venerdì 11 marzo 2016

pc 11 marzo - ROMA, LO SCIOPERO DELLE DONNE NELLE MANI DELLE LAVORATRICI PRECARIE - DA UNA CORRISPONDENZA DI UNA COMPAGNA DEL MFPR

Ore 12: piazza Montecitorio, al presidio interregionale indetto dall’USB, incontro con le lavoratrici in appalto impegnate nelle pulizie e nel decoro della scuola.
Quando mi sono presentata erano molto entusiaste del sostegno delle donne del mfpr e dell’opportunità che lo "Sciopero delle donne" offriva anche alla loro vertenza.
Molte di loro sono costrette a ritmi di lavoro inconciliabili, sia per le loro forze e la qualità del lavoro prestato, sia per la loro vita, le loro relazioni, il loro scarno salario.

Da 20 anni attendono di essere stabilizzate. Erano state assunte come collaboratrici scolastiche, lavorando per 7 ore al giorno e dovevano subentrare nelle graduatorie provinciali per avere un posto di lavoro stabile. Ma ciò non è accaduto grazie anche ai sindacati confederali, accusano. Sono quindi subentrate nelle cooperative e si sono viste tagliare drasticamente il numero delle ore di lavoro.
Ora lavorano 2 ore - un’ora e mezza al giorno e devono fare a volte anche 70 - 80 km per raggiungere il posto di lavoro. G. si sfoga e dice: “pretendono che gli puliamo 2000 m² di scuola in un’ora e mezza o 2 ore e il sabato e la domenica lavoriamo anche 10 ore alla manutenzione, a ridipingere le aule, a riparare i guasti” perché un idraulico, un pittore o un elettricista gli costerebbe di più. “Dopo aver lavorato tanto e fatto centinaia di chilometri, torniamo non a casa, ma a letto, per ricominciare il giorno dopo”. “Per cercare di tirare su un salario da sopravvivenza, dobbiamo accettare di lavorare anche per un’ora e mezza in posti diversi anche molto distanti tra loro, così non abbiamo più tempo e forza per curare i nostri figli, la nostra famiglia, i nostri affetti”. Aggiunge un’altra, “li dobbiamo dimenticare per farli mangiare, per sopravvivere!”
Raffaela viene da Napoli, famiglia monoreddito, con marito disoccupato, figli e suoceri a carico. Mi dice “le donne danno, non sono un danno. Io devo mantenere la mia famiglia e quella di mio marito, che sarebbe venuto anche lui se non doveva badare ai suoceri, i nostri figli per fortuna sono grandi”
Chiedo loro un contatto e-mail, ma tutte mi dicono che non ce l’hanno, che loro non viaggiano su internet, ma sulla strada e dentro le mura delle scuole dove lavorano.


Ore 14: a piazza Vidoni, davanti al Ministero Funzione Pubblica, le giovani lavoratrici precarie dei nidi sono arrivate in corteo vivace e combattivo a centinaia, con le loro magliette bianche “determinate all’indeterminatezza”, con i loro fischietti e i loro slogans, ripetendo ritmicamente tra l’uno e l’altro “assunzioni, assunzioni!”. Hanno presto invaso la piazza blindata e iniziato il presidio/assemblea.
In mattinata hanno fatto un flash mob, distribuendo mimose e volantini insieme alle lavoratrici del commercio e nel pomeriggio erano lì, sempre più determinate a non lasciare la piazza a mani vuote e a farsi sentire e vedere.
Durante il presidio ho distribuito i volantini dell’iniziativa serale nella libreria "Metropolis" nella zona Tiburtina, e detto alle lavoratrici che non potevano che essere loro le protagoniste di quella iniziativa, perché loro sono state di fatto le protagoniste autorganizzate dello sciopero delle donne a Roma e ci sarebbe piaciuto che nel quartiere, dove tra l’altro era presente un loro striscione, si sentisse parlare di loro e della loro lotta, direttamente dalla loro voce.

Dopo circa un’ora, tra slogans, interventi al microfono contro la precarietà, la privatizzazione dei nidi, l’aumento dei carichi di lavoro, la minaccia dei licenziamenti a fronte di un vuoto di organico di 800 posti, 2 lavoratrici sono state ricevute dal segretario particolare della ministra Madia.
Come Mfpr sono intervenuta la microfono per portare un saluto alle lavoratrici in lotta, dicendo che fanno bene a battersi autorganizzate, perché i diritti non cadono dal cielo. Ho detto che non sono sole, che ci sono tante altre lavoratrici che stanno scioperando e tante altre, come le immigrate, le braccianti, le operaie e le lavoratrici del privato, che sono doppiamente ricattate se si ribellano e scioperano… ma che comunque non abbiamo alternative se non quella di cambiare, unite, l’intero sistema sociale.
Senz’altro la vertenza delle lavoratrici dei nidi ha fatto grossi passi avanti con lo sciopero delle donne l’8 marzo. Della necessità che questa marcia non si fermi sono consapevoli loro e lo siamo anche noi, che lottiamo non solo per il lavoro, ma per cambiare la terra e il cielo.
E in questa lotta c’è anche bi/sogno di poesia.
Così ci siamo date appuntamento verso sera alla libreria Metropolis.



Ore 17 libreria Metropolis - Non una libreria qualsiasi, ma una libreria militante. Un posto piccolo, ma carico di storia e di poesia, di profumo di libri usati. Con l’attrice Grazia Scuccimarra e l’artista Menestrella femminista abbiamo parlato di “economia del dono”, di matriarcato, di comunismo primitivo e abbiamo fatto una prima lettura della formazione rivoluzionaria delle donne su “l’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” di Engels.
Ma la vera poesia è arrivata con Nicoletta (Menestrella femminista), che con semplicità, attraverso le sue canzoni, ci ha ridato la consapevolezza della nostra forza di donne, perché “tutt’o munn è uscito r’accà”

(MFPR)

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