mercoledì 28 settembre 2016

pc 28 settembre - Almaviva Palermo torna alla carica sui trasferimenti, ovvero licenziamenti, e i lavoratori oggi scioperano

I dirigenti dell’azienda non hanno atteso le scadenze previste dagli accordi di maggio scorso, bruttissimi accordi che come si vede hanno riportato a galla tutti i problemi lasciati in sospeso e che comunque avevano visto il NO di tantissimi lavoratori contro le scelte sindacali.
Almaviva non ha aspettato nemmeno 6 mesi (avevamo detto che con quell’accordo l’azienda “comprava tempo”) per proporre ai lavoratori di spostarsi a Rende in Calabria, (il piano prevede lo
spostamento dei circa 400 lavoratori a gruppi di 150 tra ottobre, novembre e dicembre) e continuare lì a lavorare per la commessa Enel, per questioni economiche, e infatti così si giustifica: “Se siamo arrivati a questo punto è perché tutte le parti firmatarie dell’accordo del 31 maggio, sia istituzioni che sindacati, hanno totalmente disatteso i loro impegni. Da luglio avanziamo l’ipotesi di un trasferimento dei lavoratori palermitani impiegati nella commessa Enel, ma nessuno ha minimamente preso in considerazione questa ipotesi. Oggi siamo arrivati a malincuore a questo, Almaviva sta vivendo un periodo di forte crisi, solo ad agosto abbiamo registrato perdite di 3 milioni di euro”. (La Repubblica di ieri)
Quindi ci pensavano già da luglio! E adesso Almaviva non ne può più, deve ricominciare a fare pressione sul governo per avere altri soldi! E minaccia i licenziamenti! In realtà alcuni lavoratori sono convinti che si tratti di un più generale gioco tra tutti quanti, azienda, sindacati, istituzioni, sulla pelle dei lavoratori, affinché, attraverso il ricatto l’azienda alla fine vinca fino in fondo facendo accettare alle lavoratrici e ai lavoratori le clausole sociali quando scadrà la commessa Enel, cioè proprio a dicembre!
Dopo la proposta di 1000 euro per chi decideva di licenziarsi a giugno, l’azienda non vuole più aspettare e allora non devono aspettare nemmeno più i lavoratori se vogliono mantenere il posto di lavoro. Serve, come abbiamo detto durante le lotte precedenti, che la lotta riprenda ora con l'autorganizzazione di classe e di massa a partire dal dissenso alle nuove proposte irricevibili che vogliono ancora di più, se ciò fosse possibile, peggiorare le condizioni di lavoro, salario e diritti e condizioni di lavoro.

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