martedì 5 luglio 2016

pc 5 luglio - Brexit - Dichiarazione di proletari comunisti - Partito Comunista maoista Italia - anticipazione dal numero di luglio di proletari comunisti

Contro tutti i governi imperialisti europei
Contro i Brexit fascisti e revisionisti
Lotta di classe - via rivoluzionaria al socialismo
Internazionalismo.

L'imperialismo e i suoi governi, in ogni latitudine continuano ad attraversare una profonda crisi economico finanziaria, politica e sociale.
Tutti i governi imperialisti scaricano la crisi sui proletari e le masse popolari all'interno e proseguono con l'aggressione imperialista all'esterno verso le nazioni e i popoli oppressi.
Proletari e popoli oppressi hanno bisogno di unirsi contro tutti i governi imperialisti per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro, per respingere le guerre di aggressione imperialista, per rovesciare le forze che all'interno sostengono e colludono con i governi reazionari a servizio dell'imperialismo.
Le forze riformiste e piccolo borghesi operano all'interno delle lotte proletarie e dei popoli per guidarle a sostegno di un imperialismo contro l'altro, per proporsi come agenti alternativi al servizio degli stessi interessi.
Se i governi e gli Stati imperialisti sono uniti contro proletari e popoli, sono divisi tra di loro in una
contesa infinita che ha come “bottino” le fonti energetiche e le materie prime e il controllo dei mercati mondiali. Questa contesa ha come scopo costante una nuova ripartizione del mondo tra le grandi potenze, in cui il ruolo di imperialista egemone lo svolgono gli Usa.
L'imperialismo è guerra, e ogni contesa per una nuova spartizione ha come esito finale, sempre e comunque, la guerra; guerre interimperialiste, guerre per conto dell'imperialismo, guerre reazionarie, guerre contro il popolo.
Proletari e comunisti non hanno altra strada che lottare contro gli imperialisti di ogni tipo, contro le loro guerre, contando sulle proprie forze e sulla costruzione dell'unità internazionale tra proletari e popoli oppressi.

Questa strada è ostacolata e combattuta, non solo come è naturale dagli imperialisti e dai loro governi, diretti o asserviti, ma oggi anche e soprattutto dalle forze reazionarie che vogliono indirizzare la lotta dei proletari e dei popoli verso il fascismo o nuove forme di dittatura reazionaria a direzione dell'integralismo islamico; così come dalle forze riformiste e socialdemocratiche, revisioniste, travestite da forze di liberazione o da forze sedicenti “comuniste” che operano per mantenere la lotta dei proletari e delle masse nell'ambito della democrazia borghese, della via elettorale, della via pacifica o del riformismo armato di stampo socialdemocratico.

La vicenda Brexit non può che essere vista in questo contesto per orientarsi correttamente, e domanda ai comunisti, alle avanguardie proletarie e rivoluzionarie una solida posizione alternativa non solo alle varie facce dell'imperialismo, ma anche alle varie facce delle “opposizioni” falso comuniste o falso progressiste.
In Europa le borghesie, i governi, gli Stati imperialisti sono da sempre impegnati nel costruire una unità che permetta al blocco imperialista europeo di colludere e competere con l'imperialismo Usa, russo, Cina, Giappone, ecc. Ma questa unità non è né può mai essere solida perchè all'interno della UE si sviluppa una contesa tra le stesse borghesie imperialiste europee.
Questo dato mina costantemente all'interno i progetti unitari di “imperialismo europeo”. In questo senso l'imperialismo più forte in Europa, la Germania, punta esso stesso a divenire una superpotenza e svolge, quindi, una egemonia economica, politica, finanziaria – non militare attualmente – per imporre politiche unitarie che siano compatibili con il ruolo e l'ascesa dell'imperialismo tedesco. Gli altri paesi imperialisti cercano all'interno di questa alleanza, per loro inevitabile perchè dotati di forza minore, di difendere i loro interessi. In questo senso gli organi superpartes costruiti dentro la UE sono, allo stesso tempo, espressione degli interessi dell'imperialismo tedesco e dei livelli di conciliazione con esso degli altri paesi imperialisti.
Della dimensione europea dell'imperialismo fa parte l'imperialismo britannico che, dati i propri legami storici organici esistenti con l'imperialismo americano, è da sempre con un piede dentro e un piede fuori l'unità europea. Il piede dentro dell'imperialismo della GB è utilizzato per ottenere di volta in volta maggiore conciliazione con i propri interessi specifici.
Questa politica è stata sempre portata avanti dall'imperialismo britannico, qualunque sia il tipo di governo, conservatore o laburista esistente in Gran Bretagna, e l'imperialismo britannico ha sempre tentato, ora esplicitamente ora implicitamente, di addebitare alla UE la propria politica antiproletaria e antipopolare e la propria azione imperialista su scala internazionale, dove per altro la GB opera in stretta alleanza con gli Usa.
All'interno della GB l'approfondimento della crisi economica, politica e sociale ha sviluppato un'ampia serie di forze reazionarie che vogliono un perseguimento ancora più radicale degli interessi dell'imperialismo britannico, fuori dai vincoli UE, per forzarli ancora più a destra in senso antioperaio e antipopolare.

Per questo il referendum è stato un braccio di ferro tra le forze della trattativa con gli altri governi imperialisti europei, nel quadro UE, e le forze che perseguono una rottura non solo ad uso internazionale ma soprattutto ad uso interno, forze nazionaliste, socialscioviniste e di aperto stampo fascista all'inglese. Queste facendo leva sulle contraddizioni con la UE, puntano ad affermare una politica ancora più antioperaia e antipopolare e soprattutto una politica anti immigrati, razzista e xenofoba, che cavalca il disagio delle masse per unirle sotto la bandiera “only british first” che viene sostenuta dalle forze più esplicitamente reazionarie che dilagano in tutta Europa, e in alcune paesi sono vicine alla conquista del governo. Queste forze hanno vinto il referendum Brexit e rappresentano un nuovo e più esteso focolaio della marcia reazionaria moderno fascista all'interno dell'Inghilterra e dei paesi imperialisti in generale.

Per questo, la vittoria di queste forze in Inghilterra spinge gli altri governi imperialisti europei dominanti, da un lato a contenere i danni e cercare le formule di accordi economico finanziari che possano evitare l'aggravamento della crisi e il collasso complessivo dell'alleanza instabile rappresentata dalla UE; dall'altro però vogliono approfittare del Brexit per rafforzare il proprio dominio economico, politico, finanziario, istituzionale, ecc. ai danni dello stesso imperialismo inglese.
La Germania diventa, così, sempre più forte, l'alleanza franco tedesca ne viene rafforzata e l'Italia imperialista, da sempre socio minore, ora vede l'opportunità per diventare “socio maggiore”.
Questo non fa che alimentare la contesa e spinge sui grandi problemi a differenziare gli interessi tra gli Stati e i governi imperialisti, sviluppando una spirale di azione e reazione che sullo sfondo porta un intervento sempre maggiore negli affari europei degli Usa, della Russia e della Cina e ad un'altra tappa della contesa guerrafondaia.

Ma è dal punto di vista dei proletari e delle masse popolari che il voto Brexit porta i maggiori danni.
In Inghilterra è facile vedere che, sia se procede il governo conservatore post Cameron, sia se i laburisti tornino in un quadro di unità nazionale al governo per la “salvezza dell'impero”, sia che tutte e due collassino di fronte all'avanzata reazionaria dell'Ukip, sul piano economico non possono che perseguire un attacco ancora più profondo alle legislazioni antioperaie e antipopolari. Sul piano della legislazione interna i padroni inglesi si sono sempre lamentati per gli eccessi di tutela dei lavoratori degli altri paesi europei e quindi in GB si va verso Loi Travail, Jobs act ancora peggiori. Sul fronte della politica sull'immigrazione e sui livelli di accoglienza degli stranieri, dei giovani europei, ecc. ora, qualsiasi governo post Brexit cancellerà queste tutele e cercherà di fare della GB una nuova terra della xenofobia imperialista che sarà fortemente attrattiva nel seguire a tappe forzate la stessa strada verso una gran quantità di paesi all'interno dell'attuale UE.

Negli altri paesi imperialisti gli elementi di crisi temporanea che la questione Brexit comporta saranno ulteriormente utilizzati per proseguire in forme anche emergenziali le politiche che già si attuano in sede UE nell'interesse di tutti i padroni europei.
Anzi, sul fronte dell'immigrazione e della xenofobia anche i governi imperialisti più forti utilizzeranno al Brexit per togliere ulteriormente la maschera alle politiche razziste antimmigrati.

Ma tutto ciò non deve spaventare. Solo chi ha fiducia nell'imperialismo e nei suoi governi e considera che queste politiche siano dettate dall'ultimo nome del presidente del consiglio e non dagli interessi strutturali delle borghesie imperialiste, può pensare che i governi modifichino le proprie politiche sulla base di un risultato elettorale, referendario interno. La parola su questo è invece unicamente affidata alla lotta di classe, al dilagare degli scioperi, delle lotte operaie, delle rivolte delle periferie, dei giovani, uniche armi per rispondere, contrastare, ostacolare le politiche dell'imperialismo.
Così come solo la capacità di trasformare queste lotte, di indirizzarle verso un'alternativa rivoluzionaria di potere può mettere realmente in crisi i governi imperialisti europei in ogni paese e l'insieme instabile dei governi imperialisti in Europa.

Però la Brexit ha messo in luce altri elementi che in qualche misura impongono che la strada delle lotte sia ripulita dalle infezioni fasciste e riformiste, revisioniste.

Il voto Brexit alimenta l'avanzata governativa delle forze reazionarie, gli dà maggior strumenti per raccogliere un consenso intorno a sé, per pescare non solo nei tradizionali ceti di riferimento ma anche nelle devastate terre del popolo.
Per questo non può bastare la lotta sociale, la rivolta giovanile e proletaria, bisogna che esse siano su basi di classe e che non diano spazio alle demagogia populiste anti UE dell'estrema destra nelle fila proletarie e popolari.

L'elemento grave che ha messo però in luce il voto Brexit è il passaggio di campo di forze di sinistra, sindacali e politiche, di gruppi sedicenti comunisti, marxisti-leninisti, di pezzi di movimento che hanno approfittato della vicenda Brexit per mostrare la loro vera natura e di cosa sono realmente fatte le loro parole d'ordine sedicenti anticapitaliste, sedicenti anti euro, anti UE. Esse sono divenute arnesi della peggiore linea elettoralista, nazional sciovinista che nessuna veste, abito indossato può mascherare e i cui danni nell'attuale situazione sono molto gravi perchè disorientano fette di movimento,le quali vengono portate sul terreno che è di abbandono della lotta di classe contro i propri padroni, contro il proprio imperialismo, della via della lotta per la rivoluzione proletaria e socialista, e di abbandono dell'internazionalismo proletario, che diventa per costoro l'alleanza dei “nazionalismi proletari” che sempre il marxismo, il leninismo hanno considerato componenti del passaggio dei falso socialisti nel campo dell'imperialismo.
Questo arcipelago di forze di sinistra, al di là della volontà soggettiva e dell'impegno nelle lotte di numerosi militanti, sono arnesi inservibili per la lotta necessaria oggi.

Per questo è necessario delimitare nettamente il campo tra comunisti e revisionisti di qualsiasi specie, costruire il fronte unito delle masse, liberandosi delle mosche cocchiere dell'imperialismo, e, soprattutto, costruire l'iniziativa rivoluzionaria autentica, nel contesto tumultuoso della crisi che si approfondisce, delle contraddizioni interimperialiste, delle esigenze travolgenti dei proletari, della gioventù ribelle, delle masse di migranti, che caratterizzano al situazione interna dei paesi imperialisti europei.

proletari comunisti - PCm Italia
luglio 2016

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