mercoledì 30 novembre 2016

pc 30 novembre - Ancora contro l'accordo padroni-metalmeccanici

  • contro l'accordo neocorporativo e fascista padroni-sindacati/Fiom Landini compreso - appoggiamo ogni forma di opposizione dentro e fuori i sindacati confederali

  • 1 - “Contratto dei metalmeccanici. Una svolta verso il passato” da Red. Radio Città Aperta
  • 2 - Metalmeccanici. Fim, Fiom e Uilm siglano la fine del contratto collettivo nazionale
  • di Unione Sindacale di Base
Intervista a Sergio Bellavita, di Usb Lavoro Privato

Buongiorno, Sergio. Parliamo di questo contratto dei metalmeccanici siglato tre giorni fa. Un contratto che è destinato ad aprire quella che voi definire una “nuova era nelle relazioni industriali nel nostro paese”. Quali sono gli aspetti più critici del contratto siglato, tra gli altri, dalla Fiom?
Diciamo innanzitutto che il contratto metalmeccanico ha sempre segnato, nel bene e nel male, dei momenti importanti, anche dei passaggi di svolta, nelle relazioni industriali e anche sul piano sociale del paese. Questa volta li segna in negativo. Più che di perplessità parlerei di punti che sono di totale contrarietà rispetto al giudizio che diamo noi. In particolare viene concesso alle imprese, quindi a
Federmeccanica, una cosa che nessun contratto di categoria aveva finora mai concesso; e cioè l’assorbimento degli aumenti dati attraverso il contratto nazionale. In sostanza, i lavoratori che lottano dal 1° gennaio 2017 per avere il salario fisso non potranno chiederlo perché le imprese e i sindacati firmatari Cgil-Cisl-Uil hanno concordato di chiedere solo premi variabili e premi in natura. Ma quando anche i lavoratori riuscissero a spuntare il salario fisso, le aziende potranno assorbirlo e quindi in qualche modo questa lotta per il salario verrà vanificata dal fatto che gli aumenti dal contratto nazionale non arriveranno più. Questo è il vero punto di svolta nelle relazioni. In sostanza Federmeccanica incassa che i due livelli contrattuali non si sommano più, ma c’è un unico livello salariale centralizzato, misero e autoritario. Misero perché legato all’indicatore Ipca, che è ben al di sotto dell'inflazione rilevata dall’Istat, tra l’altro depurato anche dai costi di esterni al sistema. Autoritario perché incentrato sul modello dell’esigibilità degli accordi (le regole stabilite nel contratto diventano rigide e immodificabili fino al rinnovo successivo, ndr), che sostanzialmente vuole impedire che ci sia il conflitto, che ci sia l’organizzazione dei bisogni nei luoghi di lavoro. Centralizzato perché lo scambio che han fatto Cgil-Cisl-Uil è quello di firmare un contratto nazionale che gli consente di incassare cospicue risorse dagli enti bilaterali e dalle quote, ma centralizza il sistema di relazioni e impedisce ai lavoratori di poter migliorare la propria condizione. Nei fatti siamo davanti ad un blocco salariale.

In effetti le reazioni positive, se non addirittura entusiaste, sono arrivate dal governo e dalle imprese. Dovrebbero essere un segnale chiaro sulla direzione in cui va un accordo di questo tipo… Tu facevi riferimento a tre aspetti nuovi del contratto, mettendo in evidenza quello autoritario che è quello, probabilmente, che più mi ha colpito. Quale è la possibilità, quali son gli strumenti che oggi i lavoratori hanno in mano per difendersi da attacchi che sono ormai all’ordine del giorno?
Il modello diventa autoritario innanzitutto per la ragione che bloccando le dinamiche salariali impedisci che ci sia la libera contrattazione, in qualche modo. L’unica contrattazione possibile è quella sulla prestazione lavorativa, perché – diciamoci la verità – oggi siamo davanti alla contrattazione di ricatto: il padrone ti dà un centesimo, ma te lo dà a fronte del fatto che gli produci di più, quindi sgobbi di più; a fronte del fatto che chiudi un occhio sulle condizioni di sicurezza, che tagli il diritto alla malattia, che accetti di lavorare su più turni fino ai 21 turni (settimanali, ndr). Ci sono molte imprese che ormai stanno abbondantemente attingendo al massimo utilizzo degli impianti, che è poi il massimo sfruttamento del lavoro umano. E il modello è poi autoritario anche perché è costruito intorno all'accordo del “10 gennaio” (il 10 gennaio 2014 è stato siglato  l'Accordo Interconfederale tra CGIL CISL UIL e Confindustria in merito al Testo Unico sulla rappresentanza, ndr) che ovviamente per i sindacati firmatari ha un impatto rilevante. Nel momento in cui accettano tutte le clausole contrattuali si impegnano a rispettarle fino in fondo. Quindi i lavoratori oggi non avranno più la possibilità di rivolgersi a queste organizzazioni sindacali per migliorare la propria condizione, perché dovranno soggiacere alle singole clausole contrattuali. Questo è l’aspetto più devastante in assoluto.

Com'è stata bloccata la contrattazione salariale in miglioramento al contratto?
Nell’accordo dei metalmeccanici firmato sabato 26 è stata cancellato dal testo la parola “anche” sul capitolo che riguarda il premio di risultato; quindi quando si diceva che il lavoratore può contrattare salario “anche” variabile, quell’”anche” significava che c’era spazio anche per contrattare, conquistare, salario fisso, garantito, strutturale. Uno spazio che ora non c’è più.
Aver cancellato la parola “anche” consegna la contrattazione da una parte solo ai buoni benzina e quant’altro, dall’altra alla “contrattazione di ricatto”; quindi tutto è giocato sulla prestazione lavorativa. Ed è evidente che siccome i sindacati firmatari fanno obbligatoriamente rispettare ogni singola clausola del contratto per quello che prevede il Testo unico di gennaio, è chiaro che questo intreccio non può più consentire ai lavoratori di organizzarsi con i sindacati per migliorare la propria condizione.
Sembra decisamente chiaro e terribile...
C’è un punto che voglio aggiungere però. Il meccanismo di adeguamento dei salari ex post è stato proposto in realtà dalla Fiom, in particolare, che è stata l’organizzazione decisiva per questo salto indietro dei metalmeccanici; perché non è un’innovazione, ha molto di stantio e di muffa… Decisivo è quello che viene sottratto ai lavoratori: la possibilità di costruire una rivendicazione salariale. Il meccanismo di adeguamento dei salari ex post, è chiamato così perché annualmente tutte le parti si incontrano e dovrebbero allineare i salari sulla base dell’indicatore Ipca. Ciò significa che le piattaforme non potranno più essere costruite sulla base di valutazioni autonome del sindacato. I lavoratori non potranno più sapere quale è la richiesta economica e la piattaforma. Il contratto si riduce ad una scala mobile misera, a perdere, dei salari.
Quindi salari sempre più ridotti e soprattutto lo spazio per la contrattazione che si fa sempre più stretto. Ringraziamo Sergio Bellavita di Usb lavoro privato. Grazie Sergio per essere stato con noi.
Grazie a voi, ciao.
29 novembre 2016 
metalmeccanici
È destinato ad aprire una nuova era nelle relazioni industriali del nostro paese l’accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici sottoscritto sabato 26 novembre da fim fiom uilm e federmeccanica.
Non casualmente una settimana prima del referendum costituzionale.
È sufficiente scorrere gli elogi sperticati che giungono da imprese, governo e da Sacconi per comprendere quale segno abbia l’innovazione introdotta.
Non siamo davanti semplicemente ad un pessimo accordo che consegna ai lavoratori un incremento salariale ridicolo e indefinito e che aderisce pienamente al welfare contrattuale dei premi in natura e ticket. Il contratto firmato costruisce nei fatti un nuovo modello ridisegnando complessivamente le funzioni di due livelli contrattuali, nazionale e aziendale, con il risultato di consentire un solo livello di fatto e esclusivamente a perdere.
Il contratto nazionale prevede infatti , per la prima volta in assoluto, la non sovrapponibilita’ dei due livelli salariali. A partire dal primo gennaio 2017 gli incrementi salariali del contratto nazionale andranno ad assorbire salario individuale e collettivo strutturale conquistato dai lavoratori in azienda. Il combinato disposto della cancellazione della parola “anche variabile” dal capitolo sui premi di risultato e del meccanismo di assorbimento è costruito esplicitamente per ridurre e contenere le spinte salariali e le rivendicazioni dei lavoratori. federmeccanica regala il contentino a fim fiom uilm del mantenimento dei due livelli contrattuali formali ma incassa la sostanza, la garanzia cioè che esiste un solo livello salariale; centralizzato, misero e autoritario. Non c’è alcuno spostamento del peso della contrattazione dal nazionale al livello aziendale.
Il sistema metalmeccanico è costruito per impedire l’esercizio della libera contrattazione e per ridurre i salari. Ed anche qualora i lavoratori riuscissero a ottenere salario fisso e strutturale con le lotte in azienda, contravvenendo alle prescrizioni del contratto nazionale, le aziende potranno assorbirlo. Fim fiom uilm cancellano così l’autonomia della contrattazione svuotando di fatto il contratto nazionale. Gli incrementi salariali verranno misurati sull’indicatore IPCA, depurato dai costi importati, e riconosciuti solo ex post al giugno di ogni anno. Fim fiom e uilm hanno regalato un anno in più di vigenza contrattuale, quattro anziché tre, ma avrebbero potuto tranquillamente sottoscrivere “sine die” la parte economica in quanto viene preclusa la possibilità stessa di costruire una rivendicazione salariale autonoma.
Da oggi in poi, il contratto nazionale è relegato alla sola funzione di scala mobile a perdere. Lo stesso welfare contrattuale che viene massicciamente introdotto nel contratto nazionale è anch’esso uno degli elementi di mortificazione salariale. Non solo perché per i padroni il costo è tutto a carico delle retribuzioni ma per la ragione che, considerato il divieto di ottenere salario fisso e la incentivante detassazione concessa dal governo, è destinato a divenire da subito il “cuore” della contrattazione a livello aziendale.
Si ritorna al pagamento in natura, vero e proprio capolavoro dell’ipocrisia di fim fiom uilm. L’una tantum a copertura della vacanza contrattuale di ben 17 mesi è di 80 euro.. ma è semplicemente uno spostamento di risorse ricavato dal posticipo della avvio della sanità integrativa… Qualcuno deve avere consigliato di non sottoscrivere contestualmente la limitazione al diritto di sciopero con le clausole di raffreddamento e l’integrale recepimento del testo unico del 10 gennaio, evidentemente già concordate tra le parti, e di non portarla neanche al voto dei lavoratori. Tutto è demandato ai lavori oscuri di una commissione. Tuttavia restano le deroghe al contratto nazionale, la possibilità cioè di non applicare o peggiorare parti normative del contratto nazionale a livello aziendale. Il fattore più rilevante di cancellazione del ruolo del contratto nazionale. La normativa resta sostanzialmente quella degli accordi separati del 2009 e del 2012 che la fiom non sottoscrisse per i peggioramenti introdotti su flessibilità, deroghe, orari e ruolo delle rsu.
In realtà è stato firmato un contratto aperto, altri peggioramenti sono destinati a arrivare con i lavori delle commissioni costituite ad hoc su lavoro agile, “politiche attive del lavoro” cioè meccanismi di accorpamento ore per la gestione degli esuberi e riforma dell’inquadramento. Mentre si recepisce da subito la legislazione del governo Renzi sulla cessione “solidale” di ferie e permessi da lavoratori ad altri lavoratori, a costo zero per le imprese. Il nostro giudizio è per tutte queste ragioni di assoluta contrarietà. Questa firma sancisce la fine di una velleità tutta interna alle segreterie di fim fiom uilm sul ruolo della contrattazione.
La fiom di Landini è stata protagonista di un’innovazione che sancisce la fine del contratto nazionale nato nel 1969 con una straordinaria stagione di lotte. La contrattazione diventa strumento formale in mano alle imprese per aumentare ritmi, carichi e impedire la crescita dei salari. Un modello neocorporativo che, anche nei metalmeccanici, sussume sindacati firmatari e imprese in un solo fronte, uniti nella sfida per la competitività delle merci, e scarica per intero i costi della crisi del capitale sulle lavoratrici e sui lavoratori.
Il contratto nazionale si difende e si riconquista ridando senso e valore alla sua esistenza, solo se effettivamente risponde ai bisogni di chi lavora. Lo stesso concetto di democrazia di cui tanto si ammanta questo rinnovo, si risolverà con una consultazione farsa, strumento per scaricare la responsabilità di questa debacle sindacale ai lavoratori ed alle lavoratrici. Federmeccanica esce trionfante dall’accordo. Saggiata la resa e la complicità di fim fiom uilm ha preteso e ottenuto la fine del contratto nazionale.
La sua esistenza formale serve esclusivamente alle segreterie sindacali ed alle associazioni che incasseranno risorse considerevoli e benefici vari da enti bilaterali e quote contratto. Non serve ai lavoratori, ridotti a merce su cui sperimentare modelli sempre più sofisticati di spoliazione e sfruttamento. In questo quadro appare persino irrispettosa la richiesta di fim fiom uilm di 35 euro di quota contratto per i lavoratori non iscritti.
Oggi l’unica possibilità di difendersi e ricostruire un agire collettivo per la riconquista di diritti e salario è quella della rottura con fim fiom uilm. La ritrovata unità sul contratto dei metalmeccanici chiude il cerchio della complicità sindacale di Cgil Cisl Uil.
È solo fuori da questa complicità che si ricostruisce .
Da oggi inizia la battaglia per respingere questo ignobile accordo.

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