sabato 14 marzo 2015

pc 14 marzo - NO AL RAZZISMO VERSO I MIGRANTI CHE ARRIVANO A TARANTO!

Nessuno invece denuncia che Taranto è la Base da cui stanno partendo le navi per una nuova guerra coloniale imperialista in Libia. 
I migranti che provengono dalla Libia scappano da una guerra, da una situazione di scontri tra fazioni, una situazione che ha in realtà ampiamente contribuito a creare l'imperialismo europeo e quello italiano con il precedente intervento militare, con l'uccisione di Gheddafi, per i propri interessi economici nella zona.
I migranti che arrivano a Taranto non c'entrano nulla con i problemi di Taranto. E' stupido e coscientemente razzista contrapporre il problema dell'accoglienza dei migranti con i problemi del lavoro dei tarantini, per cui le responsabilità sono solo del governo, dei padroni, delle Istituzioni locali. Il lavoro manca a Taranto anche se non venisse neanche mezzo migrante!
Chi fa questa contrapposizione, si ricorda dei disoccupati, dei senza reddito, dei lavoratori licenziati solo quando arrivano i migranti e usando strumentalmente i migranti che comunque a Taranto sono di passaggio e non possono togliere neanche un posto di lavoro; quando invece questi disoccupati e licenziati lottano, non li vedi e non li senti mai, anzi sono dall'altra parte a attaccare chi lotta.
Così come, altri esponenti di Forza Italia, come il consigliere comunale Vietri, parla a vanvera di un porto che dovrebbe "ospitare turisti", quando sa bene i gravi problemi del porto di Taranto, con un futuro sempre incerto e con operai in cassintegrazione da anni, e non certo perchè "devono arrivare i migranti..."; mentre fa dello squallido allarmismo dicendo che "la città di Taranto è da un anno completamente invasa da nord africani agli incroci stradali, dinnanzi ai supermercati o che vagano  mendicando per le strade cittadine" - cosa assolutamente falsa.E comunque non sarebbe quasto "il problema per Taranto"...
Chi fa del terrorismo sui migranti, come oscuri e ignoti esponenti pugliesi di "Noi con Salvini" lo fa per politica, per squallida campagna elettorale, che a livello nazionale e locale, cerca di ottenere voti usando ilpopulismo apertamente razzista. 
E' sporco e falso allarmismo legare, come fa il consigliere regionale di Forza Italia Lospinuso, l'arrivo di immigrati che scappano anche dall'Isis con le minacce dell'Isis.
Anche alcuni giornali stanno facendo il loro sporco mestiere. E' scontato e troppo facile mettere un microfono davanti alla faccia del primo che passa e riportare dichiarazioni di rifiuto degli immigrati, di denuncia dei problemi di Taranto, come espressione di tutta la popolazione di Taranto, che invece ha dimostrato solidarietà.
Come ha detto una commerciante: “Non sono assolutamente contraria ad accogliere delle persone che soffrono, non vedo motivi per i quali Taranto dovrebbe sottrarsi al suo dovere”.

pc 14 marzo - Francoforte Block Austerity 18 marzo


  • Streik-Soli-Netzwerk 
  • (Rete Nazionale di solidarietà con gli scioperi)
Blockupy Francoforte. 18 marzo
L'appello per la mobilitazione europea del 18 marzo.
*****
Mobilizzazione comune dei lavoratori salariati, disoccupati, precari in lotta: contro la disoccupazione, per il diritto al lavoro, a sostegno delle lotte e degli scioperi sociali transnazionali.
Appello per la partecipazione comune alle azioni e alla manifestazione Blockupy del 18 marzo 2015 a Francoforte sul Meno.
Contro la precarietà e la svolta autoritaria della politica d ́emergenza europea.
Noi, uomini e donne delle diverse reti sociali – nazionali e transnazionali –impegnati contro le condizioni precarie dei lavoratori, contro la disoccupazione e contro lo smantellamento dei diritti del lavoro salariato abbiamo deciso di partecipare insieme alla giornata di mobilitazione contro la politica d ́austerity della BCE.
Attraverso questa manifestazione ci proponiamo di rendere visibili le vertenze, le lotte e gli scioperi, tuttora in corso, finalizzati ad un miglioramento concreto delle condizioni di lavoro e di vita. Si tratta di lotte che hanno luogo in diversi contesti; citiamo ad esempio lo sciopero dei dipendenti Amazon a Bad Hersferd o lo sciopero sociale attuato in Italia e in altri posti. Si tratta di pratiche che si sviluppano sia nel “micro”, attraverso azioni dirette nelle singole aziende e nelle agenzie del lavoro, sia nel “macro” attraverso scioperi e manifestazioni.
Flessibilizzazione, liberalizzazione e privatizzazione – Settori sempre più ampi della società sono sottoposti a questa politica, che ha come conseguenza l ́aumento della povertà e della precarizzazione. Il numero di disoccupati o di coloro che lavorano in condizioni assolutamente non dignitose, senza un ́adeguata ricompensa salariale, cresce di giorno in giorno. L ́autoritarismo della politica d ́emergenza, sostenuta dal governo federale tedesco e dalla troika (EU, BCE, FMI), fondata su programmi di risparmio sulla spesa sociale, deregolamentazione e privatizzazione, ha di fatto sottratto a milioni di cittadini le base materiale per un ́esistenza dignitosa.
Il numero di uomini e donne, costretti a vendere la propria forza lavoro in condizioni precarie, cresce quotidianamente. Detto altrimenti, il nostro lavoro e con ciò le nostre condizioni di vita saranno progressivamente contraddistinte da occupazioni occasionali, contratti part-time, prestazioni su base onoraria, contratti a tempo determinato e periodi sempre più lunghi di disoccupazione. L ́insicurezza sociale è accompagnata da una sempre più profonda divisione sociale. Parallelamente ai tagli sulla spesa sociale interna si cerca costantemente il consolidamento dei confini europei. Come già avviene in altri paesi, ma anche nella stessa Europa: la pace sociale non viene comprata, ma viene prodotta dai dispositivi di potere statale!!!
L ́obbligo ad accettare forme di lavoro salariato sempre più precarie viene imposto per mezzo degli apparati disciplinari statali. Contro questa prospettiva politico-sociale siamo pronti a solidarizzare con tutte le lotte sui luoghi del lavoro. Abbiamo iniziato a organizzarci attraverso reti di mutuo soccorso che superano i confini – anche nazionali – delle fabbriche e dei diversi settori produttivi.
Abbiamo già fatto le prime esperienze di scioperi di solidarietà e le esperienze fin qui accumulate, come la vertenza nei confronti di Amazon, saranno presto messe nuovamente in pratica a sostegno dei lavoratori impiegati nei servizi sociali ed educativi, ma anche in altri contesti, al fine di sostenere l ́organizzazione delle nostre reti di mutuo soccorso. Pertanto invitiamo ognuno, a impegnarsi nelle lotte locali e allo stesso tempo a partecipare alla manifestazione contro l ́apertura della nuova sede della BCE il 18 Marzo a Francoforte sul Meno.
Streik-Soli-Netzwerk (Rete Nazionale di solidarietà con gli scioperi)

pc 14 marzo - FRANCIA 8 MARZO: "PER UN FEMMINISMO RIVOLUZIONARIO"


weekend di solidarietà femminista e proletaria!

Per la prima volta dall'inizio del processo d'unificazione, il Bloc Rouge ha organizzato un evento per la Giornata Internazionale delle Donne. Ecco il resoconto e alcune immagine!
Per la Giornata Internazionale delle Donne (8 Marzo), il Bloc Rouge ha organizzato una proiezione-discussione il sabato 7 marzo in un ostello di giovani lavoratori a Clermont-Ferrand.
Per questa occasione, abbiamo aperto uno spazio per occuparci dei bambini in modo che le donne, che devono farlo per molto tempo, potessero partecipare più liberamente all'evento.
L'evento ha riunito circa 15 persone con cui abbiamo potuto avere uno scambio sul tema dell'autodifesa e dell'organizzazione femminista.
Dopo una presentazione della situazione delle donne in Francia, abbiamo parlato da diversi esempi di mobilizzazione contro il patriarcato e le violenze che crea dappertutto nel mondo.
Abbiamo parlato delle sari rose, una banda anti-sexista, e delle donne che partecipano alla guerra popolare in India, ma anche dei movimenti proletari femministi in Italia e in Canada che organizzano la lotta contro il patriarcato e il capitalismo.
Abbiamo concluso che l'unica soluzione che possediamo è la costruzione di un movimento femminista proletario anche qui. Poi, abbiamo parlato delle prospettive che vogliamo mettere in atto qui in Francia.
Le prime azioni in questo senso saranno di organizzare la proiezione del film “Gulaab gang” sulle Sari Rose e, in un secondo tempo, di sviluppare una formazione d'auto-difesa in non-mixità.
L'incontro s'é chiuso con un momento di giovialità con la musica, intorno a un buffet.


Il giorno dopo, siamo andati al raduno locale del 8 Marzo. Siamo arrivati con uno striscione “Per un femminismo rivoluzionario”, scandendo slogans come “Féministes et prolétaires! Patriarcat, tu vas prendre cher!”, “Flics, machos, et bourgeois, tu nous opprimes? Nous on t'abat!”, ripresi per una parte del raduno.
Una compagna ha presentato la parola del Bloc Rouge in questa occasione.
Dopo gli interventi, il raduno ha cantato l'Inno delle Donne, che è finito in un modo più dinamico con la replica d'uno dei nostri slogan.

Contre le patriarcat, je me lève et je me bats!
Contre la lesbophobie, j'prends mon casque et mon fusil!
Contre le capitalisme, on construit le socialisme! »

Abbiamo incontrato donne motivate a proseguire nella solidarietà femminista proletaria e a partecipare ai prossimi progetti.
Questo weekend é stato un successo e incarna, per noi, la prima pietra della costruzione d'un fronte proletario femminista in Francia. Siamo continuando a fare iniziative in questo senso e invitiamo ciascuna a unirsi a questo progetto di costruzione del fronte femminista proletario.

Contro tutte le oppressioni,
Auto-difesa e solidarietà!
Donne, organizziamo la Rivoluzione!  

BLOC ROUGE

pc 14 marzo - Conoscere e ricordare Eleanor Marx

Come Eleanor Marx ha cambiato il mondo

di Rachel Holmes
Eleanor sfidò il mondo per verificare ciò che aveva imparato da Marx e Engels nel focolare domestico. Rachel Holmes è autrice di Eleanor Marx: A Life, una nuova biografia della figlia prediletta di Karl Marx uscita di recente in Gran Bretagna. In italiano è disponibile una biografia di Eleonor Marx pubblicata da Einaudi in due volumi tra il 1977 e il 1980. Quella di Eleonor è una storia davvero interessante e appassionante, esaltante e tragica (Eleanor si suicidò per amore). Da notarsi che la Holmes nello spiegare l’importanza di Eleanor Marx nella storia della Gran Bretagna implicitamente illumina in maniera diversa dalla vulgata dominante del Libro Nero la storia del socialismo e del comunismo ricordandoci che gran parte delle conquiste di libertà e dignità del Novecento sono figlie del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori di cui il marxismo è stata la principale corrente. La stessa democrazia non è piovuta dal cielo né è stata elargita dalle classi dirigenti capitalistiche ma è stata una conquista delle classi lavoratrici, delle loro lotte e delle organizzazioni che crearono per portarle avanti. La Holmes ci ricorda da dove vengono le libertà e i diritti di cui abbiamo goduto e che non perdere la memoria serve anche per evitare di perderli. Fa piacere sapere che il nuovo quartier generale di uno dei più grandi sindacati britannici è stato intitolato alla eroica figlia di Karl Marx! (M.A.)

Eleanor Marx ha cambiato il mondo e, nel farlo, ha rivoluzionato se stessa. Internazionalista, socialista, femminista, sindacalista – ho sentito il dovere di scrivere di un grande eroe storico britannico perché lei è così rilevante.
Nata nel 1855 in una soffitta di poveri esuli politici, l’arrivo di Eleanor fu deludente per suo padre filosofo. Voleva un ragazzo. Ma al suo primo compleanno era la sua preferita. Soprannominata Tussy, per rima, dissero i suoi genitori, con pussy non fussy, i gatti che lei adorava, schizzinosa non lo era. Amava Shakespeare, Ibsen, entrambi gli Shelley, la buona poesia, i giochi di parolacce e lo champagne (beh, German Sekt), quella che lei descriveva come la sua idea di felicità.
Eleanor sfidò il mondo per verificare ciò che aveva imparato da Marx e Engels nel focolare domestico. Tussy e il Capitale sono cresciuti insieme; suo padre scrisse il primo volume nel corso del primo decennio della sua vita. Ha trascorso la sua vita adulta editando questo capolavoro che ha cambiato il mondo e altri dei suoi manoscritti seminali. Se Marx ed Engels erano la teoria, Eleanor era la pratica. La sua ricerca per “Andare avanti!”, per  viverla, presto la portò in nuovi mondi, tra cui i circoli artistici della prima Bloomsbury bohemien. Fece da pioniera dell’ibsenismo in Gran Bretagna, fu la prima a tradurre Madame Bovary di Flaubert in inglese e fu la prima biografa di suo padre. Le biografie successive di Marx e di Engels attinsero dal suo lavoro.
Eleanor conobbe una Gran Bretagna che non era ancora una democrazia elettorale. Gli uomini della classe operaia, tutte le donne e i poveri erano privi dei diritti civili e politici. Eric Hobsbawm ha osservato che negli anni ‘60 e ‘70 dell’Ottocento i socialisti autoctoni potevano  comodamente stare tutti in una sala piuttosto piccola. Lei li portò sulle strade e sulla scena politica. Fu uno dei primi e più importanti leader del nuovo sindacalismo, portando il femminismo nel cuore del movimento. E “la nostra vecchia fuochista” e “nostra madre”, come fu soprannominata dai lavoratori, fu il più richiesto oratore popolare della Gran Bretagna .
Eleanor diceva spesso, “Ho ereditato il naso di mio padre … e non il suo genio.” Gli amici non erano d’accordo. Lei certamente ereditò il suo genio. La sua disgrazia è stato il suo sesso non il naso. Nata nella Gran Bretagna vittoriana, non ebbe il diritto all’istruzione, le fu impedito l’accesso all’università, al voto e al parlamento, alla maggior parte delle professioni e al controllo del proprio corpo.
Fondamentalmente, Eleanor fu la madre del femminismo socialista. La riforma del suffragio per le donne della borghesia nella società capitalista esistente non riusciva a affrontare “il dibattito sull’atteggiamento della socialdemocrazia verso le donne che lavorano”. Invece, lei “propose di affrontare la questione sessuale dal punto di vista della classe operaia e della lotta di classe”. La sua filosofia del femminismo-socialista è stata riassunta in “La Questione della Donna: da un punto di vista socialista”. Comprendere il ruolo dell’economia nella società umana era essenziale per la felicità umana.. Lei aveva scoperto che per le donne l’elemento più importante era il lavoro.
Nel 1889 Eleanor Marx e Will Thorne lanciarono la National Union of Gas Workers and General Labourers of Great Britain and Ireland chiedendo di ridurre la giornata lavorativa da 12 a 8 ore, stabilire tariffe doppie per gli straordinari domenicali e coinvolgere le donne in tutti gli aspetti dell’adesione e della leadership  sindacale. Thorne, che divenne il primo segretario generale del TUC, osservò, “Strano a dirsi, gli storici difficilmente notarono la rivoluzione abbiamo realizzato”. Quest’anno la GMB – diretta discendente dei Gasworkers di Eleanor – festeggia il suo 125 ° anniversario. Nel mese di dicembre, sto andando a inaugurare il suo nuovo quartier generale: la “Eleanor Marx House”. Gli iscritti alla GMB attuale sono 631.000. Confrontateli che con i 388.000 iscritti complessivi dei partiti conservatore, laburista, Lib Dem e Verdi nel mese di settembre 2014, e i 114.000 dei partiti nazionalisti. L’eredità di changemaking di Eleanor è ancora attiva nella vita di milioni di  lavoratori britannici. La brillante e temibile Frances O’Grady è la prima donna Segretario Generale della TUC; unattestato a Eleanor che tuttavia sarebbe costernata per il fatto che ci sia voluto così tanto tempo.
Involontariamente, durante il lungo viaggio dello scrivere la sua storia, mi sono ritrovata a vivere in terreni sempre più familiari. La crisi finanziaria ha indotto a una rinnovata analisi della struttura del capitalismo; nuovi movimenti per la democrazia sociale, in particolare in Medio Oriente, pongono domande su rivoluzioni democratiche; la cosiddetta guerra al terrore ha provocato la rivalutazione dei valori dell’internazionalismo e dei diritti umani universali; e la nuova rivoluzione tecnologica nei media e la globalizzazione hanno gonfiato la marea della quarta ondata del femminismo.
Molte delle libertà e dei benefici della moderna democrazia britannica sono un risultato diretto del lavoro di Eleanor Marx e di uomini e donne come lei. La giornata di otto ore. La messa al bando del lavoro minorile. L’accesso alla parità di istruzione. La libertà di espressione. I sindacati. Il suffragio universale. La rappresentanza parlamentare selezionata democraticamente, a prescindere da classe, religione, sesso o etnia. Il femminismo. Vivere con Eleanor per un po’ significa avere l’opportunità di ricordare come siamo arrivati qui, da dove vengono le libertà di cui godiamo. E a quale prezzo le lasciamo andare.

pc 14 marzo - Dall'India alla Cina operai in lotta - continua la lotta nel distretto delle scarpe

Circa cinquemila lavoratori hanno incrociato le braccia mercoledi', per il terzo giorno consecutivo, in una fabbrica di scarpe di Donguang, nella Cina meridionale. I lavoratori chiedono anni di mancato pagamento in sussidi per la casa. L'azienda, la Stella International Holding, ha tra i suoi
committenti piu' noti Guess, Michael Kors, Prada (Burberry ha smentito, dicendo di aver interrotto le forniture nel 2013).
"Vogliamo una spiegazione. Perche' non ci hanno pagato in tutti questi anni?", chiede Liu Zai cui l'azienda deve otto anni d'indennita' per la casa. Liu e i due attivisti sostengono che mercoledi' mattina circa 5000 lavoratori sono tornati a scioperare, alla maggior parte di loro e' stato intimato di riprendere a lavorare, ma senza successo.
Per la portavoce della compagnia, invece, sono solo un centinaio gli scioperanti.
Undici anni fa la compagnia vide migliaia di lavoratori scioperare per protestare contro bassi stipendi, orari massacranti e scarsa qualita' del cibo. Quasi un anno fa, sempre a Donguang, circa 40mila impiegati della taiwanese Yue Yuan, che produce per Adidas e Nike, incrociarono le braccia,
dando vita al piu' grande sciopero degli ultimi decenni. Secondo il gruppo di Hong Kong per la difesa dei diritti dei lavoratori, China Labour Bulletin, nel 2014 il numero delle proteste operaie e' piu' che raddoppiato, passando dai 656 casi del 2013 ai 1.378 dello scorso anno. Tra le cause principali il rallentamento dell'economia, l'aumento dei costi del lavoro e la diffusione dei social media che hanno contribuito a far maturare quasi una coscienza di classe.

pc 14 marzo - Ilva-Eternit-Thyssenkrupp... se ne discute a Torino il 21 marzo


pc 14 marzo - Dossier Maruti Suzuki India - richiedi a slaicobasta@gmail.com o csgpindia@gmail.com

pc 14 marzo - Viareggio - padroni assassini lo sono tutti!

Montezemolo, Della Valle e Sciarrone chiamati dall'accusa a testimoniare al processo per la strage costata la vita a 32 persone il 29 giugno 2009

Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo e Giuseppe Sciarrone sono stati chiamati dalla Procura di Lucca per testimoniare al processo per la strage di Viareggio. I tre fondatori di Ntv si sono presentati in prima persona. L'accusa, attraverso di loro, ha cercato di individuare le responsabilità dell'ex ad di FS Mauro Moretti nella gestione della sicurezza delle rete ferroviaria nel periodo in cui è avvenuta la strage costata la vita a 32 persone il 29 giugno 2009. Prima e dopo l'udienza, hanno parlato a lungo con i familiari delle vittime, accettando anche di indossare la spilla di una loro associazione ("Il mondo che vorrei"). Sulle eventuali responsabilità di Moretti nella gestione della sicurezza all'interno di Fs, i tre fondatori di NTV hanno chiaramente risposto di non poterne sapere nulla. "Non c'era foglia che si muovesse senza che Moretti lo volesse", ha però detto Montezemolo, parlando in generale del forte ruolo dell'ex ad.
 Soddisfatto il legale di Fs, Armando D'Apote: "E' stata un'udienza di un'irrilevanza addirittura penosa", ha dichiarato. Per Luciana Beretti, che nella strage perse il figlio Federico, è stata comunque importante la presenza di questi testimoni eccellenti, perché "si sono riaccesi i riflettori su questo processo", ha detto. ​"Il 'Metodo Moretti' - ha detto l'avvocato Armando D'Apote, difensore del manager, commentando le testimonianze di Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo che, al processo per la strage di Viareggio, hanno parlato proprio di 'Metodo Moretti' - è quello di chi ha le idee chiare, di chi ha risanato Ferrovie con una visione societaria e industriale chiara. Anche in Tod's - ha aggiunto - non si muove foglia che Della Valle non voglia. In Ferrari forse l'incombenza di Montezemolo era più debole, ma adesso - conclude - non si muove foglia che Marchionne non voglia"

pc 14 marzo - Ancora Stato e governo a protezione dei Fascisti - Cagliari

Cagliari. Cacciati fascisti sardi con Salvini. Un compagno in arresto 

 il comunicato del Coordinamento Antifascista Cagliaritano sui fatti di stamani.

Il 12 marzo c’è stato uno scontro a Cagliari in Via Dante tra antifascisti e militanti del gruppo Movimento Sociale Sardo - pro Salvini, che pubblicizzava un presidio per sabato prossimo contro l’immigrazione, fascisti sardi a braccetto con leghisti, che fino all’altro ieri propagandavano razzismo anche contro sardi e meridionali . Due compagni sono stati fermati dalla digos e si trovano tuttora in stato di fermo in questura. Il coordinamento antifascista cagliaritano esprime la totale solidarietà e chiede la liberazione immediata dei compagni, ribadendo la più ferma determinazione nella lotta contro il fascismo.

Coordinamento Antifascista Cagliaritano
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pc 14 marzo - Sono lo Stato borghese e il moderno fascismo del governo Renzi il brodo di cultura dei fascistelli - il caso di Livorno

Assoluzione degli Ultrà fascisti da parte del giudice Perrone


    fasciLa notizia dell’assoluzione dei 4 ultrà del Verona per i saluti romani a Livorno  non è passata inosservata. Molti i quotidiani on line che hanno ripreso la notizia oltre che a diversi siti calcistici legati alle tifoserie. L’Anpi di Livorno ha deciso di scrivere anche una lettera di protesta (http://www.senzasoste.it/interventi/anpi-lettera-aperta-al-sig-giudice-antonio-perrone)
    In effetti era stata proprio la Corte di cassazione neanche un anno fa a confermare la perseguibilità del saluto fascista. Due simpatizzanti di Casapound furono condannati da un giudice perchè durante una manifestazione pubblica salutarono a braccio teso. Caso unico che raro vorremmo commentare..
    Non pensiamo assolutamente che l’antifascismo debba essere delegato alla magistratura o alle forze di Polizia. Il caso del pestaggio di Emilio, un compagno di Cremona, da parte di un gruppo di militanti di Casapound e il successivo accanimento a senso unico, sono stati l’ennesima dimostrazione delle connivenze e coperture di cui godono diversi gruppi neofascisti nel nostro paese. Ma quello che salta all’occhio in questo caso non è solo la sentenza di assoluzione ma il nome del giudice che l’ha emessa. Stiamo parlando di Antonio Perrone “noto” magistrato proveniente dal Tribunale di Pisa che proprio il quella sede condannò ripetutamente numerosi compagni e compagne a causa delle lotte sociali che portavano avanti. Una compagna fu processata perchè, durante una sentenza, sussurrò  un offesa rivolta allo stesso giudice mentre si trovava in fondo all’aula.
    Oggi lo stesso giudice è il presidente del collegio giudicante nel processo per “l’assalto alla prefettura” avvenuto nel dicembre di due anni fa. Ovviamente non sappiamo ancora quale sarà la sentenza ma abbiamo subito notato l’atteggiamento a dir poco conciliante, per non dire di sottomissione,  che il giudice in questione ha deciso di tenere durante tutto il processo nei confronti delle richieste del PM Luca Masini.

    pc 14 marzo - Presidio a Melfi contro l'accordo capestro Marchionne-Renzi-Jobs act - solidarietà e sostegno di proletari comunisti

    L’appello del “Sindacato è un'altra cosa”:
    AI CANCELLI DELLA SATA PER LA DIGNITA’ DEL LAVORO
    Decine e decine di lavoratori e lavoratrici della Sata di Melfi ogni sabato e domenica, da due mesi, scioperano contro le comandate imposte da Marchionne e dall’accordo vergognoso firmato dai sindacati complici.
    L’ACCORDO E’ STATO DURAMENTE CONTESTATO DAI LAVORATORI
    Ancora una volta ai lavoratori viene scippata la possibilità di decidere sugli accordi che li riguardano. Nonostante la bocciatura fisica delle assemblee di fabbrica l’accordo continua ad essere applicato. Ancora una volta c’è chi decide sulla pelle dei lavoratori delle linee.
    QUEL’ACCORDO VA CANCELLATO
    Sabato 14 marzo saremo davanti ai cancelli della Sata di Melfi a sostenere le lavoratrici e i lavoratori che dicono no ai 20 turni, no a fare di questo stabilimento automobilistico uno di quelli a più alto tasso di sfruttamento del lavoro umano a livello mondiale nel settore. Contrastare questo modello significa impedire che lo stesso si generalizzi in tutto il mondo Fca e in tutto l’indotto. Significa lottare contro la filosofia del Jobs Act, del regime della ricattabilità che vogliono imporre. Chiediamo che i firmatari dell’accordo sui 21 turni ritirino la firma.
    C’E’ UN’INGIUSTIZIA SOCIALE NON PIU’ SOSTENIBILE
    Il lavoro è sempre più faticoso, peggio pagato e precario mentre cresce e diventa strutturale la disoccupazione. Tutto è scaricato su chi lavora, mentre le retribuzioni dei grandi manager raggiungono cifre scandalose!!!
    BISOGNA LAVORARE PER VIVERE NON VIVERE PER LAVORARE!!!
    Facciamo appello a tutto il mondo del lavoro, a tutti i delegati e le delegate del gruppo Fca, alla segreteria nazionale Fiom e a tutto il sindacalismo conflittuale. Ci appelliamo ai movimenti sociali ed alle forze politiche. Costruiamo insieme una grande giornata di lotta contro il lavoro di sabato e il lavoro domenicale.
    sindacatoaltracosa

    venerdì 13 marzo 2015

    pc 13 marzo - No podemos! nè aderire, nè invitare a partecipare alla manifestazione del 28 marzo

    La lotta contro il jobs act e il governo Renzi si fa costruendo dal basso lo sciopero generale che sia una rivolta proletaria e sociale .
    La manifestazione del 28 marzo a Roma promossa da Landini-FIOM è l'esatto contrario di tutto questo.
    Chi vi aderisce lavora per, e vuole, ricostruire una forma movimentista di 'sinistra parlamentare' che non serve per rovesciare il governo Renzi, nè per portare risultati all'opposizione proletaria e popolare.
    I gruppi di 'sinistra' o di 'estrema sinistra' che vi aderiscono e partecipano confermano che è l'opportunismo filo-elettorale la sostanza della loro politica e azione, al di là dei proclami contenuti nei loro volantini.
    Dobbiamo  dire chiaro nelle fabbriche, nei posti di lavoro, tra i proletari e le masse popolari 
    NO alla manifestazione del 28 marzo
    SI allo sciopero generale dal basso per rovesciare il governo Renzi! 

    proletari comunisti - PCm Italia
    14 marzo 2015

    pc 13 marzo - AMIANTO DALL’INDIA, A TONNELLATE! - ITALIA/INDIA, L’OSCURO COMMERCIO TRA ARMI E AMIANTO

    AMIANTO DALL’INDIA, A TONNELLATE!
    Inchiesta esplorativa aperta dal Pubblico Ministero Raffaele Guariniello.
    Per ora non ci sono indagati né ipotesi di reato.

    In due anni importati 1.040.000 kg di asbesto. Ma per fare cosa?
    Ben 1.040 tonnellate di amianto importate dall’India in Italia in soli due anni, anche se dal 1992 la estrazione, commercializzazione e importazione dell’amianto è stata vietata e (da quella data) è cresciuta giorno dopo giorno la consapevolezza che l’unico modo per sconfiggere questo nemico e limitare i rischi che ne derivano è evitare di venirne a contatto in qualunque modo.
    Una scoperta che crea perplessità e timori ponendo quesiti a cui si spera possano essere trovate al più presto risposte convincenti.
    Il materiale, 1.040 tonnellate nel biennio 2011-2012, è solo una parte dell’amianto finito in Italia, visto che (ha confermato l’Agenzia delle Dogane, interpellata dalla Procura di Torino) le importazioni sono continuate anche nel 2014.
    Una vicenda su cui il Pubblico Ministero torinese Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta esplorativa, per chiarire eventuali responsabilità nella gestione dei canali di importazione di asbesto e nell’impiego di tale materiale.
    Al momento, tuttavia, non ci sono indagati né ipotesi di reato.
    Ma la prima cosa che ci si chiede inevitabilmente e se è sempre stato così dal 1992 a oggi? E quanto è il totale di tonnellate importate in Italia?
    La seconda, ovviamente, è dove finiscano e per che tipo di attività sia impiegato.
    La legge del 1992, che vietava “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione la commercializzazione di amianto o di prodotti contenenti amianto”, in effetti prevedeva alcune deroghe, ovviamente soggette ad autorizzazioni specifiche.
    Deroghe previste per lavorazioni e prodotti particolari per cui non c’erano, si disse all’epoca, conoscenze e materiali alternativi.
    Per esempio per guarnizioni di impianti di produzione che richiedono lavorazioni ad altissima temperatura o dove si trattano componenti fortemente caustici.
    Certamente non, invece, i consueti manufatti in fibrocemento la cui produzione e commercializzazione furono e sono alla base del disastro ambientale creato dall’Eternit e dalle altre aziende che nei decenni scorsi hanno lavorato la fibra killer.
    Un’altra domanda riguarda ovviamente se e in quali condizioni è stata effettuata la lavorazione del minerale, ammesso che (appunto) sia stato impiegato per produzioni debitamente autorizzate. Sono alcune delle questioni su cui la Procura di Torino guidata da Guariniello sta cercando di raccogliere informazioni per fare chiarezza su una vicenda che in ogni caso richiede di essere attentamente monitorata.
    La speculazione continua, ma la questione non può che far riflettere sulla realtà di speculazione che ancora è tragicamente presente in tante parti del mondo.
    Nel maggio del 2013 a Ginevra si riunì la Convenzione di Rotterdam allo scopo di valutare l’introduzione dell’amianto fra le cosiddette sostanze nocive.
    La Convenzione di Rotterdam disciplina infatti le importazioni e le esportazioni di alcuni prodotti considerati pericolosi.
    Il principio fondamentale su cui si basa è quello del previo assenso informato.
    Ciò significa che l’esportazione di un prodotto contemplato dalla Convenzione è subordinata al consenso preliminare dell’importatore.
    Lo scopo di tutto ciò è favorire, sui prodotti a rischio, decisioni consapevoli, adottate dopo aver preso conoscenza delle proprietà e degli effetti dei prodotti in particolare sulla salute umana e sull’ambiente.
    La proposta non era dunque la messa al bando, ma una semplice presa d’atto di pericolosità.
    Ma fu bocciata dai Paesi (Russia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Ucraina, Zimbabwe, India e Vietnam) che ancora lo estraggono e fanno affari a costo della vita delle persone.
    Ma un altro quesito è ineludibile: in un Paese come l’Italia, in cui l’amianto ha fatto una strage infinita e che non può certo dirsi inconsapevole di cosa comporti questo tipo di lavorazione, è moralmente ammissibile che questo materiale, ancorché fosse usato nel massimo rispetto della legge e con tutte le dovute cautele, venga acquistato da Paesi come l’India?
    Alcuni anni fa in una brochure diffusa da Gruppo Italiano Mesotelioma e Fondazione Buzzi si riportavano le proiezioni epidemiologiche pubblicate sul British Journal of Cancer già nel 1999, corredate da una serie di immagini che riguardavano proprio la situazione in India.
    Immagini agghiaccianti, con persone che lavorano con le mani immerse nell’amianto, senza mascherine, guanti, né alcun genere di protezione.
    Un lavoro duro, faticoso, immersi nella polvere.
    Alcuni di loro sorridono al fotografo, del tutto inconsapevoli della condizione in cui sono stati messi.
    Accanto a loro bambini molto piccoli...
    Massimiliano Francia

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    Da Dazebaonews

    ITALIA INDIA, L’OSCURO COMMERCIO TRA ARMI E AMIANTO
    Da diversi anni ormai, quando si parla di India e Italia, la mente corre subito alla vicenda dai contorni oscuri dei due Marò.
    Qualche mese fa, poi, è emersa un’altra vicenda, sempre legata ai rapporti tra i due Paesi e anche questa dai contorni poco chiari: quella del commercio di armi (che diverse leggi italiane e trattati internazionali vieterebbero, nonostante armi e armamenti prodotti da aziende controllate da imprese a compartecipazione statale facciano bella figura di sé sulle navi da guerra Indiane e tra le dotazioni dell’esercito pakistano). Per avere chiarezza sulla vicenda è stata presentata anche un’interpellanza a risposta scritta che però, fino ad oggi (sono passati quasi due mesi), non ha avuto risposta.
    Oggi un nuovo mistero pare avvolgere i rapporti tra i due Paesi. Quello legato all’importazione dell’amianto. In Italia, la Legge 257 del 27 marzo 1992 vieta “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione la commercializzazione di amianto di prodotti di o contenenti amianto”. La Legge prevede limitate deroghe per l’utilizzo e il commercio, che vanno però autorizzate dal Ministero e che comunque non potevano eccedere i 24 mesi dall’entrata in vigore (e solo per la produzione e la commercializzazione).
    Invece, in base a quanto è emerso durante l’audizione dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto (ONA) alla commissione Lavoro del Senato, l’Italia avrebbe importato enormi quantità di questo materiale (le cui conseguenze nefaste per la salute sono ben note) dall’India e dalla Cina.
    Dagli atti dell’indagine conoscitiva condotta dal Pubblico Ministero Raffaele Guariniello della Procura della Repubblica di Torino, emergerebbe che esiste la prova che “dimostra come agli enti ufficiali dello Stato indiano risulti importazione di amianto in Italia”.
    Gli esperti della polizia giudiziaria hanno ricostruito il percorso dell’amianto dall’India all’Italia. Tali flussi sono riportati anche nel bollettino ufficiale pubblicato dal Governo indiano dal titolo “Indian Minerals Yearbooks 2012 - Asbestos - Final Release”. Dalle indagini è emerso che si tratterebbe di quantità assolutamente rilevanti: 1.040 tonnellate nel biennio 2011-2012, ben oltre, quindi, i termini previsti dalla legge per l’acquisto, l’importazione e l’utilizzo di questo materiale.
    L’amianto sarebbe stato poi venduto a una decina di imprese e impiegato nella produzione di vari manufatti: lastre di fibrocemento, pannelli, guarnizioni per freni e frizioni di autoveicoli.
    Ma non basta, la stessa Agenzia delle Dogane, interpellata dalla Procura, non solo ha confermato l’ingresso dell’amianto nel territorio nazionale ma ha anche confermato che questi flussi commerciali sono continuati fino allo scorso anno, il 2014.
    Molte le domande ancora da chiarire sulla vicenda.
    Possibile che nessuno si sia accorto di un simile commercio? E come mai nessuno ha denunciato un simile traffico illecito (almeno stando a quanto previsto dalla normativa vigente)?
    E poi, che fine hanno fatto i prodotti realizzati dalle aziende italiane in cui veniva utilizzato, sebbene vietato, l’amianto? Come ha riportato La Stampa, pare che i manufatti realizzati da aziende italiane e contenenti amianto siano stati per la maggior parte esportati in molti Paesi: negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita, ma anche in Nepal, Israele, Angola, Sud Africa, Oman e Canada.
    Un mercato multimiliardario. Un mercato sporco e non solo a causa dell’amianto: sulle carte che riportano questi commerci, infatti, non compare traccia del fatto che i prodotti venduti contenevano amianto (anche questo è oggetto delle indagini in corso).

    Martedì 20 Gennaio 2015

    Alessandro Mauceri

    pc 13 marzo - INTERVISTA A MARX: QUAL'E' LA LEGGE ULTIMA DELL'ESISTENZA? "LA LOTTA!"

    L'intervista di Swinton a Marx del 1880

    Nel 1880 un giornalista americano incontrò l’autore del “Capitale” Ecco l’articolo inedito in Italia

    Due chiacchiere col signor Marx e i suoi nipotini
    Qual è, gli chiesi a un tratto, la legge ultima dell’esistenza. “La lotta”, mi rispose

    di John Swinton Repubblica 12.3.15

    FRA gli uomini più degni di nota del nostro tempo vi è di sicuro Karl Marx, colui che ha giocato un ruolo imperscrutabile eppure decisivo nella politica rivoluzionaria degli ultimi quarant’anni. È uomo scevro da qualsiasi brama di esibizione e di successo, indifferente alla gran fanfaronata della vita e alla messinscena del potere, privo di premure ma infaticabile, dotato di una mente possente, in grado di spaziare e di raggiungere vette sublimi e traboccante di ambiziosi progetti, strumenti logici e scopi pratici.
    Egli è stato ed è tuttora più di chiunque altro in Europa, ivi incluso lo stesso Giuseppe Mazzini, l’ispiratore dei tanti terremoti che hanno sconvolto nazioni e fatto crollare dinastie e che minacciano e fanno inorridire oggi teste coronate e ciarlatani matricolati. Da studente a Berlino, da critico della filosofia hegeliana, direttore di giornali e corrispondente di vecchia data del New York Tribune ha avuto modo di dar prova delle proprie qualità e della propria tempra; fondatore e spirito guida dell’un tempo temuta Internazionale nonché autore del Capitale, è stato espulso da mezza Europa, bandito nella quasi totalità dei paesi del continente per trovare infine, negli ultimi trent’anni, rifugio a Londra... 
    Il suo modo di conversare mi ha ricordato quello di Socrate, tanto era libero, in grado di spaziare, creativo, incisivo e sincero, con i suoi accenti beffardi, il bagliore delle sue punte umoristiche e la sua giocosa allegria. Egli si è dilungato sulle forze politiche e sui movimenti popolari propri dei vari paesi europei: l’ampia corrente dello spirito russo, i movimenti della mente tedesca, l’azione francese, l’immobilismo inglese. Ha parlato con fiducia e ottimismo della Russia, seguendo un registro filosofico della Germania, in maniera allegra della Francia e rabbuiandosi dell’Inghilterra, riferendosi in particolare in maniera sprezzante alle «riforme atomistiche » che impegnano le giornate dei deputati liberali al parlamento britannico.
    Esaminando la realtà europea un paese dopo l’altro e indicandone le peculiarità, gli sviluppi e le personalità, tanto quelle che agiscono in superficie quanto quelle che operano al di sotto di essa, egli è riuscito nell’intento di dimostrare come tutto tenda verso fini che non potranno che realizzarsi. Mentre parlava sono rimasto spesso sorpreso. Appariva infatti chiaro come quest’uomo, del quale sappiamo così poco e sentiamo parlare così di rado, abbia una conoscenza profonda del proprio tempo e come la sua mano sia all’opera ovunque, dalla Senna alla Neva, dagli Urali ai Pirenei, intenta a preparare l’avvento di una nuova era...

    Al calar della notte, lui e i suoi due generi si separano dalle rispettive famiglie per trascorrere ancora un’oretta col proprio ospite americano. La conversazione si è concentrata a quel punto sul mondo, sull’uomo, sul tempo e sulle idee, mentre i nostri bicchieri tintinnavano in riva al mare. Il treno non aspetta e la notte è ormai vicina. Al di sopra del caos e del brusio che caratterizzano la nostra epoca come ogni epoca, a coronamento delle discussioni avute durante il giorno e delle scene viste in serata, si era fatta strada nella mia mente una domanda riguardante la legge ultima dell’esistenza alla quale desideravo che il saggio che avevo di fronte offrisse una risposta. Tuffandomi quindi negli abissi del linguaggio e innalzandomi a un tempo fino alle vette del massimo trasporto, durante una pausa di silenzio interrogai il rivoluzionario e il filosofo pronunciando le gravi parole «Cos’è?». La sua mente mi è parsa allora quasi capovolgersi, almeno per un attimo, mentre osservava il ruggire del mare di fronte a sé e la folla irrequieta sulla spiaggia. «Cos’è?», avevo chiesto, ed egli ha risposto, in maniera assorta e grave: «La lotta!»...(Traduzione di Marco Zerbino)

    pc 13 marzo - SUL LIBRO: "SEBBEN CHE SIAMO DONNE" - UNA PRESENTAZIONE BRUTTA... E SPERIAMO SOLO LA PRESENTAZIONE



    Mara Cagol

    (Da Il Manifesto) - L’altra metà della lotta armata - di Vincenzo Scalia - presentazione del Libro "Sebben che siamo donne" di Paola Staccioli.

    Una brutta presentazione che speriamo non prefiguri un libro equivoco (non l'abbiamo ancora letto) che non fa onore alle compagne delle BR e dei gruppi combattenti, la cui scelta della lotta armata viene ridotta ad una "sfida agli uomini sul terreno della pratica rivoluzionaria", una scelta in cui le donne sarebbero portatrici di "tensione individuale e sensibilità sociale" in contrasto con le "logiche da mucchio selvaggio che prevalevano tra la componente maschile" - cose mai dette dalle compagne durante la loro militanza e false, che vogliono solo sminuire la loro scelta ideologica, politica.
    opuscolo del MFPR
      
    La scelta ritrova dignità di lotta rivoluzionaria solo quando si denuncia la repressione assassina dello Stato.


    Infine, vengono banalizzate le differenze, divisioni tra "movimenti e gruppi", lì dove si  trattava e si tratta di profonde questioni strategiche, teoriche, politiche e di prassi, su cui le comuniste e i comunisti rivoluzionari che ritengono tuttora sempre più necessaria la lotta armata come guerra di popolo e la violenza rivoluzionaria come "levatrice" - come diceva Marx - di una nuova società, per passare dalla preistoria alla storia dell'umanità, devono fare un bilancio serio per riprendere le lezioni positive e criticare le lezioni negative, e per cui invece non serviva allora e non serve oggi il discorso "siamo tutti dalla stessa parte della barricata".


    *****
    Franca Salerno

    "Saggi. «Sebben che siamo donne» di Paola Staccioli,.. l'autrice sceglie di raccontare le storie delle attiviste di organizzazioni rivoluzionarie, molte delle quali cadute nella militanza... Una scelta pre­gnante di signi­fi­cati pro­fondi, in quanto emer­gono le loro vicende esi­sten­ziali, che, come sot­to­li­nea l’autrice nelle pagine ini­ziali, scel­gono di sfi­dare gli uomini sul ter­reno della pra­tica rivo­lu­zio­na­ria...
    La sog­get­ti­vità fem­mi­nile che le pagine ci resti­tui­scono è per­meata da un intrec­cio tra ten­sione indi­vi­duale e sen­si­bi­lità sociale radi­cal­mente diversa dalle logi­che da muc­chio sel­vag­gio che pre­va­le­vano tra la com­po­nente maschile, risul­tando in un agire impli­ci­ta­mente fem­mi­ni­sta, in quanto non subal­terno a logi­che di genere...
    La let­tura domi­nante degli anni set­tanta, che riduce la lotta armata e il movi­mento anta­go­ni­sta ad un attacco cri­mi­nale allo Stato demo­cra­tico da parte di un pugno di fana­tici disa­dat­tati, perde ter­reno man mano che la nar­ra­zione incalza. I poli­ziotti spa­rano a san­gue freddo, anche davanti alle mani alzate in segno di resa. I giu­dici adot­tano stra­te­gie di inde­bo­li­mento e di repres­sione basate su un agire ves­sa­to­rio. Lo Stato non è tanto di diritto, ma gronda di legi­sla­zioni pre­miali, car­ceri spe­ciali, reparti spe­ciali... Le die­tro­lo­gie e le cacce alle stre­ghe su cui si sor­regge la let­tura domi­nante sul «ter­ro­ri­smo», escono for­te­mente inde­bo­lite da que­sto libro.
    Infine, all’autrice va rico­no­sciuto un merito che, a sini­stra, non è del tutto scon­tato. Le sto­rie che emer­gono dal libro non riguar­dano mili­tanti di una spe­ci­fica orga­niz­za­zione piut­to­sto che un’altra. L’elemento fem­mi­nile, il carat­tere col­let­tivo delle vicende, si pon­gono come una pos­si­bi­lità di ricom­porre le frat­ture interne ai movi­menti sociali radi­cali...
    Que­sto aspetto rap­pre­senta un nodo fon­da­men­tale per il futuro svi­luppo di movi­menti o gruppi che vogliono met­tere in discus­sione l’ordine sociale e poli­tico esi­stente. Una società divisa in classi, nota l’autrice, non potrà mai avere una memo­ria con­di­visa. Una tesi ovvia­mente con­di­vi­si­bile. Il pro­blema, tut­ta­via, si pone, in tutta la sua gra­vità, quando la memo­ria non viene con­di­visa tra chi ha lot­tato dalla stessa parte della bar­ri­cata e ha patito la stessa scon­fitta e i mede­simi soprusi...".

    pc 13 marzo - La parola agli operai Ilva Taranto - costruire la rete di informazione e lotta in fabbrica adatta all'azione di oggi

    Com'è la situazione ora all'Ilva?
    Io sto nella zona rivestimenti nell'area tubifici. Qui è tutto fermo, e non ci sono immediate prospettive di ripresa a breve del lavoro. Anzi col fermo dell'Afo 5, si dovrebbe fermare l'Acc 1 e una linea dell'agglomerato.
    L'are tubificio era già ferma non per questione di crisi, di mercato, ma per una questione di scarsa qualità del prodotti dell'Ilva. Già la linea Riva era quella più della quantità che della qualità, poi col mancato reperimento di materiali e per problemi di scarsità di fondi la qualità è diventata scadente e l'Ilva ha perso fette di mercato 
    Poi un'azienda non si gestisce da Roma, quindi possono fare tutti i decreti che vogliono, ma la situazione dell'Ilva resta molto critica.
    Nel mio reparto siamo da novembre in Contratto di Solidarietà, il Tubificio è da ottobre.

    Quanto perdi sul salario con il Contratto di Solidarietà?
    Se faccio 15 gg di solidarietà perdo circa 200 euro.

    In generale, come viene gestito il CdS?
    Vengono tutelati maggiormente gli impiegati. Solo in questa settimana sono stati messi in CdS nel mio reparto 2 o 3 impiegati.
    Gli operai vedono questo come una discriminazione nei loro confronti. Nel tubificio 2 c'è gente a casa da ottobre mentre gli impiegati sono stati sistemati in altre realtà lavorative.
    C'è anche una spaccatura, tra reparti che non vengono toccati dalla solidarietà e gli altri reparti in cui invece la solidarietà è alta. E' come se all'interno dell'Ilva ci fossero due aziende nella stessa azienda, che si unisce alla "vecchia separazione" tra area a freddo dove ci sono i contratti di solidarietà e area a caldo dove si continua fare straordinario.

    Come è la situazione sul fronte della sicurezza, è peggiorata?
    In generale la questione della sicurezza è peggiorata perchè la manutenzione è diminuita, i pezzi di ricambio non ci sono. L'unica cosa che salva dall'incidente è che ora si è determinata un contrasto tra direzione e capi e tutti i responsabili evitano di prendere decisioni circa l'attività, alzano le mani.
    All'interno dell'Ilva, infatti, tutti capi si sentono come se avessero perso la tutela legale da parte dell'azienda. Questo soprattutto dopo una recente sentenza per un infortunio mortale in cui due capi sono stati chiamati anche a pagare i danni: 100mila uno, 50mila l'altro. E l'azienda ha alzato le mani. Ora nessun capo vuole prendere decisioni in Ilva.

    Qual'è il vostro giudizio sul decreto?
    Sul decreto il nostro giudizio è nero. 
    Noi pensiamo che con l'arrivo degli newco succederà quello che è successo in Alitalia, tanti esuberi, ridimensionamento impiantistico, non rimarranno in marcia tutti gli altoforni. Temiamo che gli esuberi saranno quanto i numeri della solidarietà.
    L'Afo 5 è stato chiuso perchè l'impianto era fortemente a rischio. Ma io ho forti dubbi che ad agosto riprende a marciare l'Afo 1, mancano ancora dei pezzi di ricambio. Di fatto queste fermate possono anticipare quel ridimensionamento impiantistico.
    Comunque c'è da dire che non è vero che la fermata dell'Afo 5 è relativa ai lavori dell'Aia, si tratta di lavori che comunque andavano fatti per la manutenzione programmata negli anni.

    Che stanno facendo i sindacati confederali in fabbrica?
    Assemblee zero da parte dei sindacati. I lavoratori non sono informati di niente. Hanno dovuto accettare supinamente l'accordo. Si vigila poco per le turnazioni della solidarietà. Vanno a firmare gli accordi senza consultare i lavoratori.
    L'Usb rispetto alle altre è più vicina ai lavoratori. Fa più informazione con volantini. Cercò anche di indire uno sciopero "ad oltranza", ma la risposta è stata bassissima. 

    Come viene visto il processo Ilva?
    Rispetto al processo se ne parla poco, dopo il decreto vi è una specie di rassegnazione alle ingiustizie. Non si pone tra gli operai la questione di nuove costituzione di parte civile, anzi dopo il decreto, a chi si era costituito alcuni dicevano: vedi il governo tutela sempre i più forti...
    Unica cosa che è cambiata, è che ora c'è la percezione del pericolo della perdita dei posti di lavoro.
    Ma io penso che, a prescindere dai risarcimenti, il processo deve dare un segnale politico.

    Cosa bisogna fare per cambiare il clima in fabbrica?
    Avere più di qualcuno in fabbrica, in ogni area, in ogni reparto, che come una goccia, giorno per giorno, parlando in concreto sugli effetti del decreto, sul processo, smuova la situazione.

    pc 13 marzo - Solidarietà da Napoli contro la repressione - da Ex OPG Occupato Je so' pazzo

    SOLIDARIETA' AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DELL'EX KARCERE, DELL'ANOMALIA E AI LAVORATORI FINCANTIERI DI PALERMO

    Un paio di giorni fa sono stati notificati ben 17 obblighi di firma per altrettanti compagni e compagne dei centri sociali Ex Karcere e Anomalia di Palermo, accusati di associazione a delinquere per il semplice fatto di lottare quotidianamente da oltre 14 anni per i diritti di tutt*. Contemporaneamente sono partite ben 40 denunce contro i lavoratori della Fincantieri di Palermo accusati di aver manifestato per la difesa del proprio posto di lavoro e contro i tagli e le pessime condizioni di lavoro in cui sono costretti a lavorare quotidianamente. Come già accaduto qui a Napoli circa un anno fa con i disoccupati e precari BROS, la questura  prova ancora una volta a far passare il messaggio che chi prova ad opporsi e a ribaltare uno stato di cose che nega anche la sola possibilità di vivere una vita dignitosa sarebbe un delinquente comune, i cui gesti e le cui rivendicazioni non hanno alcun connotato politico e sociale! in una città come Palermo dove l'emergenza abitativa colpisce migliaia di famiglie, dove abbondano edifici abbandonati da anni e che potrebbero essere recuperati per attività sociali per i quartieri della città, una città dove la disoccupazione colpisce il 60% della popolazione, sembra che la prima preoccupazione di magistratura e questura sia reprimere chi prova a cambiare questa situazione, chi si oppone con forza e determinazione ad un costante impoverimento delle condizioni di vita di migliaia di persone, chi lotta per un lavoro dignitoso e un'istruzione libera e accessibile a tutti.
    Ai compagni sottoposti alle misure cautelari va tutta la nostra solidarietà! Il vero terrorista, il vero delinquente, non è chi lotta contro la riforma della scuola, per un lavoro, per una casa! Terrorista è lo Stato!
    "#jesopazzo da qui non ci muoviamo!"

    pc 13 marzo - Contro la buona scuola parte la protesta studentesca, e ora non fermarsi!


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    pc 13 marzo - Renzi approva la 'buona scuola' da regime - studenti in lotta in diverse città

    Milano - Mille studenti in piazza: lancio di vernice contro la polizia, un fermo
    Davanti a Palazzo Lombardia i manifestanti hanno preso di mira le forze dell’ordine, che hanno risposto con i lacrimogeni.

    Polizia dopo i tafferugli vicino alla sede della Regione (foto Paolo Salmoirago)

    ,...a Milano durante il corteo degli studenti di giovedì mattina. I manifestanti sono arrivati, come avevano annunciato, davanti al palazzo della Regione Lombardia, proseguendo oltre il percorso autorizzato. In via Melchiorre Gioia sono arrivati circa un migliaio di studenti e hanno trovato la strada chiusa dalle forze dell’ordine all’altezza dell’entrata del palazzo della Regione. A dare il via agli scontri, il lancio di vernice rosa, spruzzata da estintori, sugli agenti e sui mezzi di polizia a presidio della Regione. Le forze dell’ordine in tenuta anti sommossa hanno risposto con i lacrimogeni. Non c’è stato però alcun contatto fisico diretto tra poliziotti e manifestanti. Uno studente è stato fermato dalla polizia: si tratta di un quindicenne iscritto al liceo Carducci. Il ragazzo è stato portato in questura per accertamenti ed è stato poi denunciato a piede libero per lancio di oggetti. Il giovane era «parzialmente travisato». A corteo concluso, gli studenti hanno annunciato il fermo con un megafono invitando tutti i partecipanti a una riunione nel pomeriggio per decidere altre possibili iniziative di protesta. Come annunciato, è scattata l’occupazione temporanea di uno spazio tra via Meravigli e via Camperio, ribattezzato T.A.Z. (Temporary Autonomous Zone, dall’omonimo concetto coniato negli anni Settanta dal filosofo anarchico Akim Bey). Un altro gruppo di manifestanti, invece, si è diretto verso il centro sociale Lambretta
    • Il corteo degli studenti
        Il corteo degli studenti
    • Il corteo degli studenti

    • Il corteo degli studenti
        La partenza
    «Expo+ Jobs Act+ Buona Scuola= un futuro di m....», è lo striscione che ha aperto il corteo, partito alle 9.30 mattina da largo Cairoli. Circa un migliaio di ragazzi hanno invaso le vie del centro, annunciando di essere diretti a Palazzo Lombardia, per manifestare contro le linee guida del governo Renzi su «La Buona Scuola
    Cartelli contro le banche
    In largo Cairoli i manifestanti hanno attaccato sulle vetrine delle banche dei cartelli con la scritta «La Milano di Expo non ci piace, nessuna giustizia, nessuna pace». E un altro recita «#civediamoil30aprile No Expo». «Il governo presenterà in consiglio dei ministri il ddl per tradurre in via legislativa le linee guida de La Buona Scuola - dicono gli studenti - torneremo in tantissime piazze del Paese principalmente per contrastare questa idea. Gli studenti chiedono «un altro modello di scuola, ma anche di sviluppo che superi le disastrose politiche di austerity». «Renzi non ci permette un futuro come persone, che si immergeranno nel mondo del lavoro, ancora da precari», come spiega una studentessa di un liceo artistico.a Scuola». Forti i disagi alla circolazione, deviati i mezzi di superficie. Il corteo è stato scortato da circa 40 poliziotti, in testa e in coda. La Digos ha sequestrato le aste delle bandiere a un gruppo di liceali del Fronte della gioventù comunista. I ragazzi si sono allora legati le bandiere con falce e martello al collo, al polso o agli zaini. Alla partenza della manifestazione c’è stato un lancio di uova contro l’Expo Gate: 
    «Durante il percorso verranno fatte varie azioni in punti notevoli della città», avevano annunciato gli studenti. La manifestazione era autorizzata fino a piazza Luigi Einaudi (Melchiorre Gioia), ma gli studenti fin dall’inizio erano intenzionati ad arrivare a Palazzo Lombardia, sede della Regione: «Il 12 marzo saremo in piazza in tutta Italia contro buona scuola, governo Renzi e modello Expo. Andremo fino alla Regione colpevole di innumerevoli tagli al diritto allo studio che hanno portato al fatto che la Lombardia sia tra le regioni col più alto tasso di abbandono scolastico».a Digos avevano già monitorato alcuni gruppi mentre compravano le uova.

    Un’ulteriore mobilitazione è annunciata per oggi venerdì 13 marzo. Scrive il collettivo: «Torneremo in università, per riempire di saperi liberi e antirazzisti un posto che deve rimanere di incontro e cultura, ma che rischia di diventare talmente asettico da poter venire chiuso tre giorni senza preavviso in piena sessione d’esame solo per impedire un’assemblea su Expo da un cda in cui siedono 4 banchieri di intensa San Paolo (principale sponsor di Expo) e che in nome della “pace sociale” è disposto ad assegnare aule ai nazifascisti». Il riferimento è ai fatti di gennaio, quando l’Università statale rimase chiusa per tre giorni, da venerdì 16 a domenica 18, in occasione dell’assemblea nazionale del movimento «No Expo»,
    Gli studenti hanno sfilato contro il decreto «La buona scuola» del governo Renzi anche nelle principali città italiane. A Roma il corteo, partito da piazza della Repubblica, si è concluso nel primo pomeriggio in piazza Santi Apostoli. .... Prima di concludere la protesta con il lancio simboliche di gomme da cancellare (metafora della richiesta di azzerare il decreto Renzi), gli studenti di sono dati appuntamento per il 18 marzo: giornata di mobilitazione in tutta Europa contro l’inaugurazione della nuova sede della Bce a Francoforte. Un centinaio di studenti ha manifestato contro la riforma Renzi-Giannini anche a Torino: nessuno scontro, solo il lancio di penne e matite davanti al Miur in corso Vittorio Emanuele. E a Genova, dove non si sono registrati incidenti, davanti alla prefettura i ragazzi hanno formato per qualche minuto una catena umana. Il corteo, tuttavia, ha causato disagi al traffico paralizzando il centro della città.