giovedì 17 novembre 2016

pc 17 novembre - Per il 50° anniversario della GRCP

Proponiamo ai compagni e alle realtà sociali e politiche un confronto e un dibattito sulla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria
attraverso i temi contenuti nella prefazione alla ‘antologia di documenti’ – un libro uscito
per le edizioni ‘la città del sole’ – che si può richiedere a pcro.red@gmail.com
prefazione
Il 50° della Rivoluzione culturale proletaria in Cina offre l'opportunità per il movimento operaio e comunista di riflettere sul significato storico e sugli splendori e limiti di questa grande esperienza che ha caratterizzato la fase finale della vita del grande dirigente del movimento comunista internazionale, Mao Tse Tung e della fase socialista della Cina.

La Rivoluzione culturale proletaria (RCP) è stato il tentativo delle masse giovanili, proletarie e contadine e di larga parte dei quadri del Partito Comunista Cinese di rivitalizzare il socialismo e
cercare di impedire che la Cina procedesse lungo la strada della restaurazione capitalistica già avvenuta nell'Unione sovietica come effetto lungo del XX congresso – di cui ricorre anche il 60° anniversario.

La RCP cinese rappresenta il nuovo tentativo di assalto al cielo prodotto dalle masse nella fase del socialismo e il primo organico tentativo di un'uscita a sinistra dalla crisi del socialismo dopo l'affermarsi del revisionismo in Russia.

Riparlarne a cinquant'anni di distanza ci sembra essenziale per tutti coloro che mantengono ferma e chiara la prospettiva storica del socialismo come società di transizione verso il comunismo, realizzabile solo su scala mondiale.


La RCP è l'esperienza storica di milioni di giovani che affermano uno slogan in sintonia con l'intera ribellione della gioventù degli anni '60. “E' giusto ribellarsi”, dalle Guardie rosse dilaga in tutto il mondo e in particolare nei paesi occidentali, fondendosi con l'opposizione alla guerra del Vietnam, al maggio francese, al biennio rosso italiano del 68/69, ecc.
La Comune di Shanghai afferma il principio che nel socialismo fondamentale è che la classe operaia deve dirigere tutto. Così come si afferma in quegli anni la linea di sviluppare la produzione e continuare la rivoluzione, con una rinnovata critica per imporre il primato degli interessi popolari e il controllo effettivo di contenuti e metodi nella produzione per il socialismo.

Centrale in questa esperienza è però il problema del potere socialista.
La necessità di ridare vita ad organismi di potere dal basso, a comitati rivoluzionari, la necessità che il proletariato e le masse popolari si impadroniscano in maniera sempre più concreta e creativa della sfera della sovrastruttura (cultura, arte, scuola, educazione, mezzi di comunicazione di massa, indagine scientifica); la necessità che nelle fabbriche venga attaccata la divisione del lavoro, il dominio dei tecnici sui meccanismi di produzione e che la classe operaia anche nel campo della produzione metta la politica e i suoi interessi strategici come punti di riferimento; la necessità che il Partito comunista abbia un ruolo dirigente nello Stato di dittatura del proletariato e nella transizione comunista e che questo è possibile solo se riesce a portare avanti una lotta continuata e senza quartiere agli elementi della burocrazia, ai privilegi dei nuovi 'mandarini' o della nuova 'borghesia rossa', che trovano fondamento nella continuità dell'esistenza delle classi e strati nella società socialista che portano a deviazioni e degenerazioni che mettono a rischio la costruzione del socialismo.

Straordinario fu l'impatto della RCP nello sviluppo del nuovo internazionalismo.

Il 50° è l'opportunità per tornare a riflettere su tutti questi temi, nelle fabbriche, nelle università, nei centri di aggregazione del movimento di lotta e tra gli intellettuali che restino tuttora sul terreno della scienza rivoluzionaria e della critica radicale all'odierna società imperialista.

E' per tornare a discutere di questo che serviva un primo libro agile che riassume, usando testi cinesi, i punti caratterizzanti degli anni iniziali della RCP, dal 1966 al 1968, principalmente.

Compatibilmente con le esigenze editoriali e gli interessi che possono suscitare, pensiamo ad ulteriori volumi e opuscoli che permettano di comprendere gli anni precedenti la Rivoluzione Culturale: il grande dibattito e la grande polemica che attraversò il movimento comunista internazionale negli anni che vanno dal '56 al '66; un approccio documentario e critico sulle esperienze concrete della Rivoluzione Culturale Proletaria in materia di fabbriche, scuole, campagne; una riflessione sulle vicende legate alla Comune di Shanghai; e, infine, una analisi critica a più voci su limiti ed errori di questa esperienza che possano servire a sintetizzarla come bilancio e patrimonio dell'intero movimento comunista internazionale.

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