mercoledì 16 settembre 2015

pc 16 settembre - ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL CONVEGNO "IN NOME DEL POPOLO AVVELENATO" DI BRESCIA

Alcune considerazioni sul convegno "In nome del popolo avvelenato: lotte per la vita, la salute e l'ambiente a confronto" promosso da Forum diritti lavoro e Centro sociale 28 maggio a Brescia
 
Premesso che il confronto e la conoscenza delle varie situazioni di denuncia e lotta dei territori sul fronte sicurezza e salute hanno una loro utilità, questo convegno è stato caratterizzato da una premessa, esposta da Giorgio Cremaschi e Carlo Guglielmi del fdl che non solo si limita ad una fotografia della realtà (ricatto sul posto di lavoro grazie agli interventi del governo Renzi-jobs act; decreto Ilva, ossia la produzione viene prima della sicurezza della popolazione e lavoratori al fine di garantire l'occupazione; l'avvento della crisi ha determinato che per lavorare bisogna accettare di fare a meno dei diritti e della sicurezza; caporalato; impennata degli infortuni mortali, ancora più grave se rapportata alla disoccupazione),
ma si adegua ad essa per legittimare la necessità di nuove forme di lotta in quanto siamo di fronte ad un nuovo paradigma determinato dalla crisi ecologica del sistema, dallo sviluppo che si è fermato, dalla fine della crescita. E quindi arriva a dire che serve un nuovo conflitto per arrivare a nuove forme di controllo sociale su giustizia ecologica, decrescita, per una diversa ed equa distribuzione (viene citata: la riduzione a merce di terra, lavoro, moneta). 
E quindi devia dalla necessità di inserire questa battaglia in un punto di vista di classe e dalla necessità di costruire su questo terreno un movimento che metta al centro la necessità di una rivoluzione politico sociale per mettere fine a questo sistema.

Fuori dalla lotta di classe, dalla necessità di rompere i ricatti che ci sono anche tra gli operai e che l'emblematica vicenda Ilva-governo-padroni-istituzioni pone come urgente,
gli operai sono visti come complici anche se chiaramente si parla anche di debolezza del sindacato...

Su alcuni interventi:
Interessante quello sulle nocività di Brescia che ha citato un lavoro fatto come fondazione Micheletti sulla deindustrializzazione a Brescia e sulla mappatura di quello che i padroni hanno lasciato sul terreno come inquinamento e nocività.

Peacelink di Taranto - strappalacrime - ha parlato del "pecorino inquinato" ma evidenziando il ruolo negativo degli operai e degli stessi abitanti dei Tamburi che non vogliono parlare o accettano il ricatto; utilizzando strumentalmente l'argomentazione sull'Ilva che è in perdita, che produce meno per avvalorare come naturale il fatto che deve chiudere (chissà, però, come mai si interessano i padroni indiani invece!)

Medicina democratica ha parlato della lotta per cambiare le politiche industriali

NoTav - N. Dosio nel suo intervento ha ribadito la NoTav come lotta popolare condivisa da tutti, come anche le ultime vicende dimostrano - l'attacco al cantiere dei vecchietti (di cui si è visto il video di 4 min). La compagna dopo aver fatto l'esempio della lettera fatta firmare sotto ricatto ai lavoratori del tunnel contro i NoTav, ha fatto un escursus storico da dove è partita la lotta. Ha parlato della valle quando cerano le fabbriche, le centrali, e della lotta per il diritto alla salute e al lavoro che non vanno contrapposti, dei ricatti fatti dai padroni e istituzioni che dicevano teniamo aperta l'acciaieria se passa la Tav, se abbiamo sconti su energia; ha parlato del diritto al lavoro che non può essere usato contro la salute.
Inoltre, punto molto importante, la questione che la presa di coscienza è un processo collettivo che avviene attraverso le lotte vere e dure come la loro...

Patetico è stato l'intervento della segreteria di Usb, intervenuta dopo Bellavita, ha esordito invitandolo ad andare con loro, poi ha riletto la vicenda di Fiumicino, gia descritta da una lavoratrice dell'Alitalia, calcando la mano sulla difficoltà di far scioperare gli operai sulla sicurezza (quindi rafforzando le premesse del convegno) e poi citando stupefatta l'azione delle Asl sulla vicenda (che hanno detto ai lavoratori di mettere le mascherine che "ragionevolmente", sarebbero state sufficienti per il pericolo) dimostrando di fatto di non fare quotidianamente una battaglia sulla sicurezza e contro il ruolo che hanno questi Enti.

Noi abbiamo fatto 2 interventi come Rete per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori, e operaio Dalmine per proletari comunisti.

Ho messo al centro la questione del dossier Ilva (distribuito insieme all'appello per la manifestazione nazionale in apertura del processo Ilva il 20 ottobre) dicendo che quelli che mancano nell'inchiesta di Taranto su "Ambiente svenduto" sono proprio gli operai (morti e malattie) e le responsabilità dei governi. 
Che se è vero che è difficile far muovere gli operai che sono sotto ricatto, è proprio il ricatto tra lavoro, sicurezza e salute che dobbiamo rompere, non ci sono altre strade. Siamo disposti a fare di questa battaglia una lotta vera, popolare come quella della Val Susa, che la Rete da tempo sta proponendo come strumento per questo percorso per una rivoluzione politico sociale che rompa questo ricatto?

Che il processo sebbene probabilmente non metterà in galera i responsabili è un'opportunità per trasformarlo in processo popolare per rilanciare un'opposizione reale di operai e popolazione che difendano con la lotta il lavoro e la salute di operai e popolazione, in prospettiva del rovesciamento del sistema, perche nocivo è il capitale non la fabbrica.
E' il governo Renzi che usa strumentalmente il ricatto occupazionale, la paura degli operai di perdere il lavoro, per fare solo gli interessi dei padroni.
Non si tratta di trovare "nuove forme" di lotta ma di riprendersi la memoria storica del movimento operaio che ha già fatto da protagonista questa battaglia. In questo senso la debolezza del sindacato è parte del problema che si può superare non con unità dall'alto ma con la ricostruzione del sindacato di classe, sui posti di lavoro, in netta contrapposizione alla linea e alla pratica dei sindacati confederali. Ma proprio su questo ruolo è debole anche il ruolo dei sindacati di base. Un esempio è proprio l'Usb all'Ilva di Taranto, che nella vicenda sequestro Afo2, dopo la morte dell'operaio Alessandro Morricella, non ha dato indicazioni agli operai di sfidare il decreto del governo contrapponendolo al Testo Unico, che dà diritto agli operai di non lavorare dove c'è un rischio certo.
Ho concluso dicendo che l'iniziativa del  20 ottobre a Taranto è una scadenza nazionale perche l'Ilva è al centro oggi delle contraddizioni tra logica del profitto e salute, ruolo del governo e dei padroni e interesse dei lavoratori e delle masse popolari.

Dopo i nostri interventi, i rappresentanti del movimento No Triv ci hanno invitati il 26 settembre e ci hanno detto che in tutta la questione gasdotti ci sono di mezzo i tubi Tenaris-Dalmine;
il rappresentante della "Terra dei fuochi" si è detto contento dell'intervento che ha detto il non detto di questo convegno, convenendo sulla necessita di rompere i ricatti e di uscire dalle normali regole (es Terzigno) per avere risultati; la compagna di No Tav: ha ringraziato per il tipo di intervento fatto e ha detto che manca la memoria storica. Anche alcune lavoratrici di Brescia sono rimaste colpite.

da parte dell'operaio Dalmine di proletari comunisti

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