domenica 20 marzo 2016

pc 20 marzo - Napoli, all'Orientale non si stringono accordi con Israele, ma la si boicotta! Con la Palestina nel cuore!

Israele comanda, L'Orientale censura!

Pochi giorni fa il rettore del’l’ Orientale Elda Morlicchio ha deciso di rimuovere dal sito dell’Ateneo il link dell’appello al boicottaggio dei prodotti israeliani. La campagna di Boicottaggio,Disinvestimento, Sanzioni compare sul sito dell'Ateneo ben due anni fa, dopo che il sociologo ed esperto di studi culturali Iain Chambers lancia l'invito del movimento internazionale del BDS a non acquistare beni “made in Israel”.
Gli attivisti del BDS sollecitano ad evitare di comprare merci di varia natura accomunate dal fatto che la loro produzione consente di trarre ulteriori profitti dall’occupazione militare della Palestina, può capire infatti che i prodotti siano fabbricati all’interno delle colonie (illegali addirittura per il diritto internazionale!), o che i proprietari delle fabbriche siano strettamente in contatto con i gerarchi dell’occupazione, da un punto di vista politico ed economico. L’appello degli accademici al Boicottaggio sta lì da anni, che le è preso proprio ora alla signora Morlicchio? Facciamo un passetto indietro. bds-napoli-orientale-palestina-israele
Da settimane sta circolando in rete un altro appello, il quale invita a non stringere accordi commerciali o collaborazioni accademiche con l’ateneo israeliano Technion, all’interno di cui si studiano e si sviluppano tecnologie impiegate dall’esercito israeliano nella repressione contro i palestinesi, per esempio strumenti idonei a guidare a distanza le ruspe che demoliscono le case dei familiari di palestinesi accusati di “terrorismo” (d’altronde per Israele lo sono tutti!). Lo sottoscrivono 300 docenti universitari, molti lavorano o hanno lavorato all’Orientale. C’è anche il prof. Chambers. Ecco perchè la rettrice dell’Orientale pensa, in barba alla democratica espressione del
corpo vivo dell’università, e cioè gli studenti che sempre negli anni hanno esplicitato e dimostrato la solidarietà e la vicinanza con il popolo palestinese, di poter frettolosamente buttare nel dimenticatoio appello e link.
Poi accade un altro episodio gravissimo, circa dieci giorni fa. Un membro della comunità israeliana di Roma Gabriele Zweilawyer, ha pubblicato online un elenco dettagliato di tutti i docenti e dottorandi dell’Orientale che hanno sottoscritto l’appello, definendoli apertamente dei terroristi! Il cuore dell’attacco di Zweilawyer coinvolge non solo i docenti citati - o meglio schedati - ma l’intera comunità che trainata dai collettivi studenteschi ha dimostrato negli anni di mantenere uno sguardo e una riflessione critica sulla questione palestinese anche dentro le aule universitarie, dove nella maggioranza dei casi tanti “intellettuali” si limitano a riprodurre e diffondere una visione del mondo e della storia filoisraeliana. Una comunità che negli anni ha risposto mobilitandosi direttamemente e scendendo in piazza, riempiendo le strade di Napoli, ogni qualvolta veniva messa in campo un’aggressione militare o un’operazione dell’esercito di Netanyahu. Una comunità che ha saputo parlare a tutti dell’oppressione e della resistenza palestinese e che attorno a sé ha coagulato artisti, intellettuali, lavoratori, docenti, scuole. Il signor Zweilawyer ha fatto male i suoi conti se crede di poter frenare la nostra battaglia diffamandoci. Ce le rivendichiamo tutte le azioni che ci contesta. Ci battiamo ogni giorno perchè l'università sia un luogo realmente laico, dove ognuno possa dire la sua senza incorrere nelle bugie di chi nella vita ha scelto di schierarsi con chi opprime, con chi nega agli altri popoli il diritto alla vita, alla libertà, con chi prospetta la distruzione di massa dei palestinesi, la loro pulizia etnica.
Chiunque sia ragionevole - altro che terrorista! - chiunque ami la libertà e la giustizia, a prescindere dall'ideologia, non può negare quanto disumano sia quello che Israele ha perpetrato negli anni ai danni del popolo palestinese. Alla rettrice Morlicchio vogliamo dare un consiglio: se vuole censurare o stoppare la solidarietà filopalestinese deve iniziare ad adoperarsi per fermare l’occupazione israeliana. Fin quando questa esiste, non ci sarà pace e non ci sarà resa.

Nessun commento:

Posta un commento