domenica 15 maggio 2016

pc 15 maggio - Il fascismo di Erdogan ha fatto un ulteriore passo con il dimissionamento del suo primo ministro

E' la strada obbligata di ogni percorso di dittatura che non può durante il suo cammino che bruciare i suoi stessi uomini per affermarsi come dittatura personale ed esclusiva.
Anche questo dovrebbe far comprendere dove va a finire un regime che è partito dall'attacco ai movimenti di liberazione curdi, all'estrema sinistra, per poi estendersi progressivamente a magistrati, giornali, e qualsiasi tipo di esponenti politici, istituzionali, che ponessero una remora alla dittatura personale. Erdogan è un al-Sisi senza la divisa.

Ma questa corsa verso la dittatura personale e la repressione su tutto comincia a preoccupare la borghesia turca che teme che tutto ciò alimenti nuovi livelli di conflitto sociale e politico fino a portare il paese sull'orlo di un'effettiva instabilità politica.
Nè il sostegno dell'imperialismo né la guerra di Siria sono fattori sufficienti ad evitare la crisi interna del regime turco.
Tutta la scorsa settimana i fatti hanno visto la Borsa di Istanbul, le Agenzie di rating lanciare segnali in questa direzione.
Erdogan non arretra ma prepara un rilancio, com'è nella sua natura. E, secondo l'inserto plus del Sole 24 Ore di ieri: “E' possibile che Erdogan sfrutti questa situazione per indire elezioni anticipate" che gli permettano di avere non solo la maggioranza assoluta, che già ha, ma la maggioranza super assoluta che gli permetta di decidere ulteriori riforma costituzionali che ne sanciscano la dittatura personale.  

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