domenica 26 giugno 2016

pc 26 giugno - Brexit: imperialismo e capitale finanziario, le preoccupazioni di un protagonista della speculazione, George Soros

La prima vittima del referendum sulla Brexit sarà la Gran Bretagna stessa, a suo parere, ma gli effetti economici e politici sono destinati ad allargarsi a macchia d’olio sul resto del continente: «I mercati finanziari in tutto il mondo resteranno probabilmente in agitazione fino a quando il complicato processo di divorzio politico ed economico dalla Ue non sarà negoziato. Le conseguenze per l’economia reale saranno comparabili solo alla crisi finanziaria del 2007-2008».

Soros si è però convinto che è in particolare in Europa e nell’area euro che si concentreranno i problemi più acuti. «Le tensioni fra gli Stati membri hanno raggiunto il punto di rottura – scrive – non solo sui rifugiati, ma anche come risultato delle tensioni eccezionali fra Paesi debitori e creditori all’interna della zona euro».

sulla situazione dell’Italia, oggi considerata da molti sui mercati il più importante anello debole su cui rischia di scaricarsi l’impatto del referendum inglese. «In Italia la caduta del 10% del mercato azionario in seguito al voto sulla Brexit segnala chiaramente la vulnerabilità del Paese a una crisi bancaria conclamata, che potrebbe portare al potere il movimento populista 5 Stelle già l’anno prossimo».

----------- segue articolo corriere della sera

La previsione di Soros: inevitabile una disintegrazione dell’Ue

Le conseguenze della Brexit sull’economia reale saranno paragonabili a quelle della crisi finanziaria del biennio 2007 - 2008.

Da qualche mese George Soros, a 85 anni, era tornato a gestire attivamente larghe parti del suo fondo speculativo da circa 30 miliardi di dollari, convinto com’era che sui mercati finanziari si sarebbe scatenata una nuova fase d’instabilità. Ha dimostrato di non aver perso la capacità di analisi con la quale aveva previsto la crisi della lira e della sterlina nel 1992: le posizioni che ha preso nelle scorse settimane sull’oro, il bene-rifugio per eccellenza, hanno generato forti guadagni giovedì notte e venerdì.

Ieri però Soros si è dedicato a un’altra attività, quella di commentatore. Su Project Syndicate, il portale che raccoglie gli interventi di quasi tutti i principali commentatori economici del mondo, il finanziare ha descritto il quadro europeo, così come lo vede dopo lo choc di Londra. «Lo scenario catastrofico che molti temevano si è materializzato – scrive Soros su Project Syndicate – rendendo la disintegrazione dell’Unione europea praticamente irreversibile». La prima vittima del referendum sulla Brexit sarà la Gran Bretagna stessa, a suo parere, ma gli effetti economici e politici sono destinati ad allargarsi a macchia d’olio sul resto del continente: «I mercati finanziari in tutto il mondo resteranno probabilmente in agitazione fino a quando il complicato processo di divorzio politico ed economico dalla Ue non sarà negoziato. Le conseguenze per l’economia reale saranno comparabili solo alla crisi finanziaria del 2007-2008».

Soros si è però convinto che è in particolare in Europa e nell’area euro che si concentreranno i problemi più acuti. «Le tensioni fra gli Stati membri hanno raggiunto il punto di rottura – scrive – non solo sui rifugiati, ma anche come risultato delle tensioni eccezionali fra Paesi debitori e creditori all’interna della zona euro». È qui che il finanziere americano si concentra in particolare sulla situazione dell’Italia, oggi considerata da molti sui mercati il più importante anello debole su cui rischia di scaricarsi l’impatto del referendum inglese. «In Italia la caduta del 10% del mercato azionario in seguito al voto sulla Brexit segnala chiaramente la vulnerabilità del Paese a una crisi bancaria conclamata, che potrebbe portare al potere il movimento populista 5 Stelle già l’anno prossimo».
La risposta più efficace sarebbe un rilancio immediato dei principali governi: un rapido accordo fra Francia, Italia e Germania per creare un meccanismo finanziario di assicurazione europea all’interno dell’Unione bancaria, e almeno l’inizio di un bilancio comune dell’area per sostenere le economie colpite da uno choc o una recessione. Ma Soros è scettico: la situazione attuale, scrive, «non promette bene per un serio programma di riforme dell’area euro, che dovrebbe includere una reale unione bancaria, una limitata unione di bilancio e meccanismi molto più forti di delega e responsabilità democratiche. E il tempo non è dalla parte dell’Europa».

Inizierà a diventare più chiaro nei prossimi giorni se la lettura di Soros, ancora una volta, sarà stata corretta. Oggi la Spagna torna al voto dopo sette mesi di paralisi politica e nei giorni seguenti i leader europei dovranno dire se sono pronti a ridare credibilità all’architettura europea, e come. Affiancare alla vigilanza bancaria europea dei meccanismi di sostegno europei davvero accessibili è forse il passaggio più urgente (ma per ora bloccato dalla Germania). La sola alternativa per mettersi al sicuro da una crisi bancaria in Europa sarebbe rendere meno punitivi per gli investitori i salvataggi pubblici. In queste ore è intervenuto in proposito Olivier Blanchard, fino a pochi mesi fa capo economista del Fondo monetario internazionale e ora al Peterson Institute di Washington. «Le sofferenze bancarie sono salite costantemente e sono tenute a bilancio a valori sostanzialmente superiori ai prezzi di mercato – osserva Blanchard nel suo blog – Il governo italiano si è dimostrato molto riluttante ad applicare le regole del bail-in», ossia colpire investitori e risparmiatori in caso di aiuto di Stato. L’ex capoeconomista del Fmi conclude: «La credibilità delle regole è in gioco. Vanno applicate, oppure modificate in modo credibile». Uno dei temi, presumibilmente, sul tavolo dei leader europei nei prossimi giorni.

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