giovedì 6 aprile 2017

pc 6 aprile - La vergogna dei ginecologi lombardi che impediscono il diritto d'aborto

L’esercito dei ginecologi obiettori, in sei ospedali lombardi non si può abortire

In sedici strutture solo il 20 per cento è non obiettore
di FABIO FLORINDI 

Milano,  In sei ospedali lombardi abortire è praticamente impossibile, visto che il 100% dei ginecologi sono obiettori. Si tratta dei presidi di Iseo, Sondalo, Chiavenna, Gavardo, Gallarate e Oglio Po. In 16 strutture gli obiettori superano l’80%, rendendo molto difficile l’applicazione della legge 194. Solo in 5 realtà l’obiezione è inferiore al 50%.
A Milano la maggiore concentrazione di ginecologi obiettori si registra alla Macedonio Melloni
(87,5%) e al Niguarda (75%).
A fronte di questi dati, il Pd regionale chiede un concorso per medici «non obiettori» in modo che la legge sull’aborto possa essere completamente applicata. Il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), comunque, è in calo progressivo in tutta Italia e lo è anche in Lombardia (nel 2015 -10,5% rispetto al 2014). Stando ai numeri, la Lombardia è indietro anche sull’utilizzo della RU486, la pillola abortiva autorizzata nel 2009 dall’Aifa. Nella regione il suo utilizzo, nel 2016, è stato del 6,6% ( 927 interruzioni volontarie di gravidanza con RU486 su 13.830). L’ultimo confronto possibile tra Regioni è relativo al 2015: la Lombardia è molto lontana da Liguria (40,3%), Piemonte (32,5%), Emilia Romagna (25,8%) e Toscana (20,1%). Ben 33 strutture su 63, il 52%, non praticano interruzioni di gravidanza farmacologiche perché passa troppo tempo tra la certificazione e l’esecuzione dell’Ivg e spesso scadono i 49 giorni utili per effettuare quella farmacologica. La vicepresidente del Consiglio regionale in quota Pd, Sara Valmaggi, chiede «che la Regione si impegni affinché le proprie strutture propongano l’Ivg farmacologica a tutte le donne che sono nei tempi previsti, riveda la decisione di non somministrarla anche in day hospital e imponga alle aziende sanitarie l’obiettivo di aumentarne l’utilizzo così da arrivare al livello delle altre regioni». E poi «di fare come nel Lazio: concorsi ad hoc per assumere medici non obiettori per garantire in tutti gli ospedali lombardi la piena applicazione della legge 194». Puntuale la risposta dell’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera: «La Regione garantisce a tutte le donne la libertà di scelta di interrompere volontariamente la gravidanza, prevista dalla legge nazionale 194. Legge che viene applicata in tutte le Asst (Aziende socio sanitarie territoriali) della Lombardia, per questo non abbiamo necessità di ricorrere a concorsi per reclutare medici non obiettori». Lo scorso anno, aggiunge l’assessore, «sono state effettuate nelle nostre strutture 14.111 interruzioni volontarie di gravidanza, di cui circa il 15% su donne provenienti da fuori regione». E per il capogruppo di Lombardia Popolare al Pirellone, Angelo Capelli, «in Lombardia la legge 194 è pienamente applicata attraverso politiche di reale sostegno al lavoro dei Consultori e dei Centri aiuto alla vita nell’accompagnamento della donna e nella tutela della vita». Infine il presidente della commissione regionale Sanità, Fabio Rolfi (Lega), ha ricordato che «esistono medici obiettori perché l’aborto è una pratica che, anche con le più moderne conoscenze della scienza, continua ad interrogare le coscienze».


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