giovedì 10 marzo 2016

pc 10 marzo - Un'altro cimitero di migranti nel mare del sud Africa, tra la poverissima isola dell'arcipelago delle Comore e Mayotte il 101esimo dipartimento francese dal 2011 (territorio Ue). Annegati dai 10 mila ai 50 mila comoriani in 20 anni. Nel 2015 le autorità francesi hanno espulso 20 mila immigrati comoriani

La Strage di migranti continua anche in posti nascosti del mondo, dove non si conosce l'esistenza. Ogni anno molti migranti tentano di attraversare i 70 chilometri che distanziano l'isola di Comore alla colonia francese di Mayotte. Ma il 40% dei fortunati che arrivano sono dichiarati irregolari e fatti tornare indietro. Solo nel 2015 in 20 mila sono stati espulsi dal governo francese. Una strage che avviene dal 1995 e che dal 2011 il governo francese con l'unione europea sono complici e colpevoli di altri morti in mare di cui non si conosce l'esistenza.

Un gruppo di migranti su un kwasa-kwasa, le barchette che usano per affrontare il mare

Di seguito riportiamo l'articolo de La Stampa

Nel mare delle Comore l’altro cimitero di migranti

In 20 anni dai 10 mila ai 50 mila comoriani sono morti annegati nel tentativo di raggiungere Mayotte, isola dipartimento francese e quindi a tutti gli effetti Ue
GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT
C’è un altro cimitero di migranti sotto il mare. Si trova in acque “europee”, anche se a ottomila chilometri di distanza dall’Italia, e dalla Francia. E’ il tratto di Oceano indiano fra l’arcipelago delle Comore, uno degli Stati più poveri al mondo, e Mayotte, 101esimo dipartimento francese dal 2011, e quindi territorio a tutti gli effetti dell’Unione europea. Intrappolati nelle barchette affondate dei trafficanti di uomini, conosciute come kwasa-kwasa, ci sono sul fondale dai 10 mila ai 50 mila cadaveri. Una strage silenziosa che dura dal 1995

L’arcipelago delle Comore si trova fra la costa orientale dell’Africa e il Madagascar. Quasi ottocentomila abitanti stipati su poco più di duemila chilometri quadrati, con un reddito di 300 dollari all’anno e il 169esimo posto, su 195, nella classifica dello sviluppo umano
dell’Onu. Islamizzate a partire dall’XI secolo, le Comore sono state rette da dinastie di sultani provenienti dall’attuale Tanzania. Le tre isole più occidentali dell’arcipelago (Grand Comore, Mohéli, Anjouan) nel 1886 sono diventate un protettorato francese, seguendo il destino della vicina Mayotte, che la Francia aveva annesso già nel 1841. 

Proprio queste due differenti fasi della colonizzazione hanno segnato il destino finale delle isole: in un referendum, nel 1974, gli abitanti delle tre isole occidentali hanno scelto l’indipendenza, quelli di Mayotte di restare con la Francia. Parigi prima si è rifiutata di riconosce l’indipendenza, poi l’ha fatto, ma nel 1976, con un’altra consultazione, ha definitivamente legato a sé Mayotte. 

Per il nuovo Stato della Comore sono iniziati vent’anni di golpe militari, contro-golpe di mercenari appoggiati dalla Francia, guidati dal famigerato Bob Denard, disordini, crisi economica. Mayotte si è integrata sempre di più con la lontana madrepatria. Oggi i suoi abitanti hanno un reddito medio di 9 mila euro all’anno, un terzo di quello francese, ma 30 volte quello comoriano. Dal 1995 i comoriani, identici per cultura, lingua, religione, devono chiedere il visto per andare a Mayotte. E da vent’anni l’immigrazione illegale domina i 70 chilometri che separano Mayotte dalla più vicina isola delle Comore, Anjouan. 

I marinai arabi che per un millennio hanno solcato quelle acque chiamavanoMayotte “l’isola della morte” per la barriera corallina invisibile che la circonda. Il nome è più attuale che mai. “Siamo uno dei più grandi cimiteri del mondo – denuncia il governatore di Anjouan, Anissi Chamsidine -. In vent’anni sono affogati 50 mila comoriani. Nel silenzio assoluto della comunità internazionale e della Francia. E’ l’indifferenza di fronte alla sofferenza umana”. 

Per Ahmed Mohammed Thabit, ex diplomatico comoriano e a capo di una Ong che lotta contro il traffico di esseri umani, la cifra più probabile è di “diecimila morti” ma ciò non toglie che il mare della Comore sia un cimitero “più grande del Mediterraneo” per quanto riguarda i migranti. E l’indifferenza della Francia, e dell’Europa, sta nei numeri. 

Nel 2015 le autorità francesi hanno espulso 20 mila immigrati comoriani. Le domande per permessi di soggiorno di lavoro sono state 100 mila, ma solo 18 mila sono state accettate. Ora che Mayotte, dal 2011, è dipartimento francese, la lotta all’immigrazione clandestina è una priorità. Parigi stima che “il 40% dei 226 mila abitanti di Mayotte sono immigrati illegali”. Il visto turistico per Mayotte costa 100 euro, una traversata con i kwasa-kwasa, 200 euro. Per Ibrahim Aboubacar, parlamentare francese in rappresentanza di Mayotte “gli stranieri”, cioè i comoriani, sono un “peso che grava sul nostro stato sociale, sulla scuola, sulla sanità”. E anche per moltissimi abitanti di Mayotte il sogno è emigrare, in Francia, in Europa. Solo che loro possono farlo legalmente. 

Per Ahmed Thabit, tutto ciò è il frutto di una decolonizzazione guidata malissimo dalla Francia, con i referendum “organizzati, controllati e supervisionati” da Parigi. Anche le condizioni degli immigrati clandestini detenuti sull’isola francese sono pessime. Il Consiglio europeo per i diritti umani, nel 2008, ha definito le condizioni nei centri “inaccettabili”. 

Alcuni immigrati, come Matar Yacoub, hanno addirittura accusato i francesi di aver affondato apposta alcune kwasa-kwasa, le piccole imbarcazioni degli “scafisti”. La vita dei clandestini è durissima. Uno di loro, Taher, racconta che anche se i comoriani e gli abitanti di Mayotte “sono uno stesso popolo” a Mayotte non la pensano così e “festeggiano quando vengono a sapere che un kwasa-kwasa è affondato”. I giovani comoriani arriva con l’illusione di buoni stipendi e una vita migliore ma sono poi costretti a vivere nascosti, nel terrore della deportazione. Lavoro “ce n’è poco per tutti”. Le possibilità di raggiungere l’Europa da lì, praticamente nulle. Mayotte, “isola della morte, ed estrema frontier europea, per loro è una trappola. 

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