Ricordo di Giulio Regeni ad ambasciata Italia al Cairo
Nel riconoscermi colpevole, vorrei tuttavia fare un paio di osservazioni. Spacciare la critica al potere per un pugnalare la patria è una pratica tipica dei nazionalismi e dei regimi autoritari... Anche la stampa di al-Sisi spesso scaglia contro gli oppositori l’accusa di essere al servizio del nemico. Qui non voglio fare battute facili su al-Renzi, l’Italia non è una dittatura e beccarsi una raffica di insulti è cosa assai diversa dal beccarsi una pallottola. Però segnalo che la retorica dell’anti-patria non appartiene alla tradizione del liberalismo. Nello specifico l’accusa di ‘anti-italiano’ non è di semplice utilizzo e l’imperizia può produrre effetti-boomerang. In Italia è perfettamente congrua al Partito della Nazione e all’ideologia che trascina, confusa e vaghissima se non per l’obbligo patriottico di non infastidire il manovratore.

Scrive infatti l’Unità nel pezzo di cui sopra: in seguito all’uccisione di Giulio Regeni “la richiesta di verità e di giustizia unisce la comunità nazionale e cementa l’opinione pubblica, che a sua volta si stringe intorno al governo e alle istituzioni in uno sforzo corale, determinato, fermo e solidale”. E chi non si stringe intorno al governo nello sforzo corale, determinato, fermo e solidale, è chiaramente un anti-italiano. Qui potremmo notare un certo stile Mininculpop, ed avere così la conferma che il renzismo sia un nuovo fascismo,...