lunedì 13 giugno 2016

pc 13 giugno - Le politiche del governo Renzi-Poletti producono e legalizzano la povertà della maggioranza della popolazione

«Reddito minimo di 320 euro per un milione di poveri»

Una specie di via italiana al reddito minimo, quella annunciata dal ministro Poletti, a cui il responsabile del Welfare dà una valenza importante: «È un cambiamento radicale — dice Poletti — perché nel nostro Paese non c’è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Vogliamo dare a tutti la possibilità di vivere dignitosamente. È una riforma che vale almeno quanto il Jobs act». In Italia i poveri assoluti sono 4 milioni e 120mila: sono quelli che non possono permettersi la spesa per uno standard di vita minimamente accettabile. La povertà relativa si ha invece quando si sta sotto la spesa media per persona, che nel 2014 era di 1042 euro mensili per due componenti. I poveri relativi in Italia sono 7 milioni. Spiega Poletti......

Crisi economica, quasi raddoppiate le famiglie povere

I dati della Confcommercio mostrano l'esito dei sette anni di recessione tra 2007 e 2014. Il Codacons: "Dati da terzo mondo, i consumi sono calati di 3.300 euro a nucleo"  da repubblica


La fetta di famiglie in condizione di povertà assoluta è raddoppiata negli anni della crisi, tra il 2007 e il 2014. A denunciare l'esito di sette anni di ciclo recessivo è uno studio della Confcommercio intitolato 'Dalla Grande Recessione alla ripresa? Segnali positivi, ma fragili': il numero delle famiglie assolutamente povere è passato infatti da 823.365 a 1.469.617 (+78,5%), con un incidenza sul totale passata dal 3,5% pre recessione al 5,7% del 2014.
Gli individui poveri assoluti, si rileva ancora, hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007, arrivando a sfiorare quasi il 7% della popolazione. Il reddito disponibile delle famiglie, misurato in termini di potere d'acquisto ai prezzi del 2015, si è ridotto nel settennato della recessione di oltre il 10% e parimenti la spesa in termini reali delle famiglie si è contratta di circa sette punti percentuali. Le famiglie cioè, hanno in qualche misura cercato di non contrarre della stessa entità del reddito il proprio tenore di vita, a scapito però del risparmio, i cui flussi si sono ridotti di quasi il 36%. In termini pro capite le flessioni risultano anche più accentuate, in quanto la popolazione è comunque cresciuta nel periodo considerato di circa il 4%, erodendo così le dimensioni delle fette di una torta di redditi e consumi divenuta più piccola. I dati sono stati duramente condannati dal Codacons, per il quale sono da "terzo mondo e indegni di un Paese civile". Alla denuncia dei commercianti, l'associazione dei consumatori associa il "violento calo dei consumi registrato in Italia nel periodo della crisi: tra il 2007 e il 2014, infatti, le famiglie sono state costrette a ridurre drasticamente gli acquisti, diminuiti per 80 miliardi di euro, con una contrazione diminuiti per 80 miliardi di euro, con una contrazione della spesa pari a -3.300 euro a nucleo familiare in 7 anni. Questo è avvenuto perché nel periodo considerato si è registrato un generale impoverimento dei cittadini ed è aumentata in modo considerevole la quota di famiglie in condizione di povertà assoluta".

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