lunedì 25 gennaio 2016

pc 25 gennaio - Dal meeting internazionale del 21 novembre a Parigi - Conclusioni

Conclusioni – PCM Italia


Noi non pensiamo che questo meeting debba avere una conclusione, anzi pensiamo che debba continuare e che esso ha o meno avuto successo se continua e come continua. Noi abbiamo fatto molti meeting e da tutti abbiamo tratto importanti elementi di avanzamento, ma da questo meeting non è questo tipo di avanzamento che vogliamo. Non si tratta di fare gli Atti che poi restano nelle pubblicazioni del nostro movimento. Chiaramente gli Atti ci saranno, la cooperazione dei p organizzatori e la vs permetterà entro un mese di avere gli Atti. E questa volta gli atti sono particolarmente importanti perché il tipo di svolgimento non ha permesso di seguire bene tutto quello che si è detto, anche se nella sostanza abbiamo capito tutti. Ed è importante che ci sia una comune visione di cosa significa e cosa può significare questo meeting. I maoisti europei, si sono riuniti in un momento storico particolare.

In generale quando ci siamo incontrati altre volte è stato per meeting di sostegno alle guerre popolari, compito fondamentale e discriminante per definirsi maoisti. Questa volta invece ci siamo incontrati per
sostenere noi stessi, per costruire le condizioni per lo sviluppo dei p maoisti nei pi e per tradurre in piani e azioni tutto quello che ci siamo detti.
Ognuno nel suo paese, naturalmente. Questo è l'aspetto principale. Ma oggi non siamo nelle condizioni di considerare questo tutto il nostro lavoro. Lo stadio di sviluppo dei partiti maoisti nei paesi imperialisti non permette a nessuno di fare da sé.
Non si tratta di costruire un coordinamento, non è questo il problema principale. È qualcosa di meno e di più, è un aiutarsi per intraprendere la strada giusta. Questo meeting in qualche maniera questa strada la indica. Noi stessi nel nostro intervento non abbiamo voluto nascondere le nostre critiche – che contengono anche elementi autocritici. Nello stesso tempo, come non accogliere con estremo interesse l'intervento che i compagni della Germania hanno fatto. Andare avanti su questa strada è l'elemento decisivo.

Come non valutare poi con estremo interesse l'intervento dei compagni filippini, chi conosce nostro lavoro, sa quanto difficile sia convincere i partiti che conducono la guerra popolare nei paesi oppressi della necessità della guerra popolare nei paesi imperialisti, e noi sappiamo per esperienza quanto questo sia difficile. Noi consideriamo la presenza dei partiti dei paesi oppressi dall'imperialismo nei paesi imperialisti, quasi un ostacolo, perché non viene riconosciuto il valore universale della guerra popolare e della sua validità di applicazione. Ad esclusione del PCP, nel nostro lavoro abbiamo sentito molte volte i partiti che conducono le guerre popolari dire che le guerre popolari nei paesi imperialisti non erano possibili.

È chiaro che la guerra popolare nei paesi imperialisti è una tappa e anello storico fondamentale ed è chiaro che nei paesi imperialisti devastati dal revisionismo e da tutte le forme di opportunismo, i maoisti conseguenti sono soli contro tutti e quindi hanno bisogno del supporto ideologico, politico e forse qualcosa in più dei partiti che conducono le guerre popolari. Le masse però spingono questi partiti in direzione delle guerre popolari. Le due colline stanno lavorando nella stessa direzione, la rivolta delle banlieues, da un lato, e lo stato di emergenza dall'altro.
Quest’ultimo è solo uno stato di emergenza temporaneo – Hollande come un disperato vuole modificare la costituzione perché sia per sempre. I socialisti non cambiano mai natura, sono i macellai della socialdemocrazia tedesca che ci hanno ucciso Rosa Luxemburg e Karl Liebknecth. Questo muoversi delle 2 colline, sia pure non in contemporanea, ci spinge obiettivamente in direzione di costruire il partito come forza combattente nel cuore dei paesi imperialisti in direzione della guerra popolare. E per questo abbiamo bisogno del sostegno del movimento comunista internazionale e delle sue espressioni più avanzate. Questa tappa fotografa i maoisti che si fanno più seri, più determinati nel cercare la strada effettiva e per trasformarsi.
I compagni tedeschi dicevano i partiti comunisti di Italia e Francia devono ricostituirsi, noi parliamo di conclusione del processo di costituzione, di nuovo inizio, di trasformazione. Stiamo parlando della stessa cosa? Forse. Per il futuro, parleranno le azioni. È di questa sana dialettica che hanno bisogno i partiti comunisti MLM. Questo non perché è un dover essere dei maoisti, ma perché è la situazione storica concreta delle masse proletarie e popolari. Noi dobbiamo bandire il pessimismo. L'imperialismo che alza la voce e anche le armi, non lo fa perché sta vincendo, ma perché sta perdendo, non è perché si sente forte ma perché si sente debole.

Repubblica porta un reportage dal quartiere Chans, a 100 Km da Parigi, che è il primo paese dove c'è il coprifuoco, ma la foto che pubblica il giornale è che c'è il coprifuoco ma i giovani camminano, dalle macchine che passano dicono “ci lanciano i sassi”, nonostante la polizia abbia perquisito ieri 200 appartamenti. E lo stesso sta accadendo in altri quartieri.
Questo è il pane dei maoisti. Chiaro, se non si ha una posizione ideologica determinata ed un'analisi corretta non lo possono fare. Ma è l'azione, il loro agire che è il fattore dinamico della situazione. Su questo però, evidentemente, alcune questioni sui maoisti vanno dette. I maoisti devono guidare le masse, non solo appoggiare e raccontare. La guida dei maoisti è il problema dei maoisti, la guerra popolare è guerra delle masse, non si sfugge da questo problema, la guerra popolare si impara a fare facendola. Evidentemente, su queste questioni occorre capire se i maoisti stanno dicendo la stessa cosa quando usano gli stessi termini. E questo è il momento per vedere se così è.

Noi maoisti italiani vorremmo che questo meeting andasse in questa direzione. La sfida della borghesia e del suo stato di emergenza deve essere raccolta. Non può essere tutto chiaro e poi comincia. Mao ci insegna 2 cose: una contro l'opportunismo e l'altra contro l'altra forma dell'opportunismo.

… la guerra rivoluzionaria è un antidoto che non solo elimina il veleno del nemico, ma libera anche noi da ogni impurità. Ogni guerra giusta, rivoluzionaria, è dotata di una forza enorme e può trasformare molte cose o aprire la strada alla loro trasformazione.” (Mao, Sulla Guerra di Lunga Durata”, 1938)

“ Creare disordini, fallire, creare ancora disordini, fallire ancora, fino alla loro disfatta; questa è la logica degli imperialisti e di tutti i reazionari del mondo nei confronti della causa popolare; essi non andranno mai contro questa logica. È una legge marxista. Quando diciamo che l’imperialismo è feroce, intendiamo che la sua natura non cambierà mai e che gli imperialisti non deporranno mai il loro coltello da macellaio, che non diverranno mai dei Buddha fino alla loro disfatta. Lottare, fallire, lottare ancora, fallire ancora, lottare ancora, fino alla vittoria; questa è la logica del popolo e anch’esso non andrà mai contro questa logica. Anche questa è una legge marxista. La rivoluzione del popolo russo ha seguito questa legge e così ha fatto la rivoluzione del popolo cinese. (Mao, “Abbandonate le illusioni, preparatevi alla lotta”, 14 agosto 1949)
Per questo l'azione è importante, perché noi abbiamo bisogno di sbagliare!

Noi abbiamo bisogno di dare un seguito a questo meeting e non fra 10 anni. Io mi auguro di non dover celebrare più anniversari, senza che tutto il movimento comunista, principalmente maoista, possa effettivamente trovarsi ad uno stadio superiore, che faccia incontrare e unire partiti che hanno iniziato la guerra popolare. Partiti che nelle rivolte proletarie ci siano già stati e abbiano realizzati dei risultati. Perché noi non pensiamo che si debbano mitizzare le rivolte.
Mao ci insegna che nel popolo ci sono cose buone e no, nelle lotte del popolo. E segnala che gli errori, le sconfitte del popolo devono essere criticate.

Abbiamo detto che i difetti del popolo vanno criticati, ma, facendolo, occorre essere veramente sulle posizioni del popolo e partire dal desiderio ardente di proteggerlo ed educarlo. Trattare i compagni come nemici vuol dire porsi sulle stesse posizioni del nemico.” (Mao, Discorsi alla Conferenza di Yenan, magio 1942).

Ma possiamo farlo se noi stessi siamo educati alla scuola della guerra, perché non possiamo pensare che ci sia un'altra scuola. La grande rivolta delle banlieues nel 2005 è stato per i maoisti più un banco di prova negativo che positivo. Siamo orgogliosi per averle sostenuto, di aver mandato compagni, ma non è questo l'argomento principale. Le rivolte sono state una verifica in negativo non positiva. Per i cialtroni opportunisti di Voie Proletarienne non abbiamo nulla di cui lamentarci, ma rispetto al nostro popolo abbiamo molto da lamentarci. Per questo non possiamo ripetere lo stesso cammino.
Il cammino della guerra popolare richiede un cambiamento del nostro cammino. E su questo penso che i compagni presenti siano d'accordo e che le cose che diciamo servano soprattutto a noi stessi, che fanno parte di quella specie di aiuto reciproco di cui i maoisti hanno bisogno per marciare lungo la strada che qui abbiamo enunciato insieme. L'unica questione è che i tempi non sono quelli da tavolino.

Se noi guardassimo alle nostre forze attuali, numericamente e politicamente, diremmo che non c'è gioco. Ma non è così. Noi dobbiamo modificare questo stato ideologico e pratico e lo dobbiamo fare ora, o almeno intraprendere questo tipo di cammino, saperci misurare secondo la logica di difensiva strategica. Noi la direzione di marcia comune la dobbiamo verificare subito. E non certo per indicare nuove scadenze o costruire nuovi meeting. Noi dobbiamo piuttosto pensare all'anniversario della Comune di Parigi, 18 marzo, come l’occasione per dare un segno.

Sappiamo che questo in ogni paese va fatto, ma sappiamo anche che ci sono paesi che sono un crocevia di quello che va fatto. Per ragioni che sono sotto gli occhi di tutti, la Francia è uno dei questi paesi. Se riusciamo a trovare il modo affinché il nostro lavoro vada avanti, questo meeting sarà servito e può essere il 'nuovo inizio' purtroppo frase abusata e anche noi su questo non siamo proprio innocenti.

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