mercoledì 1 febbraio 2017

pc 1 febbraio - I due, veri, volti della "buona scuola": presidi sempre più manager e dispotici, e lavoro gratuito degli studenti, futuri precari supersfruttati

Il caso schiscetta agita l’istituto
Cresce la fronda anti-preside
Dopo il caso dell’alunno fatto uscire da solo perché aveva il pranzo portato da casa e altre contestazioni, arriva la proposta di una petizione contro la dirigente
di Sara Bettoni
Una raccolta firme pronta per il lancio. Cresce la protesta dei genitori contrari a Luisa Martiniello, preside dell’istituto Calasanzio a San Siro. Dopo il caso dell’alunno fatto uscire da solo dall’edificio scolastico per consumare il pasto portato da casa e altre contestazioni, arriva la proposta di una petizione contro la dirigente. Destinatario: il provveditorato. Intanto si alzano nuove voci, stavolta dalle famiglie della scuola primaria Monte Baldo, una delle cinque che compongono il multiplesso guidato da Martiniello. «Anche alle
elementari ci sono state irregolarità — racconta una madre che chiede l’anonimato —. Sono arrivati da poco i registri in classe, per mesi i nostri figli hanno fatto lezione senza. E a febbraio dell’anno scorso i colloqui con i docenti si sono tenuti senza pagelle». I genitori sottolineano anche la mancanza di disponibilità a incontri e chiarimenti della dirigente e parlano di ostruzionismo agli organi collegiali. «Non firma i verbali dei consigli di istituto e quando lo fa non li rende pubblici». In provveditorato è già arrivata anche la segnalazione, spedita da un avvocato, di una madre che afferma di essere stata spinta bruscamente fuori da scuola dalla preside, a giugno 2016. Il malcontento starebbe creando problemi anche alle iscrizioni per il prossimo anno. Molte famiglie dei bambini di quinta elementare starebbero valutando di iscrivere i figli in un altro istituto. A sostegno di Luisa Martiniello arriva il contributo di un consigliere di istituto che ha diffuso un comunicato rivolto alle scuole Paravia, Monte Baldo, Don Gnocchi e Negri. «Chiedo ai genitori di esprimere massima solidarietà alla preside con messaggi sui diari dei bimbi e mail». Milano Ristorazione invece, a proposito dell’alunno lasciato fuori da scuola con la «schiscetta», ribadisce la propria estraneità al fatto.
31 gennaio 2017 | 09:28
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A scuola con mestoli e cacciaviti I giovani che imparano un mestiere
Crescono i contratti fatti ai ragazzi che scelgono la strada dell’apprendistato formativo. Il sottosegretario Bobba: «Un percorso che rimotiva gli studenti e incentiva le aziende» di Elisabetta Soglio
Imparano un mestiere che li appassiona, riescono a ottenere in tempi sorprendenti un contratto che molti laureati sospirano per anni, avviano carriere. E, soprattutto, sono contenti di se stessi. Centoquarantamila giovani in Italia frequentano i corsi di Formazione professionale e il trend 2016 di chi riesce poi a inserirsi nel mondo del lavoro fa segnare un aumento del 30 per cento. Sono elettricisti, falegnami, cuoche, camerieri, estetiste, grafici, segretarie. Le loro storie di origine raccontano percorsi scolastici difficili o, più semplicemente, poca attitudine allo studio: «Preferivo andare a lavorare», sintetizzano schietti Lorenzo, Riccardo, Francesco.
E così hanno scelto scuole dove per alcune materie invece di penne e matite usi mestoli o chiavi inglesi e dove sono obbligatori gli stage che poi si possono tramutare in apprendistato vero e proprio. «Lavorare mi ha insegnato tante cose. Prima pensavo soltanto a giocare e non mi prendevo responsabilità», ammette Francesco Riso che a Roma dopo il diploma di elettricista ha cominciato l’apprendistato in una ditta in cui fa manutenzione ordinaria e straordinaria a macchinari. Lorenzo Monti vive a Montesolaro e nella sua Brianza ha trovato quello che cercava: la sorella maggiore è tutto il giorno china sui libri, ma quella vita non fa per lui. Sceglie invece i corsi dell’Enaip di Cantù, il secondo anno ottiene uno stage in un noto mobilificio della zona ed è la svolta. Trentadue ore di lavoro alla settimana girando in tutti i reparti: la lucidatura, la falegnameria, il montaggio e l’imballaggio. L’azienda è contenta di lui, dell’impegno e dell’attitudine, lo assume come dipendente apprendista, e con quello che guadagna «tra un po’ mi pagherò la patente senza pesare sui miei. Ho imparato che essere autonomi è importante». Ha optato per l’alternanza scuola-lavoro anche Riccardo Facco, veneto di Piazzola sul Brenta: la passione per i motori lo porta a scegliere l’Enaip di Cittadella dove prende l’attestato di meccanica. Nell’officina che lo ha assunto come apprendista si occupa di manutenzione delle auto, dà una mano sui tagliandi, controlla i freni «e ogni giorno imparo qualcosa di più e sono sempre più contento di questa esperienza». Le storie di queste scuole sono lunghe decenni. Proprio oggi viene presentato a Padova il volume Essere nel Lavoro che racconta 65 anni di Enaip Veneto anche attraverso i successi di alcuni ex alunni: Paride Contin aveva cominciato con i corsi di Elettronica industriale e oggi lavora a Londra, service engineer alla McLaren. Paola Budel è una chef che vanta, contitolare del ristorante Venissa, una stella Michelin, mentre Mirko Sguerzoni ha sfruttato le lezioni seguite nelle aule di meccanica per imparare tutto dei go-kart: adesso li produce con la società che ha fondato insieme a un racing team plurititolato nelle competizioni nazionali e internazionali. Il segreto, insomma, è ricominciare a credere in se stessi, anche quando i voti sembrano bollarti come un giovane incapace e inconcludente. Il sottosegretario al ministero del Lavoro Luigi Bobba riassume: «Contro la dispersione scolastica c’è bisogno di percorsi formativi differenziati che consentono di studiare e allo stesso tempo lavorare acquisendo competenze. Le aziende hanno infatti bisogno di specializzazioni che spesso nel mercato del lavoro non trovano». Il Governo ha stanziato 87 milioni anche per la sperimentazione del sistema duale di apprendimento che offre alle aziende diversi incentivi (non viene applicato il contributo di licenziamento, si sconta l’aliquota contributiva, ci sono sgravi sui contributi ASpi). Conclude Bobba: «Recuperiamo giovani che si sentivano demotivati, offriamo opportunità alle imprese, diamo fiato all’occupazione». E questi giovani (ma anche i loro genitori) sorridono.

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