lunedì 1 febbraio 2016

pc 1 febbraio - SULLA SITUAZIONE ATTUALE IN INDIA - da un colloquio diretto con il DR. Saibaba

In preparazione della nuova campagna internazionale di sostegno alla Guerra popolare e per la liberazione dei prigionieri politici -2/9 aprile - info csgpindia@gmail.com

La crisi economica prodotta dal crollo del prezzo delle commodities che l’India esporta ha messo a nudo il fallimento del governo Modi nel mantenere le promesse di sviluppo.
Questo ha accentuato l’importanza strategica dei progetti di grandi impianti nel nord-est del paese, per produrre e soprattutto esportare energia, che stanno diventando la sostanza del tanto propagandato in politica estera passaggio dalla LEP (Look at East Policy) alla AEP (Acti to Est Policy).
A livello geo-strategico, questo comporta un’acutizzarsi della contraddizione con la Cina, mentre crescono l’appoggio e i legami con USA.
In generale, dal lato del regime, la situazione è di crescente disperazione. Questa, da una parte, spinge ad intensificare la lotta anti-naxalita, nell’ansia di trovare una soluzione finale del problema che apra la strada a tutti i progetti, dall’altra, porta a spingere per la mobilitazione reazionaria delle masse, approfittando del terreno fertile che la stessa crisi ha prodotto, e per distrarre,r con l’ideologia reazionaria e gli attacchi ai nemici interni, l'attenzione delle masse dal peggioramento delle loro condizioni di vita.

Il governo Modi fin dal suo insediamento ha pianificato e messo in pratica l’intensificazione degli attacchi repressivi e militari contro i movimenti popolari.
In nome della lotta ai maoisti, ha pianificato il potenziamento delle forze l’ampliamento e l’inasprimento della guerra al popolo contro gli adivasi.
Nelle aree di lotta, dove già erano impiegati 300.000 truppe, tra polizie e paramilitari, il governo
punta ad aggiungerne 130.000.
E non vogliono realizzare solo l’aumento della quantità delle forze in guerra, puntano a cambiarne anche la composizione. Si stanno infatti formando milizie composte da popolazioni native (in particolare Naga e altre) e, soprattutto, si pianifica per la prima volt l’intervento diretto dell’esercito regolare.
Ma questi piani ancora non sono stati realizzati. La campagna contro la OGH e la denuncia e mobilitazione a livello nazionale e internazionale che questa ha prodotto hanno finora impedito questo salto di qualità con l’impiego dell’esercito.
È in questo contesto che si colloca anche l’operazione che ha portato al mio arresto.
Fin dal giorno del mio sequestro durante tutti i lunghi giorni e ora di interrogatori, non mi hanno contestato tanto i legami con i maoisti, il motivo ufficiale del mio arresto, hanno invece insistito su un solo punto: la campagna contro OGH.
“Ferma la campagna, ritirati e torna a fare tranquillamente il tuo lavoro di professore e nessuno ti darà ancora fastidio. Abbandona la campagna e non ci sarà nessuna carcerazione, no ci sarà neppure l’imputazione, neppure il processo…” questo mi hanno ripetuto continuamente, perfino il giorno on cui mi hanno presentato davanti al giudice, prima in aula.
In primo luogo, ho risposto che anche se io avessi smesso di sostenerla, la campagna sarebbe continuata comunque. E loro hanno detto che senza di me avrebbe perso molto della sua forza e che erano pronti ad arrestare chiunque l’avesse continuata.
In secondo luogo, ho risposto che non avevo nessuna intenzione di abbandonare la campagna, anzi che l’avrei continuata anche in carcere. E loro hanno detto che non me l’avrebbero permesso. Per questo non mi hanno garantito nessuna delle facilitazioni riconosciute per legge ai detenuti nelle mia condizioni. Neppure le medicine e i trattamenti medici, fino a quando sono stato costretto alla decisione estrema dello sciopero della fame a oltranza e ho ottenuto la libertà su cauzione per potermi curare.
Ovviamente non serve valutare le il valore delle promesse fatte dai torturatori. Ma quello che emerge chiaramente è che è stata la campagna contro OGH che ha impedito finora l’impiego diretto dell’esercito nella guerra anti-naxalita e che solo se questa campagna finisce potranno realizzare i loro piani.
Questo rappresenterebbe un salto di qualità nella guerra antisovversiva. Finora sono state utilizzate forze di polizia e paramilitari, vale a dire le forze che convenzionalmente si usano per trattare un “problema interno”. Con l’impiego dell’esercito, la situazione diventerebbe quella di una guerra contro un nemico esterno, come già avviene in Kashmere e in altre parti del paese, da trattare con l’occupazione militare del territorio nemico e una campagna militare di aggressione.
Nonostante le enormi forze materiali e umane messe in campo e le atrocità dei crimini contro il popolo, finora la OGH non ha ottenuto il suo scopo.
È per questo che vogliono aumentare il numero dei paramilitari e impegare per la prima volta l’esercito. Non solo, stanno anche lanciando una riedizione di Salwa Judum. Dieci anni fa, Salwa Judum volle dire formazione di eserciti privati con licenza di attaccare, incendiare, stuprare, deportare, massacrare interi villaggi. La mobilitazione democratica portò la Corte Suprema dell’India a dichiarare illegali le organizzazioni degli eserciti privati nel 2011.
Oggi vogliono riorganizzarli. In questo modo si metterebbero in campo nella guerra contro il popolo ben 4 ordini differenti di forze armate: 1) Gli eserciti privati che farebbero il lavoro più sporco; 2) le forze di polizia con funzione di intelligenza e monitoraggio del territorio; 3) forze paramilitari, con funzione di riserva e supporto e infine 4) l’esercito, cioè truppe di assalto e occupazione.
Solo in questo modo possono realizzare il loro piano: chiudere completamente le aree di lotta per poi liquidare ogni resistenza.
Ma per farlo, per impedire che anche questo Salwa Judum venga fermato e imporre l’impego diretto dell’esercito, occorre preventivamente mettere a tacere ogni forma di dissenso.
In questo contesto, il mio rilascio è da considerare una circostanza assolutamente provvisoria.
La mia libertà non durerà a lungo. Di questo ne sono certo.
Da parte sua il governo non si limita ad adottare, applicare e inasprire leggi draconiane contro le organizzazioni popolari, i lavoratori, gli studenti, gli insegnanti, oggi agisce anche in forme nuove favorendo e coprendo l’azione di gruppi fascisti, per seminare il terrore fascista. Negli ultimi mesi sono almeno 5 i noti attivisti di sinistra uccisi da questo tipo di attacchi, perfino un anziano dirigente comunista di 75 ucciso nella sua casa.
Il governo respinge ogni responsabilità, ma è ben chiaro che sono i partiti di governo che tirano le fila di questo terrore fascista che colpisce scrittori, intellettuali e in particolare studenti attaccati da gruppi che hanno solidi legami coi partiti di governo.
Anche l’uso di attacchi dinamitardi di matrice non chiara per colpire nel mucchio i giovani musulmani più colti, politicizzati e organizzati fa parte di questo schema.

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