lunedì 13 luglio 2015

pc 13 luglio - GRECIA: La "guerra" dell'Europa a guida Merkel e dei padroni contro le masse

La riunione infinita dei capi di governo europei sul “futuro” della Grecia è ancora in corso e si prospetta come una vera e propria vendetta contro il no al referendum espresso dalle masse popolari greche. Nel frattempo, come avevamo detto in un precedente articolo, i padroni in Grecia si stanno arrabbiando e minacciano fuoco e fiamme, se su di loro, come prospettato dal piano economico presentato dal governo Tsipras, cadrà una parte del “peso” delle tasse, in particolare quelle sulle navi! E le cifre fornite dai loro stessi “centri studi” danno il senso degli interessi in ballo.

“CADONO LE AGEVOLAZIONI SULLA FLOTTA PIU’ GRANDE DEL MONDO
“E gli armatori minacciano di abbandonare il Pireo” titolava ieri La Repubblica, ma questo è tutto da vedere, cioè questo accadrà se il governo manterrà questo punto del programma resistendo appunto agli armatori che scateneranno la guerra.

“Il programma del governo è chiaro: il costo del salvataggio deve essere spostato dalle spalle dei lavoratori dipendenti a quelle di chi finora non ha pagato pedaggi alla crisi. E il punto 3 della bozza inviata all’Eurogruppo individua senza ombra di dubbio tra gli obiettivi del nuovo fisco targato Syriza i proprietari di barche. La frase che ha fatto saltare sulla sedia gli Onassis ellenici arriva a metà capitolo: “La tassa sul tonnellaggio delle navi sarà rivista al rialzo”, è il primo punto. E fin qua, dicono loro, può ancora andare bene, si tratta di qualche decina di milioni l’anno. Il colpo basso è il seguito: “Verrà eliminato ili trattamento erariale agevolato per l’industria del trasporto marittimo”. La posto in gioco in questo caso è altissima.

Gli armatori ellenici controllano una flotta di 4.707 supernavi, la più grande del mondo e il 16% del mercato globale. Il business tira e macina utili (140 miliardi solo tra 2000 e 2010 secondo l’unica stima ufficiale redatta dall’associazione di settore). Ma grazie all’articolo 89 della Costituzione, sui profitti generati all’estero – la stragrande maggioranza – non si versano tasse.

“A farle pagare prima di Tsipras ci hanno provato quasi tutti i governi. Senza successo. “Diamo lavoro a 250mila persone – dicono le aziende marittime del Pireo – generiamo il 7% del Pil del paese. E se cercate di spremerci con nuovi balzelli in 24 ore trasferiamo tutta l’attività a Cipro, Singapore e Dubai”. Lo stesso Antonis Samaras, dopo aver ventilato una stretta fiscale, ha fatto una poderosa marcia indietro. Accontentandosi di un contributo di solidarietà volontario di 500milioni in cinque anni, quantificato e versato senza batter ciglio dalle 50-60 famiglie che dominano il business. Si vedrà se questa volta Syriza avrà più fortuna. Difficile invece che le sfuggano gli armatori per caso, comandanti di gusci di noce oltre i 5 metri. “Un colpo durissimo per le imbarcazioni da diporto, una delle poche industrie che ancora funziona”, protestavano ieri gli imprenditori di settore.
La Repubblica 12/7/15

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