martedì 28 marzo 2017

pc 28 marzo - Tra Crocetta e Orlando... la "guerra di classe" degli assistenti delle coop sociali di Palermo

Negli ultimi tempi la lotta degli assistenti igienico-personale agli studenti disabili della provincia di Palermo dello Slai cobas per il sindacato di classe (che ha comunque rappresentato tutti i lavoratori di questo settore a livello regionale) ha preso una piega ancora più forte che nel passato. Il taglio dei fondi che lo Stato applica alle Regioni, e queste alle ex Province, a cascata passa dalle cooperative ai lavoratori, che da queste dipendono, ed è diventato insostenibile. Uno dei motivi di base di questa situazione è che i fondi per questo servizio indispensabile (“essenziali, obbligatori, non derogabili” e “non vincolati al bilancio” dicono le leggi e le sentenze!), ma anche per altri servizi sociali, il governo li ha in parte ultimamente dirottati sul reazionario “Piano Minniti” (costruzione e ristrutturazione di altri centri di detenzione per migranti…), per non parlare di vitalizi, spese per la guerra ed elettorali, ecc. ecc., con una manovra quindi che, invece di dare risposte ai bisogni primari, alimenta la barbarie di questa società.

In questo quadro, è stato necessario intensificare la lotta per la difesa del posto di lavoro che dura da anni ormai, e intensificare il modo in cui questa lotta, già fin dall’inizio si è svolta, e, cioè, con l’assedio ai palazzi, il fiato sul collo dei responsabili dei vari settori ad ogni livello (“ci sentiamo asfissiati” hanno detto alcuni; “Il Presidente lavora sotto pressione”, ha detto l’assessore al Bilancio, Baccei!), con la gestione di un rapporto con le forze dell’ordine fatto costantemente di “minacce” e di
denunce, con la lotta contro i sindacati confederali e non solo, il cui intervento non solo peggiora la situazione, ma alimenta una costante guerra tra poveri, e che dopo i primi duri scontri con i lavoratori sono di fatto “spariti”; con una lotta che dall’aspetto puramente sindacale (per il pagamento regolare del salario, per le ore non pagate, per l’aumento dello stipendio, per il carico e le condizioni di lavoro…) si è via via trasformata in lotta politica, per la pesante entrata in campo del governo regionale (che fa le leggi e deve tenerne conto nel bilancio), responsabile del finanziamento, e di quello della città metropolitana che adesso questo servizio lo deve gestire. E la “ciliegina sulla torta” finale è stata l’approvazione da parte del governo Gentiloni delle leggi delega sulla scuola che ritorna pesantemente (e follemente) sul trasferimento di questo servizio, e non solo questo, dagli assistenti specializzati ai collaboratori scolastici statali. In questo senso, in maniera quasi preventiva, le lavoratrici avevano avuto, alcuni mesi fa un incontro anche a Roma, al Ministero delle Politiche Sociali, mettendo già in guardia dall’obiettivo peggioramento della situazione e pretendendo invece una soluzione definitiva per questi lavoratori.

Una lotta (che si sviluppa in un contesto generale davvero difficile - crisi, licenziamenti, tagli ai servizi sociali…), quindi, che ha portato queste lavoratrici e questi lavoratori al centro della politica regionale e provinciale, tra Crocetta e Orlando (sempre aggrappati alla poltrona e per questo in “lite” perenne), e che ha “costretto” i lavoratori ad allargare la visuale su tutti gli aspetti della lotta sindacale e politica, e che si è imposta ed è stata documentata a livello mediatico, prima sul piano locale e adesso anche a livello nazionale: i servizi del programma di Rai1 “La vita in diretta” e quello di “Mi manda Rai3” (non ancora andato in onda, e una telefonata ricevuta anche dalla redazione di un programma di Rai2) tra gli altri, ne sono la testimonianza.
Una lotta sintetizzata da alcuni slogan che accompagnano tutte le iniziative: “Il posto di lavoro non si tocca, lo difenderemo con la lotta”, “Chiediamo lavoro ci danno polizia, è questa la loro democrazia”…; una lotta che nel tempo è diventata sempre più, quindi, una spina nel fianco delle istituzioni, punto di riferimento per altri lavoratori, e che per questo ha subito diversi tentativi di essere cancellata, anzi, di “cancellare” questi stessi lavoratori: una prima volta con il cosiddetto accreditamento e poi con il tentativo di dare in affidamento ad altri lavoratori il servizio (collaboratori scolastici statali o precari regionali!), situazione, come si diceva, aggravata dall’entrata in vigore delle leggi delega sulla scuola e contro le quali sarà necessaria un’altra durissima lotta di cui non si può prevedere lo sbocco finale!
Tentativi che, comunque, sono stati, fino ad ora, rinviati al mittente! Imponendo con la lotta proroghe e finanziamenti, anche “a singhiozzo”, evitando licenziamenti e facendo abolire l’art. 10 della legge regionale dello scorso anno (“minifinanziaria”) che di fatto buttava in mezzo ad una strada in una volta sola tutti questi lavoratori in Sicilia.
È stato uno scontro a tutto campo con le istituzioni, quindi, dalla Prefettura in giù, ma anche direttamente con i politici, a cominciare dagli “onorevoli” di “centrodestra” o di “centrosinistra”, che volevano e vogliono farne materia di campagna elettorale (permanente) , passando dal PD di Crocetta, allo stesso Orlando che ha avuto la sfacciataggine di suggerire ai lavoratori di continuare a lottare perché “si tratta di diritti non di favori”!!!, per finire con il Movimento 5 Stelle che vuole liberarsi di tutti i precari...
Tenere testa a tutto questo e tenere in piedi una lotta così lunga e dura, ha richiesto e richiede a queste lavoratrici e lavoratori, l’impiego di una enorme energia, (il numero delle iniziative che hanno coinvolto anche lavoratori a livello regionale – Catania, Messina… - non si conta più!) tanto più in un contesto di quella grande precarietà che caratterizza questo settore e che negli anni è peggiorata (arrivando ad appalti dai 4 anni di una volta a quelli di oggi di 3 mesi e proroghe di 15 giorni!) intaccando anche, in parte, il numero dei lavoratori coinvolti. Ma, ciononostante, soprattutto le lavoratrici attive non si sono affatto scoraggiate, anzi, hanno mostrato sempre una determinazione, un coraggio e una forza che ha permesso a tutta la lotta di andare avanti, con i lavoratori che hanno fatto la propria parte sostenendo le azioni di lotta. Lavoratrici che hanno animato in maniera eccezionale lo sciopero delle donne dello scorso 8 marzo con una energia dispiegatasi nelle piazze ma anche nelle riunioni in cui chi dirige la lotta ha fatto il punto di volta in volta, strategico e tattico, cercando di fare il miglior uso delle contraddizioni nel campo avversario, tenendo conto dei rapporti di forza tra lavoratori, “padroncini” delle cooperative e istituzioni. Istituzioni che sempre più spesso violano le loro stesse leggi; è per ciò che in questi ultimi giorni è stata aperta anche una battaglia legale con una denuncia alla procura della repubblica per interruzione di pubblico servizio, una denuncia ripresa e rilanciata a livello nazionale dall’agenzia Adnkronos.
Questa lotta, che ha preso l’aspetto di una vera e propria guerra di classe, “non si può fermare” dicono le lavoratrici e i lavoratori in uno scenario, per così dire perfino più allargato a livello mediatico grazie anche all’intervento dell’attore e regista Pif che ha organizzato circa un mese fa una manifestazione a sostegno dei disabili che hanno diritto all’assistenza domiciliare, fortemente contro Crocetta, le cui promesse fatte in diretta televisiva, purtroppo per i disabili, fino a questo momento non sono state mantenute.

Questa lotta di “resistenza” prosegue nei prossimi giorni e nelle prossime settimane con incontri e manifestazioni che mettono all’ordine del giorno una parola d’ordine che vuole passare all’“offensiva” come una grande sfida; la parola d’ordine della stabilizzazione del servizio e delle lavoratrici e dei lavoratori, una stabilizzazione “impossibile” viene definita dai politici e dai sindacati, ma che è l’unica parola di vero buon senso se la Regione, la Città metropolitana, la Prefettura… tutte, le istituzioni, cioè, di cui questa lotta ha costantemente contribuito a smascherare l’ipocrisia, vorranno, almeno in questo, rispettare le proprie leggi.

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