lunedì 6 giugno 2016

pc 6 giugno - Torino elezioni amministrative - il cerchio chiuso resta chiuso

Da speciale elezioni - proletari comunisti giugno
Torino - restiamo “invisibili”!

A Torino le elezioni sono un cerchio chiuso. Esistono due Torino. Il Manifesto titola “Gli invisibili inghiottiti dal nulla nella città diventata “da bere””.
Nella città diventata “da bere”, ci sono i candidati sindaci, chi gli fa la campagna elettorale, e una parte di chi li andrà a votare. Gli “invisibili”, sono, la classe operaia - che non ci sarebbe più - la disoccupazione giovanile al 44,9%, e una massa indefinita di poveri, tanto da poter scrivere “Torino sta diventando una città povera”, nel senso, diciamo noi, una città dei poveri.
Ma è un’altra Torino, che appare solo quando lotta, in senso buono, o quando viene attraversata e stravolta dal razzismo e dalla guerra tra poveri, in senso cattivo.
Il candidato sindaco, Fassino, è l’ultimo dei Chiamparini. E’ uomo della Fiat, anche oggi che la Fiat già è andata, e gestisce Mirafiori come filiale della Fiat-Chrysler.
Ai sindaci della nuova Torino tocca un ruolo ben definito: lasciare perdere operai, poveri quartieri e occuparsi della governance della città. Vale a dire, della sua trasformazione in “amministrazione degli affari, della cultura”, in “città dei servizi”, del turismo, dei “grandi eventi”... una città segnata da riforme rivolte molto al lato visibile, pubblico, anche piacevole. del vivere urbano e non ai bisogni di base della cittadinanza, come il lavoro e la casa” (da Il Manifesto)
Fassino è il sindaco adatto a questo passaggio? Temporaneamente, molto temporaneamente. Resta un oscuro burocrate del post Pci, più adatto a sedersi in qualche scranno istituzionale che a gestire la città.
Ma un’alternativa per la borghesia non sembra esserci. La destra berlusconiano/reazionaria è stata prosciugata dal Pd o dal M5S. E per il governo Renzi è importante mantenere quello che c’è, in attesa del renziano doc.
L’alternativa elettorale del M5S in qualche misura vorrebbe fare il pieno dei ceti borghesi e medio borghesi “innovativi” e delle periferie diseredate. Ma la sua base elettorale reale è quella descritta su Il Manifesto “trentenni che premono dalla seconda fila, giovani pronti al ricambio delle elite ormai consumate, oppositori alla tecnocrazia oligarchica e decisionista”. Questa base elettorale potenziale non ce l’ha realmente perchè mancano tuttora gli agganci con il mondo economico affaristico e culturale che possano farne un’alternativa.
La “sinistra” alle elezioni presenta Airaudo, ex segretario della Fiom, parlamentare Sel. Ma Airaudo non è un’alternativa, è la parte emarginata, e da tempo, del partito di governo a Torino, ed è in più la parte che ha guidato la sconfitta della classe operaia. Anche lui ha percorso una strada che si è conclusa sugli scranni impotenti del partito di Vendola. Il ritorno a Torino, come candidato sindaco, non può salvarlo. Le sue proposte sono più un consiglio al sindaco che un’alternativa: “oggi a noi serve un municipalismo interventista... Al Comune servono più competenze per farsi sentire... Se sei sindaco devi alzare la voce con il governo. E se è il tuo governo, allora devi saper pesare”.

Gli “invisibili”, cioè l’altra Torino, proletaria e povera è bene che resti tale in queste elezioni e non si faccia coinvolgere in questo gioco truccato. L’astensione, il boicottaggio del voto è dire forte e chiaro “noi siamo l’altra Torino”, la Torino degli esclusi che ha un’altra strada da percorrere per prendersi la scena, assediare e attaccare la città. In una Torino così è la “guerra sociale” la vera alternativa.

Nessun commento:

Posta un commento