mercoledì 3 maggio 2017

pc 3 maggio - La situazione politica - primarie/decreto Minniti - editoriale di proletari comunisti/PCm Italia

La farsa delle primarie si è finalmente conclusa con il plebiscito a Renzi e Orlando ed Emiliano a fare da utili partecipanti al teatrino e inutili strumenti di opposizione alla marcia neofascista in doppio petto di Renzi.
La sconfitta al referendum del 4 dicembre è servita alla manovra tattica di Renzi di fare un passo indietro per farne poi due avanti. E qui, ancora una volta, i “giulivi cantanti vincitori” del referendum, dell'esaltazione del risultato del “No”, come apertura della strada per rovesciare lo stato di cose esistenti, hanno proseguito nel legalismo e nella via elettorale con tutti i suoi limiti; non hanno fatto nulla tranne che parole per imporre elezioni subito; sono tutti caduti nel circolo viziato e vizioso di attendere il pronunciamento della Consulta, attendere le primarie, attendere, attendere... Risultato: gli oppositori referendari sono disgregati e divisi, il PD ha proseguito nel controllo del governo tramite la controfigura Gentiloni e Renzi ha guadagnato il tempo necessario per tornare a galla e per riprendere la marcia moderno fascista.
Certo qualcosa ha perso lungo la strada, quella parte del ceto politico squalificato che all'interno, ora in nome della democrazia ora in nome delle poltrone, ha cercato di fermarlo, ma non poteva che finire nel nulla. E che sia finito nel nulla è dimostrato proprio dalle primarie, che nonostante la crisi, la divisione profonda del PD, hanno comunque tenuto nei numeri e alla fine anche nella funzione di rilancio mediatico per occupare e monopolizzare la scena. Perfino gli oppositori di destra più radicali, come Salvini, e della destra a suo modo di Grillo, proprio nel mese delle primarie non hanno più disturbato il manovratore. A Salvini sono rimasti gli strilli razzisti, mentre Grillo ha fatto di peggio, tramite il suo uomo Di Maio non ha fatto altro che lanciare ami a Renzi, un giorno sì e uno no, sulla legge elettorale e su tutto il resto.

Si voglia o no, una crisi politica che poteva essere significativa si è chiusa a costo zero per la borghesia e i suoi uomini, il governo tiene e i suoi programmi vanno avanti più che mai, l'opposizione aspetta, con qualche strillo momentaneo, la conclusione della legislatura che assicura al “parco buoi” dei parlamentari laute prebende presenti e future e, per una parte di essi, una serena rielezione all'ombra della cosiddetta “nuova legge elettorale”, qualunque essa sia.

Se manca la lotta politica, quella vera, se manca la rivolta operaia e popolare, se manca la minaccia virtuale o reale della rivoluzione, la borghesia e il suo potere politico sono più stabili che mai, con buona pace di riformisti ed estremisti elettorali.

I comunisti non possono però limitarsi a registrare i fatti, devono e possono trovare la forma per rompere i giochi e per inserire nel copione già scritto, intanto qualche battuta fuori posto, e, a seguire, un'interruzione della rappresentazione.
Tutto questo si fonda sulla lotta, sociale e politica. Ma non quella ordinaria, ma quella straordinaria che ha al suo centro l'esercizio della giusta violenza di massa per imporre la difesa dagli attacchi, ma soprattutto per cambiare l'agenda dello scontro di classe e della prospettiva politica.

La borghesia, mentre il teatrino prosegue, è più consapevole dei suoi rappresentanti politici di questa possibilità. Il piano Minniti risponde non all'esigenza di questo o quel partito di governo o di opposizione, ma all'interesse necessario della classe dominante di blindarsi, usando cinicamente e vigliaccamente la questione dei migranti, per agire da Stato di polizia, moderno fascista, aggressivo, prepotente e persino illegale.

Questo ci mette di fronte ad un bivio, come comunisti, rivoluzionari, movimenti proletari e popolari di opposizione reale: o fronteggiamo questa situazione e ci attrezziamo ideologicamente, politicamente, teoricamente e organizzativamente per fronteggiarla con l'obiettivo di cambiare l'agenda generale oppure vinceranno loro, almeno tatticamente.
In crisi sono loro e noi comunque non abbiamo nulla da perdere che le nostre catene, e i passi necessari si possono e si devono fare. 


proletari comunisti/PCm Italia
maggio 2017

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