giovedì 3 settembre 2015

pc 3 settembre - Le mani dei padroni sul dopo EXPO

Gianfelice Rocca for president: candidato alla presidenza di confindustria (e dovrà scegliere se anche a sindaco di Milano per il centro destra), detta la linea politica da seguire a governo, regioni e istituzioni, in tutti i campi dalla riforma del lavoro a quella fiscale (piano junker), dalla scuola ai giovani e la robotizzazione... a infrastrutture e multinazionali cinesi presenti in lombardia…

I padroni hanno le idee chiare e dimostrano oggi ancora più chiaramente che nel capitalismo i governi non sono altro che "comitati di affari dei padroni"…. Conoscere il nemico per combatterlo, vedere l'ideologia che lo guida che sta dietro alle scelte che vengono proposte in ogni campo è indispensabile.
Per questo seguiranno vari articoli, una sorta di campagna contro i padroni e i loro governi

L'INTERVISTA

Il futuro dell'area dopo l'esposizione «Una Silicon Valley aperta agli atenei»

Rocca (Assolombarda): un grande polo con la Statale, ma serve una decisione politica Le tappe Non bisogna subordinare la fattibilità ai fondi, ma partire dal progetto e fare una scelta strategica Saperi e imprese Un'università da una parte e le multinazionali tecnologiche dall'altra: è un'occasione unica

MILANO «Ora tocca alla politica. Mi sembra ci siano tutte le condizioni favorevoli per prendere una decisione strategica sul futuro di Milano e del Paese. Ma bisogna fare in fretta perché i tempi sono stretti. Poi ci si occuperà dell'aspetto economico e dei bandi». Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda, guarda da sempre con grande attenzione e con qualche
preoccupazione al destino futuro e per ora incerto (il bando di gara è andato deserto) delle aree che tra meno di quattro mesi ospiteranno Expo. Gli stessi confindustriali lombardi, a loro tempo, avevano presentato un progetto: Nexpo. L'idea era, ed è, quella di creare per il post Expo un nuovo polo dell'innovazione e della scienza, una sorta di Silicon Valley italiana. Adesso è spuntata un'altra proposta. Quella dell'Università Statale di Milano: trasferire nell'area di Pero-Rho tutte le facoltà scientifiche sparse in città e creare una cittadella del sapere. Presidente Gianfelice Rocca, che ne pensa del progetto della Statale? «È una proposta di grande interesse che si inserisce perfettamente nella nostra chiamata alla città e alla regione per immaginare il futuro di un?area strategica per tutto il Paese. È la grande sfida di ripensare la nostra identità spostando le lancette dell'orologio al 2025».Perché?«Perché l'area di Expo ha caratteristiche straordinarie dove si dispiega un'intensità tecnologica senza confronti in Italia. È una piattaforma del futuro anche per quanto riguarda i collegamenti, sia internazionali sia verso il centro della città sia con la zona Nord-Ovest di Milano così densa di movimento. È vitale utilizzare quest'area in forma creativa». Il progetto di Assolombarda di realizzare un nuovo polo dell'innovazione è compatibile con la creazione di un campus universitario?«Se immaginiamo il futuro di Milano come hub della conoscenza e dell'innovazione allora non ci sono dubbi. I due progetti sono assolutamente complementari e uno ingloba l'altro. Un'area con una grande università da una parte e con le grandi multinazionali tecnologiche dall'altra, rappresenta un'occasione unica sia per i giovani sia per le imprese: la ricerca non rimarrebbe isolata e ci sarebbe un continuo scambio tra mondo della conoscenza e mondo del lavoro.
È compatibile anche con la giusta esigenza di mantenere "verde" un'elevata parte del milione di metri quadrati dell?area. E integrabile con la proposta di destinare una parte dell'area a esigenze di impianti wellness a finalità collettiva, oltre che dei lavoratori, ricercatori e studenti impegnati ogni giorno sull'area. Se a questo aggiungiamo la casa delle start up hi-tech, direi che il ciclo è completo». Tutto bello e affascinante. Ma c'è un problema: il costo d'ingresso in quell'area è di 340 milioni di euro. A cui si aggiungono i costi per la Statale. Chi può essere in grado di affrontare un'impresa del genere? «Trovo positivo che la Regione con il presidente Roberto Maroni abbia dato la sua disponibilità a non pretendere la restituzione dei soldi che ha messo nell'acquisire i terreni. C'è poi l'interesse delle grandi multinazionali pronte a trasferirsi in uno spazio del genere e delle stesse banche che finanziano le start up. Secondo me, la soluzione finanziaria si trova. C'è la sensibilità del governo molto attento al futuro delle aree Expo. E potrebbe esserci anche l'Europa con il piano Juncker. Ma sarebbe sbagliato ragionare in questi termini». Perché?«Perché il tema è tutto politico. Non bisogna subordinare la fattibilità alla sfera finanziaria, ma partire dal progetto e operare una scelta strategica. Le idee non si delegano mai. E non si deve invertire l'ordine dei fattori: prima ci vuole una decisione politica di indirizzo. E a quel punto si lavora sulla fattibilità economica seguendo tutti i criteri di trasparenza necessari».C'è il tempo?«Occorre scegliere e decidere al più presto: Comune di Milano, Regione Lombardia e Fiera di Milano devono accelerare i tempi, ed evitare un percorso a ostacoli fatto di affidamenti di gare per consulenti volti a selezionare ancora mere ipotesi. Chiediamo che la scelta di fondo della destinazione sia sin d'ora assunta dalla politica, insieme alle imprese e alle Università di Milano».
Giannattasio Maurizio corriere della sera

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