mercoledì 4 novembre 2015

pc 4 novembre - Il Cara; lager di Stato. Un immigrato in coma lasciato al freddo.

(da Il Quotidiano Italiano)
Lo scorso sabato, intorno alle ore 22.30, dal Cara di Palese viene chiamata un’ambulanza del 118 per soccorrere un immigrato in forte stato di ubriachezza. All’arrivo dei sanitari presso la struttura, gli uomini della sicurezza li scortano, precedendoli in auto, fino a una zona perimetrale del centro dove
un uomo giace sotto una coperta.

L’uomo sembra un indiano, è privo di sensi e non risponde alle sollecitazioni che il personale del 118 esercita. Alla richiesta dell’operatore del 118 del perché il paziente si trovi all’esterno, in una zona perimetrale del centro, e non nell’infermeria, il medico del Cara avrebbe risposto che l’uomo non è un ospite del centro, pertanto, non sarebbe stato di sua competenza somministrargli le prime cure.

Se non per una questione di struttura e di incarichi, almeno per compassione umana ci saremmo aspettati che il medico del Cara soccorresse l’uomo, quantomeno sistemandolo all’interno, e non lasciandolo in coma al freddo della notte di fine ottobre. Questo indipendentemente da se sia vera o no la questione della competenza, perché, comunque, all’arrivo del 118, l’uomo era sotto le stelle.

Chi dalla struttura ci informa dell’episodio ci assicura non solo che quell’uomo in effetti era un ospite del Cara, ma anche che questo non è il primo caso simile che avviene nella struttura. A noi non resta che chiederci, se effettivamente il medico del centro di accoglienza si è rifiutato di prestare soccorso perché, banalmente, non di sua competenza, quale sia l’effettiva competenza di un medico.

Noi sappiamo che ogni medico giura di: “Curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario”, e ci aspettiamo che ciò avvenga indipendentemente dall’orario di ufficio. Anche perché avere le competenze per salvare una vita umana senza metterle in pratica, solo per sentirsi chiamare “Dottore”, equivale a un’usurpazione di titolo.

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