mercoledì 30 novembre 2016

pc 30 novembre - Da Genova, dentro la Fiom un NO all'accordo padroni/sindacati metalmeccanici, Fiom Landini compreso

  • Contro l'accordo neocorporativo e fascista padroni-sindacati/Fiom Landini compreso - appoggiamo ogni forma di opposizione dentro e fuori i sindacati confederali
VOTA NO IL 19-20-21 DICEMBRE
In un anno di trattative con Federmeccanica, la Fiom ha di fatto posto la parte economica come unica condizione imprescindibile per la firma del contratto. Quanto firmato non rispetta nemmeno questa condizione. Non si tratta di discutere se 92 euro di aumento siano tanti e pochi. Per il semplice motivo che non sono 92, non sono certi e non sono per tutti.
Si arriva a tale cifra solo sommando 51 euro di aumenti salariali al resto delle misure di welfare aziendale (7,69 euro di aumento sulla previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85
euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua).
Pochi spiccioli, quindi, ma in compenso tanta confusione. Innanzitutto perché si sommano voci di salario diretto a prestazioni di welfare, come se si trattasse di voci sostitutive l'una dell'altra. In secondo luogo perché si sancisce che si possa accedere a tale “aumento” solo accettando di far parte del welfare integrativo: non un diritto universale, ma basato su un rapporto con un fondo privato o con un fondo aziendale.
Infine, nemmeno i 51 euro salariali sono certi e per tutti. Non lo sono perché riassorbibili da tutti gli aumenti “fissi collettivi della retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale” (con l'esclusione di quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione lavorativa).
Non lo sono perché sono aumenti solo “stimati”. L'effettivo importo verrà deciso ex-post: dopo la comunicazione annuale da parte dell'Istat dell'Ipca. L'Ipca (Indice Prezzi al Consumo Armonizzato) è un calcolo dell'inflazione che esclude dal paniere le voci energetiche importate. Un metodo truffaldino, dalla Fiom in passato contestato, che di fatto regala alle aziende la possibilità di pretendere una sorta di scala mobile al contrario.
E se non bastasse, questa destrutturazione dell'aumento salariale si lega a una parte normativa estremamente negativa.
In primo luogo, passa quasi sotto silenzio il fatto che la Fiom firmando questo contratto ha accettato contemporaneamente il contratto separato del 2012 precedentemente osteggiato. Se la Fiom ha ragione oggi, aveva torto ieri. Se aveva ragione ieri, ha torto oggi. Questo è e da qua non se ne esce.
Il contratto 2012 era stato osteggiato per misure come aumento degli straordinari obbligatori, flessibilità oraria, penalizzazione della malattia e apertura alle deroghe. Tutto questo viene recepito, con buona pace di 8 anni di battaglie. E c'è in fondo un legame diretto tra il fatto che si accetta la penalizzazione della malattia (contratto 2012) e la limitazione della 104 (l'attuale rinnovo) e dall'altro si apre alla sanità integrativa. Diritto universale alla salute, all'assistenza e alla malattia sono inversamente proporzionali a qualsiasi forma di integrazione della sanità.
In seconda battuta questo contratto, come dimostra la gioia di Renzi, Poletti e Federmeccanica, risponde a un obiettivo e un modello ben preciso. Gli obiettivi che si poneva il fronte padronale possono essere riassunti in tre grandi capitoli:
- blocco dei salari, ogni qualsiasi aumento dovrà venire a livello aziendale, in modo totalmente variabile e in cambio di aumento dei carichi di lavoro, indebolendo sempre di più la “paga oraria”;
- introdurre un sistema di fidelizzazione del lavoratore attraverso una rete di benefits aziendali;
- sfondare sul terreno dell'orario, con 80 ore a disposizione delle aziende per prolungare l’orario settimanale fino a 48 ore, adattando la vita del lavoratore a esigenze e fluttuazioni del mercato.
Dal punto di vista di Federmeccanica la missione è compiuta. I premi aziendali sono dichiarati variabili in maniera stringente: collegati a quella produttività che il lavoratore non controlla e che non determina di certo da solo. Si introducono una serie di misure di welfare aziendale e di benefits aziendali. E si allargano le possibilità della plurisettimanalità: la settimana lavorativa deve essere “mediamente” di 40 ore, allungabile e accorciabile a seconda delle esigenze.
Non siamo solo a un pessimo contratto. Siamo a un modello che lentamente, ma inesorabilmente, mina la stessa sindacalizzazione. Si mettono in moto tutti quei processi che legano il lavoratore attraverso mille fili all'andamento della “sua” azienda. Si recepiscono quei meccanismi che spaccano il fronte tra lavoratori di aziende “che tirano” e aziende in crisi. Si crea un interesse diretto del lavoratore a non fermare mai la macchina aziendale, magari con uno sciopero che mina la produttività. Si pensa di salvarsi entrando sotto l'ombrello del rapporto bilaterale sindacato-azienda dove il lavoratore trova conveniente aderire al sindacato per aderire ai servizi che ne derivano. Ma questo modello è veleno per la Fiom. E' l'approdo a un aziendalismo che oggi si rivolge contro le punte avanzate dell'organizzazione e domani contro l'organizzazione intera.
Il tutto senza aver mai posto realmente il rifiuto del Jobs Act e la richiesta a Cisl e Uil di disconoscere la firma del contratto separato in Fiat.
Siamo delegati e delegate della FIOM e facciamo appello immediatamente a tutti i lavoratori e le lavoratrici, e agli altri delegati e delegate ad attrezzarsi perchè le ragioni del NO a questo contratto siano conosciute, sostenute, argomentate e diffuse nelle assemblee che si terranno e nel referendum del 19-20-21 dicembre, con l’obiettivo di una forte affermazione del NO nonostante le regole tutt'altro che democratiche della consultazione non consentono che il NO abbia la stessa agibilità del SI durante il percorso referendario. Invitiamo ad un incontro a Firenze il 6 dicembre per coordinare i metalmeccanici che dicono NO a questo contratto, a partire da quelli che appartengono alla nostra organizzazione e come noi hanno sostenuto in tutti questi anni le lotte di resistenza che pur tra mille contraddizioni ha portato avanti. Un primo passo di una battaglia per la difesa di un modello sindacale rivendicativo, unificante, conflittuale e partecipativo.
Il nostro NO deve vivere da subito, soprattutto nelle grandi fabbriche, nella battaglia della consultazione sul contratto e diventare un punto di riferimento per affermare una pratica sindacale opposta a quella dell’attuale gruppo dirigente.
Primi firmatari
Matteo Moretti, Michele Di Paola, Mauro Sassi, Luciano Morelli, Giuseppe Iapicca, Massimo Barbetti (RSU FIOM GKN)
Giorgio Mauro, Andrea Paderno, Matteo Carioli, Matteo Barbaro, Gianfranco Cannone, Roberto Rivoltella, Gianluca Paris, Alfonso De Martino, Jury Guerini, Alberto Vitali, Marco Fontanella, Franco Ruggeri, Luca Carlessi, Massimiliano Finardi, Massimo Mandelli, Rocco Vizzone, Daniele Gatti (RSU FIOM Same)
Massimo Cappellini, Antonella Bellagamba, Massimiliano Malventi, Adriana Tecce, Giorgio Guezze, Francesco Giuntoli, Simone Di Sacco (RSU FIOM Piaggio)
Giuseppe Faillace, Giuseppe Imparato, Ciro Palmieri (RSU FIOM Motovario)
Gianplacido Ottaviano, Giuseppe Principato (RSU FIOM Bonfiglioli)
Mario Viscido, Maurizio Mazza, Giuseppe Gomini (RSU FIOM Ducati)
Silvia Cini, Giada Garzella (RSU FIOM Continental)
Serafino Biondo (RSU FIOM Fincatieri Palermo)
Stefano Fontana (FIOM Fincantieri Marghera)
Gabriele Severi, Franco Batani (RSU FIOM Marcegaglia Forlì)
- ORDINE DEL GIORNO FIOM CGIL GENOVA SU CONTRATTO METALMECCANICI
Il direttivo della Fiom di Genova riunito in data 29 Novembre 2016 esprime un giudizio fortemente critico sull’ipotesi
di accordo per il rinnovo del CCNL 2016-2019.
Il CCNL non mantiene l’autorità salariale preesistente, cioè non tutela il potere d’acquisto essendo il recupero dell’inflazione a posteriori, certificando di fatto una riduzione del salario dei lavoratori.
L’introduzione nel CCNL di un welfare (carrello della spesa) sostitutivo degli aumenti salariali e che quindi non agisce sugli istituti contrattuali (contributi inps, inail, tfr etc.) costituisce un precedente pericoloso che penalizza soprattutto i giovani ed ipoteca il futuro della contrattazione.
La possibilità di derogare con la contrattazione aziendale con l’inserimento nel contratto di leggi specifiche in oggetto, contrasta con la battaglia portata avanti in questi mesi dalla Fiom per la difesa del carattere unificante del CCNL.
Prevedere l’assorbimento delle quote in cifra fissa dei futuri contratti nazionali costituisce una oggettiva accettazione della volontà di Federmeccanica di rendere i premi di risultato totalmente variabili.
Si subiscono nei fatti le norme previste dai due contratti separati sottoscritti da Fim e Uilm vanificando la battaglia condotta in questi anni dalla Fiom in difesa del contratto nazionale e dei diritti.
Alla luce di quanto detto il comitato Direttivo della Fiom di Genova ritiene inaccettabile l’ipotesi di accordo.


Genova, 29 Novembre 2016

Approvato con 66 favorevoli, 1 contrario, 1 astenuto

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