sabato 11 aprile 2015

pc 11 aprile - VERSO LO SCIOPERO DELLA SCUOLA DEL 24 APRILE

Il DDL “La Buona Scuola” trasformerà le scuole italiane in vere e proprie aziende
gestite da presidi-manager liberi di assumere e licenziare i docenti e
condizionare la didattica, mentre gli organi collegiali saranno svuotati di ogni potere
decisionale e verrà cancellata la libertà d'insegnamento e di conseguenza il
diritto allo studio.
Gli studenti, al posto di studiare e formarsi, saranno sfruttati in attività di
apprendistato gratuito presso imprese private.
Il sistema dell'istruzione pubblica sarà asservito agli interessi dei privati,
avremo scuole per ricchi e scuole per poveri, mentre tutto il personale della scuola,
in un novello Jobs act, verrà precarizzato a tempo indeterminato introducendo gli
albi territoriali, incarichi triennali e un sistema di reclutamento a forte rischio di
clientelismo che comporterà la disoccupazione per migliaia di docenti precari che
lavorano nella scuola da anni attraverso le Gae e le Gi che verranno cancellate.
Per tutti questi motivi, invitiamo tutti a partecipare al

PRESIDIO SOTTO LA SEDE DEL PD
15 aprile dalle ore 16 via Pergolesi 8

NO ALLA BUONA SCUOLA DI RENZI!
NO ALLA SCUOLA AZIENDA!!!
NO AL PRESIDE SOVRANO
ASSOLUTO DELLA SCUOLA!!!

Coordinamento lavoratori della scuola “3ottobre” - Milano
contatti : coordinamento3ottobre@gmail.com

Aderiscono:
CUB, Sindacato è un'altra cosa-opposizione CGIL,
Slai cobas per il sindacato di classe, USB

pc 11 aprile - Sentenza sui fatti della Diaz e nuova legge sulla tortura di Ilaria Cucchi

La sentenza della CEDU sui fatti della Diaz ha sancito che è stata fatta tortura in danno di cittadini inermi.

Nel nostro paese cosa accadrà? Temo nulla. Nessuno pagherà per quest’onta. Nessuno pagherà per quel sangue versato. Nessuno pagherà per tutto quel dolore inflitto. Quando è il potere a sbagliare ed a sbagliare in quel modo nulla accade. Il massimo che si può ottenere è il riconoscimento europeo della responsabilità dello Stato nel quale però nessuno si identifica e taluni si nascondono.
Quale è la risposta del nostro legislatore alla sentenza della Corte Europea? Una legge sulla tortura, finalmente, che però è talmente complicata e farraginosa che, leggendo il commento del proff. Francesco Viganò dell’Università di Milano, non riuscirebbe a far condannare per questo reato nemmeno gli stessi torturatori della Diaz.
Se dovesse pertanto essere applicata a quel processo questa legge nuova , quegli stessi imputati e condannati per altri reati minori prescritti, potrebbero vantarsi di non aver commesso alcuna tortura. Io mi auguro che il proff. Viganò si sbagli.
Ma io, leggendo da semplice cittadina mi chiedo: chi picchia, chi umilia, chi uccide, perché deve essere condannato per tortura solo se si prova che lo ha fatto per determinati motivi piuttosto che per altri? Perché occorre dimostrare che lo ha fatto con compiacimento intimo e non è sufficiente invece riconoscere che lo ha fatto solo consapevolmente?
Non voglio parlare di mio fratello, per il quale non si è nemmeno stati capaci di sapere chi lo ha picchiato riducendolo in quelle terribili condizioni, figuriamoci se si fosse dovuto accertare il motivo psicologico di quello scellerato massacro, per arrivare alla condanna dei responsabili.
Voglio parlare di Francesco Mastrgiovanni. Il maestro elementare di Vallo della Lucania che durante un TSO è morto perché legato ad un letto per oltre novanta ore senza mangiare né bere.
Bene invito tutti a guardare il video della sua terribile morte, filmata minuto per minuto. A quella morte non si potrebbe sicuramente applicare questa legge. Quindi non sarebbe tortura.
Chissà che ne penserebbero i Giudici della Corte Europea.
Purtroppo siamo forti con i deboli e deboli con i forti.

pc 11 aprile - da Firenze antifascista solidarietà agli antifascisti cremonesi arrestati


Firenze Antifascista esprime la sua massima solidarietà agli  arrestati per il corteo avvenuto il
24 Gennaio, in risposta all'  aggressione squadrista subita dal CSA Dordoni, ad opera dei neofascisti  di Casapound. Un vero e proprio assalto armato, con catene e bastoni,  che ha procurato il coma e una lunga e gravosa riabilitazione al  compagno Emilio. Il 24 Gennaio c'eravamo tutti per chiudere
i covi  fascisti e mettere la parola fine a simili episodi.
Ma, come sempre  avviene, lo Stato si è fatto complice della violenza neofascista, prima  difendendo a
suon di Polizia e lacrimogeni la sede cremonese di  Casapound, poi arrestando, il 31 Marzo, due compagni che avevano  partecipato alla manifestazione di risposta con l'accusa di devastazione  e saccheggio. Un reato risalente al codice Rocco, tristemente in voga  al giorno d'oggi, capo
d'imputazione delle sentenze per i fatti del G8  2001, che hanno visto ben dieci condanne a svariati anni di carcere.

In tale clima repressivo e in una fase in cui il neofascismo cerca sempre più spazio attraverso l'alleanza con il leghista Salvini e  continua a rendersi protagonista di
aggressioni ai danni di militanti  antifascisti, come avvenuto pochi giorni fa a Napoli ai danni di uno  studente medio, è necessario estendere la solidarietà e rilanciare la  lotta. Con questo spirito diamo appuntamento il 18 Aprile, alle ore 15,  al sacrario dei caduti di Campo di Marte per la manifestazione contro  l'apertura della sede di Casapound nell'omonimo quartiere fiorentino e  con la
stessa forza rilanciamo la giornata del 25 Aprile, che ci vedrà  in piazza Santo Spirito dalle 15, e alle 17 in corteo per il quartiere  di San Frediano, per un antifascismo reale e militante, più che mai  lontano dalla pratica istituzionale e dalle sue evidenti contraddizioni.

CONTRO LA REPRESSIONE ESTENDERE LA SOLIDARIETÀ E RILANCIARE LA LOTTA


NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI

Firenze Antifascista

pc 11 aprile - VICENZA: SOLDATI USA CONDANNATI





6 ANNI DI RECLUSIONE PER CIASCUNO: IL PM NE AVEVA CHIESTI 5 PER GRAY E 4 ANNI E 4 MESI PER MCCOLLOUGH:

- IL GIUDICE HA SUPERATO LA RICHIESTA DEL PM.
- INTERDIZIONE PERPETUA DAI PUBBLICI UFFICI;
- 2 ANNI DI MISURA DI SICUREZZA DOPO AVER SCONTATO I 6 ANNI;

LA LOTTA PAGA! LA SOLIDARIETA' VINCE !

Grazie alla difesa legale e alla mobilitazione delle donne e degli uomini che hanno sostenuto Mariana con volantinaggi, firme e con la loro presenza, non permettendo che su questa vicenda cada il silenzio : la sentenza di oggi è una vittoria di tutte le donne e gli uomini che hanno sostenuto Mariana ! Ancora una volta No alla Guerra, Chiusura delle basi militari, No alla violenza sulle donne!
Grazie a chi ha sostenuto questa battaglia, che comunque deve continuare per i tanti altri casi di soprusi e violenza.


Donne in lotta di No Austerity Vicenza
Comitato per i diritti civili delle prostitute


Anche oggi, giovedì 9 aprile, a Vicenza le donne di Donne in lotta di No Austerity Vicenza e del Comitato per i diritti civili delle prostitute erano in presidio davanti al Tribunale di Vicenza per pretendere giustizia per Maria la giovane donna incinta aggredita e selvaggiamente percossa lo scorso luglio da un soldato della caserma Del Din .

Al presidio si sono aggiunte altre donne a titolo personale o appartenenti ad altre associazioni

Per dire BASTA alla violenza su tutte le donne
Per dire BASTA alla presenza delle basi militari
per chiedere giustizia e dignità per Mariana,

affinché il suo bambino non sia destinato ad un futuro di paura e povertà.

pc 11 aprile - GIOVEDI' PROSSIMO RIPRENDE IL "VIAGGIO" DELLA FORMAZIONE OPERAIA

con una sintesi dei punti principali di quanto pubblicato finora su il capitale

pc 11 aprile - OCCUPARSI DELLE MASSE... DA PILLOLE COMUNISTE

Nella vita di Partito e nella costruzione di esso è deleterio occuparsi troppo della vita interna:si finisce in una gabbia di "topi" o di "matti".
Il Partito si deve occupare sempre e comunque delle masse e della lotta politica rivoluzionaria "all'esterno", per dare la giusta dimensione alla lotta all'interno, Lotta ideologica attiva e Lotta tra le due linee

Da Pillole comuniste - 2
3.9.2013

pc 11 aprile - La "crescita" del moderno fascista Renzi è solo crescita dell'oppressione delle masse popolari...

Renzi, il fanfarone moderno fascista attualmente al governo in Italia, spara cifre a caso sullo stato economico del paese, cifre relativa alla “crescita” e che dovrebbero stimolare la “ripresa”, con relativo contorno della famosa luce in fondo al tunnel, ma viene smentito continuamente dai dati ufficiali dello stesso Istat, l’Istituto di Statistica dello Stato, e dai dati a livello internazionale, addirittura del Fondo Monetario Internazionale che nelle vesti del suo attuale presidente Christine Lagarde smorza ogni volontaristico entusiasmo di Renzi, Padoan, Gutgeld ecc. ecc.

In questo articolo vediamo i dati internazionali come riportati in un articolo del Sole24Ore del 7 aprile scorso (le sottolineature sono nostre); il giornalista esordisce così: “C’è uno scenario di crescita poco rassicurante davanti a noi, uno scenario che non prevede un ritorno a tassi soddisfacenti da qui ai prossimi anni o un ritorno a forti tassi di occupazione”, analisi contenuta “in uno studio del World Economic Outlook, il documento previsionale del Fondo Monetario Internazionale”.

venerdì 10 aprile 2015

pc 10 Aprile - Verso lo sciopero generale dal basso... Volantinaggio/affissione nella zona industriale di Carini (Palermo)


Nel quadro della campagna per lo sciopero generale dal basso, proposta dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe, stamattina siamo tornati in una delle tante "cattedrali nel deserto" del capitalismo italiano intento a delocalizzare nei paesi oppressi dall'imperialismo dove i padroni sono in grado di sfruttare maggiormente la classe operaia e quindi estrarne più plus-lavoro e di conseguenza più plus-valore per i propri profitti.
Consci di questo quadro "desolante" siamo voluti andare e vedere con i nostri occhi alcune delle realtà operaie incontrate in occasione dell'ultimo sciopero generale regionale dei metalmeccanici indetto dalla Fiom e conoscerne di nuove.
Fino agli anni '80 questa zona industriale era abbastanza variegata e ricca e rappresentava il più importante polo industriale del palermitano insieme alla Fiat di Termini Imerese.
Adesso delle due fabbriche principali: l'Italtel e l'ex Keller/Ansaldo Breda è rimasto ben poco.
Nella prima abbiamo avuto modo di discutere con un paio di operai che avevano terminato il turno prima della pausa pranzo i quali hanno letto e discusso con interesse la piattaforma dello sciopero, ci hanno dato informazioni utili circa gli orari di ingresso/uscita per futuri interventi e ci hanno detto che avrebbero affisso la locandina/volantino in bacheca.
Nel nostro giro abbiamo parlato con una ventina di operai della Copasir la fabbrica che ormai nella zona conta il maggior numero di operai relativamente alle altre ("solo" 150).
Anche questi operai hanno accolto bene il volantino a parte la prima diffidenza di un delegato sindacale (della Fiom? probabilmente) che si è dichiarato subito renziano ma che dopo le nostre argomentazioni e l'invito a dirci se leggendo la nostra piattaforma avesse qualcosa da ridire ha discusso con piacere con noi in maniera costruttiva.
Ci siamo congedati dopo un po' dagli operai per non "rubare" ulteriore tempo alla loro breve pausa pranzo, ma con il piacere di essere stati ben accolti per le nostre proposte inerenti allo sciopero.

pc 10 Aprile - SENSIBILIZZAZIONE ANTI-FASCISTA E ANTI-IMPERIALISTA TRA I BANCHI DELLA SCUOLA MEDIA LEONARDO DA VINCI DI PALERMO


Questa mattina un nostro compagno di Palermo ha presentato la proiezione del film "Il leone del deserto" in una scuola della città. Niente di strano circa il tipo di attività e l'argomento della proiezione e del dibattito, se non per il fatto che la scuola in questione è una scuola media inferiore.
Un'esperienza quindi nuova per noi e infine risultata anche stimolante e soddisfacente.
Abbiamo provato ad immedesimarci negli studenti che ascoltavano il nostro intervento, provando anche a fare un salto indietro nel tempo per ricordare come si percepisce il mondo a 13 anni, quali sono gli interessi di un ragazzino di questa età quasi adolescente al fine di non risultare tediosi e non annoiare il nostro inedito auditorio.
Abbiamo presentato il film a una 30ina di ragazzini e a 3 insegnanti esordendo prendendo ad esempio le celebrazioni che avvengono ogni anno nelle scuole circa la giornata della memoria e i crimini del nazismo, facendo un parallelismo con i crimini dello stato italiano di Giolitti prima e successivamente del fascismo in Libia quale primo paese ad aver usato armi chimiche contro popolazioni civili.
Dopo questa prima introduzione storica siamo arrivati ai giorni nostri: le "primavere arabe" e prendendo il caso della Libia, il movimento popolare contro la dittatura di Gheddafi che, abbiamo spiegato, è stato strumentalizzato "dai paesi occidentali"  come già fatto in passato in Iraq e Afghanistan. Infatti con la scusa di esportare la "democrazia" gli interventi militari dell'occidente contro paesi sovrani hanno creato queste situazioni di "caos morte e distruzione".
In realtà i popoli arabi volevano una "reale democrazia" contro regimi fascisti come quello di Ben Ali in Tunisia da cui è partita la prima rivolta.
Abbiamo spiegato brevemente la scintilla rappresentata dal martirio di Mohammed Bouazizi e le sue motivazioni rappresentanti le ragioni di un intero popolo.
Siamo entrati nel merito di come l'islamofobia e il razzismo siano immotivati partendo dall'esperienza personale del compagno che ha vissuto alcuni mesi in Tunisia essendo stato accolto dal popolo tunisino, dagli studenti universitari e dalle famiglie di essi come un fratello/figlio.
Abbiamo concluso dando voce in particolare ai giovani tunisini e arabi in generale che lottano contro ogni tipo di fascismo e reazione rappresentati sia dagli attuali governi di restaurazione come in Tunisia, Marocco ed Egitto, sia contro l'islamismo retrogrado.
La sorpresa più gradita è stata che alla nostra richiesta agli studenti di fare domande, essi hanno dato il via ad una serie di esse che si sono susseguite per quasi mezz'ora.
Molte aventi come tema l'ISIS e la Tunisia. Nessuna di esse è stata banale e hanno denotato come anche studenti di questa età siano molto interessati, in particolare se stimolati, a tematiche di questo tipo.
Prima della visione del film abbiamo concluso con l'appello a non dimenticare mai cosa abbia significato una dittatura come il fascismo nel nostro paese e in tutto il mondo, in particolare in prossimità del 70esimo anniversario della Liberazione; ad essere in prima linea come giovani contro ogni deriva autoritaria e invitato gli studenti ai prossimi film che proietteremo nella sede del nostro circolo cittadino.
Ringraziamo glii insegnanti della scuola per averci invitato e saremo lieti di ripetere tale esperienza come paventato dagli insegnanti stessi.

pc 10 aprile - Cosa è uno Stato moderno fascista e uno Stato di polizia che lo regge?

Renzi/Cantore e tutti gli altri che difendono  a spada tratta il ras del G8 2001 di Genova DE GENNARO e sette antifascisti, tra cui uno che stava per morire, arrestati a Cremona, da una Procura degna dei tempi di Mussolini!

Serve o no a 70 anni dalla resistenza antifascista, che è stata una guerra di popolo, sviluppare una nuova Resistenza che sia una guerra di classe e di popolo adeguata ai tempi nostri, guidata da un partito comunista di tipo nuovo adatto ai tempi nostri per spazzare via governi e Stato che stanno edificando UN NUOVO SISTEMA e un nuovo regime di FASCISTI IN GIACCA E CRAVATTA CHE RIVITALIZZANO I FASCIO-RAZZISTI DICHIARATI, CHE UTILIZZANO LEGGI E APPARATI POLIZIESCO-GIUDIZIARI PER IMPORRE LA DITTATURA DELL'IMPERIALISMO E DEL GRANDE
CAPITALE SUI PROLETARI, LE MASSE POPOLARI?

Portiamo ovunque questa domanda e questa prospettiva nelle manifestazioni del 25 aprile
da GENOVA A CREMONA, da Torino a Napoli, da Milano  a Palermo, da Roma a Taranto

proletari comunisti - PCm Italia
10 aprile 2015

pc 10 aprile - LA VITA E LE CONDIZIONI DELLE OPERAIE - RIFERIMENTO CENTRALE DEL PERCORSO DEL MFPR - NE PARLEREMO NEL SEMINARIO DEL 6 GIUGNO PER IL 20° ANNIVERSARIO

Riportiamo qui sotto alcuni stralci di un testo di Eliana Como della Fiom Nazionale su "La vita e le condizioni delle operaie", che riprende una inchiesta del 2007 della Fiom nelle fabbriche.


C'è da dire che l'8 marzo 2013 il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario ha già ripreso, analizzato e commentato questa inchiesta nell'opuscolo "S/catenate - donne-lavoro-non lavoro, una lotta di classe e di genere", in cui è anche contenuta una sintesi dell'inchiesta da noi direttamente fatta tra le operaie della Fiat/Sata di Melfi. 

Questo lavoro è stato alla base della campagna e della realizzazione dello Sciopero delle donne nel novembre 2013, in cui il dato più significativo è stata la partecipazione allo sciopero di operaie, soprattutto di fabbriche di Bergamo, Bologna, ecc. 

Quindi, vi invitiamo a richiederci l'opuscolo 'S/catenate'. 

La vita e condizione delle operaie e la questione storica dello sciopero delle donne saranno tra gli argomenti principali del seminario che si terrà a Palermo il 6 giugno per il 20° anniversario del MFPR, che sempre fin dalla sua nascita ha posto al centro della lotta delle donne, la condizione delle donne lavoratrici, proletarie, quelle più sfruttate e oppresse che non hanno una ma mille catene da spezzare e tutta la vita e tutto un mondo da cambiare, e che per questo quando lottano rappresentano tutti i bi/sogni di tutte le donne. 

Per partecipare al Seminario
scrivere a: mfpr.naz@gmail.com



"...La stanchezza. La fatica, opprimente, amara, in certi momenti dolorosa (...). Tutti in qualsiasi condizione, sanno cosa significa essere stanchi ma per quella fatica ci vorrebbe un nome a parte”. Simone Weil, 1936
La vita e lo sciopero delle operaie metalmeccaniche
Nel considerare quali sono le condizioni di stress psico-fisico nelle fabbriche metalmeccaniche, è utile rileggere i risultati dell'inchiesta che la Fiom produsse nel 2008, prima della crisi. Si è trattato

pc 10 aprile - Ad essere "preoccupati" ma determinati a non farci intimidire, siamo Noi: lavoratori, immigrati, studenti, donne e tutti quelli che lottano per i diritti, che sappiamo che questo Stato tortura e premia i torturatori. Contra la caccia alle streghe del governo

Expo, Alfano: prevenire il rischio no-global. «Ci sono segnali, massima allerta»
Il ministro dell'Interno: "L'area No Global da sempre riserva attenzione ai grandi eventi, abbiamo informazioni che ci impongono di tenere alta la guardia"
di Sandro Neri


Milano, 9 aprile 2015 - Un rischio c’è, e arriva dalla galassia no global. «I movimenti hanno già inviato segnali in questo senso», rivela Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno sarà oggi a Milano, per presiedere il Comitato sull’ordine e la sicurezza dedicato alle misure da prendere a tutela dell’Expo 2015. Un evento, sottolinea Alfano, «che è una vetrina internazionale e per questo è possibile che qualcuno voglia approfittarne».
Teme una sortita dei no global?
«Quello dei no global è un mondo che riserva sempre particolare attenzione ai grandi eventi. L’abbiamo visto in vari episodi accaduti all’estero. E le informazioni in nostro possesso ci impongono di tenere alta la guardia».
Le tensioni sullo scacchiere internazionale possono costituire un problema serio?
«Oggi qualsiasi situazione di crisi internazionale ha ricadute sul nostro Paese. L’Italia ha un ruolo importante, sia in seno all’Europa che alla Nato. Dobbiamo prestare la massima vigilanza».
Che strategie state mettendo in campo?
«Abbiamo potenziato il sistema informativo, a livello interno e internazionale. Durante il semestre di presidenza italiana all’Ue abbiamo predisposto una task force per prevenire le minacce terroristiche. E stiamo presidiando gli obiettivi sensibili con i militari di Strade Sicure. Inoltre, altri 600 uomini stanno per arrivare a Milano, nel rispetto dei tempi previsti, anche per presidiare l’area del sito espositivo dell’Expo».
C’è un problema di risorse per garantire la massima sicurezza a un evento di queste dimensioni?
«Le risorse a disposizione sono sufficienti a garantire i servizi e le attività che erano stati programmati. A Milano, nel vertice previsto in Prefettura, vedremo se c’è bisogno di altro».
C’è un raccordo con le polizie dei Pesi ospiti?
«Certamente. Da tempo lavorano i canali della cooperazione internazionale di polizia, anche con i Paesi di maggiore interesse. A giorni verrà aperta la sala operativa internazionale, che vedrà le nostre forze di polizia impegnate fianco a fianco con quelle di nazioni straniere».
Lei verrà all’Expo di Milano?
«Certamente. Verrò e spero veramente, quel giorno, di poter dire che l’evento si è svolto in grande sicurezza».
Pensa che l’Expo possa rappresentare davvero un momento di ripartenza per il Paese?
«È un evento mondiale e può accompagnare la ripresa. Il calo del prezzo del petrolio, il cambio euro- dollaro stanno già sostenendo la ripresa, insieme alle scelte di politica economica e di riforme adottate dal governo. Adesso c’è da cogliere appieno questa occasione, mostrando una vetrina pulita, senza gli schizzi di fango della corruzione e delle infiltrazioni della criminalià».
Lei è stato un sostenitore dei protocolli Expo Mafia Free: che bilancio dà di quest’esperienza?
«Il bilancio sta nelle decine di interdittive firmate dal prefetto di Milano. Hanno costituito un grande lavoro di prevenzione delle infiltrazioni mafiose».
Ministro, un’ultima domanda: l’Expo porterà 20 milioni di visitatori e delegazioni da oltre 140 Paesi, si sente sotto pressione?
«La sfida è impegnativa, ma l’Italia ha le carte in regola per vincerla. Al Viminale siamo sempre sotto pressione. La struttura opera 24 ore al giorno, con un livello di impegno sempre al massimo».

pc 10 aprile - 70° della Resistenza Partigiana - Oggi più che mai l'Antifascismo Militante Non Si Arresta! Emilio, Are, Alberto, Gian, Roma, Jonny, Pippo Liberi Tutti, Liberi Subito!

Csa Dordoni: 7 arresti, Emilio ai domiciliari. L'antifascismo non si arresta! 


Nuova operazione questa mattina a Cremona, dopo i due arresti di una decina di giorni fa: sette compagni del Csa Dordoni sono stati tratti in arresto alle prime ore del giorno, in relazione alla vile aggressione squadrista avvenuta il 18 gennaio davanti al centro sociale, quando Emilio fu lasciato in fin di vita dalle spranghe dei fascisti. Di seguito riportiamo un primo commento dei compagni e delle compagne del Dordoni, cui seguiranno ulteriori aggiornamenti nel corso della giornata.
L'antifascismo non si arresta, tutti liberi subito!

Questa mattina 5 compagni del CSA Dordoni (tra i quali lo stesso Emilio) sono stati tratti agli arresti domiciliari e 2 condotti in arresto al carcere 'Ca del Ferro' per i fatti relativi all'aggressione fascista al CSA Dordoni del 18 Gennaio 2015 che aveva lasciato Emilio in fin di vita. Le accuse sono di rissa aggravata e le misure repressive sono giustificate con la possibilità di reiterare il reato, con l'aggiunta per i compagni in carcere di pericolosità sociale. Viene detto esplicitamente che le misure cautelari sono funzionali ad impedire la partecipazione dei compagni alle manifestazioni del 25 Aprile a Cremona e del 1 Maggio a Milano.
Are, Alberto, Emilio, Gian, Roma, Jonny, Pippo liberi subito!
L'Antifascismo non si arresta!

Ascolta Michele, compagno del CSA Dordoni:

(Seguiranno aggiornamenti nel corso della giornata)

pc 10 aprile - 24 APRILE SCIOPERO NELLA SCUOLA E GIORNATA DI LOTTA IN TUTTI I SETTORI - INIZIATIVA A TARANTO

pc 10 aprile - Dal processo Ilva Taranto - intervista al padre di Francesco Zaccaria morto per la gru

dal blog Tarantocontro

Intervista a Amedeo Zaccaria, padre di Francesco morto per la gru in Ilva e parte civile al processo Ilva

Gli chiediamo cosa pensa degli interventi durante il processo sull'infortunio mortale di Francesco Zaccaria.

"La Procura ha fatto un buon lavoro, ha accertato le responsabilità. Ma quello che non condivido è che l'inchiesta e il processo per questo infortunio, come per quello di Claudio Marsella, sia stato inserito in questo maxi processo su "Ambiente svenduto".
Se fosse rimasta un'inchiesta a sè, con qualche udienza cela saremmo cavata. Oggi invece dobbiamo aspettare anni ed è un'attesa pesante, col rischio sempre della prescrizione.

E' stato indagato anche un Ispettore dell'Arpa che 3 mesi prima aveva fatto il controllo sulla gru, ma aveva visto che mancavano dei documenti di "Valutazione di vita residua" della gru, che l'Ilva avrebbe dovuto produrre all'Arpa.
Io mi chiedo: possibile che questo ingegnere si sia assunto la responsabilità di far proseguire la macchina senza questa documentazione? Negli atti acquisiti dall'inchiesta viene scritto che l'Ing. Primerano, coordinatore ispettore tecnico dell'Arpa, non aveva eccepito nulla in merito a misure ostative al rilascio della certificazione.
Ma oggi Primerano è imputato anche per questo infortunio!

Le gru avevano un "blocco antiuragano", di cui, però. i gruisti non erano a conoscenza. Ma anche se l'avessero saputo, non avrebbero potuto inserirlo perchè sarebbe stato rimosso.

Se l'azienda non previene l'infortunio è solo per il profitto.
Per esempio, nella gru dove operava mio figlio, al posto della trave adatta, che per inserirla ci sarebbe voluta una giornata di lavoro, ne è stata messa un'altra in poche ore, perchè c'era urgenza, vi erano le navi da scaricare... E questo non è fatto per tagliare i costi e fare più profitti?
Bisogna cambiare questo concetto, altrimenti non ci sarà mai giustizia!
Anche le Organizzazioni sindacali hanno colpa, perchè quando è accaduto l'infortunio a mio figlio, siamo stati abbandonati o per incompetenza o per favoritismo".

pc 10 aprile - Solidarietà con Abdelkader della ATTI/ATLA di Bentivoglio - Bologna


bolointerportoNuova intensa giornata di lotta a
Bentivoglio (prima provincia di
Bologna a pochi minuti
dall'interporto) di fronte ai cancelli
della fonderia Atti/Atla, dove
decine di operai metalmeccanici
 iscritti al SiCobas hanno
proseguito la loro mobilitazione
all'insegna dello sciopero, supportati
da tanti altri facchini, operai e
solidali giunti da Bologna e Ferrara.
Il picchetto e lo sciopero sono stati
messi in campo per ottenere la
riassunzione di  Abdelkader, operaio metalmeccanico licenziato ingiustamente
dall'azienda con la scusa di abbandono del posto di lavoro, mossa aziendale per
spaventare e bloccare le rivendicazioni operaie che chiedono miglioramenti delle
 condizioni lavoro, di sicurezza e di salute sui luoghi produttivi.

La cronaca della giornata di ieri

Il picchetto, in corso dall'alba di ieri mattina, è proseguito per tutta la notte grazie

pc 10 aprile - C'E' ANCHE LA TORTURA "BIANCA", QUELLA VERSO NADIA LIOCE - ANCHE QUESTA DEVE ESSERE DENUNCIATA, CONDANNATA E FINIRE

E' da 5 anni che Nadia Lioce è sottoposta nel carcere de L'Aquila al regime del 41bis, anche ulteriormente inasprito.

Non è tortura una condizione d’isolamento continuo e totale?
Non è tortura la condanna al silenzio?
Non è tortura vivere per anni in una cella due metri per due, poste alla fine di un lungo tunnel sotterraneo, che si affaccia sul nulla?
Non è tortura fare l'ora d'aria spesso da sola in una vasca di cemento grande tre metri per tre dove il sole non si vede mai?
Non è tortura vietare anche di leggere, studiare, se non due libri al mese sottoposti a censura e quindi decisi dal carcere?

Questa tortura "bianca", che punta ad annientare lentamente il corpo, la mente, quando non può subito piegare lo spirito rivoluzionario, ha già ucciso "È accaduto a Diana Blefari, prigioniera nello stesso carcere Costarelle de L'Aquila. "Era caduta in uno stato di profonda prostrazione e inerzia psicologica. Se ne stava rannicchiata tutto il giorno nel letto, con la coperta fino agli occhi e senza nessun cenno di interesse per il mondo", racconta Elettra Deiana. Piegata dal carcere duro, Blefari si suicidò il 31 ottobre del 2009".

Oggi dobbiamo denunciare e pretendere la condanna e la fine anche di questa tortura. 

Chi ha ucciso nel G8 di Genova Carlo Giuliani, chi ha massacrato giovani, chi ha torturato non solo non si è fatto un giorno di galera, ma ha anche acquisito gradi "sul campo"; 
Chi, padroni, rappresentanti del governo, e i loro commis, ogni giorno con lo sfruttamento, con condizioni di lavoro schiaviste, con licenziamenti, con leggi che portano più miseria, peggioramento delle condizioni di vita, con devastazioni ambientali, provoca morti sul lavoro e per il non lavoro, non viene neanche processato e comanda sulle nostre vite.
Mentre chi lotta, comunque sia, contro questa immensa INGIUSTIZIA di classe, e non si piega deve essere annientato.
NO!!

Facciamo appello in particolare alle donne, che subiscono due volte questa ingiustizia, ma che quando lottano sono doppiamente ribelle e rivoluzionarie: non permettiamo che continui questa tortura "bianca" a Nadia Lioce. Difendiamo le sue condizioni di vita, per difendere le condizioni di vita di tante detenute

Costruiamo per i prossimi mesi una mobilitazione per questo. 

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

pc 10 aprile - La macchina della tortura di Stato sempre in azione nello Stato imperialista italiano

La tortura in Italia? Quarant'anni di finti tonti
  • Sergio Cararo
  • contropiano
La tortura in Italia? Quarant'anni di finti tonti
La sentenza della Corte Europea che ha condannato l'Italia per tortura sul caso della macelleria messicana alla Diaz nel luglio 2001 a Genova, apre una breccia che non deve essere rinchiusa. E' una breccia che attiene alla enormi zone d'ombra della storia recente del nostro paese, quelle di cui si è parlato poco e soprattutto male. Non perchè mancasse la materia, anzi e purtroppo ce n'è in abbondanza, ma perchè la ragion di stato ha spesso sigillato – anche con l'arresto dei giornalisti troppo curiosi – ogni tentativo di portare alla luce quella che non è stata una “eccezione” ma che per interi periodi è stata “regola” non scritta.
Nel pdf che potete aprire cliccando su La tortura in Italia, troverete un libro bianco – oggi introvabile - pubblicato tra mille peripezie nel 1982 da un gruppo di militanti, avvocati, familiari di detenuti, che spezzarono il black out sull'uso della tortura nel pieno degli “anni di piombo”. Furono mesi nei quali le denunce sui casi di tortura contro i militanti dei gruppi armati arrivavano numerose, in un clima plumbeo caratterizzato da arresti di massa, centinaia di rifugiati politici in Francia, divieti di manifestazione, persecuzioni e linciaggi mediatici contro i militanti della sinistra ancora attivi e sparutissimi gruppi di “garantisti” che diedero battaglia contro gli effetti dello “stato di emergenza” decretato nei fatti dal 1977 e consacrato negli anni successivi.
Il libro bianco sulla tortura in Italia prende le mosse con le prime notizie, come quella di Giuseppe Vesco che nel 1976, sotto tortura “confessò” l'uccisione di due carabinieri della caserma di Alcamo (Sicilia) accusando anche altre persone (Giuseppe Gullotta, Gaetano Santangelo, Vincenzo Ferrantelli), torturate a loro volta, che passarono 22 anni di carcere – come Gullotta – per poi scoprire che erano stati accusati ingiustamente dell'uccisione dei due carabinieri. Giuseppe Vesco, sempre nel 1976 fu poi trovato impiccato nella sua cella. Trenta anni dopo, nel 2006, un carabiniere Giuseppe Ollino rivelò che le confessioni erano state estorte con la tortura facendo riaprire il processo.
Il libro bianco, pubblicato nel 1982, ovviamente non disponeva di questa testimonianza emersa ventidue anni dopo, ma non aveva avuto bisogno di questo per aprire quel lungo dossier sulla tortura che riuscì fortunosamente ad essere poi pubblicato.
C'era poi stato il caso di Enrico Triaca, arrestato nel 1978 con l'accusa di essere il “tipografo” delle Br, sottoposto alla tortura con il metodo del water boarding. Anche questo caso di tortura venne ammesso con una sentenza solo nell'ottobre 2013 (trentacinque anni dopo) e, paradossalmente, a causa di un eccesso di arroganza del procuratore capo di Roma nel 1978 – il dott. Achille Gallucci – il quale di fronte alla denuncia della tortura da parte di Triaca lo denunciò a sua volta per calunnia nei confronti degli agenti di polizia, aprendo così – inconsapevolmente - un fascicolo giudiziario che altrimenti non sarebbe mai stato aperto ma archiviato.
Il “picco” delle torture venne raggiunto tra il 1981 e il 1982 nei confronti dei militanti delle Br o di altri gruppi clandestini che venivano arrestati. In particolare fu con il sequestro del generale statunitense Dozier, comandante di quella base militare Ftase di Verona - la base statunitense da cui il giudice Salvini ci dice che partirono molte delle operazioni stragiste in Italia. Nel tentativo di ottenere informazioni sul luogo dove era tenuto sequestrato il gen. Dozier, furono rotte tutte le formalità e la tortura esplose come pratica ricorrente e, nei fatti rivendicata dallo Stato nelle figure del ministro degli Interni, il quale negò in Parlamento le evidenze che andavano emergendo, potendo contare sulla complicità dell'opposizione (quel Pci del partito della fermezza). Le torture non risparmiarono neanche le donne prese prigioniere.
Nel 1982 due giornalisti , Piervittorio Buffa de L'Espresso e Luca Villoresi de La Repubblica, vennero arrestati a causa dei servizi pubblicati sulle torture inflitte ai militanti delle Br per non aver rivelato la loro fonte (che poi si rivelarono essere altri funzionari di polizia). Per decenni sono stati l'unico caso di rottura della congiura del silenzio sull'uso della tortura in Italia.
La classe dirigente di questo paese, intendendo con essa la casta politica, i funzionari dello Stato e la casta giornalistica, hanno sistematicamente omesso, coperto, negato quello che oggi viene certificato dalla Corte Europea di Giustizia sull'uso della tortura nel nostro paese. Qui e là si aprono talvolta delle breccie che non hanno però conseguenze coerenti. I vertici della polizia coinvolti nei fatti di Genova fanno carriera e gli agenti coinvolti nei casi finiti nei tribunali spesso restano in servizio, con la prescrizione a fare da colpo di spugna.
In questi anni ci è capitato spesso di incontrare esuli o militanti della sinistra argentina e di avere l'impressione che molti, passati nelle mani dei torturatori della giunta militare, avessero rimosso l'orrore su quanto accaduto. Ma era la rimozione delle vittime, qui assistiamo alla rimozione dei carnefici, il che non è la stessa cosa.
Questo paese non ha mai trovato il coraggio civile e politico di guardare dentro le proprie zone di tenebra, ha tenuto gli armadi della vergogna girati con le ante chiuse verso i muri, ha depotenziato ogni sentenza sulle stragi di stato. C'è un buco nero nel fare i conti con la propria storia recente, che ha minato sia la Prima che la Seconda Repubblica. Anche se stavolta, nel caso della tortura, “ce lo dice l'Europa”, appare difficile intravedere che l'attuale classe dirigente sappia fare di meglio, perchè di quel buco nero ne è consapevole e volenterosa continuità.
(La grafica in pagina è di Mauro Biani)

pc 10 aprile - Indegna difesa di De Gennaro

Probabilmente perchè il grande sbirro li tiene tutti per le palle 
    Tutti a difendere Di Gennaro, e di tortura non si parla già più
     da contropiano

    Un classico della "distrazione di massa". La Corte di Giustizia di Strasburgo condanna l'Italia per aver torturato quanti dormivano nella scuola Diaz, nel luglio 2001, e per non aver mai varato una legge che riconosca la tortura come reato, nonostante sia passato un quarto di secolo da quando ha firmato l'adesione all'apposita convenzione europea.
    Logica - e un briciolo di vergogna - vorrebbe che si parlasse solo di come portare all'approvazione un testo decente (quello nascosto in qualche cassetto di commissione è l'esatto opposto), di risarcimenti adeguati alle vittime (sapendo che anche su quanto avvenuto nella caserma di Bolzaneto arriverà prima o poi una condanna analoga e forse ancora più grave), di estromissione dal corpo dei poliziotti condannati a pene ridicole (maltrattamenti, falsa testimonianza e bagattelle varie; non tortura).
    Ma quando mai... Basta un tweet di Orfini che trova "vergognosa" la presidenza di Finmeccanica regalata - da Enrico Letta, confermata da Renzi - a Gianni De Gennaro, allora capo della polizia, per scatenare una ridda di chiacchiere che hanno una sola motivazione: far sparire le parole tortura e condanna dalle prime pagine. Di fatto, a nessuno dei protagonisti del "dibattito" interessa affatto di vivere e avere responsabilità di primo piano in uno Stato che ha torturato e tortura, ammazza innocenti con devastante regolarità; nessuno prova ribrezzo per quanti lo hanno preceduto in quel ruolo e quindi anche per se stesso. E Renzi, all'ora di pranzo, prova a chiudere la faccenda confermando piena fiducia al "presidente di Finmeccanica".
    No. Tutti a parlare di quanto è bravo De Gennaro, dei suoi meriti come capo della polizia (sette anni) e dei servizi segreti (quattro anni) e in tutti gli altri ruoli assegnatigli nel tempo. Tutti a dire che "in fondo è stato assolto" dall'accusa di aver indotto a modificare la propria testimonianza in tribunale un suo sottoposto - l’ex questore di Genova Francesco Colucci - in modo da allontanare da sé il sospetto di aver dato ordini precisi perché venisse realizzata la "macelleria messicana". Reato per cui era stato condannato con sentenza della Corte d'appello, ma che la Cassazione, providenzialmente, aveva poi provveduto ad annullare nei giorni in cui - era il 2012 - Mario Monti lo nominava sottosegretario con delega ai servizi segreti.
    Guai a toccare certi nomi. Guai a credere che basti nominare un magistrato "commissario conro la corruzione" per evitare che questo paese continui a  scivolare verso una condizione complessiva "messicana".
    La maschera dell'"uomo tutto d'un pezzo" è improvvisamente caduta dal volto di Raffaele Cantone, ormai invocato per risolvere qualsiasi problema all'interno della pubblica amministrazione. Il magistrato, ora presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, in una intervista ad Agorà (Raitre), ha difeso a spada tratta, con gli argomenti tipici del "garantismo dei potenti", l'ex capo della polizia e attuale presidente di Finmeccanica. "Gianni De Gennaro è stato indagato e assolto. L'assoluzione conta pure qualcosa, quindi non può pagare le responsabilità complessive di una macchina intera". Non pago, ha aggiunto: "Non mi piace l'idea che si possa utilizzare questa vicenda bruttissima, drammatica, una delle peggiori immagini dell'Italia all'estero, per 'tirare' sulla polizia, che spesso è la parte più popolare del Paese". Ma su chi bisognerebbe "tirare", di grazia, se è stata la polizia (e i Cc, e la Guardia di finanza e la Polizia penitenziaria...) a fare la "macelleria"?
    Della sortita di Cantone meritano attenzione altri due concetti, che forse involontariamente rivelano una cultura ben poco costituzionale.
    E' curiosa interpretazione del ruolo di "capo", in primo luogo. Se uno non porta la responsabilità funzionale (sorvolando addirittura sulla condanna in appello) della parte di macchina che dirige, di cosa è mai "capo"? A noi sembra difficile immaginare che l'organizzazione della macchina poliziesca messa in piedi per una riunione dei "grandi della Terra" (il G8), comprensiva di un caserma dedicata specificamente alla tortura dei "prigionieri" fermati durante gli scontri, possa esser stata responsabilità "locale". Ovvero della questura genovese e basta. Eppure è proprio questa la tesi difensiva ancora adottata da De Gennaro e conseguentemente fatta propria da Cantone.
    In secondo luogo. La pretesa "popolarità della polizia" estingue forse le nefandezze di cui (per "ordini superiori" o per iniziativa personale di singoli agenti) si rende protagonista? Esiste insomma qualcuno al di sopra delle legge per "meriti di popolarità"? Allora aveva ragione Berlusconi a pretendersi tale quando il vento tirava dalla sua parte...
    Del resto, De Gennaro non ha mai sconfessato l'operato dei suoi sottoposti "locali" o "nazionali". Neppure quando i suoi principali collaboratori (Arnaldo La Barbera, Franco Gratteri, Gilberto Caldarozzi, Giovanni Luperi) sono stati processati senza peraltro fornire la minima indicazione utile a identificare gli autori delle violenze, neppure di quelle più gravi. Tutti loro hanno continuato a fare carriera nella polizia comandata da Gianni De Gennaro.
    Il quale - parlando delle torture inflitte dai suoi uomini - al massimo ha ammesso "eccessi" nell'uso della forza, aggiungendo sempre però che "verosimilmente" furono determinati "dalle condizioni di guerriglia create da criminali violenti e facinorosi". Insomma, quasi un eccesso di legittima difesa, mica tortura...