lunedì 28 novembre 2016

pc 28 novembre - Il dissesto idrogeologico causa ogni anno morti e danni ambientali… come ogni anno il capitalismo uccide in tanti modi…

Ci sono i morti sul e per il lavoro, i femminicidi, la repressione e la violenza delle cosiddette forze dell’ordine, ecc. ecc., morti fisiche e morti psicologiche, e ci sono anche i morti, i dispersi e i feriti causati dalla natura ovvero causati dai governi di un sistema sociale che se ne frega altissimamente della prevenzione e della cura dell’ambiente…

Alcuni dati su questi ultimi ce li dà lo studio riportato da questo articolo di giornale del 26 novembre che però guarda essenzialmente ai “costi materiali”, ma dal quale si capisce comunque che è appunto il modo di governare la causa principale dei disastri sociali, a conferma della critica di classe di questo sistema che è fondato sul PROFITTO. Una critica che smaschera una volta per tutte le chiacchiere e le finte lacrime di “cordoglio”, “comprensione”, “correremo ai ripari”, “investiremo per migliorare” ecc. ecc. delle istituzioni.

Una analisi di classe dei perché di tutto questo la si può trovare qui: http://proletaricomunisti.blogspot.it/2016/11/pc-18-novembre-ieri-la-dialettica-della.html

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Il dissesto idrogeologico ci costa due miliardi e mezzo all’anno

Il dissesto idrogeologico costa all’Italia 2,5 miliardi di euro all’anno. Il 9,8% del territorio italiano è ad alto rischio di dissesto. Oltre 9 milioni di cittadini vivono in aree a rischio alluvioni, dove si trovano un milione e 200mila edifici. La cementificazione avanza alla velocità di 4 metri quadrati al secondo, anche se ha rallentato dal 2008, a causa della crisi economica.

Mentre la consueta tornata autunnale di alluvioni colpisce cuneese e Liguria, l’Associazione
nazionale dei consorzi per la gestione del territorio e delle acque (Anbi) tira fuori un po’ di dati e fa alcuni conti: basterebbero 8 miliardi di euro, per finanziare una serie di interventi con progetti già esecutivi, per risolvere i problemi più grossi nelle venti regioni italiane. I dati diffusi dall’Anbi sono forniti dal Ministero dell’ambiente e dal suo istituto di ricerca, l’Ispra.
Il 9,8% del territorio nazionale è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica
Si tratta dell’82% dei comuni, dove si stimano a rischio 6.250 scuole, 550 strutture sanitarie, circa 500.000 aziende (agricole comprese), 1.200.000 edifici residenziali e non
I comuni italiani interessati da aree con pericolosità da frana o idraulica sono 7.145, l’88,3%. Quelli non interessati da tali aree sono solamente 947. 
La popolazione a rischio alluvioni è di 9.039.990 abitanti, quella a rischio frane 5.624.402.
Per l’Anbi, le cause del dissesto sono l ‘urbanizzazione selvaggia, l’abbandono delle aree collinari e montane da parte della popolazione delle attività agricole, i cambiamenti climatici.

Il giornale di Sicilia 26/11/16

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