giovedì 3 marzo 2016

pc 3 marzo - Dall'Aquila su Angelo Panebianco

Il Professore Angelo Panebianco docente di scienza politica all'ateneo di Bologna l' "Alma Mater" la più antica Università del mondo è stato interrotto, mentre teneva una lezione di politica estera (sic) da un gruppo di studenti accusandolo di essere un guerrafondaio, di mettere il suo sapere al servizio delle potenze occidentali e quindi spronare il nostro paese ad essere protagonista di un intervento militare (l'ennesimo)verso la Libia.
Da anni il professor Panebianco è in prima linea in quella che lui stesso chiama "Realismo Politico": Cioè quella politica di armamento "democratico" che ha portato gli Stati Uniti e i suoi alleati ad intervenire sempre più spesso in Medio Oriente, ma non solo (Molti si sono dimenticati della guerra portata dentro L'Europa: Jugoslavia, i Balcani), con lo splendido risultato di aver disintegrato diversi stati nazionali producendo terrorismo, miserie, marginalizzazioni, emigrazioni crescenti.
Ma oggi secondo una stampa sempre più servile e con l'elmetto in testa, i violenti sarebbero gli studenti che hanno contestato "l'eroe in pantofole", come giustamente lo ha definito Angelo D'Orsi. Tutta la stampa italiana sollecita, irresponsabilmente, il governo italiano ad essere da guida al prossimo intervento in Libia e mentre, ci si avvia a questo nuova avventura militare, ci si scaglia contro i giovani apostrofandoli come squadristi, estremisti, evocando l'orribile sessantotto e via discorrendo.
In questo triste scenario tipico dei "pennaruli"(come li chiamano a Napoli, sempre D'Orsi) non poteva, non mancare il richiamo alla lesa "democrazia".
Eppure tutte le ultime guerre sono state costruite su menzogne planetarie. Chi si è dimenticato dell'ampolla ostentata nel Palazzo dell'ONU da parte di Colin Powell?
Insomma, è lecito porsi, alcune domande. Come è lecito pensare che è inutile rivolgere domande ai diversi baroni e pensatori che albergano nelle varie testate giornalistiche. Comprenderebbero una serie di questioni importanti e forti?  Perché chiamiamo "democrazia" un paese dove il governo è stato eletto dal 20% degli elettori? Perché dopo ogni "riforma" stiamo peggio di prima? Come può un muro di cemento alto otto metri e lungo centinaia di chilometri diventare un "recinto difensivo"? Le torture di Abu Ghraib e Guantanamo(che oggi Obama, Alla faccia? vorrebbe chiudere.) sono "abusi" "pressione fisiche moderate" o tecniche di interrogatorie rafforzate"? Cosa trasforma un mercenario in "manager della sicurezza"? Senza ombra di dubbio la menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo. Il suo ruolo è venuto in primo piano in occasione, come ricordavo, della guerra in Iraq, ma la sua presenza nella nostra società è molto più generalizzata e pervasiva.
Il linguaggio è il terreno principale per manipolare e convincere i dubbiosi. In tal senso la vicenda di Panebianco con il rispolvero al diritto alla piena libertà di insegnamento e addirittura alla sua libertà di parola e di pensiero ha scatenato la stampa con un profluvio di parole per giustificare un potere mediatico e baronale basato esclusivamente sulla sopraffazione e appunto l'inganno. Sul caso e per concludere paiono azzeccate le parole di Giuseppe Masala: "A me il discorso sembra più complesso: esiste un limite alla libertà d'insegnamento? Esiste un limite alla libertà espressione del proprio pensiero?
Non saprei, se però avessimo notizia di una contestazione subita da un qualche professore fascista che ai tempi di Mussolini propagandava le idee della supremazia di alcune "razze" su altre ritenute sub-umane ricorderemmo questi ipotetici contestatori come degli eroi. Forse un giorno quando raggiungeremo la coscienza che la soluzione alle controversie tra stati attraverso l'uso delle armi è sbagliata, il gesto di questi ragazzi non sarà ricordato in maniera così negativa".
Un punto questo di difficile comprensione per Panebianco, per Galli Della Loggia di difficile comprensione per il Corriere dello Zar. Un giornale sempre dalla parte della ragione!

Tempera, 1 marzo 2016
Alfonso De Amicis

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