martedì 7 giugno 2016

pc 7 giugno - Brasile - sollevare le masse per la rivoluzione contro il governo Temer - contro DilmaRousseff/LULA

Editoriale Nuova Democrazia

le indicazioni dei maoisti brasiliani
• La classe operaia e la maggioranza degli altri lavoratori devono preparare lo sciopero generale;
• I contadini poveri devono prendere la terra ai latifondisti ladroni delle terre pubbliche;
• I giovani devono scendere ora nelle strade per lottare per la rivoluzione democratica

In poco più di una quindici giorni i proletari e le masse popolari brasiliane stanno scoprendo che le due bande all'interno del 'partito unico' delle clasi dominanti sono uguali anche nelle menzogne ​​e falsità.
Nella campagna elettorale nel 2014, Dilma Rousseff diceva che non avrebbe aumentato le tasse e non avrebbe eliminato i diritti dei lavoratori. Ha vinto il secondo turno e poi si precipitò a fare l'opposto delle sue promesse, attraverso il programma di aggiustamento fiscale per la cui attuazione ha invitato il banchiere Levy del Bradesco e del PSDB.
Annunciando il risanamento dei conti pubblici, negando il suo discorso della campagna elettorale, Dilma ha aperto le porte del castello di Dracula, i cui vampiri, che vi sono ibernati da quattordici
anni, si ritenevano più competenti per attuare il risanamento dei conti pubblici, del quale rivendicano la paternità.

Nella campagna per l'impeachment di Dilma, anche il consorzio PMDB-PSDB-DEM-Globe-FIESP aveva promesso di non aumentare le tasse e non avrebbe tolto diritti ai lavoratori. Una volta che Temer e il suo "superministro" Henrique Meirelles hanno giurato, la negazione delle promesse è arrivata subito: più tasse arriveranno o attraverso il CIDE o il CPMF [organismi per gli interventi pubblici]; saranno rivisti i programmi sociali, a partire dalla cancellazione dei contratti per la costruzione di undici mila case del programma 'La mia casa, la mia vita' e soprattutto la pupilla di Meirelles (cioè, del FMI e della Banca Mondiale), la grande agitazione sulla Previdenza Sociale, che colpisce non solo coloro che entreranno nel sistema in futuro, ma anche coloro che sono già in esso.
Il vecchio discorso dei rimedi amari, delle tasse temporanee e della necessità dei sacrifici, ancora una volta stringerà la corda sul lato delle masse. Scottata già da tale idiozia e spudoratezza diffusa, le masse hanno capito che, per mezzo della farsa elettorale, ciò che potrà accadere in Brasile sarà il perpetuarsi di tutto questo sudiciume, crisi, sfruttamento e repressione contro di essa e il saccheggio della nazione.
Proletari e masse brasiliane hanno già capito che da questo covo di lupi nulla di buono può venire fuori. La crisi economica è la ripetizione cronica della malattia di un capitalismo burocratico arretrato semifeudale e semi-coloniale. La crisi politica è crisi morale e il fallimento delle istituzioni dalle facciate luminose di uno stato burocratico, genocida e in putrefazione da cima a fondo per la corruzione esecrabile. La crisi sociale è il grido incontenibile del debito secolare di un popolo lavoratore e in lotta, a causa delle ingiustizie e dell’oppressione subita e dei privilegi indecenti per una minoranza ricca e parassita. La crisi è, in breve, la storica attesa di una Rivoluzione Democratica, storicamente soffocata con il ferro e il fuoco in tutti i suoi tentativi, che ancora una volta bussa alla porta della nazione.
La classe operaia, i contadini, piccoli e medi proprietari, gli studenti e gli intellettuali legati al popolo, ognuno di questi sa quello che vuole in termini di profonde trasformazioni nel nostro paese. Quello che manca è la comprensione che questi cambiamenti possono avvenire solo attraverso un processo rivoluzionario, che, a sua volta, avverrà solo attraverso la mobilitazione permanente, la politicizzazione e l'organizzazione delle classi sfruttate e di tutti gli oppressi attorno ad un programma rivoluzionario democratico,agrario e antimperialista, per stabilire una nuova politica come Nuova Democrazia, una nuova economia e una nuova cultura.
Urge ed è giunto il momento per i rivoluzionari ricostituire il partito rivoluzionario proletario che guidi con determinazione e con fermezza questo processo pendente che il Brasile richiede.
La rivoluzione non è un'opzione, è l'unica via d’uscita per il paese e per le masse popolari per non affondare nello sfruttamento e nella più terribile oppressione di questo capitalismo burocratico e della dittatura sfrontata della grande borghesia e dei latifondisti (settore agroalimentare) al servizio dell'imperialismo, principalmente Yankee
proletari e masse popolari brasiliane hanno necessità di una produzione nazionale nelle mani del popolo, lavoro con salari decenti e diritti del lavoro, e che non si tocchi la Previdenza Sociale; difesa delle risorse naturali, sovranità e indipendenza del paese dalla presenza dominio e mire dell'imperialismo sopratutto yankee! I contadini poveri hanno bisogno di terra per chi lavora e il Brasile solo così può uscire definitivamente dall’arretratezza, con la rivoluzione agraria, che strappi alla radice del suolo brasiliano il latifondismo secolare! La classe operaia e la maggioranza degli altri lavoratori devono preparare lo sciopero generale, i contadini poveri devono togliere la terra ai latifondisti ladroni di terre pubbliche, i giovani devono scendere ora in piazza e combattere per la Rivoluzione Democratica!

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