sabato 12 settembre 2015

pc 12 settembre - A proposito di lavoratori e robot... i padroni vogliono pure la scuola... e il governo risponde con la riforma!

Nel piano generale della riforma della scuola infatti il governo investe i soldi che servono per “educare” i ragazzi soprattutto a lavorare in fabbrica. La Giannini, per dare un tono accattivante al progetto, lo chiama “piano per l’occupabilità” che consiste nello stanziare 45 milioni di euro (che si aggiungono a quelli previsti dalla ex legge 440) e che arrivano così a circa 500 milioni che dovranno essere investiti soprattutto nella creazione di laboratori “per realizzare una nuova didattica laboratoriale, con strutture aperte anche in orario extrascolastico, e pensate per sperimentare progetti innovativi e mettere in campo attività di orientamento al lavoro, alternanza, ma pure progetti contro la dispersione e per il recupero dei “Neet” [Not (engaged) in Education, Employment or Training – e cioè “non impegnati a scuola, al lavoro o nella formazione”, insomma una bella sigla in inglese per indicare i giovani disoccupati!”] come riporta il Sole24Ore dell’8 settembre scorso.

Adesso finalmente grazie a quella scienziata della Giannini che ha capito finalmente come risolvere il problema del lavoro dei giovani, i ragazzi sapranno dove guardare: “Mettiamo in mano agli studenti gli strumenti per orientarsi al lavoro e per crearlo loro stessi con una didattica che guarda ai settori strategici del made in Italy e legata alla vocazione produttiva, sociale e culturale di ciascun territorio”. E naturalmente devono essere educati “all’autoimprenditorialità”: insomma che ogni ragazzo diventi capitalista di se stesso!

E questo già da “domani”! Perché “Finora i laboratori scolastici (laddove funzionanti, dopo i tagli di risorse e personale amministrativo degli anni precedenti) sono di fatto ambienti attrezzati con macchinari, spesso obsoleti, dove fare esercitazioni.” E infatti, FINORA tutti i governi compreso quello Renzi-Giannini se ne sono fregati dello stato in cui si trovano non solo i laboratori ma le scuole tutte intere! Ma da “domani”, perché i padroni chiamano il governo a darsi da fare e si lamentano, le cose cambieranno.
E non mancano nemmeno gli “esempi virtuosi di collegamento scuola-imprese” tanto che “se ne trovano già oggi: il preside dell’istituto tecnico “Marconi” di Dalmine (Bg), Maurizio Chiappa, per esempio, da qualche anno utilizza i laboratori della Tenaris per far svolgere attività pratiche ai ragazzi.
E a proposito di ragazzi/robot: “La valutazione dei progetti terrà conto in particolare della capacità di favorire il rapporto con il mondo del lavoro e di contrastare la dispersione e diffondere le nuove competenze, fra cui quelle digitali.”
L’apertura anche in orari diversi da quelli delle lezioni sarà un altro parametro fondamentale per l’approvazione dei progetti insieme alla compartecipazione di realtà che appartengono al territorio. Il Miur potrà erogare un contributo massimo di 750mila euro per ciascuna struttura. Saranno almeno 60, secondo le stime, i laboratori attivati che potranno essere cofinanziati e coprogettati da enti pubblici e locali, imprese, università, associazioni, fondazioni e camere di commercio.”

Ma proprio per i tagli ricordati all’inizio dal giornalista e quelli che sono in corso con la riforma della scuola e della pubblica amministrazione non si capisce come faranno le scuole ad aprire anche in “orario extrascolastico”! Forse con l’opera di altri “volontari” che “presteranno” la loro opera gratis?

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Istruzione. In arrivo 45 milioni
Scuola, un piano per l’occupabilità
La scuola decide di aprirsi al territorio, e il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, annuncia l’avvio del piano “laboratori per l’occupabilità”, previsto dalla riforma appena varata (la legge 107). Sul piatto, con un decreto firmato ieri, vengono messi 45 milioni, che serviranno per realizzare una nuova didattica laboratoriale, con strutture aperte anche in orario extrascolastico, e pensate per sperimentare progetti innovativi e mettere in campo attività di orientamento al lavoro, alternanza, ma pure progetti contro la dispersione e per il recupero dei “Neet”.
Finora i laboratori scolastici (laddove funzionanti, dopo i tagli di risorse e personale amministrativo degli anni precedenti) sono di fatto ambienti attrezzati con macchinari, spesso obsoleti, dove fare esercitazioni. Da domani, e grazie alla partecipazione di imprese, enti pubblici e locali, diventeranno luoghi dove i ragazzi potranno scoprire talenti e vocazioni attraverso l’acquisizione di competenze trasversali, conoscenze pratiche e l’educazione all’autoimprenditorialità. “Stiamo costruendo una risposta concreta al tema della disoccupazione giovanile e la dispersione – sottolinea il ministro, Giannini, che ha lavorato al progetto con il sottosegretario, Gabriele Toccafondi -. Mettiamo in mano agli studenti gli strumenti per orientarsi al lavoro e per crearlo loro stessi con una didattica che guarda ai settori strategici del made in Italy e legata alla vocazione produttiva, sociale e culturale di ciascun territorio”.
I 45 milioni stanziati si aggiungono alle risorse della riforma Renzi-Giannini, a quelle del Pon Istruzione e a quelle erogate con la ex legge 440. In pratica, l’attuale governo investe circa 500 milioni di euro per rafforzare le infrastrutture scolastiche e stimolare una didattica progettuale, aperta alle aziende. Esempi virtuosi di collegamento scuola-imprese se ne trovano giù oggi: il preside dell’istituto tecnico “Marconi” di Dalmine (Bg), Maurizio Chiappa, per esempio, da qualche anno utilizza i lavoratori della Tenaris per far svolgere attività pratiche ai ragazzi.
I laboratori territoriali per l’occupabilità dovranno essere attivati da reti di almeno tre scuole, di cui la capofila, dovrà essere un istituto superiore, con il coinvolgimento di almeno un ente locale e di un ente pubblico. La valutazione dei progetti terrà conto in particolare della cecità di favorire il rapporto con il mondo del lavoro e di contrastare la dispersione e diffondere le nuove competenze, fra cui quelle digitali. L’apertura anche in orari diversi da quelli delle lezioni sarà un altro parametro fondamentale per l’approvazione dei progetti insieme alla compartecipazione di realtà che appartengono al territorio. Il Miur potrà erogare un contributo massimo di 750 euro per ciascuna struttura. Saranno almeno 60, secondo le stime, i laboratori attivati che potranno essere cofinanziati e copro gettati da enti pubblici e locali, imprese, università, associazioni, fondazioni e camere di commercio.
Il Sole 24 Ore

8 settembre 2015

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