sabato 20 giugno 2015

pc 20 giugno - Family day a Roma: dicono di essere laici, ma sono catto-fascisti, sessisti e razzisti! Dicono di voler "difendere i nostri figli" ma non gli importa se questi figli non potranno mangiare, non avranno un futuro!

L'equivalenza è semplice, quasi scontata, ma è meglio ribadirla:

"Difendiamo i nostri figli" = "Difendiamo le nostre donne" = "Difendiamo la nostra razza"

E contro le crociate catto o clerico fasciste contro le donne, occorre 

scatenare la furia delle donne come arma poderosa della rivoluzione!

(da Repubblica) La sfida del Family day: in piazza senza la Chiesa per fermare le unioni civili

ROMA - Hanno due nemici: le unioni civili del governo Renzi e la "teoria del gender" nelle scuole italiane. Scenderanno in piazza con striscioni, stendardi, musica e preghiere ma senza le insegne della Chiesa o i simboli di partito. Anzi con posizioni distinte e frastagliate, tra vescovi in prima linea e chi invece come Comunione e Liberazione sarà questa volta il grande assente. Se dunque qualcuno vorrà portare una croce, o un sacro arazzo, lo farà a titolo personale, come simbolo intimo del proprio cammino.

Un "family day" apartitico e aconfessionale dicono gli organizzatori, il cui slogan sarà: "Difendiamo i nostri figli".

Dopo anni di silenzio, a piazza San Giovanni sfilerà l'intero mondo pro-life italiano, adesso nuovamente aggregato da un battaglia tutta politica. Un pulviscolo di movimenti, dai neocatecumenali al neonato gruppo teocon dei "parlamentari della famiglia" da "Manif pour tous" alle "Sentinelle", dagli Evangelici al "Movimento per la vita", sigle diverse ma unite nel voler affossare, senza rimpianti, il disegno di legge sulle unioni gay in discussione al Senato. "Saremo trecentomila", dice con ottimismo spericolato Massimo Gandolfini, neurochirurgo di fama e portavoce del comitato "Difendiamo i nostri figli", sperando di emulare seppure in difetto la piazza del 2007, quando veramente il "family day" riuscì a fermare i "Dico", ossia il primo abbozzo di unioni civili allora firmato da Rosy Bindi.


Difficile ipotizzare cifre, visto che questa volta la Chiesa è rimasta dietro le quinte, e senza la capillare organizzazione delle parrocchie, le armate bianche rischiano di essere esigue. "Invece ho appreso con gioia che decine di pullman si stanno preparando da tutta Italia - rivela Gandolfini del resto sapevamo fin dall'inizio che avremmo dovuto fare da soli. Questa è una iniziativa laica nata dal basso, frutto di decine di incontri in tutta Italia per sensibilizzare cittadini, genitori e docenti, sul pericolo che corrono i loro figli nelle nostre scuole, ormai dominate dall'ideologia del Gender".

Più che un "family day" un "children day", suggerisce Gandolfini, con migliaia di mamme e papà che dovrebbero confluire sul sagrato della Basilica per difendere il futuro educativo delle nuove generazioni. Ma al di là del "Gender", teoria assai discussa e per molti del tutto inventata, il vero obiettivo dei pro-life è la politica del Governo in tema di diritti civili. E se davvero i numeri della piazza saranno alti, il già contestato disegno di legge Cirinnà, che prevede l'adozione del figlio del partner all'interno delle coppie gay (definita dai movimenti una barbarie sulla pelle dei bambini) potrebbe trovare nuovi ostacoli.

Al centro dunque la famiglia naturale. Quella che nuove realtà affioranti in Italia, come le "Sentinelle" o "Manif pour tous" difendono a spada tratta. Ma anche la guerra alla legge 194 sull'aborto, o alla fecondazione assistita. Cercando di dare vita a manifestazioni come quella del gennaio 2014 a Parigi, quando mezzo milione di persone scesero in piazza contro matrimoni gay e famiglie omogenitoriali. La galassia pro-life però è variegata e comprende gruppi minuscoli ma assai attivi sul web, come i "Giuristi per la vita" o "Sì alla famiglia", fondato dal sociologo Massimo Introvigne e dall'ex sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. O gruppi storici, il "Movimento per la vita" ad esempio, fondato nel 1975 e attivissimo con i suoi 600 "Cav" nel sostegno alla maternità.

Ma che cosa è l'ideologia "Gender" contro la quale si scagliano i movimenti cattolici, neocatecumenali, evangelici, ma anche Sikh e musulmani che dovrebbero, sembra, partecipare al "family day"? Gender vuol dire genere, e di genere ormai si parla sempre di più nelle scuole e in molti studi contro il bullismo e l'omofobia. Vuol dire ad esempio combattere gli stereotipi sul maschile e il femminile ancora fortemente presenti nei libri di testo. Vuol dire, anche, che una bambina ha la libertà di fare giochi da maschio e un maschio giochi da femmina. Può significare, come coraggiosamente hanno fatto alcune maestre, raccontare ai bambini che esistono più forme di famiglia. Quella formata da una mamma e un papà, un'altra formata da due genitori separati, la famiglia di un genitore solo, o, come accade, quella dove ci sono due mamme o due papà.

"Ed è proprio questa deriva che noi contestiamo e vogliamo denunciare con la manifestazione di piazza San Giovanni a Roma", puntualizza Filippo Savarese, portavoce di "Manif pour tous" emanazione della stessa associazione francese e che in Italia conta già 60 circoli. "Deve diventare di dominio pubblico ciò che sta accadendo nelle scuole, bisogna far sapere ai genitori che la loro libertà educativa è messa in pericolo dall'ideologia del Gender, e fermare il disegno di legge sulle unioni civili. Perché in entrambi i casi si tratta di soprusi sulla pelle dei bambini. Adottati da una coppia gay, quindi privati di una figura genitoriale, o spinti a pensare che la famiglia naturale non sia soltanto quella con una mamma e un papà...".

I cattolici dunque si riuniscono in ordine sparso, e non mancheranno in piazza esponenti della maggioranza di Governo, che si sono ritrovati nella sigla "Parlamentari per la famiglia", lanciata da Alessandro Pagano di Area Popolare, e al quale hanno aderito in cento, tra cui Giovanardi, Sacconi, Binetti. Sabato dunque non ci sarà una replica del "family day" del 2007, organizzato con l'appoggio delle massime autorità della Chiesa, un milione di persone in piazza. Manifestazione enorme a cui seguirono gli anni cupi della battaglia sul corpo di Eluana Englaro. Ma sabato potrebbe diventare, questo sì, un nuovo ostacolo sul cammino delle unioni civili.

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