domenica 10 aprile 2016

pc 10 aprile - Dalla Nigeria all’India, dall’Eni a Finmeccanica la corruzione è il segno distintivo dei grandi burocrati dello Stato italiano che “producono” guerra in giro per il mondo

Mentre l’attuale amministratore delegato della Finmeccanica, il tristemente noto ex ad delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, si rallegra per il contratto per la fornitura di 28 Eurofighter Typhoon al Kuwait, il più grande contratto mai firmato, il 5 aprile, da Finmeccanica, sulla base dell'accordo intergovernativo con l'Italia, e considerato “Un grande successo industriale per Finmeccanica e l’intero sistema Paese”, come dice un loro comunicato, arriva la condanna in appello per gli ex grandi manager del gruppo, Orsi e Spagnolini! 
Ricordiamo che Eni e Finmeccanica sono due delle più grandi aziende gestite dallo Stato italiano! E ricordiamoci anche che aver venduto 28 potentissimi e supermoderni aerei da guerra al Kuwait, un paese grande all’incirca quanto metà della Sicilia, significa solo alimentare la guerra che già divampa in tutto il Medio Oriente! e aver venduto elicotteri all'India significa aiutare il governo indiano a massacrare il proprio popolo!


 ***

Finmeccanica, gli ex vertici condannati in appello
MILANO
Sentenza di primo grado ribaltata. L’ex presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi e l’ex ad di AgustaWestland Bruno Spagnolini, sono stati condannati in appello ieri a Milano rispettivamente a quattro anni e sei mesi e a quattro anni di reclusione per corruzione internazionale e false fatturazioni. Il processo è quello per le presunte tangenti da 50 milioni di euro che sarebbero state pagate a esponenti del governo indiano nel 2010 per l’aggiudicazione di una commessa da 560 milioni di euro finalizzata alla vendita di 12 elicotteri Aw101Vip. A emettere il verdetto è stata la seconda corte d’Appello di Milano, presieduta da Marco Maiga (giudici a latere Concetta Locurto e Alessandra Galli) che, dunque, ha parzialmente accolto l’istanza della procura generale che aveva chiesto di condannare i due manager a 6 e 5 anni di carcere.
 In primo grado Orsi e Spagnolini erano già stati condannati a due anni, con pena sospesa: ma per le sole accuse di false fatturazioni, essendo caduta l’imputazione principale, quella di corruzione internazionale. In quella sede il pm milanese Eugenio Fusco (che nel 2013 era applicato a Busto Arsizio, facente le funzioni di capo della procura) aveva chiesto condanne a sei anni per Orsi e a cinque per Spagnolini, vedendosele parzialmente respinte dal Tribunale bustocco.

Nel dettaglio i giudici di secondo grado hanno riconosciuto, oltre alla corruzione, il reato di false fatturazioni per oltre 14 milioni di euro soltanto in relazione ai contratti con la Ids Tunisia, una delle società ritenute le intercapedini dei passaggi di denaro, per gli anni tra il 2008 e il 2011. Hanno inoltre revocato la sospensione condizionale per entrambi gli imputati e a Orsi non hanno concesso le attenuanti generiche. Ridotta a 300mila euro dal milione e mezzo del giudizio di primo grado, anche la provvisionale da versare all’agenzia delle Entrate, mentre è stata confermata la confisca di 7,5 milioni di euro complessivi. Confermate anche le pene accessorie. Le motivazioni saranno pronte in 15 giorni.
Gli imputati, presenti in aula, hanno accolto la sentenza con sorpresa ma senza fare alcun commento. Dure, invece le dichiarazioni dei rispettivi legali, Ennio Amodio e Novella Galantini che, preannunciando il ricorso in Cassazione, hanno sottolineato come la Corte, da quanto appare nel dispositivo, ha modificato il capo d’imputazione trasferendolo dall’articolo 319 al 318 del codice penale. «La modifica del reato di corruzione da “atto contrario ai doveri di ufficio” all’ipotesi che si manifesti nell’ambito “dell’esercizio delle funzioni”, rende la sentenza inspiegabile e fuori dall’Europa perché questa fattispecie di reato «è esclusa nella corruzione internazionale». Per i legali di Orsi, «nei casi di corruzione di un funzionario estero, se non si prova che è stato fatto qualcosa contro i doveri di ufficio e contro la legge, non c’è reato». La vicenda era approdata a Busto da Napoli, dopo le rivelazioni di Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica, fatte ai pm John Woodcock e Vincenzo Piscitelli. Trasferita a Busto per competenza territoriale, era esplosa il 12 febbraio 2013 con l’arresto di Orsi (che restò in carcere 80 giorni) e di Spagnolini che finì ai domiciliari.
Il Sole 24 Ore 08 aprile 2016

Nessun commento:

Posta un commento