sabato 6 febbraio 2016

pc 6 febbraio - Giulio Regeni un giovane ricercatore marxista ucciso per aver cercato di dare voce alla classe operaia in lotta

da una testimonianza

...Giulio Regeni aveva scelto il suo modo per essere un compagno e di esprimere 
la sua vicinanza alla lotta di classe e ai lavoratori. 
La sua vita di studente prima e di ricercatore marxista 
dopo è stata tutta protesa verso l’analisi e l’evoluzione dei 
movimenti operai. 
La sua ricerca l’ha portata direttamente sul campo, 
in uno dei luoghi dove la lotta di classe è più dura e difficile, l’Egitto. 
Collaborava con il giornale il Manifesto e puntualmente arrivavano le sue
analisi e i suoi reportage che venivano pubblicati sotto uno pseudonimo.
L’hanno ucciso gli apparati di sicurezza egiziani del regime del generale
Al Sisi che hanno cercato di camuffare poi quella che è stata un’esecuzione
al termine di brutali torture lo scorso 25 gennaio anniversario della
rivolta di piazza Tahrir.
Non è la prima volta. Si parla di 600 oppositori fatti sparire dagli
squadroni della morte”.
Giulio aveva appena inviato un articolo pubblicato dal Manifesto
sulla riorganizzazione dei sindacati indipendenti oggi in Egitto sotto
il regime di Al Sisi. Un'analisi lucida e precisa che metteva in
luce come la lotta di classe da parte dei lavoratori organizzati in
quel paese sia ancora attiva e come covi sotto le ceneri di una repressione brutale.
Con queste parole terminava il suo pezzo:

sfidare lo stato di emergenza e gli appelli alla stabilità e alla pace sociale
giustificati - dalla guerra al terrorismo - significa oggi pur
se indirettamente mettere in discussione alla base la retorica
su cui il regime giustifica la sua stessa esistenza e
la repressione della società civile."....

Ruggero Rognoni
PCL

Nessun commento:

Posta un commento