfino sulla Libia sono state sostanzialmente deluse le “tirate della giacca” dell'imperialismo italiano che richiedeva un maggior sostegno degli Usa alla missione imperialista sulla quale l'Italia conta di ritagliarsi un ruolo più corrispondente ai suoi interessi.
Qui, però, il disimpegno Usa ha spinto la Merkel ad inserire nella sua agenda post G7 questi temi che poi ha esposto nel suo discorso: “Non possiamo contare sull'America”, le cui linee di programma sono state anticipate dalla stampa tedesca. La Germania sostiene chiaramente che anche con la Libia bisogna fare un accordo tipo quello firmato con la Turchia. Con una differenza, però, attualmente sostanziale, che a Tripoli siamo ben lontani da uno Stato e un governo che abbia la forza politico materiale e militare per garantire l'applicazione di un accordo. Se la linea è questa, è prevedibile un maggior impegno tedesco e quindi europeo in direzione della creazione in Libia di tale Stato e di tale governo.
Questo, se può coincidere come obiettivo con le intenzioni del governo italiano, non è esattamente quello che l'imperialismo italiano auspicava, che a questo obiettivo corrispondesse un ruolo economico, politico, militare dominante in Libia.
La copertura politica della posizione italiana poteva essere assicurata meglio dall'imperialismo americano. Il viaggio di Minniti in Libia ha come obiettivo di fermare i migranti nei campi di concentramento nel Sud del Sahara, in Niger, e Chad, ma questa scelta neocoloniale non ha possibilità reali di realizzarsi senza l'appoggio Usa, e quindi si può ben dire che il fallimento del Vertice porta con sé il fallimento dell'azione dell'imperialismo italiano. Questo non vuol dire che l'imperialismo italiano fermerà la sua azione, ma solo che potremmo trovarci di fronte a un'avventura italiana che affonderà nel mar di Libia.

Questo richiama l'urgenza di contrastare all'interno del nostro paese questa linea e questa azione e a sostenere con forza la lotta per minare all'interno l'azione dell'imperialismo.

Nessun commento:

Posta un commento