venerdì 1 luglio 2016

pc 1 luglio - Per il dibattito - ALL'OMBRA DELLA BREXIT LA SINISTRA NOSTRANA COPRE IL PROPRIO IMPERIALISMO

Sembra quasi incredibile (ma purtroppo non è così) come la mancanza di analisi di classe marxista della realtà e delle forze, di analisi leninista dell'imperialismo faccia arrivare a dire delle vere e proprie sciocchezze a cielo aperto.
La vittoria della Brexit (ma come anche la recente questione elezioni/risultato del M5S nel nostro paese) ha suscitato in alcune aree di sinistra (che si esprimono e/o vengono accolte, in particolare in siti come Contropiano, Infoaut, ne Il Manifesto), nell'area StopEuro di Cremaschi e soci, nell'Usb, ma anche, in maniera trasversale, in varie aree antagoniste, un vero e proprio “entusiasmo”. Alcune di queste aree impegnate su Eurostop (e ora: Italexit), si sono letteralmente votate alla propaganda delle “grandi e storiche opportunità” date dalla Brexit e sono ora impegnate a cercare di attuare un simil referendum anche in Italia; per altri, neofiti, è come se il voto in Gran Bretagna abbia scoperchiato il proprio vero humus di piccolo borghese “di sinistra” imperialista.

L'esito del referendum in GB ha come effetto principale quello di esacerbare le politiche e la propaganda anti immigrati e incentivare e legittimare idee e, sempre più, pratiche fasciste, razziste, xenofobe, con un effetto domino negli altri paesi europei. 

Oltre che verso gli immigrati, saranno i proletari, le masse popolari, i giovani precari, a subire le conseguenze, immediate e future, del voto della GB, per lo scarico su di essi, in termini di taglio dei salari, aumento dei costi della vita, peggioramento dei diritti lavorativi e sociali, degli effetti di svalutazione della sterlina, dell'allarme Borse, Banche, delle reazioni delle imprese in GB, delle nuove misure della UE.
I settori che contano della borghesia, il grande capitale, dopo il primo timore, dopo che l'attuale enfatizzazione dell'uscita della GB dall'Europa (ma anche prima stava con un piede dentro per prendere i benefici e con un piede molto più grosso fuori, per mantenere i propri benefici), sapranno ben prendere contromisure per difendere i loro interessi.
L'innalzamento di nuove frontiere che l'uscita della GB dall'Europa, e in futuro di altri paesi che già dicono di volerne seguire l'esempio, prefigura, varrà solo per i migranti e gli stranieri, non certo per i padroni, i loro capitali e merci.
Dopo una certa turbolenza dei mercati, il capitale troverà la sua strada per uscire dalle attuali difficoltà: né i capitalisti inglesi potranno essere minimamente frenati dal loro andare dovunque c'è profitto, né le grandi aziende straniere non adotteranno subito scelte, per non subire effetti “sgraditi” (come il possibile pagamento di dazi per entrare ora nel mercato europeo, perdita di alcuni benefici fiscali, ecc. Marchionne ha lanciato subito l'avviso: posso chiudere qui e andare in un altro paese...). Poi, l'eventuale perdita da un lato, verrebbe compensata dall'aumento dei prezzi, intensificazione del lavoro, attacco ai salari, dall'altro.
La grande finanza non si fa chiudere nelle frontiere nazionali! Il capitale per forza è globale, non vede frontiere, rompe le frontiere. “Tornare alle frontiere, ai confini”, vale per i popoli, non certo per i capitali e la finanza.
Merkel, Hollande e Renzi, si sono riuniti dopo il voto referendario in GB e stanno decidendo nuovi aiuti alle Banche, coi soldi dei contribuenti, cioè dei cittadini.
Ma nello stesso tempo come punto centrale anch'essi hanno messo nella loro agenda del dopo Brexit la questione dell'immigrazione. Poi la questione dell'occupazione giovanile, ma nella già sperimentata filosofia dei “Jobs act”, “Loi Travail”, vale a dire soldi e incentivi alle imprese, lavoro sfruttato e ultraprecario, senza diritti per i giovani, e “produttività” (come ha sottolineato la Merkel), cioè più intensificazione del lavoro per gli operai. Nè in GB nè negli altri paesi europei sono i grandi padroni che pagheranno le spese della Brexit, ma, appunto, gli immigrati, i lavoratori, i giovani, le masse popolari.

Ma, per i nostri “esaltatori della Brexit”, le condizioni dei proletari, dei giovani in Inghilterra sono tutta colpa della UE. Se i giovani sono precari è per colpa della UE, se c'è l'attacco alle condizioni di lavoro, ecc. ecc., è colpa della UE. Cameron, le politiche dello Stato inglese, dei governi non c'entrano...
E', infatti, sorprendente come nei vari scritti, interventi di questi giorni da parte di questa “sinistra” devi faticare per trovare almeno un rigo contro l'imperialismo britannico, Cameron; così come è difficile sentire in questi giorni tutti i nostrani antieuro e soddisfatti dell'esito del referendum inglese dire una parola contro il nostro imperialismo, il nostro Stato e il nostro Governo.
Ma è proprio la parola “imperialismo” che viene bandita, chi ne trovi traccia alzi la mano... piuttosto si parla di “tecnocrazia europea”.
Si aggiunge: finalmente ci liberiamo di una UE “sprezzante della democrazia”. Primo, non è con un voto che proletari e masse popolari si liberano della UE; secondo, perchè gli Stati nazionali sarebbero per caso rispettosi della democrazia? - Ma evidentemente quando i “sinistri” parlano in questo caso di “democrazia”, parlano della “democrazia” degli Stati e dei governi borghesi, che alzano la bandiera della “democrazia” per sé, non certo per i loro popoli.

Ciò che sta andando in scena, è di fatto uno schieramento verso il proprio imperialismo. Sembra che la UE sia una sorta di superimperialismo e tutti gli altri paesi/Stati europei siano quasi alla stregua di “paesi dipendenti” che subiscono le politiche e i provvedimenti dell'Europa. La UE dei vari Stati imperialisti europei perchè i propri capitali abbiano più agibilità per sfruttare (e qui la “libera circolazione” è concessa anche alla forza lavoro dei lavoratori di altri paesi e anche degli immigrati quando devono essere sfruttati), per poter andare più liberamente dove è più conveniente, per unificare al più basso livello il costo del lavoro, le leggi di attacco alle condizioni di lavoro e di vita dei proletari, delle masse popolari (tanto da fare dei jobs act fotocopia), e per, via via, unificare le politiche repressive, antiterroriste, ecc. Ma è una coalizione nella quale le diverse borghesia, governi, Stati si fanno la guerra l'un l'altro nella difesa dei propri interessi nazionali. 

Secondo i “nostrani” filo brexit “Nulla sarà come prima!” La Brexit “incoraggia la classe operaia e i popoli ad uscire dalla informabile euro-gabbia imperialista”. Alcunie di queste posizioni vengono espresse anche da forze che si dicono marxiste-leniniste, ma che improvvisamente, contro ogni principio marxista leninista, hanno trovato la strada per i proletari e i popoli di “uscire dall'imperialismo”: basta un voto, basta un referendum...!
Per costoro di fatto non c'è più bisogno di rivoluzioni proletarie, di guerre popolari, basta un referendum – tra l'altro “consultivo” e tra l'altro “dimenticandosi che questo referendum lo hanno voluto Cameron e i conservatori - per dire “nulla sarà come prima”, mentre gli Stati imperialisti europei, la Ue fanno come prima e più di prima: attacchi, peggioramenti, miseria, repressione, guerre

Si fanno affermazioni che definire idealiste è poco: “l'agenda neo liberista può essere sconfitta” (in GB lo scrivono le Trade Unionist Against the Ue). Per costoro siamo alla sconfitta storica delle politiche di austerità, dei tagli, degli attacchi ai lavoratori, alla donne, alla fine delle politiche repressive, degli interventi militari, ecc. ecc. Quando è vero esattamente il contrario. Le forze che hanno vinto il referendum sono ultraliberiste, sono nazionalscioviniste, sostenitori delle politiche ultrasecuritario e di un ruolo ancora più aggressivo dell'imperialismo inglese nel mondo.
Non esiste un'uscita dalla UE, esiste il rovesciamento in ogni paese e in tutta Europa dei governi e degli Stati imperialisti. La linea di "uscita dalla UE" sostenuta dai brexisti nostrani coincide invece con le posizioni della destra in GB e in tutta Europa. 
E non solo la posizione di certa “sinistra” coincide con la posizione della destra, ma l'uscita dall'Europa viene sostenuta, in alcune affermazioni, anche con le stesse motivazioni: 'qualcuno affermava che non si può tornare ai confini, alle nazioni... Ebbene ora si può'; 'parlano di unire i popoli. Ma cosa sono i popoli? Una storia, un territorio, dei confini, una cultura... e dentro i popoli ci sono i proletari...'; 'viva il populismo...', ecc. ecc.
“Confini”, “Nazione”,”populismo”, sono termini di destra, fascisti! E' con queste motivazioni che le forze più di destra, fasciste, neo naziste chiedono che si alzino i muri contro i migranti! Dai “confini” alla militarizzazione delle frontiere il passo è breve!
E' inaccettabile che anche chi ancora si autodefinisce “marxista”, parli di nazione, confini nei paesi imperialisti.

Siamo ad affermazioni quali: No al progressismo, indietro è bello... Ma questo è parte dell'armamentario del moderno fascismo!

Qualcuno, rendendosi forse conto per un momento che si stanno sostenendo le posizioni della destra, dice che proprio per questo non bisogna lasciare alla destra campo libero verso le masse, e che l'errore sarebbe stato di non assumere prima questa battaglia di uscita dall'Europa in nome delle masse. E' appunto una concorrenza a destra quella proposta perchè non può esistere alcuna posizione di sinistra di "uscita dalla UE" che non sia di lotta classista, internazionalista, socialista nel proprio paese come in tutti i paesi della UE.

Si dice: fuori dalla UE possiamo fare tutto... ricostruire la nostra produzione, nazionalizzare le nostre ferrovie, servizi postali, servizi energetici, proteggere il SSN, sviluppare le nostre scuole, avere lavoro, paghe, pensioni, decenti per tutti... Quando è evidente che queste cose si possono fare o perchè il potere è nelle mani dei lavoratori, o, fermo restando invece, il potere nelle mani dei capitalisti, quello che viene proposto è una delle forme del dominio del proprio imperialista, che può essere o neo liberista, o socialdemocratico, o fascista. 
Le classi in Italia non spariscono solo con l'uscita dalla UE. I padroni non possono realmente “uscire” visto che il loro mercato è internazionale; lo Stato e i governi neanche perchè non possono, né vogliono mettere il catenaccio al sistema imperialista che è appunto globale. Nè tantomeno vogliono nazionalizzare i servizi a favore delle masse popolari, sviluppare scuole, dare lavoro a tutti, ecc. Ma in quale Stato di Bengodi, senza rovesciare il sistema del capitale i nostri “sinistri” hanno visto questo? I proletari senza prendere il potere non possono fare nulla, se non stringere la cinghia, e che lo facciano per il LORO imperialismo, non lenisce certo le ferite.

Ma i entusiasta di tutti è Cremaschi, e la sua area di “Eurostop".
“Viva Brexit. Ora Brexit e poi Italexit”. “Tornano i popoli, gli Stati, le politiche economiche, i diritti sociali e del lavoro” “NO al referendum ad ottobre. Mandiamo a casa Renzi e poi Italexit”. “Grazie al popolo britannico che come nel 1940 dà il via libera al percorso di liberazione dell'Europa”, e via dicendo...
Sono, dal punto di vista proletario, inqualificabili sciocchezze.
Lo Stato non è affatto un organo neutrale, al di sopra delle classi, ma espressione della classe dominante, e che lo Stato sia pur fuori dall'Europa sempre al servizio della classe capitalista resta, e che per la “liberazione”, forse qualcosa in più occorrerà che i proletari e le masse popolari facciano: rovesciare questo Stato, tutti i governi al servizio dei padroni, delle banche (non solo Renzi), costruire un potere proletario, uno Stato socialista.

QUESTE POSIZIONI VANNO COMBATTUTE!
Si tratta di copertura del proprio imperialismo
di riformismo, nazionalismo al servizio della reazione
di aperta propaganda della via elettorale/referendaria, in opposizione alla via rivoluzionaria

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