giovedì 4 maggio 2017

pc 4 maggio - Sbirri vigliacchi e picchiatori al carcere di IVREA

x carcere striscione presidio 13 11 2016

Sette agenti indagati per i pestaggi nel carcere di Ivrea

Parziale svolta nelle indagini sui pestaggi avvenuti nel carcere di Ivrea tra il 2015 e l’ottobre scorso. Indagati dalla procura eporediese 7 agenti della polizia penitenziaria per i reati di lesioni nei confronti di alcuni detenuti. Oltre questi, per il periodo contestato, sono in totale una dozzina i fascicoli aperti dalla procura per i maltrattamenti denunciati a carico di ignoti. Parziale svolta perché, oltre gli agenti, sono indagati anche 5 detenuti per lesioni e resistenza per le proteste relative allo scorso ottobre. Una sorta di “par condicio” tra le parti, un modo per non screditare troppo il proprio apparato.

L’indagine parte dopo mesi di denunce di diversi detenuti all’interno del carcere, nonostante difficoltà oggettive nel comunicare con l’esterno ed il blocco della posta a diversi di loro. Tutto
è partito con una lettera di Mattia Palo che ha trovato il modo di far uscire ed il coraggio di firmarla nonostante ripicche e punizioni, in cui denunciava le condizioni fatiscenti, oltre il limite della dignità umana, del carcere di Ivrea nel quale erano costretti a stare centinaia di detenuti tra vessazioni e pestaggi delle guardie “ai limiti della sopportazione”, rischiando diverse volte il morto.
Un sistema punitivo e vessatorio, quello del carcere di Ivrea, che non vede coinvolti soltanto guardie carcerarie ed i loro capi, ma anche medici ed educatori consapevoli di quanto avvenisse ma ciò nonostante riluttanti dall’intervenire, addirittura fare prognosi e curare i detenuti più gravi.
Di appena il gennaio scorso il rapporto choc del garante dei detenuti sulle condizioni del carcere: “La situazione del carcere di Ivrea è quella di una preoccupante conflittualità, con celle lisce, strutture decadenti e al di sotto della dignità umana”. La denuncia, sempre dello stesso a conferma di quanto scrivevano i detenuti, dell’esistenza di due celle cosiddette “lisce” (acquari) usate per pestaggi e punizioni nelle quali sono stati rinchiusi più volte detenuti completamente nudi, senza riscaldamento, in condizioni strutturali e igieniche molto al disotto dei limiti di accettabilità nel rispetto della dignità dell’essere umano.
L’attenzione adesso non deve calare, anzi, in virtù proprio di questi ultimi mesi in cui qualcosa si muove non bisogna permettere che si smetta di parlare di questo caso che, ricordiamo, sia nato soltanto dal coraggio di alcuni detenuti che nonostante le violenze e le vessazioni subite all’ordine del giorno hanno trovato la forza di mettere nome e cognome su una lettera che avrebbe potuto portargli ulteriori rogne se scoperta prima della sua uscita.
Il caso del carcere di Ivrea non è sicuramente un fatto isolato, in tutti i luoghi di detenzione le violenze ai danni dei detenuti sono la norma di una gestione e di un disciplionamento che le amministrazioni penitenziarie adottano nei confronti dei detenuti incopatibili al regime carcerario e che lottano per condizioni migliori e dignitose.

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