lunedì 30 novembre 2015

pc 30 novembre - ALBERTO PERINO: IL PUNTO SUL TAV TORINO-LIONE

Intervista di Olivier Turquet
21/11/15

In valle e tra coloro che hanno seguito i fatti del TAV in Val di Susa dire chi è Alberto Perino potrebbe risultare perfino ridicolo. Per tutti gli altri diciamo che Alberto è una persona che fin dall’inizio è stata punto di riferimento nelle assemblee No TAV; non un leader, ma una voce del movimento di resistenza popolare e di disobbedienza civile a un progetto dannoso e inutile.
ALBERTO, HO IL SOSPETTO CHE DA QUANDO VI HANNO LEVATO I RIFLETTORI DI DOSSO MOLTA GENTE NON SAPPIA BENE COSA STA SUCCEDENDO CON IL TAV LIONE-TORINO, IL CANTIERE E TUTTO IL RESTO. CI PUOI FARE UN QUADRO DELLA SITUAZIONE?
In realtà i riflettori li accendono solo quando ci sono gli scontri, quando ci sono i sabotaggi o vola qualche pietra in risposta ai massicci lanci di lacrimogeni da parte delle Forze del Disordine. Li accendono solo per darci addosso, per criminalizzarci.
Noi stiamo continuando quella resistenza civile nata oltre venticinque anni fa in
difesa dei beni comuni che sono: le finanze dello Stato che derivano dalle tasse dei cittadini onesti, la qualità della vita, il territorio, l’acqua, l’aria, i servizi sociali, la scuola, la sanità, le pensioni; tutte cose che vengono distrutte con la costruzione delle cosiddette Grandi Opere Inutili e Imposte (GOII), che servono solo gli interessi dei soliti gruppi transnazionali che spolpano le finanze pubbliche in nome di un falso progresso.
I Governi Italiano e Francese continuano a dire che l’opera è strategica e che verrà fatta. Ma la crisi infuria e il pane manca e i fondi (al di la dei bei proclami) scarseggiano. L’Unione Europea dice che finanzierà l’opera, ma per ora finanzia solo gli studi. Sicuramente la lobby delle GOII è potente, ha soldi da spendere e risorse da mettere in campo anche a livello europeo. Per ora l’impressione che abbiamo è che lor signori cerchino di mettere dei paletti per dire che non importa quando, non importa come, ma un giorno l’opera si farà. Intanto si cerca di rastrellare tutto il denaro pubblico possibile a danno dei cittadini, continuando a far fare studi strapagati ai soliti amici. Il metodo Incalza è ben collaudato, anche se ora, mancando il regista, sembra che al Ministero abbiano qualche problema e molta paura di finire male.

Lato Francia stanno impiantando un cantiere per un tunnel geognostico di circa 10 km che dovrebbe partire dal piede della discenderia (geognostica) di Saint-Martin-La-Porte e finire al piede della discenderia (geognostica) di La Praz (entrambe queste discenderie sono già state terminate). Questo tunnel dovrebbe essere in asse e avere le stesse misure di uno dei due tunnel definitivi, in quel tratto. E’ un tunnel geognostico che dovrebbe studiare a fondo i problemi dovuti all’incontro di due sistemi geologici e delle relative faglie. La gara di appalto vinta da una cordata internazionale dei soliti noti (per l’Italia la solita CMC) prevede dieci anni di lavori per fare 10 km di galleria. Pur trattandosi di un tunnel geognostico, cioè uno studio preparatorio e quindi finanziato al 50% dall’Unione Europea, in Italia tutti i media lo spacciano e l’hanno spacciato per l’inizio dei lavori della Grande Opera. E per i proponenti, come diceva Mussolini, “indietro non si torna”.
Lato Italia, siamo impantanati nel cantiere/fortino de La Maddalena di Chiomonte dove si sta scavando il tunnel geognostico per conoscere la geologia e la morfologia dei terreni dove, secondo loro, un bel giorno dovrebbero scavare il vero tunnel di base. E’ un cantiere/fortino in cui lavorano divisi su tre turni meno di un centinaio di operai ma è sorvegliato 24 ore su 24 da alcune centinaia di carabinieri, poliziotti, finanzieri, esercito.
Il tunnel geognostico dovrebbe avere la lunghezza di circa 7,5 km e avrebbe dovuto essere portato a termine entro la fine del 2015. Al 9 novembre di quest’anno avevano scavato 3.873 metri (con una velocità di scavo degli ultimi 13 giorni di meno di 2 metri al giorno!). Pare abbiano trovato problemi geologici imprevisti (possibile revisione prezzi e notevole aumento dei costi).
Il CIPE ha deliberato il finanziamento di uno studio per spostare il cantiere per il tunnel di base dalla piana di Susa (troppo poco difendibile militarmente da quei terribili No TAV) a Chiomonte allargando il cantiere/fortino perché lì è ben difendibile militarmente (per contrappasso ci sono una montagna di problemi logistici e di operatività da affrontare, ma intanto di studia e si pagano gli amici).
COSA STA SUCCEDENDO INVECE DAL LATO DEL MOVIMENTO? COME ANDATE AVANTI?
Andiamo avanti come abbiamo sempre fatto in questi venticinque anni! Tenendo gli occhi aperti, studiando i pochi documenti disponibili, chiedendo i documenti che cercano di negarci, informando la gente, ma soprattutto facendo pressione attorno al cantiere/fortino. Tutti i giorni ci sono molte persone (soprattutto facenti parte dei Cattolici per la vita della Valle e dei Pintoni Attivi) che controllano, fotografano, indagano prendono nota di tutto quanto succede nel cantiere/fortino, la cosa due o tre volte la settimana funziona anche in notturna con un enorme nervosismo e arrabbiatura delle Forze del Disordine e dei soldatini. Non possono impedirci il passaggio (tranne in pochi casi in cui “manu militari” bloccano tutto illegalmente) perché abbiamo comprato dei terreni intorno al cantiere/fortino in oltre mille persone ed essendo proprietari abbiamo il diritto di poterci recare sui nostri terreni.
Continuiamo a tessere i contatti e le reti resistenti alle devastazioni delle GOII sia in Italia sia all’estero. Cerchiamo sempre di inventarci qualcosa di nuovo per bloccare questa devastazione. Non è facile ma ci proviamo sempre. La vita nella valle è molto vivace e quasi ogni sera da qualche parte c’è un appuntamento che riguarda i No TAV. Non ci annoiamo, ecco.
COME E’ LA SITUAZIONE DEI VARI PROCESSI CHE VI HANNO FATTO?
L’offensiva repressiva scatenata dal 2011 a opera della procura di Torino è stata particolarmente pesante e fastidiosa. Circa un migliaio di indagati per oltre un centinaio di fascicoli aperti. Anche le denunce che gli avvocati definiscono “bagatellari” vengono trattate con uno spreco di mezzi e di accanimenti fuori dal mondo. La procura di Caselli aveva costituito un pool di quattro Pubblici Ministeri specifico per tutte le questioni relative al TAV (pool oggi smantellato dal nuovo procuratore Spataro). Ma è soprattutto l’eco spropositato dei media torinesi Repubblica, La Stampa, RAI TG3 Regionale, che fanno da megafono alla Questura e alla Procura enfatizzando ogni notizia, accostando continuamente il Movimento No TAV al terrorismo e ai terroristi (nonostante la Cassazione in due distinte sentenze abbia sempre dichiarato che non c’è ombra di terrorismo nelle attività anche forti del Movimento No TAV).
Il processo farsa per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011, celebrato nell’aula bunker del carcere delle Vallette, ha comminato condanne spropositate: oltre 142 anni di carcere per 47 condannati con oltre 131.000 euro di provvisionali, di cui circa 82.000 euro ai Ministeri dell’interno, della difesa e delle finanze.
Per aver bruciato un compressore, in un’azione di sabotaggio nel cantiere, quattro ragazzi sono stati tenuti in carcere di massima sicurezza e in isolamento per oltre un anno con la pesantissima accusa di terrorismo, accusa respinta dalla Cassazione, e nello specifico assolti in Corte d’Assise ma condannati per danneggiamento e resistenza e tutt’ora agli arresti domiciliari. Nel processo in Corte d’Assise d’Appello che si sta svolgendo in questi giorni (sempre nell’aula Bunker delle Vallette) a sostenere, ancora una volta, l’accusa di terrorismo è sceso addirittura in campo il Procuratore Generale del Piemonte Marcello Maddalena.
E’ poi sintomatica dell’utilizzo dei tribunali per piegare il Movimento No TAV, la denuncia e la condanna di primo grado, in sede civile, comminata al sottoscritto, al sindaco e al vicesindaco del comune di San Didero per un’azione di disobbedienza civile per bloccare un inutile sondaggio all’autoporto di Susa. Oltre 400 persone ferme su una strada dichiararono di non essere disposti a spostarsi per permettere il sondaggio. Denunciarono noi tre e nonostante altre 40 persone si auto denunciassero durante il processo e i loro legali fossero ammessi al dibattimento solo noi tre fummo condannati a risarcire la società Lyon Turin Ferroviaire di oltre 220.000 euro. Stendendo la mano e chiedendo aiuto a tutti i No TAV del mondo in soli 20 giorni abbiamo raccolto oltre 300.000 euro e così abbiamo potuto versare quanto impostoci dal tribunale. Ora attendiamo il secondo grado di giudizio.
Personalmente ho perso il numero dei processi che ho in corso e anche delle condanne già ricevute. Ma se pensavano di indebolire il Movimento No TAV con le denunce e le condanne i fatti dimostrano che non hanno raggiunto l’obiettivo che si erano prefissati. Ci hanno dato fastidio, questo si, anche perché subire perquisizioni domiciliari, affrontare processi idioti ecc. è fastidioso, fa perdere tempo e impegna in modo molto serio il fantastico gruppo di avvocati che in modo assolutamente gratuito ci difende con una professionalità ineguagliabile.
LA RECENTE SENTENZA DEL TRIBUNALE DEI POPOLI COME LA COMMENTI? E POTRA’ SERVIRE A VOI E AD ALTRI CASI ANALOGHI DI MASTODONTICHE OPERE?
Il ricorso al Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) è stata una delle innumerevoli iniziative intraprese dal Movimento No TAV attraverso il Controsservatorio Valsusa (vedi al link http://controsservatoriovalsusa.org) e dopo quasi due anni di lavori è culminato con la Sessione conclusiva del TPP dedicata a Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere a Torino e Almese dal 5 all’8 Novembre 2015. E’ stato un momento veramente esaltante. Erano 25 anni che aspettavamo qualcuno che ci rendesse almeno una giustizia morale in merito alla nostra lotta. Sentire le testimonianze nostre e delle altre realtà che in Europa si battono per la difesa delle comunità locali contro le GOII, sentire la passione, lo slancio, il disinteresse personale e l’interesse civile di intere popolazioni è stato gratificante e per chi volesse sono disponibili tutte le registrazioni audio/video (63 video) al link:
Il livore e le falsità con cui l’ex Procuratore Generale di Torino, Giancarlo Caselli, ha commentato la sentenza sulla Repubblica e il silenzio imposto a tutti i media relativamente a questo grande avvenimento sono la dimostrazione più evidente che abbiamo colpito duro il sistema del malaffare collegato alle GOII ovunque vengano imposte.
Parole come queste contenute nella sentenza del TPP non possono essere ignorate:
“Le persone che si mobilitano contro il TAV, come contro l’aeroporto di Notre Dame des Landes o in altri progetti, devono essere considerate come sentinelle che lanciano l’allarme al constatare violazioni di diritto che possono avere un grave impatto sociale e ambientale e che, con modalità legali, cercano di allertare le autorità in vista della cessazione di atti contrari agli interessi di tutta la società”.
INCROCIANDO LE DITA SEMBREREBBE CHE LA DISOBBEDIENZA CIVILE PAGHI, E CHE PAGHI LA NONVIOLENZA, AL DI LA’ DI TUTTE LE DIFFAMAZIONI E LE PROVOCAZIONI. TU COME LA VEDI?
La lotta del Movimento No TAV è innanzitutto una lotta popolare di resistenza a un progetto inutile e dannoso. Non è una lotta ideologica bensì una lotta popolare a uno stupro concreto della nostra terra e a uno sperpero folle delle risorse a danno di altri investimenti piccoli e più utili (messa in sicurezza delle scuole, degli ospedali, del territorio) evitando il taglio a servizi essenziali quali sanità, scuola, ricerca, pensioni.
Come metodologia abbiamo sempre cercato di fare azioni che potessero coinvolgere tutti e che fossero alla portata di tutti. Mettendoci sempre in gioco in prima persona e mettendoci le nostre facce e i nostri corpi.
Purtroppo, come dicevo prima, se fai il bravo, se ti comporti educatamente, se documenti tecnicamente le tue ragioni, se dimostri l’inconsistenza o la malafede o le bugie della controparte in modo civile e pacato scrivendo libri (ne abbiamo pubblicati oltre 130), articoli, convegni ecc. nessuno ti fila e in questa società dell’immagine non esisti.
Se le Forze del Disordine ti massacrano di botte, ti gasano con i gas vietati in guerra, ti arrestano e allora, così come succede in tutte le parti del mondo, qualcuno si china raccoglie un sasso e lo lancia contro chi ti massacra, allora i media si ricordano di te e ti sbattono (come un mostro) in prima pagina.
Se poi lanci un fuoco d’artificio o un petardo ecco che hai attentato alla vita dei poveri poliziotti con “artifizi micidiali” o “bombe carta”.

Abbiamo ricordato a tutti e a volto scoperto che il sabotaggio è un metodo di lotta nonviolento (purché rispetti tutti gli esseri viventi). L’abbiamo praticato e continueremo a farlo. Perché dobbiamo fermare questa devastazione, questo spreco.
Poco più di un mese fa un gruppo di Pintoni Attivi over 60 ha deciso di giocare un tiro mancino alle Forze del Disordine nel cantiere/fortino de La Maddalena a Chiomonte.
Dopo aver fatto un veloce corso di “travisamento” tenuto dai ragazzini, in modo furtivo, tutti vestiti di nero come veri Black Block a notte fonda sono arrivati senza farsi scoprire alle reti del fortino in Clarea. Lì si sono messi a fare baccano, a lanciare dei petardi e dei fumogeni colorati. Digos, Carabinieri Cacciatori di Sardegna, Poliziotti sono usciti in forze per “arrestare” gli antagonisti i quali non hanno risposto alle domande, non hanno fornito i documenti richiesti ma soprattutto non hanno sollevato il travestimento. Con un po’ di violenza gli sbirri hanno scoperto il volto dei vari Black Block e sono rimasti molto interdetti di fronte a quei capelli bianchi e a quelle signore che per camminare dovevano appoggiarsi a un bastone o a una stampella.
Con un sussulto di arroganza hanno ordinato agli uomini di sdraiarsi per terra e quando uno di questi ha iniziato a ronfare, perché si era addormentato, si sono anche spaventati.
L’obiettivo dell’azione era farsi arrestare e portare in Questura per vedere cosa avrebbero scritto i giornali. Dopo due ore di frenetiche telefonate, visto che la Digos non prendeva decisioni i Black Block hanno detto “Signori adesso è tardi noi ce ne andiamo a casa”. Dopo una serie di inutili ordini di fermarsi vedendo che i nostri se ne erano davvero andati piantando gli sbirri in asso anche loro sono rientrati sconsolati nel fortino.
Nessuna velina è uscita dalla Questura quella notte. Non una riga per questa beffa. Silenzio assoluto.
Noi continuiamo la nostra lotta e la nostra resistenza con il nostro passo, cercando di mantenere sempre la calma e la lucidità nell’azione.

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