mercoledì 1 giugno 2016

pc 1 giugno - MARIA UCCISA DAL MARITO E DA QUESTO SISTEMA MALEDETTO

Un triste, ma con forte rabbia, saluto a Maria Teresa Meo uccisa dal marito, da parte delle lavoratrici, disoccupate, compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario di Taranto.

Dalle notizie pare che l'assassino di Maria Teresa, il marito (che si è suicidato) avesse avuto qualche problema di lavoro un paio d’anni fa. Era, operaio della Star di Agrate Brianza, era in cassa integrazione a rotazione e temeva per il proprio lavoro. Per questo, sarebbe caduto in depressione. "Definito "gran lavoratore" dai vertici aziendali e dai colleghi - era addetto al reparto sughi - era stato a lungo spaventato dal fatto di essere stato per diverso tempo l'unico a portare uno stipendio a casa". 

Il "gran lavoratore" (che già in questo dimostra una concezione deviata: di chi si spende per l'azienda illudendosi così di essere garantito e poi crolla di fronte alla realtà; di chi ritiene che l'uomo debba garantire la sicurezza della famiglia, ecc.) poi diventa un assassino.

E sono così  le donne, anche in questa situazione, a subire tragicamente e doppiamente gli effetti devastanti, da un lato di questo maledetto sistema sociale che porta attacchi al lavoro, al futuro, e dall'altra degli uomini che scaricano i loro problemi, le loro frustrazioni, ma anche le loro ideologie deviate, meschine, sulle donne.  

 
La crisi, con tutte le sue conseguenze economiche, lavorative, di vita, non porta solo pesanti, drammatiche effetti sulle condizioni dei lavoratori, nelle famiglie, ma porta anche un elemento di frustrazione, di sofferenza/devastazione ideologica, che in alcuni casi si trasforma in imbarbarimento umano, e in scarico di queste frustrazioni nella famiglia e sulle donne.
La crisi quindi porta ad un intreccio più stretto tra le difficoltà materiali delle persone, la difficoltà di vivere e, verso gli uomini, porta anche ad una crescita dell'humus maschilista. Uomini a cui viene tolto tutto, scaricano la loro frustrazione sull'unica "cosa" che loro considerano rimasta come proprietà: la donna.
Alla disperazione materiale si aggiunge per alcuni uomini la disperazione di vedersi crollare la loro "dignità di maschi".
Questo avverrebbe più conseguentemente nelle famiglie e nei rapporti nella piccola borghesia, ma l'ideologia maschilista imperante in questo sistema sociale, fa sì che avviene sempre più nelle famiglie proletarie da parte di operai, lavoratori, disoccupati, ecc.

Anche questo legame crisi/femminicidi mostra che non è certo questo Stato, espressione del sistema capitalista - causa delle crisi economiche - che può fermare gli assassini delle donne. Occorrerebbe eliminare le condizioni di vita che ne sono alla base, ma per eliminarle bisogna eliminare il sistema capitalista di cui sono l'inevitabile prodotto; bisognerebbe rompere i rapporti familiari, uomo/donna basati in questa società, anche tra i proletari che non hanno nulla da perdere che le proprie catene, su un tragico scimmiottamento dei valori di proprietà, dell'ideologia fascista dei borghesi. 

OCCORRE FARE LA RIVOLUZIONE!! IN CUI LE DONNE SIANO UNA FORZA PODEROSA

MFPR Taranto

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