giovedì 3 settembre 2015

pc 3 settembre - Padroni e malavita per sfruttare i braccianti immigrati anche al Nord, Canelli- ASTI

Minacciato il cronista che denuncia il lavoro nero tra i vigneti di Canelli

Il collaboratore de La Stampa ha presentato denuncia ai carabinieri: «Finché non c’è vendemmia, qui non devi venire»
Immigrati regolari macedoni e rumeni sono impegnati nella raccolta dell’uva moscato a Canelli

03/09/2015
«Erano in due, su una Bmw nera. Mi stavano aspettando su una piazzola, dietro casa mia, nella Langa astigiana. Un posto isolato, non so come sapessero che abito lì. Uno, alto, grosso, accento dell’Est, forse bulgaro o macedone, è sceso dall’auto e mi ha detto: “Tu, finché c’è la vendemmia, a Canelli non ci devi più venire”. Poi è risalito sulla Bmw, mentre l’altro mi guardava quasi con indifferenza. Ho provato a prendere il numero di targa, ma era coperta da un pezzo di cartone. E quelli, in un attimo, sono spariti. Solo in quel momento ho capito che dovevo stare attento».
È la testimonianza di Riccardo Coletti, 33 anni, il collaboratore della redazione di Asti de «La Stampa» per la zona di Nizza e Canelli, che ha raccontato per primo il dramma dei «migranti della vendemmia» sfruttati dai «caporali» della manodopera in nero, tra le vigne dorate del Moscato d’Asti. Cento, duecento lavoratori che arrivano in gran parte dall’Est Europa, per una paga che spesso
non supera i 3-5 euro all’ora.
E Riccardo ha fatto il suo lavoro da cronista: per giorni ha «battuto» piazze e strade di Canelli, punto di ritrovo per bulgari, macedoni, marocchini, albanesi. È andato a vedere dove alloggiano questi disperati. Ha documentato, anche fotograficamente, le pessime condizioni in cui sono costretti a dormire quando tornano dalle fatiche della vendemmia: sdraiati sulle panchine, a cielo aperto oppure ammassati in tende di fortuna tra i boschi. E i pochi, più fortunati, ospiti di associazioni di volontariato come la Caritas.
«Lunedì - ricorda Riccardo - mi sono alzato all’alba per andare a cercare i migranti, a seguirli dalla strada alle vigne. Ho parlato con molti di loro, tra paure e silenzi: ho riempito il taccuino di storie. Ma quando sono risalito sulla mia Panda ho scoperto che era stata danneggiata e che qualcuno aveva anche cercato di forzare la portiera. Poi, tornando a casa, ho trovato quei due ad aspettarmi. A quel punto ho chiamato i carabinieri di Canelli, con il capitano Lorenzo Repetto, che da quel momento, voglio dirlo, mi sono stati sempre vicini. Che cosa farò adesso? Continuerò il lavoro di sempre, cercando di raccontare quello che vedo».

Dormire per terra tra rifiuti e topi dopo una giornata a vendemmiare

La cascina dormitorio a Moasca. A Canelli invece la Caritas offre 20 posti letto
Il dormitorio nella cascina abbandonata tra Moasca e San Marzano Oliveto

03/09/2015

Dieci materassi a terra. Candele, mozziconi di sigarette, cuscini di fortuna e vecchi abiti stesi alla meno peggio. Tutt’intorno degrado, sporcizia, avanzi di cibo e topi. È la cascina dormitorio nascosta nel bosco tra Moasca e San Marzano Oliveto dove ogni notte, tra i 10 ed i 20 migranti, dormono dopo 10 ore di lavoro nei vigneti aspettando un nuova giornata di vendemmia.
Le tariffe
Secondo Ivan, macedone canellese, «ci vogliono 50 euro per dormire lì un mese. Meglio in un posto così che nel bosco sotto un telo di nylon».
Vista da fuori, da lontano imboccando il sentiero che taglia il bosco, sembra una delle tante cascine abbandonate dell’Astigiano. Una di quelle fatta ad elle» a due piani con il lato corto a fienile e rimessa e quello lungo come abitazione. Al piano terra due stanze grandi, una a destra l’altra a sinistra della scala che porta alle camere da letto. Nell’ex cucina coperte e cuscini alla rinfusa su quello che era un pavimento; a destra, forse in quella che era la sala, immondizia, cumuli e cumuli di immondizia. Il dormitorio lo si trova salendo le scale. Una decina di vecchi materassi gettati a terra su un pavimento polveroso. Qua e là lattine di birra, pacchetti di sigarette, candele ed ad ogni gancio o chiodo vecchi abiti stesi.
Topi e avanzi
Alle 5 del pomeriggio di un mercoledì di vendemmia non c’è nessuno. Solo i topi che si litigano gli avanzi di cibo gettati nell’aia vicino ad una padella che ha come braciere due mattoni. Sotto braci spente. Il caffè lo si fa con un colino ed acqua riscaldata in un vecchio pentolino. Lo si prepara prima dell’alba perché tra le 7 e le 8 si deve già essere in vigna.
C’è chi dorme alla Caritas
C’è anche chi, però, può dormire una notte all’asciutto ed al pulito. Su un materasso decoroso con rete, lenzuola e coperte che profumano. Sono i 20 migranti che ogni notte trovano ospitalità nel dormitorio della Caritas in pieno centro a Canelli. A tutti, anche chi non ha trovato un posto letto, a disposizione 3 docce, un bagno e due lavatrici.
«La sera serviamo la cena a coloro che ci chiedono cibo – racconta il responsabile Claudio Riccabone – facciamo tutto con le nostre forze, senza aiuti dalle istituzioni. Qui non si può prenotare il posto letto, gli assegniamo ai primi in fila». A sorvegliare ogni notte un operatore della cooperativa sociale Crescere Insieme di Acqui. C’è chi chiede con gentilezza se può fermarsi la notte e chi, saputo che è tutto pieno è costretto ad andarsene borbottando. Una volta fuori, per chi non ha una macchina in cui dormire, restano gli angoli nascosti della città. Altrimenti c’è il «campo» dietro L’Eurospin di regione Dota. L’ultima spiaggia in riva al Belbo per riposare qualche ora tra immondizia in capanne o tende di fortuna all’umido lottando con le zanzare.

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