mercoledì 27 gennaio 2016

pc 27 gennaio - LOGISTICA DI BRIGNANO DA TRE MESI IN LOTTA: RISPOSTA AD UNA LETTERA DEL SI.COBAS

Quello che segue è lo scritto che ci è arrivato da un dirigente del Si.cobas, evidentemente il responsabile per l'attività a Brignano. Polemizzare con queste posizioni lontane dalla lotta di classe, dalla lotta come strumento di emancipazione, di potere e di organizzazione per i lavoratori, non è un esercizio piacevole ma è necessario. Lo facciamo perché, quanto viene espresso, è lo specchio di quanto da più di due mesi, nel silenzio totale, viene praticato a Brignano nel nome del Si.cobas.

"Buon giorno, sono Luca del S.I. Cobas,
riscontro la comunicazione in merito alla situazione a Brignano, innanzitutto sono a richiedere la vostra piattaforma di rivendicazione per comprendere la situazione e le criticità all'interno di quel magazzino."

Durante le mobilitazioni di ottobre, un'assemblea generale, presenti gli iscritti di allora (compresi quelli che per primi nelle settimane successive sono usciti dallo Slai cobas sc, per entrare nel Si.cobas, ha approvato la rivendicazione di garanzie occupazionali certe per tutti i lavoratori presenti nel magazzino di Brignano. Posizione che il giorno dopo il primo incontro in prefettura, concluso senza risultati su questo fronte, è stata 'formalizzata' in un comunicato (era il 31 ottobre), per rilanciare lo stato di agitazione, come deciso in precedenza.
Mobilitazioni che hanno ripreso forza dopo aver affrontato problemi seri, come la diffida e l'allontanamento di due ex iscritti (passati al Si.cobas) che minacciavano un delegato perché organizzava gli scioperi.
Da ottobre e per tutta la lotta, fino a questi giorni, con decine e decine di comunicati, volantini, lettere alle istituzioni, sempre rese pubbliche, abbiamo più volte ribadito le nostre rivendicazioni. Come mai il rappresentante del Si.Cobas chiede ora di conoscere la nostra piattaforma?

"Alimentare polemiche non giova a nessuno, però è necessario ricordare che qualche anno fà il S.I. COBAS aveva evidenziato che quei lavoratori avevano delle buste paga irregolari, peraltro le hanno tutt'ora, si era proposto di aumentare il personale in quanto non ammettiamo che un lavoratore prevalichi il tetto massimo delle ore di lavoro consentite per legge e facciamo particolare attenzione alla sicurezza. Detto questo giova precisare che a quel tempo siamo stati infamati e lo Slai cobas per il sindacato di classe ha continuato a mantenere le stesse situazioni economiche e lavorative che ultimamente ha voluto denunciare."

Prendiamo atto che quando fa comodo, chi scrive, è informato.
In ogni caso, sui fatti di allora ci sono gli scritti di allora, che invitiamo a rileggere. Nessuna infamia, solo la verità. È stata una manovra, respinta, sulla quale avete fatto calare il silenzio. Il problema è che è comodo stare zitti sperando che le tutto venga dimenticato. Ma questa volta non va così.

"Ora, a mio avviso, non conviene dividere i lavoratori perchè sappiamo bene chi ne gioverebbe."

Ci vuole coraggio per scrivere queste parole. Avete tentato di dividerli nel 2011, ci siete riusciti nel 2015. E non ci riferiamo alle tessere che avete conquistato, ma al fatto che passando alla vostra organizzazione questi lavoratori hanno rotto l'unità di lotta con gli altri passando nell'altro campo.
Da due mesi fanno i crumiri dando forza alla cooperativa, e soprattutto al padrone ITALTRANS, che ha preso la direzione del magazzino per piegarlo e ricondurlo alla normalità degli altri suoi magazzini. Stipendi bassi, furti sulle ore di straordinario, maggiorazioni inesistenti, cottimo esasperato, condizioni di lavoro pericolose per la salute e la sicurezza, ricatto per il posto di lavoro.
E non a caso al centro dello scontro oggi c'è la garanzia per il posto di lavoro dopo che dal 2011 questi lavoratori hanno vinto per ben due volte, respingendo dei cambi appalto organizzati per farli fuori (tipo Basiano per intenderci)

"Le informazioni che fin ora mi sono arrivate riguardano degli scioperi per capricci dei delegati dello Slai, ovviamente devo ricevere ulteriori riscontri per confermare questa ipotesi; ho sollecitato una riunione con gli iscritti alla nostra O.S. per fare chiarezza sulla situazione e il mio obbiettivo è quello di diminuire le ore massime di lavoro e successivamente puntare ad unico (max due) fornitore all'interno dell'appalto Agorà, insomma regolarizzare questa situazione in delirio."

Lo stile burocratico che accompagna questi argomenti fa rabbrividire. Ormai i mesi di lotte quotidiane sono diventati tre, sono stati licenziati 3 operai, 11 devono rispondere a pericolose lettere di contestazione, un verbale dell'Asl ha certificato violazioni di ogni tipo sulla sicurezza, (ispezioni che abbiamo ottenuto scioperando e presidiando ASL e DTL mentre gli iscritti al Si.cobas garantivano la produzione lavorando), e pressioni e intimidazioni non si contano contro i nostri iscritti.
Contro tutto questo ci battiamo tutti i giorni, 'è la nostra piattaforma di lotta', ma questo rappresentante del Si.Cobas usa, come un padroncino qualsiasi, la parola 'capricci dei delegati' (mostrando anche la considerazione verso oltre 100 lavoratori che compatti aderiscono)
Prima non si è mai accorto di nulla, non si è mai chiesto perché loro fanno i crumiri durante gli scioperi, e dopo tre mesi, ora che la questione comincia ad uscire pubblicamente, vuole 'regolarizzare questa situazione di delirio' con una 'riunione degli iscritti'!!
In ogni caso, quelli che chiama fornitori (come nel contratto nazionale di Cgil Cisl Uil, un pò come qualcuno cominciò un tempo a chiamare i lavoratori "risorse umane", ma la forma purtroppo per lui è contenuto) ovvero le false cooperative, nel magazzino sono già due.

"I nostri delegati sono stati avvisati che se il loro intento è quello di fare un numero spropositato di ore di lavoro, saranno ritenuti in contrasto con le idee della nostra O.S."

In ritardo anche su questo terreno, visto che oltre a lavorare attivamente durante tutti gli scioperi, si stanno dividendo le ore di straordinario che hanno tolto a tutti gli iscritti dello Slai cobas, gestendo la suddivisione di queste ore con la cooperativa.

"Per quanto riguarda tutta la situazione vi chiedo di illustrarmi i vari punti di criticità e le risoluzioni proposte volte a stabilizzare in modo sereno le lavorazioni, tutto ciò al fine di intraprendere un'azione congiunta per tutelare i lavoratori a prescindere in quale O.S. sono organizzati, ovviamente se anche questa volta verremmo infamati non esiteremo a interrompere i contatti e la collaborazione che stiamo offrendo.
Da ultimo, Sebastiano La mera mi conosce e poteva interessarsi del nostro pensiero molto prima, come del resto lo avreste potuto fare a livello generale sindacale.
In attesa di ricevere copia dello stato di agitazione, per intanto vi saluto.
Luca"

Arrivati a questo punto, il finale si commenta da sè.
A parole e nei fatti, sosteniamo e diffondiamo le lotte dei lavoratori. Solidarietà e lotta di classe sono concetti che vivono nella pratica, che definiscono la scelta di campo che ognuno di noi ha fatto.
Quando c'è una lotta in corso, conta da che parte ci si schiera, non se si ha ricevuto un invito ufficiale per partecipare. O peggio ancora, da che parte vanno le tessere.
E i fatti, come abbiamo riportato sopra, parlano.
Nessuna infamia, solo una necessaria polemica, contro le posizioni sbagliate, con spirito proletario. Per fare un passo in avanti, ed essere pù forti contro i padroni.
Chi pensa che la scelta di battersi contro i padroni, per altro per una rivendicazione che è centrale per tutto il mondo della logistica, come quella delle garanzie del posto di lavoro nei cambi appalto, possa essere chiamata 'offerta di collaborazione', calata dall'alto e subordinarla a schermaglie burocratiche, saprà fare sicuramente tante tessere, ma non potrà mai favorire l'avanzamento di un fronte sindacale di classe.
Per lo slai cobas sc
Sebastiano Lamera

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