sabato 24 ottobre 2015

pc 24 ottobre - Reportage da Tunisi per la giornata internazionale per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah

Oggi in alcune città del mondo (in Europa, Africa, Asia e America) si sono svolte manifestazioni a sostegno del militante rivoluzionario libanese Georges Ibrahim Abdallah, detenuto ormai da 32 anni in Francia per il suo sostegno attivo alla causa palestinese.

L'iniziativa a Tunisi, organizzata dal Comitato di solidarietà tunisino per la liberazione di Georges Abdallah, si è sviluppata in due momenti differenti, uno nel mezzo di Avenue Bourguiba, l'arteria principale della città, con un sit-in che oltre a rivendicare la libertà per Georges Abdallah ha espresso piena solidarietà alla nuova ondata di rivolta in Palestina contro l'occupante sionista. Da segnalare che nelle ultime settimane ci sono state differenti manifestazioni, grandi e piccole, di solidarietà con la Palestina; anche nella periferica città meridionale di Gabes ad esempio alcuni studenti universitari hanno organizzato una mostra fotografica nella facoltà di lingue e il recente Festival Internazionale del Film Arabo di Gabes ha premiato proprio un film palestinese dal titolo "Quant je t'ai vu".





Il secondo momento è stato rappresentato dall'iniziativa annunciata da giorni davanti l'ambasciata francese con una buona partecipazione con la presenza di giovani, donne e militanti di vecchia data. Il sit-in è stato molto vivace nel denunciare questa vergognosa detenzione che con accanimento si protrae da più di 3 decadi facendo di Georges Abdallah il prigioniero politico che da più tempo in assoluto è detenuto in un carcere europeo.





pc 24 ottobre - Tunisia: fine dello "stato di emergenza", una vittoria delle masse popolari!

Lo scorso 4 luglio il presidente della Repubblica tunisina Beji Caid Essid aveva dichiarato lo stato d'emergenza nel paese per 30 giorni, in seguito all'ondata emotiva di paura fomentata dai media di regime e stranieri dopo gli attentati del Bardo e di Sousse, rinnovandolo per altri due mesi fino al 4 Ottobre. 
Nel dichiararlo si erano usati toni apocalittici come ad esempio "il paese è in uno stato di guerra".
In realtà, come avevamo già analizzato in un precedente articolo su questo blog (LEGGI QUI) lo "stato di emergenza", lungi dal rispecchiare un pericolo reale, doveva servire a giustificare politiche di governo draconiane non proprio nuove al principale partito di governo Nida Tounes (erede dell'ex partito di regime RCD di Ben Ali) e i reazionari islamisti di Ennahdha. Infatti la nuova costituzione tunisina promulgata dall'Assemblea Costituente lo scorso anno, prevede che durante lo stato di emergenza siano vietate qualsiasi forma di manifestazioni, scioperi e riunioni pubbliche con più di tre persone!

A conferma della malafede da parte del governo, durante questi 3 mesi di "stato di emergenza" è stata

pc 24 ottobre - Rubano lavoro? No, gli immigrati pagano le nostre pensioni

pubblichiamo questo articolo mainstream che anche se in maniera ambigua e dietro dati ufficiali (che non tengono conto di tutto il lavoro nero e neo-schiavistico dai campi alle cooperative con buste paga fittizie) è costretto a dire quello che si nasconde nella realtà: gli immigrati vanno bene quando sono  manodopera da sfruttare sui posti di lavoro e tenere sotto ricatto e paura con il razzismo, oltre alla questione centrale di cui i padroni e governo hanno paura che si materializzi: i lavoratori  immigrati sono parte del proletariato, il proletariato non ha nazione, ma un unico fine la rivoluzione.
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Il dubbio lo si aveva un po’ tutti, ma la quinta edizione del Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Moressa, presentato giovedì 22 a Roma, lo mette nero su bianco per l’ennesima volta: gli immigrati che vivono e lavorano in Italia sono una risorsa economica. L’idea che i milioni di persone che negli anni sono venuti a lavorare nel Paese

pc 24 ottobre - «A lavorare in fabbrica si diventa MATTI»… la FIOM propone lo psicologo del sindacato... Ma ci vuole ben altro! Un sindacato di classe che organizzi l'opposizione di lotta al fascismo padronale!




«L’iniziativa parte da un dato preciso ed emblematico» spiegano i promotori. Da quando è iniziata la crisi a oggi il numero di persone che si sono rivolte ai Csm (Centri di salute mentale) è aumentato di un terzo e la stragrande maggioranza sono lavoratori dipendenti vittime delle dure conseguenze della crisi.
Da un lato, chi ha perso il posto di lavoro e cade in depressione e crisi esistenziale; dall’altro, chi è rimasto al lavoro ed è costretto a subire ritmi sempre più pesanti e alienanti. La crisi peggiora le condizioni di vita e di lavoro e questo impatta sulla condizione psicologia dei lavoratori. Da qui l’esigenza di provare a rispondere a questi bisogni.

Relazione introduttiva di Paolo Brini (responsabile Salute Ambiente Sicurezza della Fiom di Modena)

pc 24 ottobre - I fascio leghisti e i legami con le lobby delle armi.

Che la Lega trasformi un fatto di cronaca in una campagna politica non è una novità.
Questa volta, il boccone è stato, tra l’altro, particolarmente ghiotto: un pensionato italiano, residente in provincia di Milano, che spara, e uccide un ladro romeno, entrato in casa sua per un tentativo di furto. E la magistratura che, per eseguire tutti gli accertamenti e valutare se sussistano i presupposti per riconoscere l’eccesso colposo di legittima difesa o la pura legittima difesa, incrimina il pensionato per omicidio volontario.
La Lega si è subito schierata a favore del pensionato, con il presidente lombardo Roberto Maroni che ha fatto sapere che sarà la Regione (con soldi pubblici e uno stanziamento ad hoc nel bilancio regionale) a pagare le spese processuali dell’uomo; e con il segretario federale Matteo Salvini che ripete che il romeno “se l’è cercata”, e promette la discussione in parlamento di una proposta di legge, già presentata, che permetterà al cittadino che viene aggredito di difendersi sempre e comunque.

Fin qui, la stretta cronaca. Ma la Lega è storicamente sensibile agli interessi del mercato delle armi (e

pc 24 ottobre - Renzi servo dell' imperialismo USA mantiene il contingente in Afghanistan fregandosene dell'altro sangue versato e del denaro sprecato

di Salvo Ardizzone

Come era largamente prevedibile, l’Italia continuerà a mantenere i suoi soldati in Afghanistan.
All’indomani delle dichiarazioni di Obama sul rinvio del rimpatrio del contingente Usa, Renzi non ha perso tempo ad adeguarsi; a Venezia, durante un’inaugurazione alla Ca’ Foscari, ha detto che è giusto mantenere l’impegno militare accanto a Washington, ed ha concluso rendendo noto che si sta valutando (leggi: sta per essere accettata) la richiesta Usa di proseguire la missione per un altro anno.
Non si tratta di una decisione improvvisa; già qualche giorno fa, a Bruxelles, il ministro della Difesa Pinotti l’aveva ventilato, dopo la recente visita del Segretario alla Difesa Ashton Carter; adesso è ormai deciso.

La presenza italiana in Afghanistan, già prolungata, si sarebbe dovuta concludere prima a ottobre e poi a dicembre; ora i nostri militari hanno la prospettiva di rimanere per tutto il 2016 in uno scenario che si va continuamente deteriorando.
Al momento sono circa 750 uomini, divisi fra il quartier generale di Kabul (una sessantina) ed Herat

pc 24 ottobre - Milano al fianco del Prigioniero Politico G. I. Abdallah e del Popolo Palestinese... la partecipazione del circolo di proletari comunisti

pc 24 ottobre - TAV=Repressione Preventiva. Bavaglio all'Informazione non allineata





da AgoraVox – «Penso che la mia vicenda rappresenti un attacco inaccettabile al diritto di cronaca e alla libertà dei cronisti di raccontare in modo indipendente ciò che osservano. Per questo ribadisco che rifarei esattamente ciò che feci in quell’agosto di tre anni fa, indipendentemente da come evolverà l’eventuale processo a mio carico», ci ha dettoDavide. Cosa è successo? Dopo mesi di silenzio Davide Falcioni ha ricevuto un avviso di garanzia per “violazione di domicilio” per aver partecipato, come cronista, ad un presidio No Tav (ne avevamo parlato dettagliatamente a novembre in questo articolo “No Tav: il cronista Davide Falcioni indagato per aver raccontato la Val di Susa“).
Ricapitoliamo.
Davide era presente, nel 2012, come cronista per AgoraVox, al presidio della sede di una società coinvolta nella realizzazione della Tav e ha raccontato la sua esperienza nell’articolo “Io ero con i No Tav arrestati. Vi racconto come sono andate davvero le cose“: Dipinta come un’azione violenta realizzata dei soliti “facinorosi” dei centri sociali torinesi, in realtà ha visto la partecipazione pacifica di decine di persone di ogni età ed organizzazione politica o sociale. L’azione si è svolta a volto scoperto, suonando il citofono e facendosi aprire. Una volta entrati, è stato srotolato uno striscione ed accesi un paio di fumogeni rossi. Nessun danno è stato arrecato agli oggetti dello studio. Nessuna minaccia ai dipendenti che, anzi, hanno amabilmente chiacchierato con i militanti No Tav presenti. In seguito le persone presenti al presidio vengono denunciate (accuse: violazione di domicilio, danneggiamento informatico, furto e violenza privata) e per questo Davide Falcioni si è offerto come testimone. Il 28 novembre scorso era in aula a Torino per raccontare quello che, da cronista, aveva visto e vissuto. Durante il processo Davide non ha nemmeno potuto finire la sua testimonianza: alla frase “c’era un clima sereno” il Pm ha interrotto l’esame del teste informandolo che, dato il contenuto della sua deposizione, sarebbe stato indagato per gli stessi reati di cui sono accusati gli imputati. Con la mutazione da testimone a indagato, la testimonianza di Davide Falcioni è diventata, di fatto, nulla. Questi fatti ci portano ad aprire una riflessione che parte da più punti: primo, l’unico testimone presente all’azione, venduta come “violenza” dalla narrazione dell’accusa, è invalidato. Secondo: viene violato il diritto di cronaca, un patrimonio che è lungi dall’essere esclusiva di chi ha un tesserino da giornalista. Terzo: la Val di Susa, il movimento no Tav e chi prova a raccontarlo diversamente, sono un terreno, Il terreno, dove si sta giocando intorno ai diritti fondamentali e dove si cerca di far tacere chi vuole, non diciamo un’altra soluzione, ma anche solo un’altra narrazione.
La redazione di AgoraVox Italia rinnova la sua solidarietà all’amico e collega Davide Falcioni.

pc 24 ottobre - Una denuncia da Firenze Antifascista: Affari, malsani, Gesuiti e Nazi

A Firenze i Gesuiti affittano sedi ai nazi-fascisti: benvenuto Papa Francesco!
 23 Ottobre 2015
Assemblea Antifascista del Q2 

NO AI FASCISTI NEL QUARTIERE 2 !!
CHIUDERE LA SEDE FASCISTA DI VIA MARIO PAGANO 12
E’ ormai noto che da diversi mesi in Via Mario Pagano 12 zona Cure è presente Progetto Dinamo. Questo gruppo, che rivendica ideali razzisti, xenofobi, omofobi e che ha tra i suoi “valori fondanti” il mantenimento dell’identità della razza ariana, si maschera, come tanti altri, da associazione culturale. Progetto Dinamo è legato a La Fenice (che ha tra i punti di riferimento storici Alessandro Pavolini, fondatore delle brigate nere nel 1944) e Lealtà e Azione (nazisti milanesi, affiliati agli Hammerskin, una scissione del Ku Klux Klan americano). Lealtà e Azione è stata ospitata varie volte nella sede di via Pagano…ricordiamo l’iniziativa del 22 maggio c.a. con il responsabile nazionale Stefano del Miglio… Di giorno, si mascherano da bravi ragazzi, raccogliendo il cibo per gli italiani (solo per gli italiani!!), per gli animali degli italiani, e per i gatti delle colonie feline del Quartiere 2, sotto il nome di “I Randagi di Coverciano” ed “I Lupi Danno la Zampa”…
La sera, all’interno della loro sede, si svelano per ciò che sono facendo iniziative di matrice nazifascista. E’ stata da mesi denunciata la presenza di questi loschi individui alla cittadinanza,

pc 24 ottobre - Operai ex Fiat Termini Imerese: il balletto tra Invitalia, Ministero dello Sviluppo e Blutec garantisce… un altro anno di cassa integrazione (forse)

Altro che ripartenza e nuovi investimenti (magari!), da quello che si vede fino a questo momento tutta la manfrina degli incontri, dei pareri, dei soldi che non si trovano mai e delle garanzie, comprese quelle del sempre terribilmente “arrabbiato” rappresentante della Fiom Mastrosimone, (da quanti anni dice “non c’è più tempo?) significano, se va bene, che gli operai, purché stiano buoni, staranno un altro anno in cassa integrazione in attesa delle prossime garanzie…

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foto d'archivio


L'ex stabilimento Fiat di Termini
Da Invitalia ok al piano di Blutec
Lunedì 19 Ottobre 2015 - 17:20

Un via libera seppur con alcune cautele e osservazioni sulla struttura finanziaria dell'operazione. La Fiom: "Ora non ci sono più scuse".PALERMO - Tornare a produrre auto nell'ex stabilimento Fiat di Termini Imerese(Pa) passo passo sta prendendo forma. Il Cda di Invitalia, l'advisor del ministero dello Sviluppo economico incaricato di selezionare le offerte per Termini Imerese, secondo quanto si apprende, ha approvato il piano industriale di Blutec, seppur con alcune cautele e osservazioni sulla struttura finanziaria dell'operazione. Il piano, quindi, dovrebbe essere trasmesso al Mise per un parere.


Secondo fonti sindacali, il piano da 96 milioni di euro approvato da Invitalia riguarda la produzione di componentistica per auto. Si tratta di uno dei due progetti di Blutec per Termini Imerese. Il secondo, infatti, riguarda la produzione di due modelli di auto ibride nell'ex fabbrica del palermitano che la Fiat ha chiuso il 24 novembre di quattro anni fa. Su quest'ultimo l'advisor del Mise dovrebbe pronunciarsi, però, in una seconda fase. Nonostante qualche riserva, l'ok di Invitalia al piano è un passo in avanti nel percorso di rilancio del polo industriale termitano. Adesso tocca a Blutec, che dovrebbe procedere alla ricapitalizzazione della società. Lo step successivo al parere 'vincolante' del Mise è la sottoscrizione del contratto di sviluppo, che destina circa 350 milioni di euro, tra fondi pubblici e della Regione siciliana, per far ripartire la fabbrica, cominciando a produrre componentistica. Un nuovo incontro al ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza ex Fiat di Termini Imerese dovrebbe essere convocato nei prossimi giorni.

*Aggiornamento ore 18.18
"Adesso Blutec faccia la sua parte: non ci sono più scuse, con il via libera di Invitalia proceda alla ricapitalizzazione della società: mancano ancora all'appello circa 14 milioni di euro. Metta i soldi per far ripartire Termini Imerese". Lo dice il segretario regionale della Fiom, Roberto Mastrosimone commentando il via libera del cda di Invitalia al piano industriale di Blutec per Termini Imerese. "Non vorremmo rivedere copioni già visti - avverte - con le banche che fanno melina". Per la Fiom "l'ok alla prima parte del piano di Blutec rappresenta un passo in avanti significativo". "Dopo le valutazioni del ministero dello Sviluppo e il relativo parere - aggiunge Mastrosimone -, potrà essere sottoscritto il contratto di sviluppo, che equivale a far ripartire Termini Imerese e i cancelli della fabbrica. Non c'è più tempo da perdere".


Tratto dalla stampa borghese online

pc 24 ottobre - Amianto tanto, secondi pochi... la lotta contro il "terzo valico" continua

GENOVA PONTEDECIMO, MARTEDI' 20 OTTOBRE: ASSEMBLEA POPOLARE CONTRO IL TERZO VALICO DEI GIOVI

Pontedecimo è l’estrema propaggine a nord del Comune di Genova; si trova in val Polcevera, ed è interessata pesantemente dai lavori per la costruzione della linea ad alta capacità ferroviaria Genova Fegino-Rivalta Scrivia.
Per questo periodicamente si svolgono qui – nella sala del Municipio V Valpolcevera, sita in via Guido Poli 12 – assemblee popolari che hanno l’obiettivo di informare la popolazione sullo stato della situazione e sulle problematiche che vengono man mano scoperte; martedì venti ottobre, a partire dalle ore 21:00, si tiene una di queste – davanti a più di duecento persone – dal titolo: “Amianto e cementificazione”.

Nel corso dell’incontro ci si concentra in particolare sulla questione dell’assurdo bypass: una volta terminato, esso permetterebbe di guadagnare – ma soltanto in condizioni di traffico estremamente favorevoli – appena pochi secondi rispetto alla viabilità ordinaria.
Per contro la sua costruzione darebbe luogo ad un restringimento dell’alveo dei torrenti Verde e Polcevera, con conseguente pericolo di disastri in caso di precipitazioni molto intense.
Altro punto interessante riguarda la palese illegalità di taluni comportamenti da parte del Consorzio Collegamenti Integrati Veloci (Cociv): a questo proposito viene data la parola ad un attivista che ha subito l’esproprio di una porzione di terreno davanti alla propria abitazione tramite lo scatto di tre fotografie da lontano, mentre le ‘forze dell’ordine’ creavano un diversivo dalla parte opposta della sua proprietà.

L’assemblea si conclude alle ore 22:50 con la lettura, da parte di un attivista del locale comitato No Tav-Terzo Valico, delle parole dell’autodifesa di Erri De Luca al processo nel quale è appena stato assolto per aver offerto il proprio appoggio alla lotta No Tav, ed in particolare all’episodio del sabotaggio di un compressore.

Genova, 21 ottobre 2015

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

venerdì 23 ottobre 2015

pc 23 ottobre - RENZI IN AFRICA per i profitti dei padroni imperialisti da ENI a FINMECCANICA

Eni: Descalzi, oggi poniamo le basi per i prossimi 20 anni.

In Africa il futuro di Eni e dell'Italia

Roma, 22 ott. - 'Stiamo costruendo oggi cosa sara' Eni tra 20 anni. E dobbiamo fare questo pensando al profitto ma anche alla creazione di valore'. In una lunga intervista al direttore de 'Il sole 24 ore', Roberto Napoletano.
…. l'Italia si trova in una posizione privilegiata 'perche' geograficamente rappresenta una connessione naturale tra l'Africa e il Nord Europa, ha le tecnologie, e storicamente abbiamo un'attitudine positiva e quindi ritengo che sia per Eni che per l'Italia ci sia un futuro in Africa'. In quest'ottica bisognera' creare una direttrice Sud-Nord dove l'Egitto grazie alle ultime scoperte avra' un 'ruolo centrale' ma non solo l'Egitto. Perche', ha puntualizzato Descalzi, 'la Libia puo' raddoppiare la sua produzione', c'e' poi il Mozambico 'che con la nostra produzione di gas potrebbe soddisfare l'Italia per 70 anni e poi c'e' l'Angola, il Congo, il Gabon, la Nigeria dalla quale gia' importiamo'. 
…. 'Dobbiamo essere consapevoli che aprire un canale Sud-Nord non significa portare via del gas all'Africa ma vorrebbe dire investire in quei paesi per portare, certo, una parte del gas in Europa ma soprattutto dare accesso all'energia all'Africa', ha osservato l'ad di Eni. Il continente 'ha tantissima energia, ha tanto gas, tanto sole, tanto petrolio. Un canale Sud-Nord permetterebbe di sviluppare l'energia africana per l'Africa ma si potrebbe tranquillamente esportarla perche' ce ne e' tanta. …
Mentre arrivava in Senato  il disegno di legge sulla Cooperazione allo sviluppo, il presidente del Consiglio Matteo Renzi partiva per il suo viaggio in Africa . Un viaggio emblematico che ci aiuta a capire come leggere il nuovo disegno di legge sulla cooperazione. Ritengo che sia la nuova legge come il viaggio di Renzi  possano essere riassunti in una sola parola: business/affari.

pc 23 ottobre - La repressione criminale dell'occupante sionista non ferma ma alimenta la giusta ribellione dei giovani palestinesi! Che la nuova Intifada si trasformi in Guerra Popolare contro l'occupante sionista e i suoi lacchè!

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Articolo apparso su "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"

66 palestinesi colpiti da proiettili veri e di gomma in Cisgiordania e a Gaza

Betlemme – Ma’an. Venerdì, durante gli scontri nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza, centinaia di palestinesi sono stati feriti, mentre le fazioni politiche palestinesi hanno fatto appello a una “Giornata della rabbia”.
Un funzionario della Mezzaluna Rossa ha riferito che sono stati feriti oltre 290 palestinesi, 34 dei quali da munizioni letali e 32 da proiettili d’acciaio ricoperti di gomma.
Centinaia hanno inalato gas lacrimogeni.
All’entrata nord di Hebron, le forze israeliane hanno represso una manifestazione organizzata da Hamas dopo le preghiere del venerdì, lanciando gas lacrimogeni e granate stordenti.
Stando alle testimonianze, dei giovani palestinesi hanno lanciato pietre e fatto rotolare pneumatici incendiati contro i soldati israeliani.
Secondo la Mezzaluna Rossa, 59 palestinesi sono stati feriti durante gli scontri, due dei quali in modo serio.
Un portavoce militare israeliano ha riferito a Ma’an che “una violenta sommossa è scoppiata vicino a una postazione militare di Hebron, dove i rivoltosi hanno lanciato molotov e spinto copertoni infiammati”. Le forze israeliane hanno risposto con “mezzi antisommossa e proiettili rivestiti di gomma”, ha aggiunto.
Secondo la Mezzaluna Rossa, i gas lacrimogeni hanno ferito perlomeno 13 palestinesi a Qalqiliya e due a Ramallah.
I testimoni hanno riferito che un 13enne è stato colpito al piede da un proiettile ricoperto di gomma nel campo profughi di Aida, a Betlemme.
Il portavoce dell’esercito ha riferito a Ma’an che una “violenta sommossa” era in atto nei pressi della Tomba di Rachele a Betlemme e che le forze israeliane stavano usando “mezzi antisommossa per disperdere la folla”.
Il portavoce ha aggiunto che, durante gli scontri vicini all’insediamento di Beit El, un agente della polizia di confine israeliana è stato ferito da una pietra, mentre centinaia di manifestanti facevano rotolare copertoni incendiati contro le forze israeliane.
Secondo il ministero della Salute, nella Striscia di Gaza perlomeno 65 palestinesi sono stati feriti duranti gli scontri, fra cui un uomo che è stato colpito da un proiettile durante una manifestazione nei pressi di Beit Hanoun.
Un portavoce dell’esercito ha riferito che centinaia di palestinesi si sono radunati vicino ad Halhul e le forze israeliane hanno sparato proiettili calibro 22 contro i principali istigatori, identificando un colpito.
Le fazioni politiche palestinesi avevano fatto appello per una “Giornata della collera” nella Striscia di Gaza, con Hamas che esortava i palestinesi della Cisgiordania occupata a unirsi alle manifestazioni dopo le preghiere di mezzogiorno.
Dall’inizio di ottobre nei territori palestinesi occupati ci sono scontri quasi quotidiani, con oltre 20 palestinesi uccisi da munizioni letali. Essi fanno parte degli oltre 50 uccisi in questo periodo, parecchi dei quali sono stati freddati dopo aver tentato degli accoltellamenti. Perlomeno nove israeliani sono stati uccisi nello stesso periodo.
L’escalation degli scontri è iniziata il 1° ottobre, in seguito all’uccisione di due coloni israeliani da presunti cecchini palestinesi e all’aumento delle restrizioni dell’accesso palestinesi alla moschea di Al–Aqsa.
Giovedì il segretario generale dell’ONU ha dichiarato che, anche se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’Autorità palestinese si sono impegnati a frenare la violenza, “questa crisi non sarebbe scoppiata… se i palestinesi non vivessero ancora sotto un’occupazione paralizzante e umiliante che dura da quasi mezzo secolo”.