mercoledì 13 luglio 2016

pc 13 luglio - Speciale VERTICE NATO - IMPERIALISMO E GUERRA - 2

prosegue qui una serie di articoli che fanno parte di un numero speciale di proletari comunisti in uscita a luglio

L'UCRAINA

Essa è il primo terreno di scontro tra la Nato, con interessi differenziati al suo interno, e l'imperialismo russo. Il sostegno al regime filonazista di Kiev e l'aperto tentativo di staccare l'Ucraina dalla Russia è la causa principale della guerra civile in Ucraina e della situazione attuale.
L'imperialismo russo ha annesso subito la Crimea per il suo fondamentale sbocco nel Mar Nero e ha sostenuto l'opposizione popolare di carattere antinazista e antimperialismo occidentale che ha il suo cuore nel Donbass. Questa resistenza è stata il fattore principale per cui la contesa non si è tradotta in un ulteriore allargamento dello scontro e in una nuova definitiva spartizione.
Ma Nato e imperialismo occidentale, con in testa gli Usa non hanno certo mollato la presa e hanno sostenuto accordi con la Russia solo nel quadro di una tregua temporanea. L'obiettivo Nato-Usa è sempre solo uno: ricomporre l'Ucraina sotto la dittatura di Kiev, con la foglia di fico di una creazione di uno Stato federale decentrato con ampia autonomia per i distretti filo russi.
Questa soluzione non è voluta dalle masse antifasciste e antimperialiste dei distretti ucraini e in ultima analisi non è voluta dall'imperialismo russo. La guerra procede a bassa intensità, le sanzioni economiche alla Russia danneggiano più alcuni paesi imperialisti occidentali che la Russia stessa. Ora, quindi, il Vertice Nato e il gruppo dei 5 di cui fa parte anche l'Italia muove ulteriori passi nella scacchiera aggressiva cercando di scaricare sull'imperialismo russo, soprattutto sulle popolazioni antifasciste e antimperialismo occidentale, la responsabilità.
E qui torna utile il concetto di “guerra ibrida”. Come scrive il Manifesto dell'8 luglio: “tutto può essere
considerato ibrido, qualsiasi episodio di disordine pubblico rischia di essere attribuito ad un'azione di disturbo dall'esterno”. E l'intera situazione in Ucraina è a rischio quotidiano di deflagrazione.

L'espansione Nato che ha nell'Ucraina il suo centro, però, ormai punta a raggiungere tutti i paesi. Ma tutti sanno che l'integrazione euro atlantica dell'intero arco che circonda la Russia – vedi la Georgia – è già guerra. Per questo, Germania e Francia mettono un freno perchè uina guerra ora significherebbe consegnarsi mani e piedi agli interessi dell'imperialismo americano e alla sua deterrenza militare e nucleare che ne fa attualmente la superpotenza egemonica unica.

E' bene dire che la disposizione di soldati e basi nei paesi confinanti la Russia e nei suoi punti di diamante è ben più che una espansione. E' la creazione di un dispositivo di scudo antimissili che ricorda i progetti di “guerre stellari” delle precedenti amministrazioni americane, dove le “stelle” non sono nel cielo ma sulla terra di confine.

LE SPESE MILITARI
L'altro lato della questione su cui occorre prestare molta attenzione è il costo di questa offensiva militare. Gli Usa hanno messo sul campo svariati miliardi di dollari, non solo come traino strutturale del sistema industriale militare Usa che, al di là di ogni tipo di presidenza, è il cuore del dominio imperialista, ma per ricattare apertamente e costringere tutte le potenze europee a pagare il costo di questa nuova fase della strategia globale.
I ministri della Difesa dei paesi Nato, si sono impegnati ad aumentare nel 2016 di oltre tre miliardi di dollari la spesa militare e continuare a crescerla negli anni successivi. Su questo la Gran Bretagna torna a vantare post Brexit il ruolo di primo della classe e a fiancheggiare la pressione Usa su Germania, Francia e Italia, che senza passare da nessuna verifica parlamentare e elettorale hanno già dato il loro Sì alla richiesta.

E' evidente, quindi, che si crea un legame trasversale tra grandi industrie belliche e alte gerarchie militari che si muovono nel quadro Nato, al di là della dimensione nazionale dei singoli Stati. Questo fa sì che ogni governo dei paesi della Nato risponde ad interessi generali dell'imperialismo che ne costituisce il vincolo e la natura, e su questo la Nato è ancora più influente che la Bce che si occupa di “contabilità”, rispetto a ciò che è produzione e assetto geostrategico.

In questo senso, l'uscita dalla Nato è chiaramente un obiettivo della lotta rivoluzionaria in ogni singolo paese imperialista e ha ben altre valenze della manfrina politico-finanziaria dell'uscita dalla UE – parola d'ordine ridicola e di destra quando non riguarda i paesi capitalistici minori (vedi il caso Grecia) schiacciati dai diktat dei diversi imperialismi coalizzati europei.
Ma anche l'uscita dalla Nato è punto programmatico di una rivoluzione compiuta, e non una vacua parola d'ordine, buona per le campagne elettorali o per le tradizionali marce e firme pacifiste che non hanno mai messo realmente in discussione né l'imperialismo, né la Nato e né tantomeno gli assetti interni dei paesi imperialisti.

I PAESI DELL'EST

Tornando alle decisioni del Vertice Nato, va considerato che esse portano a compimento un altro dei processi di cambiamento nell'assetto internazionale, quello della completa trasformazione reazionaria dei paesi dell'Est, divenuti tutti ormai dominati non solo dal capitalismo selvaggio asservito all'imperialismo Usa ed europeo, ma anche da dittature fascio-naziste che ne fanno punta di diamante del processo di fascistizzazione dell'intera Europa e truppe di prima linea nella contesa interimperialista. 
Ciò che avviene da tempo in Polonia, in Ungheria e progressivamente in tutti gli altri paesi dell'Est e balcanici è divenuto chiaro agli occhi del mondo con la barbarie contro gli immigrati, in particolare in Ungheria, e con i processi di legislazione interna che portano feroci nazisti al potere, che con leggi anticomuniste e antidemocratiche cancellano ogni tipo di diritto ai lavoratori e alle masse popolari di questi paesi e le pongono a diretto servizio degli interessi dei padroni imperialisti e della famelica borghesia interna.
L'uomo che guida la difesa in Polonia è Antoni Macerewicz, esponente dell'ultra destra nazista polacca, che come primo compito si è assunto quello di epurare le Forze armate polacche di ogni ufficiale che abbia iniziato la carriera prima del '91, considerati tout court accusabili di nostalgie del vecchio regime comunista. 
Ci sono resistenze a questo all'interno delle stesse strutture militari, sia pure con motivazioni quali: "stravolgimento di carriere e strutture di comando", "Caccia alle streghe e clima maccartista, al posto del principio di professionalità". E' evidente che un ministro della Difesa di questo tipo - dice un altro generale - "con l'appoggio all'Ucraina nazionalista e dominata da estremisti sanguinari è pericoloso per la Polonia ed esaspera l'isteria russofona". 
Un ministro di questa natura vuole uno schieramento di ampie forze, Usa, inglesi e canadesi, sul suolo polacco e si presta allo scatenamento di ogni tipo di provocazione guerrafondaia al servizio dei piani dei veri padroni anche di questo tipo di Ministro, che sono l'imperialismo Usa e le gerarchie Nato. 

Anche negli altri paesi dell'Est avanza la stessa marcia e anche qui sono i generali, quali in Repubblica Ceca, Pavel, che da un anno occupa la poltrona del presidente del Comitato militare della Nato e che sostiene apertamente che la Russia è il vero pericolo e non il terrorismo, sostiene le grandi manovre Nato ai confini della Russia, e si candida per questa via alle prossime elezioni presidenziali nella Repubblica Ceca. 
In Ungheria il cemento nazista è la lotta agli immigrati e i buoni rapporti commerciali con la Russia di Putin, legato ad un aspetto di importanza strategica come quello dell'energia - esiste un accordo sul nucleare siglato nel 2014 tra Budapest e Mosca, che prevede la costruzione da parte Russa nella centrale di Paks di due nuovi reattori. Di conseguenza, Orban appare meno esagitato nell'allineamento militare anti russo e cavalca principalmente, come abbiamo detto la tigre "antimmigrazione". Qui si assiste alla questione, molto strana in apparenza, che le forze di opposizione di centrosinistra che denunciano la natura dittatoriale di Orban, usano, però, contro di lui un argomento di destra quale quello di essere "tiepido" nella contrapposizione alla Russia, e di conseguenza sono le forze di centrosinistra più attive nello spingere l'Ungheria ad allinearsi all'offensiva anti Russia, targata Usa-Nato.
Anche in Polonia il Comitato in difesa della democrazia che protesta contro l'orbanizzazione interna lo fa affermando: "restiamo comunque a favore delle decisioni prese dall'Alleanza Atlantica per aumentare la sicurezza del nostro paese".

In tutto l'Est il cammino è identico. Via via i regimi reazionari che spesso si tingono di nazionalismo, al contrario svendono il paese agli interessi Usa-Nato. Dovrebbe fare scandalo ad esempio la partecipazione del Montenegro come osservatore al Vertice di Varsavia; il presidente del Montenegro, Mirko Knezevic, famosa perchè mostra spesso la foto di suo figlio vittima di un bombardamento Nato, targato Aviano, del '99, mentre ora corre a chiedere l'ingresso nella Nato stessa.
Il carattere dell'economia montenegrina non avrebbe alcun bisogno di questa svolta militare. E' la Nato, invece, che con l'adesione del Montenegro vuole cogliere due obiettivi: da un lato sul piano militare chiude la linea dell'Adriatico orientale dopo le adesioni di Croazia e Albania, e dall'altro stacca un  altro paese dall'orbita russa. Le forze dominanti in Montenegro invece puntano sulla Nato per avere una copertura, non tanto rispetto alla Russia, quanto sul piano interno, ridando slancio ad una leadership che si basa su legami con la grande malavita, italiana, russa, balcanica.


Non è solo l'uso interno della presenza Nato da parte dei regimi reazionari insediatisi nei paesi dell'Est, ma anche la battaglia tra di loro, per ottenere di più dalla Nato, di voler essere riconosciute come parte integrante della sua azione, anche ai danni degli altri paesi dell'Est. Questo porta, per esempio, il presidente romeno, che già concede presenza di Basi strategiche e soldati, che insiste per essere inserito organicamente in un modello di collaborazione navale ed aerea con le forze dell'Alleanza; o come il presidente polacco che si vanta del fatto che la portaerei polacca partecipa all'iniziativa "Air policing" per il pattugliamento degli spazi aerei bulgari e turchi; così come, sotto regia Nato, Bucarest e Varsavia lavorano a un accordo di cooperazione bilaterale in ambito militare. Insomma una corsa sfrenata a chi serve di più l'imperialismo.
La Polonia stessa si propone di svolgere un'operazione di mediazione per intensificare la collaborazione tra Bielorussia a Nato. E in questo quadro che la Polonia insiste che le brigate decise dal Vertici, si collochino nel distretto di Suwalki, che si trova proprio al confine tra la Bielorussia e l'enclave russa di Kalinigrad, che, come giustamente scrive il Manifesto, rischia di diventare la regione più militarizzata dell'area e il vero potenziale di esplosione.


Questa rassegna ci permette di concludere che queste nuove dittature capitalistiche sono essenzialmente al servizio dell'imperialismo, da cui dipendono in tutto e per tutto. E quindi affidano soprattutto all'imperialismo il compito di difenderne gli interessi, apparentemente nei confronti dell'imperialismo russo ma in realtà soprattutto difendere gli interessi interni contro ogni possibile sviluppo della lotta proletaria e di massa.
Questi paesi descritti da sempre come eredi della dominazione russa e i cui partiti e ceti dominanti ne rappresentavano la longa manus sono divenuti oggi davvero dei puntelli degli interessi dei padroni imperialisti americani ed europei e delle vere succursali del loro potere all'interno. Questo spiega più di ogni altra cosa la spudorata pressione affinchè i loro paesi si riempiano di soldi, armi, basi militari dell'imperialismo, perchè diventino la “polizza di assicurazione” del loro potere interno. In questo, la questione migranti è fino in fondo la combinazione di due fattori: quello della risposta per conto dell'imperialismo all'ondata migratoria, una sorta di lavoro sporco per conto delle borghesie imperialiste, e quella della nazificazione interna per deviare le masse sfruttate e vessate all'interno verso il compattamento antimmigrati

continua. 

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