mercoledì 10 febbraio 2016

pc 10 febbraio - Crolli di borsa, Sanremo e guerra... Un'interessante e utile corrispondenza


La situazione non è eccellente. Da tempo i catasfrofisti, gli economisti eteredossi vanno mettendo in guardia sulla possibilità di un ulteriore crollo della finanza e dell'economia internazionale. Le elites globali imbevute di retoriche suggerite dagli economisti mainstream fanno difetto di "analisi concreta della situazione concreta".
Così si guarda al caos, dietro la porta con fatalismo. Molti sono sgomenti sulla situazione economica mondiale. Mario Draghi ripete l'esorcismo di qualche anno fa: "Whatever it Takes" (Costi quel che costi).
Ma il pericolo attuale non è paragonabile minimamente a quello del 2008.
Il pericolo è quello di una crisi di sovvraproduzione globale e di una stagnazione di lungo periodo. Il crollo delle borse non è che un segnale. Da sei anni le banche centrali prestano denaro a costo zero,  e da un paio di anni il petrolio scende ininterrotamente. Ciononostante la domanda cala, e la stagnazione persiste, si aggrava, tende a divenire, di nuovo recessione.
Il problema chiave in fondo è semplice: tutto può essere prodotto a un costo bassissimo, tale da spazzar via in un attimo produttori-imprese, filiere, interi paesi-che fin qui erano stati trainanti.
Ma le stesse ragioni che hanno portato i prezzi di qualsiasi merce al limite dell'azzeramento del profitto sono anche quelle che hanno strozzato la domanda globale (esempio bassi salari). Chi compra, se tutti hanno un margine (salariale prima di tutto) azzerato? Nessuno.
Non è una risposta scontata. E'semplicemente l'unica.
Mentre siamo dentro questo caos sistemico il nostro presidente del consiglio fà il gradasso con l'Europa. Tuttavia come ci suggerisce Alessandra Daniele questo rapporto con l'Unione Europea è uguale a quello di Giandomenico Fracchia con il suo capo ufficio. Fracchia si fingeva spavaldo e deciso di fronte ai colleghi, promettendo di affrontare e umiliare l'arrogante capufficio, per poi al suo cospetto trasformarsi in un cagasotto strisciante e servile fino all'autoumiliazione.
Però il nostro presidente del consiglio è pronto per una nuova avventura militare in Libia, e naturalmente senza che il parere degli italiani venga richiesto così come di nuovo si aggira l'art.11 della Costituzione che si vorrebbe presto cancellata.

Convenientemente gli italiani vengono distratti dallo spauracchio dell'utero in affitto o dallo spettacolo di Sanremo. Una manovra diversiva per dissuadere, distogliere, l'attenzione dall'escalation bellica e dall'approssimarsi della tempesta perfetta. Anzi va ripetendo che l'Italia non è al centro della crisi. Le nostre banche sono solide anche se devono rinnovarsi.
Come è riuscito a spacciare se stesso, il suo governo di riciclati figli di papà da limpidi Absolute Beginners, in una squadra di temerari e rottamatori è una di quelle storie italiane ancora tutta da raccontare. Anche se va precisato come stampa televisione e social network sono li a pomparlo al limite della tossicità. Tanto lo si può cambiare in qualsiasi momento. I piloti automatici abbondano.
Ma la realtà ha la testa più dura della propaganda e della manipolazione. Prima o poi i fiumi carsici emergono con tutta la loro potenza.
Aiutiamoli.

Tempera,10 febbraio 2016
Alfonso De Amicis 

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