giovedì 16 febbraio 2017

pc 16 febbraio - Imperialismo e paesi oppressi: il caso del Mozambico che ha deciso di non pagare il debito estero… mentre l’Eni mette le grinfie sui giacimenti di gas!

Il caso del Mozambico riportato dal Sole 24 ore del 4 febbraio scorso - e che riproduciamo con sottolineature nostre - (caso che era stato portato già all’attenzione mondiale dall’agenzia americana Bloomberg preoccupata che questo possa essere solo il primo di una serie di paesi africani impossibilitati a pagare i debiti) è un tipico esempio di un paese oppresso dall’imperialismo.
Il paese è tra i paesi più poveri al mondo, ma ricchissimo di materie prime, ed è pieno di debiti dovuti ai “prestiti” o “investimenti” dei paesi imperialisti appunto, ma, adesso, anche a causa della crisi mondiale, il governo del Mozambico ha deciso di non pagare la rata di 60 milioni di dollari su un prestito di 727 milioni che dovevano servire a sviluppare le tonnare del paese e questo, probabilmente, farà scattare le sanzioni della Banca Mondiale o del Fondo Monetario Internazionale.

Il Mozambico ha le ricchezze, ma non le può sfruttare in proprio perché questa ex colonia, come altre, dopo la lotta di liberazione nazionale che ha portato all’indipendenza nel 1975, più formale che sostanziale, ha sviluppato un “capitalismo burocratico” diretto da una “borghesia compradora” che lega il proprio destino ai paesi imperialisti, svendendo le proprie risorse, permettendo lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori del paese, soprattutto contadini, e producendo leggi che agevolano questo sfruttamento: “Al fine di attrarre gli investimenti stranieri le autorità locali si stanno adoperando per semplificare le procedure autorizzative e snellire le formalità burocratiche. È ammessa la partecipazione straniera al 100% del capitale delle società di diritto locale e utili, dividendi e interessi sono rimpatriabili.” (http://www.infomercatiesteri.it/public/rapporti/r_21_mozambico.pdf).

Di fatto, quindi, le multinazionali straniere impiantano fabbriche o miniere ecc., diventano padrone assolute di terra, strutture produttive e lavoratori, sfruttano quanto e più che possono e poi portano via tutti i profitti, lasciando dietro di sé distruzione, miseria e morte.

Mozambico, da oggi scatta il default
–di Mara Monti  4 febbraio 2016

Il periodo di moratoria per il pagamento dei bond in default del Mozambico è scaduto e il governo non ha mostrato alcuna intenzione di rimborsarlo. Di fatto il Mozambico da ieri diventa così il primo paese africano ad entrare in default dal 2011, anno in cui fu la Costa d'Avorio a non poter onorare parte dei debiti. Il bond ieri quotava a Londra 61-63 cents dopo avere toccato un minimo di 50 cents.
I bondholder internazionali attendevano indicazioni dallo scorso 16 gennaio quando il governo di
Maputo aveva dichiarato il mancato pagamento di 60 milioni di dollari della cedola del bond da 727 milioni, collocato nel 2013 per finanziare le tonnare del paese. Un’attività che si è mostrata poco remunerativa al punto che lo scorso anno il titolo è stato ristrutturato allungando la scadenza dal 2020 al 2023. La mossa non è stata sufficiente a migliorare le già fragili condizioni finanziarie del paese che dovrà rinegoziare il programma con il Fondo Monetario Internazionale. «Il negoziato con l’Fmi prenderà tempo - ha commentato Stuart Curlverhouse, chief economist di Exotix partners banca d’investimento britannica - bisogna definire il consolidamento delle misure fiscali, il piano per la riduzione della spesa pubblica e il miglioramento della fiscal governance. Ci vorrà tempo». A complicare il dossier, oltre alla ristrutturazione del bond da rinegoziare ci sono più linee di credito da 1,2 miliardi di dollari accese con alcune banche di investimento internazionali cinque anni fa attraverso due veicoli statali, Proindicus e Mozambique asset management ma che erano state comunicate. I bondholder che avevano già dato il loro assenso alla precedente ristrutturazione, hanno già fatto sapere che non ne accetteranno una nuova, dovendo di fatto attendere il piano del Fmi che non arriverà prima di qualche mesi. A sua volta il Fmi ha detto di volere vedere progressi nel budget 2016 dopo che l’indebitamento è schizzato portando al 130% il rapporto debito su Pil. Dopo anni di crescita del Pil al 7% quest’anno l’economia dovrebbe attestarsi su una crescita a tassi del 5,5% secondo la Banca centrale del paese.

Sul fronte degli investitori internazionali l’interesse si concentra sullo sfruttamento degli enormi giacimenti di gas naturali presenti in Mozambico che rappresentano chiaramente un elemento chiave per lo sviluppo dell'economia del paese, oltre che per la sostenibilità a lungo termine del debito. «Uno degli attori principali è l’Eni - ha ricordato Alberto Bigolin, direttor of capital markets di Exotix - la quale ha approvato un piano di investimenti iniziale per 8 miliardi di dollari per lo sviluppo del “Coral South” project , con una capacità di 3,3 milioni di tonnellate di gas». Progetto che attende l’approvazione del governo e che l’agenzia di rating Fitch ha messo sotto osservazione dopo il default benché sia convinta che difficilmente verrà cancellato. La conseguenza prevedibile è un aumento dei costi per il finanziamento dell’infrastruttura che potrebbe essere terminata entro il 2020.



Per l'analisi dell'imperialismo leggere i quaderni della formazione operaia:

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